La processione del 3 giugno a Reggio Emilia. Lo scandalo della devozione – di Elisabetta Frezza

Improvvisamente, a Reggio Emilia, è entrato in scena un dinosauro.

E, per quanto fosse stato annunciato per tempo (e avesse anche già provocato reazioni più o meno isteriche), alla sua vista l’uomo nuovo italico è rimasto spiazzato, quasi scioccato.

di Elisabetta Frezza

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In città per il 3 giugno era in cartellone la solita grottesca parata dell’esibizionismo contronaturale, uno dei mille e mille raduni che invadono e lordano gli spazi pubblici per abituare il mondo intero all’idea che il sesso pervertito sia cosa gaia e giusta e quindi meritevole di promozione sociale come modello virtuoso: un modo come un altro per esorcizzare un evidente disagio esistenziale e psichico di una esigua minoranza tramite lo stordimento e l’ostentazione compulsiva del vizio, e per tentare di placarlo, quel disagio, nell’alveo rassicurante del gruppo conforme; sempre più conforme e sempre più nutrito grazie ai lavaggi di cervelli garantiti a ciclo continuo dal sistema mediatico, politico, “educativo”. Uno spettacolo desolante cui l’uomo della strada si è assuefatto suo malgrado perché gli è stato fatto intendere che il mondo è cambiato e che tutti dobbiamo adeguarci alle sue nuove fattezze sintetiche, per quanto raccapriccianti.

Fin qui, dunque, tutto paradossalmente “normale” per la società evoluta in cui non c’è più religione. Letteralmente.

Ma in quello stesso 3 giugno si è materializzata nella pubblica piazza anche e proprio la religione dimenticata (perché smantellata da chi avrebbe dovuto esserne custode, se non per vocazione almeno per mestiere).

Si è manifestata nell’atto liturgico di una processione in riparazione del peccato dell’uomo che mette se stesso al posto del Padre, suo Creatore e suo Dio: dell’uomo che, in preda all’atavico delirio di onnipotenza, crede di poter sovvertire impunemente l’ordine della natura e, accecato dal mito della falsa libertà – col conforto delle istituzioni (laiche ed ecclesiali) – si vota all’abbruttimento e all’autodistruzione.

Si è svolto, nelle strade di Reggio, il rito perenne capace in ogni tempo di pescare nel fondo dell’animo rispondendo al bisogno insopprimibile di ogni essere umano (e anche post-umano) di levare gli occhi al cielo, rendere gloria a Dio, implorare la Sua protezione; e così ritrovare un equilibrio sulla terra che gira forsennata su se stessa.

La processione avanzava in preghiera come fosse protetta da una corazza invisibile, attraverso una città stupefatta e impietrita dalla “aliena” potenza della vera fede cristiana. La gente guardava dagli usci e dalle finestre, si fermava, si segnava, univa la propria voce alle avemaria, incuriosita e incredula dinanzi a una epifania del sacro cui è sì totalmente disabituata, ma che le è estranea solo in superficie perché di fatto questo rito essenziale non può non evocare in chiunque un retaggio profondo di verità e di ordine, e di pace interiore.

Nessuno dei detrattori – non solo i poveri sodomiti, ma anche e soprattutto i diversamente credenti e il clero costituzionale – possiede argomenti con cui ribattere a un fenomeno impermeabile al linguaggio del mondo cui tutti si sono allegramente uniformati disimparando il linguaggio dell’eterno. Non possono che prendere atto, in religioso silenzio, di qualcosa che, nella sua carica trascendente, è irriducibile per definizione alle categorie asfittiche del secolo cui la stessa chiesa in disarmo vorrebbe asservire il patrimonio che le è affidato, allo scopo ultimo di neutralizzarlo.

Il rosario, le litanie, i canti della tradizione, il latino, l’incenso, le talari e le cotte. Un modo tanto nuovo quanto antico di rispondere pubblicamente alle bestemmie e alle provocazioni blasfeme, riparando l’ordine violato dal peccato: un modo che fa bene ai volenti e ai nolenti, perché invoca sull’intera umanità caduta lo sguardo pietoso del Padreterno.

E il chiasso sguaiato delle varie manifestazioni di piazza, componenti irrinunciabili del gioco delle parti nell’agone politico, come per incanto lascia il posto, in una mattina fuori dal tempo, al ritmo musicale della preghiera, formula essenziale di verità, capace di illuminare la strada del bene e quella del male con la luce che viene dall’alto nel segno glorioso della Croce di Cristo.

Grazie ai pochi sacerdoti che conservano la fede nel tempo dell’apostasia, e avendola la professano, il legame tra terra e cielo si può ancora vedere, vivere e toccare.

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pubblicato su “Riscossa Cristiana” e “La Croce”

23 commenti su “La processione del 3 giugno a Reggio Emilia. Lo scandalo della devozione – di Elisabetta Frezza”

  1. Antonio Radeghieri

    Francesco,
    questi della Processione,
    li chiama “i rigidi”,
    li mette all’indice come “duri di cuore”,

    quelli del gay pride, invece,
    li chiama
    “chi sono io per giudicare”,
    quando ha appena giudicato i primi.

    1. Precisazione ottima e preoccupante: se il metodo francescano-gesuita del “papa” è questo, prepariamoci al peggio del peggio.

    2. Acchiappaladri

      @Antonio Radeghieri

      per cercare di essere un poco più aderenti agli insegnamenti del Signore, cerchiamo di essere misericordiosi e di valutare i fatti a occhi aperti ma senza voler dare valore di certezza a nostre ipotesi, anche se ben fondate.
      Poco fa cercavo di ragionare in questi termini con mia cognata, una donna semplice, che dopo una prima parte travagliata della vita ora è una cattolica devota, che ho scoperto essere sconcertata da Papa Francesco.

      Noi che abbiamo partecipato (facendo solamente una briciola del nostro dovere di cristiani) alla processione riparatrice a Reggio E. non siamo ancora stati chiamati esplicitamente “rigidi” dal regnante papa: se mai fosse giunta al suo orecchio la notizia (riferita correttamente) di quella processione, spero che invece abbia pensato a noi con simpatia.
      Però è pur vero che da quanto egli ha detto più volte in questi anni, viene invece da pensare che Papa Francesco ci classifichi fra i “duri di cuore”, e questo fa tanto male, alimenta dubbi che fanno crescere sfiducia e ostilità fra i battezzati.

  2. Bellissimo articolo, Dottoressa Frezza! Ritornerà, certo che ritornerà la Chiesa vera, la Sposa di Cristo, quella che come le spose antiche, pur rimaste nel nascondimento, mantenevano intatta la fedeltà al loro sposo. Infine verrà allo scoperto, si manifesterà nella sua “epifania del sacro” e con tutta la sua bellezza; e chi la guarderà ne resterà affascinato e vorrà imitarla e seguirla e non potrà farne a meno quando vi scorgera’ il divino che la informa.
    I tempi del Signore non sono i nostri.A noi spetta la preghiera.

    1. Carissima Tonietta, la Chiesa vera, come la chiama Lei, è e sarà SEMPRE presente, anche se i il numero dei CATTOLICI è da percentuali da prefisso telefonico internazionale. Quella che deve tornare perché quasi estinta è la FEDE, affinché i CATTOLICI tornino ad essere con una percentuale bulgara

      1. I “Cattolici”, parola che oggi significa i “non uccisi interiormente dalla cultura di morte (=propaganda massonica)” non sono molti fra i Consacrati (i nostri, parlo di Paesi di tradizione cattolica); molti di più -anche se certo non predominanti- nella normale popolazione battezzata.
        Se uno dice “Poveri gay, come soffrono…”, è più facile che trovi un prete disponibile a partecipare al “compianto” che non un laico.

        Grazie alla signora Tonietta per il suo magnifico scritto!

  3. Ottimo. Queste iniziative dovrebbero farsi in ogni città italiana perché, a mio avviso, l’Italia sta rischiando di brutto nel 100° anniversario delle Apparizioni di Fatima.

    1. Ora è il momento di organizzare e coordinare e tenersi informati reciprocamente. Da riparare c’è parecchio, non mancano i motivi per pregare insieme in processione. Occorrono persone preparate che sappiano relazionarsi verso autorità civili ed ecclesiastiche con semplice franchezza, sì sì, no no.

  4. “Concedeteci, o Signore,dei Sacerdoti,
    Concedeteci, o Signore, dei Santi Sacerdoti,
    Concedeteci, o Signore molti Santi Sacerdoti”
    che ci aiutino a combattere per la nostra Fede.

  5. don MUGUREL Puia

    Lodati e consolati siano i Sacratissimi Cuori di Gesú, Maria e Giuseppe!
    Quanta “particolare” e sacra verità afferma, stimatissima e carissima Dott.ssa E. Frezza, dicendo:
    “La processione avanzava in preghiera come fosse protetta da una corazza invisible […]” e “Grazie ai pochi sacerdoti […], il legame tra terra e cielo si puó ancora vedere, vivere e toccare. ” Lei usa prudentemente e sapientemente parole apartenenti al sacro velo che copre ancora il mistero di questo legame, ma queste stesse parole dicono (e le faccio mie) anche: CARISSIMI, SIETE/SIAMO STATI IN MIGLIAIA E MIGLIAIA POICHÉ ACCOMPAGNATI DA MIGLIAIA E MIGLIAIA DI ANGELI E SANTI SOPRA E AI LATI DELLA PROCESSIONE TERRENA! Di solito gli angeli custodi e santi padroni dei nostri nomi ci accompagnano nelle nostre bone azioni (come marcie ed altre) ma questa volta si sono moltiplicati inspiegabilmente! Prego il Cuore Immacolato della nostra Santissima e Divinissima Madre e Regina Maria da elargire/infondere nei vostri cuori questa Grazia di percep. e vedere certe realtá celesti necess. al rafforzamento della…

  6. Acchiappaladri

    @Elisabetta Frezza
    “Improvvisamente, a Reggio Emilia, è entrato in scena un dinosauro.”

    Incipit molto efficace: brava. Tutto l’articolo, breve e chiaro, è apprezzabile.

  7. La Madonna, “REGINA DELLA FAMIGLIA” , apparsa a Ghiaie di Bonate BG nel 1944, ha sicuramente protetto questa processione. Il prete, è da ammirare e ringraziare.

  8. sempre all’altezza della situazione, Elisabetta: conservi sempre quella lucidità mentale e spirituale, a tutto campo, per delineare con poche righe quello che noi pensiamo ma non riusciamo ad esporre con tale serenità e soprattutto verità.
    ci sei sempre di conforto in mezzo a tanti e tali deturpatori della Bellezza e della Santità che solo dal Dio Vero provengono.
    un caro saluto

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