La Spagna sfratta la memoria di Franco. Ma chi cancella prepara un cattivo futuro

Non è stata una esumazione. È stata una profanazione. Quel che è avvenuto il 24 ottobre, alle ore 10, all’interno della Basilica del Valle de los Caidos appartiene alla historia negra di questi anni capovolti. Ci hanno messo un paio d’ore per tirar su dalla tomba, a terra, la bara con le spoglie di Francisco Franco y Bahamonde, colui che ha governato la Spagna dal 1939 fino al 1975. Forse l’unico dittatore morto nel suo letto. Poi lo hanno condotto nel cimitero del Pardo-Mingorrubio, dove è sepolta la vedova, Carmen.

Per il premier socialista Sanchez dovrebbe essere una pratica archiviata. Per la gente di buon senso è una follia oscena. Mi viene in mente quel che, alla morte di Franco, scrisse Jean-Paul Sartre su Libération. Parole inequivoche di uno dei santoni più celebrati e più squallidi della sinistra. Sentitele: “Il giorno della sua morte è un giorno di festa, un vero giorno di festa che conto di celebrare bene. Penso che la migliore maniera di far venire ai francesi voglia di vederlo morire, è di pubblicare il suo ritratto. Ha un collo che evoca un colpo di coltello o di ghigliottina. La sua testa contiene circa quaranta anni di assassinii. Mussolini era un maiale, Hitler aveva un collo antipatico ma essi non avevano questo orrendo collo di porco latino”.

L’odio degli antifa di ieri e di oggi per questo militare diventato politico, per questo gregario diventato capo nasce da un fatto enorme e semplice: Franco sconfisse il sinistrume internazionale non solo con le armi ma anche con la politica. Guidò l’Alzamiento e lo fece diventare “la Victoria”. E la sigillò costruendo un monumento alla Civiltà unico al mondo, nel quale sono sepolti, in un unico abbraccio di pietà cristiana, un combattente nazionalista e uno internazionalista, un falangista e un comunista, un soldato regolare e un irregolare: 33.872 corpi. E sopra di loro la più grande croce del mondo, alta 150 metri, visibile fino a 40 chilometri di distanza.

Franco non ha mai riscosso la mia simpatia. Ho amato svisceratamente Primo de Rivera, la sua vita e la sua morte, le sue opere e i suoi scritti, il suo mito e la sua umanità. Ma non faccio fatica a riconoscere a Franco i meriti che la Storia, quella vera, già gli riconosce.

Ha tenuto la Spagna, appena uscita da una spietata guerra civile, fuori dalla Seconda Guerra mondiale. E questo non è piaciuto a tutti coloro, io fra questi, che leggevano quella guerra come la guerra definitiva, quella del sangue contro l’oro, e avremmo voluto, ragazzi, una penisola iberica accesso saldamente antibritannico del Mediteraneo. Ma lui, Franco, su questo desiderio “di parte” fece prevalere la ragion di Stato che gli consigliava di starsene fuori, di fare prima di tutto gli interessi del suo Paese economicamente e moralmente stremato dal conflitto interno. Ebbe ragione? I fatti non gli dettero torto. La Spagna nel giro di pochi anni divenne, grazie a lui, una importante potenza industriale.

Non ho mai amato l’imborghesimento del suo regime che, anno dopo anno, accantonò la Rivoluzione nazionalsindacalista che era il contenuto vero, la sostanza ideale e dottrinaria dell’Alzamiento. Il Movimiento nacional era tutto Pnf e niente Pfr, tanto per fare una paragone superficiale.

Ma il risultato di aver sconfitto la sinistra mondiale, che in realtà era un “centrosinistra” mondiale (nelle Brigate internazionali non c’erano solo comunisti e anarchici, c’erano anche democristiani, repubblicani, azionisti, radicali, progressisti di tutti i colori e le sfumature), resta come un Fatto della Storia. Alla Storia, e non solo a quella della Spagna, Franco, col carisma eccezionale del generale più giovane d’Europa qual era, ha regalato l’eroismo purissimo dell’Alcazar di Toledo, una delle pagine più luminose della millenaria Storia del Vecchio Continente.

Ma la data del 24 ottobre 2019 passerà alla Storia della Spagna anche perché ha segnato il tempo degli eroi e dei vigliacchi, di coloro che, come il Priore della Abbazia, ha avuto il coraggio di opporsi, da solo alle decisioni del Governo socialista e per questo gli hanno impedito, a lui e ai suoi monaci, di scendere nella Chiesa per celebrare i riti consueti e gliela hanno fatta presidiare, dentro e fuori, da soldati in armi violando la sacralità del luogo e i protocolli che da sempre regolano i rapporti fra lo Stato spagnolo e la Chiesa di Spagna. Insomma una vergogna dentro la vergogna. Segnatevi il suo nome: Fray Santiago Cantera Montenegro, è l’eroe solitario di oggi. Un prete controvento, vivaddio!

E segnatevi i nomi dei vigliacchi: Pedro Sáchez Pérez-Castejón, presidente socialista del Consiglio, che ha voluto a ogni costo la profanazione, la gerarchia della Chiesa cattolica, codarda come sempre, i sei magistrati della Terza Sezione del Tribunal Supremo che hanno emesso la sentenza definitiva, il Re Filippo II e l’ex-Re Juan Carlos (dimentico, quest’ultimo, che divenne Re solo per volontà di Franco), il Comune di Madrid gestito dai “moderati” del Partido popular.

Tutto questo mentre la Spagna, unita da poco più di 500 anni, sta scoppiando per il separatismo catalano. L’antifascismo insomma è buono sempre, soprattutto quando c’è da dimenticare la realtà.

10 commenti su “La Spagna sfratta la memoria di Franco. Ma chi cancella prepara un cattivo futuro”

  1. Una furia satanica, come un tremendo uragano, si abbatte in ogni dove. Stravolte le leggi degli uomini e soprattutto di Dio, nulla vieta che vengano giustiziati persino i morti.

  2. Non c’è da stupirsi. L’antifascismo è intrinsecamente malvagio. Sì, caro Magliaro, ci ricorderemo i nomi dei pervertiti che hanno deciso, voluto o permesso questa miserabile profanazione. Che Dio abbia pietà di loro.

  3. Franco liberò la Spagna dai rossi e Papa Pacelli salutò con gioia questa grande vittoria.
    Non dimentichiamo le migliaia di preti e suore e vescovi uccisi dai rossi nella guerra civile, le chiese e i conventi incendiati. Franco e Pinochet sono stati gli unici che sono riusciti a rovesciare un regime socialcomunista e questo ha sempre dato fastidio ai sinistrati ed agli antifascisti di tutte le risme. Ricordo che alla morte di Franco, io che ero un giovane missino, andai dal mio parroco a far dire una messa in suffragio per il Caudillo. Concludo col grido: Espana una, grande, libre! Arriba Franco, arriba Espana!

  4. Ferdinando Camatini

    Per favore non usiamo il termine di profanazione. Franco come Mussolini sono dei criminali. Ritengo giusto che il loro corpo sia comunque rispettato in un luogo privato

  5. stefano raimondo

    A me Franco piace proprio perché non è mai stato contaminato da tentazioni socialistoidi. Il Caudillo ha sempre difeso la proprietà privata dalle aggressioni, sia ideologiche che fattuali.

  6. SANCHEZ HA PROFANATO LA SALMA DI FRANCO E L’HA RIMOSSA DA VALLE DE LOS CAIDOS

    Colpa nostra, ci saremmo dovuti mobilitare per tempo e fare le barricate per impedire la profanazione della tomba del Caudillo. Non ne siamo stati capaci, per stupidità indifferenza disorganizzazione, per tutti i motivi che volete: ma così è stato. Sanchez deve vergognarsi, ma anche noi. Questo vulnus alla grande Spagna e alle sue tradizioni difficilmente sarà sanato. Potrà esserlo (in parte) solo se la salma verrà nuovamente tumulata alla Valle de los Caidos. Potremmo farlo solo noi. Ne saremo mai capaci o ci nasconderemo sempre dietro una vigliaccheria da dopolavoro e senza onore? Non abbiamo dimostrato di essere camerati, ma marionette. W Franco, W Primo!

  7. Con lo stesso metro di giudizio, se si vanno a vedere i crimini avvenuti subito dopo una guerra civile, dovremmo togliere dalle tombe anche i cadaveri di Pertini e di Longo, tanto per iniziare.

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