La testimonianza di Don Mario Faggi su Don Milani  –  di Pucci Cipriani

di Pucci Cipriani

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zzzzdmrfggContinuo la mia ricerca d’archivio affinché possano esser pubblicati tutti gli scritti di don Mario Faggi su Riscossa Cristiana. Mettendo a posto l’archivio stavolta ho trovato anche parte degli scritti di don Luigi Miglionini sulla Massoneria (apparvero negli Anni 70 sul settimanale “Realtà Politica” Diretto da Alcide Cotturone); mentre ecco, sul n. 22 di “Controrivoluzione”, del novembre – dicembre 1992, un pezzo dal titolo: “Testimonianze su don Milani”; dunque “Testimonianze”, al plurale, e non “Testimonianza” in quanto l’articolo oltre alla testimonianza di don Mario Faggi contiene anche quella del prof. Enrico Nistri,  ovvero il testo dell’intervento dell’allora  giovanissimo Docente fiorentino al Convegno su : “La pedagogia cattolica da San Tommaso ai falsi profeti di oggi” che si tenne nel lontano 1977 al Circolo Borghese e della Stampa, per iniziativa della Sezione fiorentina di “Una Voce”, Convegno presieduto dal sottoscritto, allora giovanissimo Segretario di “Una Voce-Firenze”, e a cui parteciparono il teologo p. Tito S. Centi, O.P, il Prof. Danilo Castellano, filosofo e lo scrittore Prof. Adolfo Oxilia. Con l’assenso dell’amico Prof. Enrico Nistri – attualmente uno dei fertili intellettuali italiani di Destra, Ispettore scolastico presso il Ministero della P.I. – pubblicheremo prossimamente anche quell’interessantissimo testo.

Intanto pubblichiamo la testimonianza del nostro don Mario Faggi ricordando che in una delle sue ultime celebrazioni a Cafaggiolo (2012), durante l’omelia, tornò a lungo – e con veementi parole – sul “caso” don Milani. Erano presenti gli amici borghigiani, dottor Manfredo Manfriani e il fotografo Lorenzo Capecchi, ai quali don Mario, ricevutoli nella sua canonica, in mia presenza, illustrò ancor più “profondamente” l’attività di quell’inquietante e arrogante sacerdote chiarendo alcuni dubbi. Ma ecco, finalmente, la sua testimonianza.

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Era l’anno 1967, tre o quattro giorni dopo la morte di don Milani, e mi trovavo con Mons. Bianchi, allora vescovo ausiliare di Firenze e con altri sacerdoti che  con me celebravano il 25° dell’ordinazione sacerdotale, a Roma, in San Pietro, in una Cappella adibita, con tendaggi, a sala di ricevimento, alla presenza di Sua Santità Paolo VI. Ricordo benissimo la scena. Il Papa è appena entrato, Mons. Bianchi gli va incontro e insieme noi sacerdoti. Monsignore gli si mette alla destra e noi d’intorno, io mi trovavo proprio di faccia al Papa.

Le prime parole che Mons. Bianchi rivolse al Papa furono queste : “Santità, ha saputo? E’ morto don Milani!” 

Il Papa a questo annuncio congiunge le mani, alza gli occhi al cielo ed esclama: “Speriamo bene!” con un timbro di voce come se dubitasse della salvezza eterna di quell’anima.

Tutti rimanemmo stupefatti e pensierosi.

Certamente il Papa conosceva don Milani per averne letti gli scritti e perché il Card. Florit, allora arcivescovo di Firenze, gliene aveva parlato, non solo, ma anche raccomandato (come mi ha attestato lo stesso Mons. Bianchi) perché inviasse del denaro a don Milani , già malato di leucemia, per procurarsi le medicine costose che doveva far venire dagli Stati Uniti, non essendoci ancora in Italia tali specialità.

Perché rievoco un tale episodio? Non è forse della pietà cristiana parcere sepulto e abbandonare all’infinita misericordia di Dio chi ormai è nell’altra vita?

E’ che si prende a pretesto ogni data e ricorrenza, per parlare ed esaltare questo sacerdote e,dispiace dirlo, per presentarlo addirittura…. come sacerdote obbedientissimo e santo, quasi canonizzabile, tanto da chiedergli perdono per l’incomprensione delle autorità ecclesiastiche di allora: il Card. Florit, Mons. Giovanni Bianchi, Vicario Generale, il Cardinal Ottaviani, Prefetto del S. Uffizio,che condannò il primo dei libri scritti da don Milani : “Esperienze pastorali” , i Reverendissimi Padri Gesuiti di “Civiltà Cattolica”, che scrissero un articolo di severa condanna del suddetto libro, escludendo, s’intende, dal numero, il Cardinale Elia Dalla Costa, che invece fu proprio quello che rimosse dalla parrocchia di San Donato don Milani , che non voleva andarsene, minacciando perfino di rimuoverlo con il braccio secolare (altro che obbediente!) ed inviandolo nella parrocchia di Barbiana. Fu lo stesso cardinal Dalla Costa che nei decreti inviati al nuovo parroco di San Donato Santacatterina, dopo la visita pastorale, fatta alcuni mesi dopo la partenza di don Milani, prescriveva al parroco queste raccomandazioni: “Usi ogni industria perché sia cancellato il ricordo del recente passato a tutti noto”, e al parroco che si lamentava per l’archivio spogliato e di tante altre difficoltà il cardinale rispondeva: “Ringraziamo il Signore che è andato via ; ricominci tutto da capo.”

Tutto questo è stato detto, scritto e fatto dal Cardinal Elia Dalla Costa e non da altri.

zzzzfslMa un giudizio ancor più drastico e severo su don Milani lo dette l’allora Patriarca di Venezia Card. Roncalli, il futuro Giovanni XXIII:

Dopo aver preso visione del libro “Esperienze pastorali” e letto la stroncatura di questo libro su “Civiltà Cattolica” , scrivendo il 1 ottobre 1958, al suo amico Mons. Piazzi, Vescovo di Bergamo, così si esprimeva:

“Ha letto, eccellenza, la “Civiltà Cattolica” del 20 settembre, circa il volume “Esperienze Pastorali”? L’autore del libro deve essere un pazzerello scappato dal manicomio. Guai se si incontra con un confratello della sua specie! Ho veduto anche il libro. Cose incredibili!”

(Cfr. A.G. Roncalli : “Lettere al Vescovo di Bergamo” su Pubblicazione del Seminario di Bergamo – Studi e memorie 1973 n.2 pag.76)

Ho riportato i giudizi di queste tre grandi personalità che lo hanno conosciuto bene… e tutte sfavorevoli.

Da questo ne viene fuori un sacerdote superbo e finto, strafottente e pieno di sé, sboccato fino all’eccesso, pieno di veleni nei confronti di coloro che non la pensavano come lui, persistente nel rancore con chi stimava l’avesse offeso anche se richiesto di riconciliazione, un sacerdote che confessava, prima di morire,  di aver “amato i miei ragazzi più di Dio”, non ricordando le parole di Gesù : “Chi ama il padre e la madre , e i figli e le spose e perfino la sua vita più di me, non è degno di me.”

Per screditarlo per sempre basterebbe la trama da lui ordita, insieme a don Bensi e La Pira, per carpire la firma del Cardinale Dalla Costa  al suo libro : “Esperienze Pastorali” ( Cfr. Domenico Magrini in “Trame sinistre all’ombra dell’altare” Ed. Civiltà – Brescia)

Mi dispiace scrivere queste cose di un confratello ormai da tempo defunto; ma si tenta di farne un martire, un mezzo santo che si propone a esempio da alte cattedre  e questo va contro la verità e la carità.

L’amore vero, cristiano, ha il suo fondamento nella Verità, senza Verità non c’è amore.

E’ stato scritto (San Paolo – Efesini, 4-15) “Veritatem facientes in Charitate” .

Questo mio scritto è nato da questo precetto: per ristabilire la verità, e perché ciascuno si senta spinto a pregare per quest’anima affidandola all’infinita misericordia di Dio.

(Sac. Mario Faggi, del clero fiorentino)

4 commenti su “La testimonianza di Don Mario Faggi su Don Milani  –  di Pucci Cipriani”

  1. Giovanni Lazzaretti

    Penso che don Milani abbia detto, in punto di morte, ciò che è la realtà di quasi tutti noi. Io posso dire con certezza di amare Dio più della mia famiglia? Non posso dirlo. Comunque la frase esatta è “Cari ragazzi […] Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto”. Quindi don Milani sa benissimo che avrebbe dovuto voler bene a Dio più che dei ragazzi, ma “ha speranza” che Dio ascriva tutto il bene a suo conto. Grazie. Giovanni Lazzaretti

    1. “Speriamo bene” per don Milani, così come si spera per tutti e anzi diciamo una prece per lui, ma è certo che ha formato certi giovani -oggi ormai attempati- che la falce e il martello ce l’avevano e ce l’hanno stampati in fronte. Se occupati nella scuola, come ho potuto ben sperimentare, danni, danni in quantità.

  2. Nei giorni scorsi ho letto, ma non ricordo se su “sìsì nono” due frasi inequivocabili di Don Milani, nelle quali, con linguaggio pure scurrile, don Milani nei quali egli dichiarava, vantandosene i propri rapporti omosessuali con alcuni dei ragazzi che egli aveva affascinato con la sua stramba personalità.
    Mi pare che dovrebbe bastare ciò per chiudere il discorso dell’ascesa all’onore degli altari di questo stranissimo prete. Quel che mi scandalizza è che ancora oggi qualcuno lo difenda e fra questi persone che stimo moltissimo e mi stupisce che alcuni di questi, colti come sono, ignorino un fatto che non è un semplice ‘risvolto’ della vita di questo arci discusso sacerdote.
    Comunque: “Requiem aeterna dona eis Domine….”

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