La tragedia alla discoteca “Cocoricò” – una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti

zzzzmrtdskCaro Direttore,
i tristissimi eventi verificatisi nella più famosa discoteca di Rimini  mi hanno lasciato allibita e terrificata. Il mio primo istintivo pensiero è stato quello di ringraziare Dio perché mio figlio non ha mai provato interesse per quel genere di divertimenti. Poi si sono presentati alla mia mente i disgraziati genitori di quegli adolescenti abbindolati da quel tipo di seduzioni che ha il solo scopo di farli ballare all’infinito, al suono di una musica ossessiva che mi riesce difficile chiamare musica, senza provare stanchezza in un totale  obnubilamento mentale e il cui frequente esito è sotto gli occhi di tutti. Ho provato per quei poveretti una compassione infinita e con tutto il cuore ho pregato il Signore perché li consoli in un dolore che non avrà mai fine. Poi ho letto che la lista nera del Cocoricò comprende tre morti, un trapiantato e vari giovani in rianimazione (senza contare le tragedie analoghe che si verificano in tutti gli altri rave party del mondo) e allora il mio terzo pensiero è stato: “Quanti ragazzi dovranno ancora morire prima che la società si decida a raddrizzare il nefasto indirizzo educativo che consente simili tragedie?”

Perché, a mio  giudizio,  il problema è tutto e soltanto educativo. Capisco che questi locali danno lavoro a centinaia di persone e allora non arrivo neanche a dire che le discoteche debbano essere necessariamente chiuse anche se,  nel caso specifico, è ovvio che sono totalmente d’accordo col provvedimento adottato dal Questore di Rimini, ma penso che i gestori di questi locali, in cui non si riesce a impedire che la droga circoli come se fosse aranciata, dovrebbero seriamente pensare a convertire la loro attività in un altro genere di intrattenimento. Ma mi domando: dove erano i genitori di tutti quei minorenni che si intrufolano surrettiziamente nella folla del pubblico delle discoteche sfuggendo ai controlli che, se ci sono, si rivelano decisamente inefficaci?

Caro Direttore, tu ormai mi conosci bene: sono una cattolica “bambina, parruccona e bacchettona” che non vuole giudicare nessuno ma ritiene che il controllo di cui parlo debba essere effettuato “a monte”, non dai gestori dei locali, o dai “buttafuori”, o dai carabinieri, ma dai genitori stessi che devono letteralmente impedire ai figli minorenni – e con tutte le loro forze ricorrendo, perché no? anche alle sberle – di uscire di casa dopo cena da soli o con gli amici coetanei. Finché si è minorenni, la maggior parte del tempo extra studio deve essere trascorso con i genitori in attività sportive o ricreative da loro conosciute, approvate e possibilmente condivise. Raggiunta la maggiore età, quando i genitori non sono più responsabili delle scelte dei loro figli, si potrà anche parlare (sia pure con dolore, ma ormai non ci si potrà fare più niente) della “libertà” dei giovani di avvelenarsi a proprio piacimento.

Non mi si parli di metodi autoritari passati moda: le tragedie di cui veniamo a conoscenza sono casi estremi e richiedono estremi rimedi, se non vogliamo assistere a sempre più numerose tragedie di questo tipo, favorite anche dal pazzesco progetto parlamentare di liberalizzazione della cannabis. I genitori devono ricominciare ad essere veri genitori, vale a dire educatori ed esempi di vita, senza timore di apparire antiquati ma ricorrendo anche, se necessario, a qualche salutare ed educativa punizione. Ma capisco anche che un simile progetto educativo oggi è difficilmente attuabile: la famiglia è disgregata, imporre metodi educativi severi oggi richiede un accordo totale tra i coniugi e una comune visione del mondo. Come può attuarsi tutto questo quando molti genitori si preparano oggi a usufruire del “divorzio breve” (ed hanno quindi ben altri pensieri per la testa) pur avendo figli adolescenti più che mai bisognosi del loro esempio e del loro sostegno?

Concludo, come sempre, invocando lo Spirito Santo.

Grazie per avermi letto.

Carla D’Agostino Ungaretti

12 commenti su “La tragedia alla discoteca “Cocoricò” – una lettera di Carla D’Agostino Ungaretti”

  1. Pucci Cipriani

    Mi spiace che Salvini non voglia usare la ruspa anche per le discoteche. L’ipocrisia umana non ha limiti : si tengono aperte le discoteche dove si spaccia e si commercia la morte…e si sono chiuse le case di tolleranza che rappresentavano un argine allo schifo attuale. Per me il COCORICO’ resterebbe chiuso per sempre. Chiaro?

    1. D’accordo, ma per coerenza, se non si vuole appoggiare la malsana teoria del “male minore”, le case di tolleranza è un bene che siano chiuse. Altrimenti bisognerebbe dar ragione a chi sostiene la diffusione del preservativo per contenere il diffondersi dell’AIDS… No, si dovrebbe puntare ad estirpare il male mediante una vera educazione alle virtù e alla santità – ma purtroppo ciò oggi appare un miraggio, una pia patetica poetica illusione, un astro distante milioni di anni luce dall’atomo opaco del pianeta Terra.

      1. Ha ragione, le case di tolleranza devono restare chiuse: non si può concedere alcun diritto al male, senza contare che in esse sarebbe garantita dallo stato la contraccezione abortiva!

  2. giorgio rapanelli

    Quelle forze politiche che hanno permesso l’espansione della droga e dell’alcol sono le stesse che vogliono imporci il Gender nelle scuole. Sono le stesse del divorzio, dell’aborto, ossia di tutto ciò che distrugge la famiglia e l’individuo, in contrasto con la chiesa cattolica che vuole salvare la famiglia e l’individuo. Non vedete che oggi in Italia si favorisce e si difende il crimine e i criminali? Ciò perché è la casta politica ad essere criminale a sua volta. Certamente con le dovute eccezioni, tipo la Lega Fratelli d’Italia. Si tratta allora di sostenere il più possibile queste forze che difendono gli interessi dei cattolici e della popolazione benpensante.

  3. Carissima Carla, come sempre sensibile e acutissimo il suo scritto.
    In effetti la tragedia di questi accadimenti, è dovuta proprio all’assenza di educazione da parte dei genitori, ma se la famiglia
    è, come dice lei, sempre più disgregata, significa che l’albero è ormai marcio, e i frutti…
    E la sua conclusione è l’unica possibile: AFFIDIAMOCI ALLO SPIRITO SANTO!!!
    Sia lodato Gesù Cristo!

    PS.
    Perché LUI ci fa SEMPRE doni: per esempio ci ha donato una cattolica “bambina,
    parruccona e bacchettona” !!!!!!!!!!!!

  4. Marina Alberghini

    Assolutamente d’accordo. Mi spiace dirlo ma anche i genitori del sedicenne sono colpevoli, non si manda un ragazzino in un luogo dove si sa che c’è lo sballo famoso, per di più riempiendolo di soldi. Per festeggiarlo, meglio un viaggio all’estero! Ieri sui giornali c’era l’intervista a un neurologo che diceva che a 16 anni si ha un corpo adulto ma i lobi frontali della ragione e responsabilità non sono ancora sviluppati, si è ancora quasi bambini. E dunque per prima cosa le discoteche proibite ai minorenni! A parte la droga tuttavia sono luoghi orribili che scassano l’udito, la mente, la vista e annullano i sentimenti. Non ballo ma sballo! E meglio chiuse per sempre!

    1. Ai miei tempi si diventava maggiorenni a 21 anni.
      Bisognava sottostare alla responsabilità dei genitori ma era tutto da guadagnare.
      Oggi sono i nonni i custodi dei ragazzini e talora poverini non hanno l’energia dei genitori.

  5. Cara Signora Carla, lei, giustamente, fa un richiamo alle famiglie affinché guidino i loro figli in maniera più forte e più autorevole, ricorrendo, quando occorresse, anche a qualche sberla. Sono perfettamente d’accordo, ma i genitori di oggi appartengono già ad una generazione manchevole a sua volta di tutti questi bei provvedimenti, perché se prendiamo per punto di partenza i disgraziati anni attorno al sessantotto, quando tutto cominciò a crollare, ci accorgiamo che quei giovani di allora sono i settantenni di adesso e perciò i ragazzi di oggi sono i loro degni nipoti. Che fare? Pregare Iddio che i pochi “sani” rimasti siano seme per una società migliore, per il ritorno della ragione, della fede, della Vera religione e in definitiva per il trionfo dei principi cristiani, gli unici che danno senso e valore alla vita.

    1. Concordo pienamente. Non si possono trasmettere valori che non ci appartengono nè si può insegnare ciò che non si è mai appreso.

  6. Gualtiero Comini

    Bisogna che a comunità ecclesiale ripensi seriamente e concretamente ad istituire scuole di formazione per genitori.

  7. Carla D'agostino ungaretti

    Aggiungo due parole alla mia chiacchierata. Se vogliamo salvare questi nostri giovani dovremmo metterci in testa che devono tornare il comune indirizzo e l’alleanza che una volta esistevano tra le tre agenzie educative: famiglia, scuola e parrocchia. Una volta i genitori erano sicuri che i discorsi che i loro figli sentivano al di fuori della famiglia coincidevano con quelli che sentivano in casa. I valori erano comuni: si educavano i giovani al rispetto per gli altri, alla temperanza nel bere e nel mangiare, al sacrificio personale in vista di un obiettivo da raggiungere e l’autorità dei genitori, degli insegnanti, dei sacerdoti era indiscussa. Dopo il ’68 si è capovolto tutto. Mi vengono in mente alcune scene frequenti nei film americani in cui si vede un genitore che schiaffeggia (giustamente) il figlio insolente e arrogante, salvo poi pentirsene immediatamente e chiedergli scusa. Questo sta succedendo ora anche da noi. Quell’assurda pedagogia ora sta sfociando nel gender e nel gay – monio.

  8. Personalmente chiuderei tutte le discoteche. D’Agostino Ungaretti tocca un punto essenziale, il ritmo ossessivo di certa musica. Non sono addentro alla musica che gira nelle discoteche, ma posso parlare dell’heavy metal, genere creato proprio per far affiorare il panico, stimolare il senso del pericolo, esperienza dell’istinto di morte. È ovvio che certa musica è funzionale, propedeutica alla dissoluzione. Certa musica prepara la mente a decisioni che mai dovrebbero essere prese. Sono stato un metallaro e vi posso assicurare che la musica fa moltissimo. Riesce a farti vivere in trance, costantemente arrabbiato, depresso, stimolando scatti d’ira senza motivo. Quindi ha ragione l’autrice: non si tratta di metodi autoritari; bisogna tornare a inculcare i veri valori, che non passano mai, e piu controllo quando si ha a che fare con adolescenti. Sulla droga diamo tutti d’accordo. Ma mi sento di sottolineare il fatto che i genitori controllino che musica ascoltano i loro figli. Sembra sciocco ma non lo è.

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