“L’Alto Adige non è Italia” – di Lino Di Stefano

di Lino Di Stefano

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Con tale espressione – in originale lingua tedesca e in lettere maiuscole: ‘SUED-TIROL IST NICHT ITALIEN’ (L’Alto Adige non è Italia) – la ‘pasionaria’ sud-tirolese Eva Klotz, una vecchia conoscenza di chi è esperto di questioni tirolesi, appare in una grande foto che fa da corona ad un interessantissimo articolo pubblicato, opportunamente, dal quotidiano di Milano ‘il Giornale’, il giorno 3  aprile.

Anche il titolo del pezzo, ‘Così il Pd svende gli italiani dell’Alto Adige germanizzato’, redatto da Angelo Allegri in una corrispondenza da Bolzano, conduce subito il lettore ‘in medias res’ per renderlo edotto – e non è la prima volta – che la sinistra, in cambio dell’appoggio al governo, si arrende agli irredentisti di qualsiasi stirpe. Negli anni trascorsi, molti sono stati i tentativi, da parte di ben individuate forze politiche nostrane che, in cambio di qualche voto, si sono dimostrate propense, senza alcuna vergogna, a svendere una parte del territorio italiano.

La storia, ogni tanto, si ripete e di nuovo c’è qualcuno, anzi molti, inclini a renderci, come osserva il menzionato articolista, nell’occhiello, “stranieri a casa nostra”; ci aveva provato, di recente, Matteo Renzi che per un pugno di voti avrebbe volentieri fatto cancellare, nella regione, fino a prova contraria italiana, tutta la toponomastica redatta da Ettore Tolomei nella lingua di Dante; infamia ancora maggiore per un cittadino nato non lontano da Firenze.  Per fortuna, per diversi motivi, il disegno non si è realizzato.

Ma gli altoatesini di lingua germanica o sudtirolesi, come amano chiamarsi, non si sono mai arresi e non si arrendono facilmente; essi, anzi, sperano addirittura di recuperare la superficie del territorio –  conquistato dall’Italia per effetto della grande vittoria nella prima guerra mondiale – e di ricongiungerlo all’Austria. Naturalmente, sono operazioni che si verificano, purtroppo, solo in Italia visto il suo buonismo, la sua leggerezza e il suo pressapochismo, per usare alcuni eufemismi.

Ora, siccome lungo il corso della storia i confini europei sono stati spesso rettificati a seconda delle conseguenze delle vicende belliche, occorrerebbe, ma la cosa non è possibile, rivedere tutte le frontiere non senza le comprensibili opinioni dei popoli interessati. E, al riguardo, come vedremo, l’Italia rimane uno degli Stati più penalizzati, in proposito, avendo perduto, solo dopo il secondo conflitto mondiale, più di 20.000 kmq di superficie Ma procediamo con ordine.

Eva Klotz e i suoi accoliti non sono nuovi a queste imprese tant’è vero che esse, da anni, si ripetono di frequente mantenendo sempre viva la fiaccola dell’irredentismo e dell’odio contro l’Italia, la quale con le minoranze è sempre stata, e rimane, il paese più tollerante e comprensivo del mondo soprattutto per quelle esigue minoranze quasi tutte concentrate in Alto Adige.

Nè peraltro Eva Klotz si è posta problemi di irridentismo quando si  è trattato di passare alla cassa. Chi non ricorda le polemiche suscitate dalle super-liquidazioni dei politici altoatesini? La Klotz, “a norma di legge”, incassò euro 946.000 (clicca qui).

Consideriamo, ora, come si comportano le altre nazioni europee, per restare sempre e solo nel continente, ad iniziare dalla Francia. Ve la immaginate una Eva Klotz, o chi per essa, che un giorno, in una piazza centrale di una delle città dell’Alsazia-Lorena, si presentasse con un grosso cartello – come quello esibito a Bolzano e in altri centri altoatesini, con la scritta ‘ELSASS-LOTHRINGEN’ IST NICHT FRANKREICH’? (L’Alsazia-Lorena non è Francia) o un altro irredentista italiano che a Nizza o in Corsica comparisse con una scritta, ‘NIZZA NON E’ FRANCIA’ e ‘CORSICA NON E’ FRANCIA’? In merito, non occorrono commenti, conoscendo il proverbiale sciovinismo dei francesi!

Restando all’Alsazia-Lorena e alla sua città più importante, Strasburgo, è giocoforza aggiungere che la regione e la citata città – generalmente di ceppo tedesco – sono state completamente francesizzate sicché nessuno si sarebbe permesso, nel passato, e si  permetterebbe, oggi, di comparire con un simile cartello in una piazza di questo territorio, pena lo scherno e l’arresto. L’affermazione, infatti, della Klotz è da codice penale e solo l’Italia tollera tale illecita ed offensiva interferenza nei suoi affari interni. E’ lapalissiano, altresì, aggiungere che le relazioni, al riguardo, fra Italia e Austria sono regolate da patti internazionali uno dei quali è quello ratificato, nel 1946, da Alcide De Gasperi per l’Italia e da Karl Gruber per l’Austria.

Ciò vale, ovviamente, per tutti i rimanenti popoli che nutrono una minoranza nel loro seno; solo l’Italia, ripetiamo, permette simili intrusioni nella sua politica interna, a conferma, se ve ne fosse bisogno, delle menzionate superficialità e faciloneria. Per quale motivo, dunque, tali vicende avvengono anche e solo nella penisola è presto detto: tutti i popoli, in genere, amano, giustamente, catalogarsi come ‘nazione’, soltanto l’Italia, com’è constatabile tutti i giorni, si compiace della definizione di ‘paese’. ‘Et de hoc satis’.

Un’ultima considerazione: nessuna ostilità contro i tedeschi, anzi i nostri studi ci hanno educato alla conoscenza e alla stima della cultura germanica, segnatamente quella letterario-filosofica, non escluso l’eloquio il quale rimane una signora lingua perché modellato sullo stampo greco-latino, con l’intera ricchezza – ad iniziare dalle coniugazioni e dalla flessibilità dei verbi – di queste due idiomi classici. Il fiammingo, infatti, il danese, il norvegese, lo svedese e l’inglese non sono che meri dialetti della lingua tedesca sebbene quest’ultimo sia assurto, solo per la sua disarmante  semplicità, ad espressione universale.

5 commenti su ““L’Alto Adige non è Italia” – di Lino Di Stefano”

  1. L’espressione “Paese”, riferita all’Italia, fu introdotta nell’uso soprattutto da Bettino Craxi, se ben ricordo. Egli tentò anche, con scarso successo, l’espressione “Azienda Italia”.

    Noi Italiani e i Tedeschi (forse meglio “Germanici”) esistiamo come Nazioni estremamente articolate e organizzate per piccoli ambiti, da sempre. Due importanti eccezioni sono stati i due “Sud-Est”: il Regno di Napoli e di Sicilia (110.000 km2) e la Baviera (70.000 km2), con grandi territori e forti strutture statuali, improntate cattolicamente.

    Il punto nodale di contatto fra l’ambito italico e quello germanico è la città di Bolzano… da etichettare correttamente “capoluogo del Tirolo Meridionale”, perché “Alto Adige” è un’espressione introdotta dai geografi di Napoleone, che erano da quelle parti solo per la guerra all’Austria (Impero).
    Tutto ciò costituirebbe la base per un fecondissimo “dialogo”, questo sì autentico. Costituirebbe…

  2. Stanno di qua e stanno di la, secondo convenienza: quando torneranno con l’Austria a tutti gli effetti, sarà sempre troppo tardi!

  3. Be’, l’inglese è certamente una lingua di ceppo germanico, ma (oltre ad aver inglobato una quantità colossale di termini neolatini) la sua struttura si è talmente evoluta in senso analitico da farne quasi un caso a parte nel panorama indoeuropeo. In Europa il suo opposto è il russo, una lingua ancora estremamente flessiva e quasi arcaica (ma questo aggettivo non deve assolutamente intendersi in senso peggiorativo, anzi). A suo modo l’inglese è una lingua geniale, soprattutto per l’agilità con la quale sa esprimere periodi complessi.

  4. Lo dico sommessamente: un trentino secondo voi preferisce una amministrazione italiana o austriaca? Sono lombardo ma c’è da rimpiangere CeccoBeppe!

  5. Personalmente l’alto-adige (il bolzanino) glielo regalerei all’Austria così i “tirolesi” starebbero freschi senza lo storno dell’IRPEF raccolta in quel territorio e poi resa da Roma alla provincia di Bolzano.
    Ma mi sa che i bolzanini in Austria non li vorrebbero nemmeno regalati.

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