L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

chesterton.

1° dicembre 2016

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DATE A CHESTERTON QUEL CHE E’ DI CHESTERTON (E A BERGOGLIO QUEL CHE E’ DI BERGOGLIO)    = = = = = = = = =     

di Fabio Trevisan

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“Dogmaticamente la Chiesa difende l’umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori”

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zperche-sono-cattolicoNel 1926 Chesterton spiegava le ragioni del suo cattolicesimo (Perché sono cattolico) e le riconduceva tutte al fatto che il cattolicesimo è vero: “La Chiesa non è un movimento bensì un luogo d’incontro, il luogo dove tutte le verità del mondo si danno appuntamento”. L’importanza dell’ortodossia per il grande scrittore inglese e la lotta contro le eresie sono stati fra i temi che oggettivamente lo hanno sempre interessato e impegnato, basterebbe semplicemente osservare alcuni titoli dei suoi saggi (da Eretici del 1905 a Ortodossia del 1908). Nel 1929, in un altro breve saggio, “Ostinatamente ortodosso”, definiva sin dall’inizio in cosa consisteva la sua strenua difesa della verità e la normalità di questa posizione: “Io sono normale nel senso corretto della parola: che significa accettare un ordine, un Creatore e la creazione, possedere un senso comune di gratitudine verso la creazione, considerare la vita e l’amore come beni durevoli, il matrimonio e la galanteria come leggi che li controllano, e approvare il resto delle tradizioni comuni al nostro popolo e alla nostra religione”. In questa breve e solida proposizione credo che stia tutto Chesterton.

Diamo quindi a Chesterton ciò che è di Chesterton: questo deve essere, ed è sempre stato per me, il significato del mio trentennale studio delle sue opere ed il motivo che mi ha spinto a scrivere (ringrazio Paolo Deotto che mi ha messo gentilmente a disposizione questa rubrica) su di lui. Purtroppo la recente polemica innestata da Andrea Monda su Avvenire lo scorso 3 novembre (clicca qui) va in senso opposto e anziché chiedersi cosa effettivamente ha detto Chesterton, si interroga sull’uso anti-bergogliano che taluni fanno (senza tuttavia avere il coraggio di farne i nomi) del grande saggista londinese. Mi sembra una polemica sterile, il cui unico scopo non può essere quello, com’è nel mio cuore e nel mio pensiero, di far maggiormente conoscere il suo pensiero, ma quello di porsi a difesa dell’uno per difendere l’altro.

L’amico Paolo Gulisano, biografo e conoscitore di Chesterton, ha risposto adeguatamente già il 25 novembre su La Nuova Bussola Quotidiana (clicca qui) alla provocazione di Monda, che, ripeto, rimane infruttuosa e banale dal mio punto di vista. A me spetta, a questo punto, ripristinare il pensiero di Gilbert Keith Chesterton (dando a lui quello che è di lui) e analizzare le citazioni che su di lui ha fatto Bergoglio (Papa Francesco).

Il 5 dicembre 2013, in un’omelia alla Messa alla casa Santa Marta, Bergoglio citava testualmente Chesterton: “Uno scrittore inglese, una volta, parlando delle eresie diceva che un’eresia è una verità, una parola, che è diventata pazza. Quando le parole cristiane sono senza Cristo incominciano ad andare sul cammino della pazzia”. Il 16 maggio 2014, in un’altra omelia, riprendeva ancora Chesterton affermando testualmente: “Un grande scrittore inglese diceva che l’eresia è un’idea diventata pazza. E’ così! Quando le idee sono sole diventano pazze…”.

Ora, da studioso chestertoniano un po’ sconcertato per tante approssimazioni e citazioni ambigue sul suo conto, sono andato a verificare l’esattezza ed il significato proprio dell’intendimento di Chesterton ed ho scoperto che, non me ne voglia Monda, è stato tirato per la giacca, proprio lui, da papa Francesco! Diamo quindi a Chesterton quel che è di Chesterton e a Bergoglio quel che è di Bergoglio.

Tornando al merito della questione, Chesterton scriveva in quel meraviglioso saggio Ortodossia, Capitolo III (Il suicidio del pensiero) : “Il mondo moderno è pieno di antiche virtù cristiane che sembrano come folli: sono divenute folli perché sono scisse l’una dall’altra e vagano senza meta”. Chesterton parlava esplicitamente di virtù, non di idee né di parole e le inseriva all’interno di una critica a Lutero: “Quando un sistema religioso è sconvolto, come il cristianesimo all’epoca della Riforma, non si scatenano soltanto i vizi…ma anche le virtù, lasciate in balìa di se stesse, si diffondono più selvaggiamente e fanno anche più terribili danni”. Supponiamo pure che il riferimento papale a Chesterton fosse tratto dal breve saggio su S.Tommaso Moro del 1935, nel quale scriveva: “Le eresie di un certo rilievo sembrano veramente molto chiare: come il calvinismo allora e il comunismo oggi. Sembrano persino, a volte, corrispondere a verità, e, talvolta sono vere, nel senso limitato in cui una verità non è la Verità…in quanto l’eresia non è semplicemente una menzogna, come ricordava lo stesso Tommaso Moro: “Non vi fu mai un eretico che disse solo menzogne”.

La preoccupazione di Chesterton era quella di difendere la Verità tutta intera dalle piccole verità eretiche e di conservare l’unità delle virtù (etiche e dianoetiche). Mai Chesterton si sarebbe scagliato contro la Verità, la dottrina, il dogma, che invece riteneva indispensabili e compito peculiare della Chiesa cattolica, come chiaramente scriveva in Perché sono cattolico: “Il 90% di ciò che chiamiamo nuove idee sono semplicemente vecchi errori. Uno dei compiti principali della Chiesa Cattolica è far sì che la gente non commetta questi vecchi errori…la verità concernente l’atteggiamento cattolico nei confronti dell’eresia può essere rappresentata nella metafora di una mappa. La Chiesa possiede una mappa della mente che sembra la mappa di un labirinto, ma che in realtà è una guida per orientarsi nel labirinto…La Chiesa si prende la responsabilità di segnalare determinate strade che conducono al nulla o alla distruzione e così facendo previene la possibilità che le persone perdano loro il tempo, o le loro vite, in sentieri che si sono dimostrati ripetutamente, nel passato, vani o disastrosi, ma che possano ancora, in futuro, intrappolare ripetutamente i viandanti. La Chiesa si prende la responsabilità di mettere in guardia il suo popolo su queste realtà, e sta proprio qui l’importanza del suo ruolo”.

Sinceramente non penso che il pensiero di Chesterton collimi, nonostante Monda sia di diverso avviso, con quello di Bergoglio. A me spetta cercare di ripristinare la verità su Chesterton e onestamente credo che egli si muovesse su un piano dove l’ortodossia, il dogma, la verità erano essenziali.

8 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Quando Bergoglio parla a braccio, come avviene a Santa Marta, dà il meglio di se stesso come orecchiante : é in quelle omelie che dimostra di avere una conoscenza abborracciata di teologia, di Storia della Chiesa Cattolica, di encicliche, di Catechismo, di …. e da, ultimo, delle opere di Chesterton. Non voglio essere eccessivamente malevolo, ma talvolta mi convinco che egli stravolga apposta le parole ed il senso delle sue citazioni, per portare acqua al suo mulino. D’altronde, se è servo di colui che lo comanda e dirige, non può essere amante della verità, sia quella con la “v” minuscola che quella con la maiuscola.

  2. La verità è che qualsiasi cattolico paragonato ad un non cattolico stride. Il dramma sussiste in Bergoglio vdr non allineato al pensiero cattolico. Da cui, SENZA POLEMICA, il papa non collima con il pensiero cattolico di CHIUNQUE senza il bisogno di scomodare questo o quello autore.
    Queste polemiche sono sterili accuse ai siti tradizionalisti. Oramai diamo fastidio e ogni scusa è buona per attaccarci. Che tristezza…

  3. ” l’ortodossia, il dogma, la verità erano essenziali.” anche per il papa attuale sono essenziali, solo che per lui non è essenziale trarne le conseguenze logiche. Ma forse ritiene che le conseguenze logiche non esistano nemmeno.

  4. “Il punto è questo, che Bergoglio è un uomo vivo, agitato da un vento che lo porta a non fermarsi” dice Monda nell’articolo citato. Che presagisse proprio questo vento, Chesterton, nel momento in cui scriveva: “Quando un sistema religioso è sconvolto, come il cristianesimo all’epoca della Riforma, non si scatenano soltanto i vizi…ma anche le virtù, lasciate in balìa di se stesse, si diffondono più selvaggiamente e fanno anche più terribili danni” ???

  5. A Tonietta: Quando Chesterton alludeva alle virtù impazzite, faceva esplicito riferimento alla carità senza verità e viceversa. Queste virtù umane e cristiane, se isolate, provocano danni alla pari dei vizi. Per quanto riguarda l’uomo vivo, che è il titolo di un famoso romanzo di Chesterton, egli punta la pistola alla testa dell’uomo moderno, paradossalmente, per farlo rinsavire. Probabilmente un vero uomo vivo colpirebbe metaforicamente i vari Scalfari, Bonino, Tornielli e altra compagnia di “lecca-calze”, proprio per farli rinsavire. Non credo sia così per Bergoglio. Fabio

    1. Sempre grazie, caro Fabio, anche delle utilissime ulteriori chiarificazioni! Il problema è proprio questo: le virtù impazzite.

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