L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

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15 settembre 2017

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LA SOSTANZA DELLA FEDE IN CHESTERTON

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di Fabio Trevisan

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Con questo volume: Chesterton – La sostanza della fede (Edizioni Ares,pp.248, €16,00), gli autori si sono posti l’obiettivo, a distanza di ottant’anni dalla morte del grande scrittore inglese, di pubblicare una guida al “Chesterton-pensiero”, date anche le numerose controversie di interpretazione di un numero sempre più crescente di lettori. Rivelando sin dall’Introduzione l’intento, Paolo Gulisano, medico e scrittore, autore di una precedente monografia italiana su Chesterton e Belloc, e Don Daniele De Rosa hanno voluto così rendere omaggio ad un autentico Defensor Fidei, come lo insignì Pio XI nel 1936. Chesterton difese appunto, come sostenuto dagli autori: “La sostanza della fede e fece proprio il compito della Chiesa: difendere e salvare l’uomo dal nulla e dalla distruzione”. Preceduta da un Invito alla lettura di Marco Sermarini, Presidente della Società Chestertoniana Italiana, l’opera è strutturata in cinque sezioni ( Parte I, Un profilo di fondo; Parte II, L’antropologia di Chesterton; Parte III L’ecclesiologia di Chesterton; Parte IV, La dottrina sociale; Parte V, La cristologia di Chesterton), seguita da una breve conclusione, dalle essenziali note esplicative e dalla bibliografia con i titoli in italiano dei libri tradotti.

Un profilo di fondo

L’assunto iniziale viene ricondotto alla coscienza di un compito che Chesterton ebbe a vent’anni, dopo che era uscito dal tunnel della depressione, come annotava lo stesso scrittore londinese nel suo quaderno: “L’uomo è una scintilla che vola verso l’alto. Dio è eterno. Chi siamo noi, a cui è data questa coppa della vita umana, per chiedere di più? Coltiviamo la pietà e camminiamo umilmente. Che cosa è mai l’uomo perché tu lo debba considerare tanto importante? L’uomo è una stella inestinguibile. Dio si è incarnato in lui…”. Per Gilbert Keith Chesterton, come giustamente hanno osservato gli autori del saggio, diventare cattolico significò semplicemente tornare a casa. Il tema del ritorno a casa infatti è cifra significativa nell’intera sua opera, nei saggi, nei poemi epici, ad iniziare dal suo più famoso romanzo (Manalive), in cui lo stesso protagonista, Innocent Smith, intraprende un lungo cammino intorno al mondo, allegorico del ritorno dopo la caduta del peccato originale. Nel suo primo saggio (Defendant, tradotto in italiano con il titolo: “Il bello del brutto”) Chesterton non solo si era fatto difensore del vero, del bene e della verità, come hanno sottolineato gli autori, ma di tutto ciò che agli occhi del mondo risultasse banale e non degno di attenzione, dalle statuine di ceramica ai romanzi d’appendice, dai voti affrettati e insensati ad altre cose ritenute di pessimo gusto.

L’antropologia di Chesterton

Date queste precisazioni iniziali, il volume poi si dipana attraverso le pieghe dell’opera chestertoniana, rilevandone la lotta per la difesa del dogma, della tradizione, della dottrina, dell’ortodossia, come giustamente sostenuto dagli autori del saggio: “Tra le eredità che più interessano Chesterton c’è quella della visione integrale di uomo tipica della cultura medievale”. Gulisano e Don De Rosa hanno rimarcato il metodo letterario di Chesterton di procedere: il paradosso per il raggiungimento della verità, l’illuminazione razionale sorprendente che traspare dal confronto di due argomentazioni differenti. Rivolto all’uomo comune, come hanno sostenuto gli autori, il paradosso non è artifizio, espediente intellettualistico, ma luce semplice e popolare, corredata di immagini e di simboli attraenti. In questo lo scoprire la meraviglia delle cose e la bontà del creato sussistono nell’antropologia di Chesterton: “La verità è che ogni autentico apprezzamento poggia su un certo mistero di umiltà e quasi di oscurità”. Anche il confronto con il paradosso dei Santi ha indotto, come hanno suggerito gli autori, a far sì che Chesterton condividesse con l’Aquinate il primato dell’essere, perché esso proviene dalla mente creatrice di Dio. Notevole considerazione e meritevole di ulteriori approfondimenti è il collegamento dell’immaginazione chestertoniana (Chesterton oltre che essere scrittore amava dipingere) con ciò che S.Tommaso chiamava conversio ad phantasmata, la conversione degli oggetti percepiti in immagini custodite nell’immaginazione.

L’ecclesiologia di Chesterton e la Dottrina sociale

Nella III parte del saggio, L’ecclesiologia di Chesterton, gli autori hanno sottolineato acutamente l’impatto del pensiero sulla realtà: “Manomettere qualche dogma teologico che riguarda la Trinità o Cristo stesso ha delle ripercussioni profonde sulla vita concreta e sociale dell’uomo” , cogliendo l’invito chestertoniano a entrare nella concezione sacramentale della realtà tipica della Chiesa cattolica, in particolar modo rinvenendola nell’Eucaristia, una realtà visibile, materiale, che rende concreto l’invisibile. Nella quarta parte, La Dottrina sociale, Gulisano e Don De Rosa hanno sostenuto giustamente la grande attualità dell’opera chestertoniana, in particolare in difesa della famiglia, al punto da suggerire un simpatico appellativo: Defensor Familiae. La difesa della legge naturale unita alle battaglie contro il divorzio e l’eugenetica sono state pienamente collocate all’interno della salvaguardia della ragione e della fede. Il matrimonio e la famiglia sono stati inseriti in un contesto storico e sopranaturale più ampio: “La famiglia è la più naturale e ancestrale società umana, inscritta nell’essere umano, che nessuna filosofia di governo riuscirà a cambiare”. Bene hanno fatto gli autori a evidenziare, con Chesterton e l’amico Hilaire Belloc, l’influsso nefasto della Riforma protestante in Inghilterra: “Enrico VIII non solo separò l’Inghilterra dall’Europa, ma, e ancora più importante, la separò da se stessa, dalla propria storia, dalla propria tradizione”. Molto spazio nel saggio è stato opportunamente concesso al Distributismo, ossia a quella visione cattolica (ispirata dalla lettura della Rerum novarum del 1891 di Leone XIII) che intendeva proteggere la famiglia e la piccola proprietà privata, condannando sia il capitalismo sia il comunismo.

La cristologia e l’attualità di Chesterton

Nell’ultima parte, La cristologia di Chesterton, gli autori hanno evidenziato con opportune e calibrate citazioni il massimo del paradosso, il paradosso realizzato in Cristo: l’Essere divino nella culla; hanno saputo leggere, con Chesterton, nei Magi la rappresentazione di tutto l’universo dei veri sapienti di ogni tempo alla ricerca della verità. Il volume offre così al lettore un panorama abbastanza esaustivo dell’intera grande opera chestertoniana (unico rammarico, la mancata citazione di versi fondamentali di quell’immenso poema epico che è La ballata del cavallo bianco del 1911), sottolineando alcune note dominanti come il cammino (il ritorno a casa), l’ortodossia, il paradosso, l’uomo comune. Nella Conclusione viene riassunto l’intento, che è quello di iniziare un percorso di approfondimento sull’intera opera chestertoniana. Come hanno colto Paolo Gulisano e Don Daniele de Rosa nel loro arduo impegno di rivitalizzare la conoscenza di questo grande uomo e scrittore inglese, il suo pensiero e la sua scrittura sono una perfetta miscela di intelligenza, ragionevolezza, umorismo, senso del sacro e fede profonda, in sintesi amore per la sostanza della Fede…”. Un saggio da leggere e meditare con attenzione, preferibilmente attraverso i testi dello stesso Gilbert Keith Chesterton per poter cogliere gli esatti rimandi, le sollecitazioni e le sane provocazioni.

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