L’angolo di Gilbert K. Chesterton ––– Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

 

“Domine ut videam” (Mc 10, 46)

“Signore, fa che io veda” : questa frase del cieco Bartimeo narrata nel Vangelo di Marco potrebbe condensare, fin dalla Dedica alla moglie Frances Blogg, il contenuto della Ballata del cavallo bianco, il poema epico composto nel 1911 da Gilbert Keith Chesterton (1874-1936).Il poema infatti, prima ancora che scritto, è “visto e sentito” : “Signora, con un piccolo lume scrutiamo dal ciglio di Alfred e sappiamo che vide, in mezzo al naufragio, il segno che pende dal tuo collo … Dunque, consegno queste rime a te che hai messo la croce nelle mie mani, da allora su di te, fiamma senza macchia, vidi il segno che vide Guthrum …”. Anche Chesterton, come Alfred, vide in mezzo al naufragio della desolazione spirituale della sua giovinezza quel segno “ dove Uno più di Melchizedek morì e non muore mai”. Il poema si apre e si chiude con la visione di Re Alfred: “… vide in una piccola figura, minuscola e lontana, sua madre …. Mostrava a lui un libro molto piccolo, in cui stava Maria, zaffiro tra la paglia, con un Cristo dorato che giocava … lui guardò: ed ecco Nostra Signora …”. Nel contemplare (stare a guardare) sua madre che sfoglia un libro miniato cristiano, si aprono gli occhi ad Alfred, che si era ritirato sull’isola di Athelney.

“Vade; fides tua te salvum fecit”.

Come il mendicante figlio di Timeo, anche Alfred riacquistò la vista e poté fissare Maria Vergine Madre di Dio, Porta del Cielo (Janua Coeli). Al contrario, gli invasori pagani del danese Re Guthrum hanno: “… occhi cerulei e foschi, occhi cerulei e accecati”. Pur scrutando le stelle sono incapaci di vedere: “Gli uomini dell’Est scrutano le stelle, per segnare gli eventi e i trionfi, ma gli uomini segnati dalla croce di Cristo vanno lieti nel buio”. Non possono vedere perché, come ammonisce Alfred nel finale, sono idolatri; barbari e idolatri come coloro che sopraggiungeranno in futuro: “ Tra molti secoli, tristi e lenti, io ho una visione, io so che i pagani ritorneranno … da questi segni li riconoscerete: da un cuore spezzato nel seno del mondo, dal desiderio che si spegne nel mondo … “. La visione di Alfred prosegue indicando l’imbarbarimento del mondo che ha smarrito la luce della fede: “… un cieco (incapace di vedere) e remissivo (incapace di lottare) mondo idiota, troppo cieco per essere disprezzato”.

Un altro passo merita essere meditato, cioè quello in cui la Vergine Maria esorta Alfred: “Ma tu e tutta la stirpe di Cristo siete ignoranti e coraggiosi e avete guerre che a stento vincete e anime che a stento salvate”. Ho ritrovato una riflessione di S. Josemaria Escrivà de Balaguer in Amici di Dio che potrebbe sintetizzare il significato delle parole della Vergine: “La fede non consiste solo nella chiarezza con cui la si espone ma nella risolutezza con cui la si difende per mezzo delle opere”. Chesterton aveva affermato che: “Non si può amare una cosa se non si desidera combattere per essa”.

“Domine ut sit”.

“Signore, fa che si compia” : il cieco, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Il Re cattolico Alfred, vinto se stesso (la torta bruciata sul suo volto è il segno dell’umiltà) può ora sorridere e gioire in battaglia, anche se: “… il cielo si fa sempre più scuro ed il mare si fa sempre più grosso”. Con il conforto di quella piccola porta socchiusa nel cielo (promessa dalla Santa Vergine) ci si può gettare nella battaglia, anche se non si vedono le stelle (il cielo si fa sempre più scuro).

La stupefacente stilizzata figura del cavallo bianco (lunga circa 120 metri), che affiorò dall’erba sul pendìo di Uffington nel sud-ovest dell’Inghilterra è il teatro di questa lotta tra Cristo, luce del mondo, e le tenebre pagane. La tradizione popolare, dal IX secolo fino a noi, l’ha tramandata oralmente di generazione in generazione nel migliore dei modi. Chesterton l’ha raccolta e ce l’ha riportata. Quella “bianca terra comune” sta ancora davanti ai nostri occhi perché finalmente possiamo, come Alfred, vedere e preservare la sua purezza combattendo da buoni cristiani; come Giovanni, il discepolo prediletto, che corse al sepolcro di Gesù risorto, vide e credette.


 

2 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton ––– Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Il cristiano non avrebbe la forza di gettarsi nella battaglia senza vedere le stelle, se non avesse la certezza che in suo aiuto c’è una vivida Stella che lo guida e non lo abbandona mai: Maria Vergine. Dunque è a Lei che in questo tempo in cui i pagani sono ritornati e che furoreggiano in ogni dove (sempre impressionanti le profezie del nostro Chesterton), che dobbiamo tutti volgere lo sguardo.Sopratutto con la recita del Santo Rosario.
    Altra via di uscita non si vede.

  2. rodolfo granafei

    in effetti la visione di Alfred è impressionante per l’esattezza, salvo che i pagani tornati stringono penne e non cellulari. Ma quel che per me è più impressionate è il fatto che abbia scritto l’assolutamente profetica e enduendada – per non dire indiavolata – Osteria volante. Grandissima delusione quando parlo di quest’opera: oggi religiosamente, politicamente, culturalmente, dieteticamente etc. scorretta. Mi viene in mente Péguy quando parla di Bernard-Lazare: passa un profeta e Israele vede un pubblicista, magari un sociologo. Cosa che si può ripetere per Del Noce passa il profeta e i cattolici vedono un polemista, magari un professore di filosofia.

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