di Roberto Pecchioli

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Confessiamo con disagio che di fronte al recente attentato di Stoccolma il primo nostro commento, istintivo, è stato: lasciamo che i morti seppelliscano i morti. Al di là dell’umano compianto, prendiamo atto senza stupore che la società più disinfettata e degradata dell’Occidente, dove si vive e si muore da soli, in cui essere indipendenti – specie dai sentimenti – è letteralmente un affare di Stato, viene frustata nel luogo degli acquisti e delle luci abbaglianti dal solito guastafeste, l’Altro, il cattivo innominabile, l’islamismo radicale.

Non è affatto sprovveduta o priva di cultura storica la mano che arma i sempre più numerosi pazzi di Allah. Stavolta si tratta di uzbeki, domani saranno caucasici, o uiguri, pakistani, somali, arabi. Poco conta, giacché l’importazione scriteriata di esseri umani sembra la maggiore attività degli europei terminali. In Svezia all’uguaglianza ci credono seriamente, purtroppo. Chi arriva è ricoperto di diritti, probabilmente se la può cavare benissimo senza lavorare e senza delinquere. Strano paradiso, peraltro, il primo Stato ad autorizzare per legge esperimenti eugenetici già ottant’anni fa, e, dal 1973 (al governo c’era Olof Palme, uno dei beniamini dei progressisti di tutto il mondo) ad impiantare microchip nel corpo dei detenuti.  Ma si sa, i miti diventano tali perché non si misurano con la realtà: si accettano con ammirazione incondizionata, non di rado con superstiziosa deferenza.

Fatto sta che la Svezia esercita un fascino strano: è sempre “civilissima”, “aperta”, “tollerante” e tante altre cose belle. Pazienza se, al contrario, è un deserto di sentimenti e una selva di imperativi burocratici in cui la lunga notte boreale è la metafora della solitudine, dell’incomunicabilità, di un solipsismo combattuto in fine settimana a base di eccessi di ogni genere, tra i quali eccelle la violenza sessuale. I pedagogisti svedesi hanno inventato un pronome personale neutro, diverso da lui o lei, per non imporre un sesso biologico ai bambini, impediscono i giochi “di genere”, niente bambole solo per le femminucce, che orrore i soldatini per i maschietti. E’ proibito alla polizia indicare la nazionalità di chi commette reati per non diffondere odio o pregiudizio, per cui è probabile che lo svedese medio non sappia che l’indice di criminalità tra i non svedesi (stranieri non è socialdemocratico…) è cinque volte e mezzo quella dei nativi sudditi di Carlo Gustavo XVI. Il re, peraltro, è contemporaneamente capo della chiesa luterana in cui si celebrano matrimoni omosessuali anche tra i pastori/pastore, frequentata da meno dell’uno per cento della popolazione, e gran maestro della massoneria.

Non è difficile pensare all’opera teatrale di August Strindberg, in particolare al dramma con cui inaugurò il fatale XX secolo: Danza macabra. In un testo allucinato e straniante, un titolo profetico ed una trama in cui l’unico inferno è la famiglia. Occorre fuggirne come da ogni “convenzione”. Strindberg fu un ispiratore dell’espressionismo nell’arte e la sua influenza è stata grande anche su Ingmar Bergman, il grande cineasta delle atmosfere angosciate, il genio del Settimo Sigillo. La sua trilogia sul silenzio di Dio attinge vette artistiche insuperate, e ci ha lasciato quel dialogo drammatico tra la Morte ed il Cavaliere. “Io voglio sapere. Non credere. Non supporre. Voglio sapere. Voglio che Dio mi tenda la mano, mi sveli il suo volto, mi parli.” “Il suo silenzio non ti parla? “. No, il silenzio non significa più nulla per l’uomo dell’Europa, e Dio è un convitato di pietra fastidioso e querulo. L’europeo è un Don Giovanni in sedicesimo che non può neppure negarsi al pentimento come il seduttore di Siviglia, poiché ha rifiutato di distinguere il bene e il male. Poi arriva il terrorista di turno e rompe l’incantesimo, come il bimbo della fiaba svelando la nudità del re.

Una stinta bandiera arcobaleno alla finestra di una scuola di montagna in Val Camonica implora Lasciateci in pace. Usciamo dalla storia, questa signora carica di pretese, ma stiamo alla larga anche dalla cronaca, siamo troppo impegnati con le tre D che sono diventate il simbolo di questa civilizzazione naufraga ma gaia: denaro, diritti, desideri.

Lasciateci in pace, perbacco, mussulmani, non ci importa nulla del vostro Dio – e neanche del nostro, che ci ha svelato il suo volto, ma tanto tempo fa – e non abbiamo altro fine che fare denaro per realizzare i desideri e soprattutto i capricci ed i vizi che chiamiamo diritti. La Svezia sarebbe la nostra patria dell’anima, se possedessimo un’anima e volessimo una patria. Lassù al freddo, ognuno fa quello che vuole e lo pagano anche: dalla culla alla tomba, è lo slogan. Distratti, ignoriamo le stragi di altri uomini e di altre donne, sotto il cielo blu dell’Egitto. Sono cristiani copti, chissà che cosa vorrà dire, ma insomma se la sbrighino tra loro e ci lascino in pace. C’è una differenza enorme, che non viene più neppure colta dagli europei, tra il lutto copto e quello svedese. Da un lato, lacrime vere, che gonfiano gli occhi, ma gli sguardi decisi di chi è ancora vivo e “crede”. Dall’altro, fiori che sono già marciti, il profumo che degrada rapidamente nell’acre odore della decomposizione, disegnini infantili da Peter Pan; immancabile la manifestazione che a Stoccolma hanno chiamato Love Fest, festa dell’amore.

Usciamo dall’ipocrisia e diciamo di no, con disgusto. La verità sgradevole è che ciò che amiamo davvero sono le tre D dianzi citate e la bolla – o busta di plastica – in cui vogliamo fortissimamente essere lasciati in pace. Poco sapeva, ovviamente, di tutto questo, l’uzbeko di Stoccolma come i mussulmani assassini di Londra, di Nizza, del Bataclan parigino e di tanti altri posti, così numerosi ormai che è necessario comporre la parola strage sul motore di ricerca per averne una contabilità. I loro capi, al contrario, ci conoscono assai bene e colpiscono tutt’altro che alla cieca. Hanno diversi vantaggi. La nostra reazione sarà una imbarazzante manifestazione di pubblica impotenza, grottesca e ridicola, se il senso del ridicolo lo possedessimo ancora, tra fiori, palloncini a forma di cuore, sventolio di mille bandiere ognuna diversa dalle altre e l’esibizione di tre sentimenti intrecciati che aumentano la gioia ed il disprezzo del nemico: paura, incredulità, incomprensione.

I governi si affrettano a negare l’esistenza del terrorismo islamista organizzato, la stessa popolazione non accetterebbe (ancora?) una risposta decisa: lasciateci in pace, con tutte le serenate sull’accoglienza, la colpa attribuita invariabilmente alla scarsa “integrazione” di chi non intende integrarsi con il nostro nulla, tutt’al più è ben contento di approfittare dei vantaggi che gli accordiamo. Tutto torna rapidamente alla normalità, tranne che per le famiglie delle vittime e per i feriti che porteranno i segni sulla carne. Scambiamoci un segno di pace e torniamo a casa, come nella povera liturgia della messa neocattolica.

L’Europa deride da settant’anni un principio elementare, quello di prudenza, secondo cui se vuoi la pace, prepara la guerra (si vis pacem, para bellum).  Il pacifismo finto, quello di matrice marxista, ha purtroppo fatto proseliti e lasciato tracce nelle litanie moraliste di profeti autonominati, e ci ha lasciati inermi e svirilizzati. Pensiamo a Danilo Dolci, Aldo Capitini, a sognatori come Giorgio La Pira, al discredito per l’esercito e per le armi, al moralismo insopportabile di molti cattolici con il dito indice alzato, all’ingenuità con cui troppi pensano davvero che gli uomini siano tutti uguali e che visioni della vita tanto diverse possano convivere nel pentolone multiculturale.

Carl Schmitt individuò nel “partigiano”, ovvero nel combattente ideologico o religioso, il nemico assoluto. Teorizzò “il riconoscimento che la distinzione tra amico e nemico è la cosa più importante”. Povero professor Schmitt, come spiegarlo ai bravi cittadini progressisti e naturalmente civilissimi di Stoccolma che chiamano festa dell’amore l’adunata per le vittime del terrorismo? Come spiegarlo all’Europa assordata che il nemico è simile al divorzio, ovvero che basta l’iniziativa di una sola delle parti? I profeti disarmati, poi, non hanno mai vinto battaglie. Lo stesso Gandhi, spesso visto come apostolo della non violenza, era un uomo di grande coraggio personale ed aveva dietro di sé centinaia di milioni di indiani.

Gli europei piangono a comando per i bambini vittime della guerra, preferibilmente se la colpa può essere attribuita ai nemici del momento, ma, ammettiamolo, tremano solo per i morti occidentali e se ne infischiano di tutti gli altri, in barba all’universalismo propalato dai Maestri, vedi Siria, Palestina, Gaza, Irak, Russia. Il giorno dopo, si lavano la coscienza spargendo fiori, lasciano bigliettini con frasi alla melassa e si congratulano con se stessi per quanto sono buoni, colti, riflessivi, aperti, tolleranti. Autostima alle stelle nel paese dei balocchi fatto di denaro, diritti e desideri, ma nessun segnale di consapevolezza o di identità che non sia il vaniloquio sulla nostra scintillante democrazia.

Dopo un secolo di parole d’ordine progressiste, democratiche ed egalitarie, la Scandinavia ha polverizzato per prima la famiglia, ma anche la comunità e la stessa società civile, ha gettato in uno sterilizzato inceneritore il senso religioso e quello morale. Davvero, una danza macabra, o, se preferiamo, una paradossale festa dell’amore, come quella andata in scena dopo la strage islamista.

Al termine, tutti a casa, nelle pulite celle ad una piazza di un popolo di solitari che hanno venduto l’anima alla socialdemocrazia in cambio della sicurezza oggi revocata in dubbio da una massa crescente di immigrati extraeuropei che mordono la mano tesa loro tanto stupidamente, che disprezzano, ammettiamolo, con qualche buona ragione. Il nemico non esiste, apparteniamo tutti ad un’unica umanità. Pace e bontà, e, come cantavano i Giganti già alla fine degli anni Sessanta, mettete dei fiori nei vostri cannoni. Peccato davvero che il disarmo unilaterale, morale prima che materiale, non sia esteso a “quegli altri”. E’ sconcertante, in quest’angolino di mondo che crediamo nostro, aver allargato al pianeta intero principi e valori che definiamo universali e non lo sono. Sorge spontaneo il paragone con certe specialità alimentari e molti vini prelibati che devono essere consumati nel luogo di produzione: il viaggio modifica gusto e sapore, spesso lo peggiora. Così è per le idee dell’uomo, che danno il meglio di sé presso i popoli che le hanno elaborate.

Il nemico esiste, tanto vale prenderne atto senza pregiudizi. I fatti hanno la pessima abitudine di venire a galla. Ma quel che era scontato per Carl Schmitt- e forse anche per molti critici del presente – cioè che il crinale amico nemico ha due facce, la nostra e la loro, non è più così chiaro. La vera tragedia europea è infatti la dissoluzione dell’identità, qualunque idea, valore o credenza la sostenesse. Ci sono “loro”, i nemici, manchiamo “noi”. Per questo è paradossalmente vero che non siamo in guerra, come continua a sostenere il coro dei governi con la musica dell’orchestra mediatica. Per combattere una battaglia occorrono due belligeranti, o almeno due soggetti in campo. La partita, a Stoccolma come altrove, la gioca un’unica squadra. L’altra ha rinunciato a partecipare, non è neppure in fuga. Semplicemente, si è sciolta.

E’ la sconfitta più avvilente, perdere senza essersi battuti. Alla fine, siamo andati alla Festa dell’Amore annunciata dal Sessantotto e abbiamo messo davvero i fiori nei nostri cannoni. E’ fatta, lasciateci in pace e così sia, o meglio Inschallah, se Dio vuole.

9 commenti su “Lasciateci in pace! – di Roberto Pecchioli”

  1. Ripeto ciò che ho scritto tempo fa: qualcuno ha detto che, nell’accezione della propaganda politically correct (onnipervasiva), “fascismo” significa nient’altro che “principio di identità e non-contraddizione”.

    In termini filosofici -anche riferendoci alle bestemmie del Biancovestito- potremmo dire che affermare che il Bene è diverso dal Male e che Dio non ha bisogno del Diavolo è “da fascisti”

  2. che vi sia qualcuno in grado di scrivere queste cose ,è un lumino, un barlume di luce in una tenebra immensa.
    è il falo’ acceso per tenere lontani i lupi dai cadaveri del volo germanwings. ecco cos’ e’ l’ occidente: un aereo pilotato da un suicida.

  3. “Sono cristiani copti, chissà che cosa vorrà dire, ma insomma se la sbrighino tra loro e ci lascino in pace. C’è una differenza enorme, che non viene più neppure colta dagli europei, tra il lutto copto e quello svedese”
    Mentre ero al Cairo, in un torrido ferragosto, una guida egiziana ci spiegava la tolleranza degli egiziani, “civilissimi”, che permettevano alle minoranze religiose di convivere armoniosamente sotto lo stesso cielo. Tutto ciò indicando una chiesa copta. Concluse, poi, dicendo: ” Non come voi europei che non volete le moschee…..”
    Da un lato la società nichilista svedese, che raccoglie il vento seminato dalla sua tempesta di idee; dall’altro lato il “civilissimo” Islam; in mezzo i tiepidi cattolici che stanno per essere vomitati, come recita l’Apocalisse.
    Cosa deve succedere, affinché questa pseudo società si svegli? Non è oramai comprensibile tutto il castigo che ci viene minacciato dal cielo? “Lasciateci in pace”????? Non è possibile eludere le conseguenze di scelte avventate. Illusi….

    1. L’Islam esiste storicamente come “ondata di ricoprimento del Cristianesimo”.
      Questo avvenne subito per il Nordafrica, la Spagna e parte del cosiddetto Medio Oriente. Continuò poi tenacemente, ossessivamente, fino a Napoleone (il senso della sua azione era “Avete fatto tanto… adesso siamo arrivati noi Massoni a mettere fine alla Civiltà Cattolica. Il nostro Impero e il vostro mondo si incontrano all’ombra delle Piramidi”). I Copti (che vuol dire “Egizi”) sono il nucleo di popolazione egiziana pre-araba che non è stato mai sommerso.
      Oggi all’Impero Unico Globale anche le tracce di Civiltà Cattolica sono insopportabili: occupati i 44 ettari del Vaticano, aborto per tutti, ondate di “nuovi cittadini europei islamici”

  4. complimenti all’amico Roberto Pecchioli, “colpevole” di descrivere puntualmente la civiltà occidentale che sprofonda nella notte democratica e sodomitica

  5. Ogni popolo o nazione ha il governo che si merita. Il problema radica nel fatto che il resto del mondo è innocente.

  6. Dr. Pecchioli, impeccabile la sua riflessione su come stanno le cose!!!!!
    Sempre, la solita solfa….le solite st….che ci propinano i mass media, i soliti opinionisti dell’ultima ora ,ovvio tutti ,ma proprio tutti, “allineati” al pensiero unico ( e sappiamo bene qual’è).
    Lei ha ragione Dr. a titolare “lasciateci in pace”…siamo davvero stanchi di tutta a l’ipocrisia che imperversa ogni volta che succedono di queste stragi.
    Anche il papa, l’avete sentito domenica in P. S.Pietro? guai a nominare il suo amico “islam”…senza parlare delle sue solite noiose espressioni…anticristiane!
    E la finisco qui.

  7. A proposito dei copti. Vorrei ricordare l’apparizione della Madonna di Zeitun (02 aprile 1968) e poi quella del Cairo (11/12/2009):
    poco prima delle “radiosa primavera araba”. Vennero avvisati in un qualche modo del pericolo incombente.
    E da noi, invece? Da noi un irriverente “lasciateci in pace”.

  8. E’ un articolo magistrale, chiaro e completo. La parola nemico, che spiega così facilmente ed esaustivamente – quasi banalmente – questi attentati feroci è bandita, più e peggio che la parola patria. Andiamo avanti così, dunque: dicendo che si tratta di persone “con problemi mentali”, di soggetti che tutt’a un tratto “si sono radicalizzati”. Avanti così, ragazzi.

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