Il mensile Catholic Family News, che ha una versione quotidiana on-line, ha intervistato il prof. Roberto de Mattei sulle prossime canonizzazioni del 27 aprile
Riportiamo la traduzione italiana dell’intervista
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Professor de Mattei, le imminenti canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II suscitano, per vari motivi, dubbi e perplessità. Come cattolico e come storico, quale giudizio esprime?
Posso esprimere un’opinione personale, senza pretendere di risolvere un problema che si presenta complesso. Sono innanzitutto perplesso, in linea generale, per la facilità con cui negli ultimi anni si avviano e si concludono i processi di canonizzazione. Il Concilio Vaticano I ha definito il primato di giurisdizione del Papa e l’ infallibilità del suo Magistero, a determinate condizioni, ma non certo l’ impeccabilità personale dei Sovrani Pontefici. Nella storia della Chiesa ci sono stati buoni e cattivi Papi ed è ridotto il numero di quelli elevati solennemente agli altari. Oggi si ha l’impressione che al principio dell’infallibilità dei Papi si voglia sostituire quello della loro impeccabilità. Tutti i Papi, o meglio tutti gli ultimi Papi, a partire dal Concilio Vaticano II vengono presentati come santi. Non è un caso che le canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II abbiano lasciato indietro la canonizzazione di Pio IX e la beatificazione di Pio XII, mentre avanza il processo di Paolo VI. Sembra quasi che un’aureola di santità debba avvolgere l’era del Concilio e del postconcilio, per “infallibilizzare” un’epoca storica che ha visto affermarsi nella Chiesa il primato della prassi pastorale sulla dottrina.
Lei ritiene invece che gli ultimi Papi non siano stati santi?
Mi permetta di esprimermi su di un Papa che, come storico, conosco meglio: Giovanni XXIII. Avendo studiato il Concilio Vaticano II ho approfondito la sua biografia e ho consultato gli atti del suo processo di beatificazione. Quando la Chiesa canonizza un fedele non vuole solo assicurarci che il defunto è nella gloria del Cielo, ma ce lo propone come modello di virtù eroiche. A seconda dei casi, si tratterà di un perfetto religioso, parroco, padre di famiglia e così via. Nel caso di un Papa, per essere considerato santo egli deve avere esercitato le virtù eroiche nello svolgere la sua missione di Pontefice, come fu, ad esempio, per san Pio V o san Pio X. Ebbene, per quanto riguarda Giovanni XXIII, nutro la meditata convinzione che il suo pontificato abbia rappresentato un oggettivo danno alla Chiesa e che dunque sia impossibile parlare per lui di santità. Lo affermava prima di me, in un celebre articolo sulla “Rivista di Ascetica e Mistica”, qualcuno che di santità se ne intendeva, il padre domenicano Innocenzo Colosio, considerato come uno tra i maggiori storici della spiritualità nei tempi moderni.
Se, come Lei pensa, Giovanni XXIII non fu un santo pontefice e se, come sembra, le canonizzazioni sono un atto infallibile dei pontefici, ci troviamo di fronte a una contraddizione. Non si rischia di cadere nel sedevacantismo?
I sedevacantisti attribuiscono un carattere ipertrofico all’infallibilità pontificia. Il loro ragionamento è semplicista: se il Papa è infallibile e fa qualcosa di cattivo, vuol dire che la sede è vacante. La realtà è molto più complessa ed è sbagliata la premessa secondo cui ogni atto, o quasi, del Papa è infallibile. In realtà, se le prossime canonizzazioni pongono dei problemi, il sedevacantismo pone problemi di coscienza infinitamente maggiori
Eppure la maggioranza dei teologi, e soprattutto i più sicuri, quelli della cosiddetta “scuola romana” sostengono l’infallibilità delle canonizzazioni
L’infallibilità delle canonizzazioni non è un dogma di fede: è l’opinione della maggioranza dei teologi, soprattutto dopo Benedetto XIV, che l’ha espressa peraltro come dottore privato e non come Sovrano Pontefice. Per quanto riguarda la “Scuola romana”, il più eminente esponente di questa scuola teologica, oggi vivente, è mons. Brunero Gherardini. E mons. Gherardini ha espresso sulla rivista Divinitas, da lui diretta, tutti i suoi dubbi sull’infallibilità delle canonizzazioni. Conosco a Roma distinti teologi e canonisti, discepoli di un altro illustre rappresentante della scuola romana, mons. Antonio Piolanti, i quali nutrono gli stessi dubbi di mons. Gherardini. Essi ritengono che le canonizzazioni non rientrano nelle condizioni richieste dal Concilio Vaticano I per garantire l’infallibilità di un atto pontificio. La sentenza della canonizzazione non è in sé infallibile perché mancano le condizioni dell’infallibilità, a cominciare dal fatto che la canonizzazione non ha come oggetto diretto o esplicito una verità di fede o di morale, contenuto nella Rivelazione, ma solo un fatto indirettamente collegato con il dogma, senza essere propriamente un “fatto dogmatico”. Il campo della fede e della morale è vasto, perché comprende tutta la dottrina cristiana, speculativa e pratica, il credere e l’operare umano, ma una precisazione è necessaria. Una definizione dogmatica non può mai implicare la definizione di una nuova dottrina in campo di fede e di morale. Il Papa può solo esplicitare ciò che è implicito in materia di fede e di morale ed è trasmesso dalla Tradizione della Chiesa. Ciò che i Papi definiscono deve essere contenuto nella Scrittura e nella Tradizione ed è questo che assicura all’atto la sua infallibilità. Ciò non è certamente il caso delle canonizzazioni. Non a caso né i Codici di Diritto Canonico del 1917 e del 1983, né i Catechismi, antico e nuovo, della Chiesa cattolica, espongono la dottrina della Chiesa sulle canonizzazioni. Rimando su questo tema, oltre che al citato studio di mons. Gherardini, ad un ottimo articolo di José Antonio Ureta sul numero di marzo 2014 della rivista Catolicismo.
Ritiene che le canonizzazioni abbiano perduto il loro carattere infallibile, in seguito al mutamento della procedura del processo di canonizzazioni, voluto da Giovanni Paolo II nel 1983?
Questa tesi è sostenuta sul Courrier de Rome, da un eccellente teologo, l’abbé Jean-Michel Gleize. Del resto uno degli argomenti su cui il padre Low, nella voce Canonizzazioni dell’Enciclopedia cattolica, fonda la tesi dell’infallibilità è l’esistenza di un poderoso complesso di investigazioni e di accertamenti, seguito da due miracoli, che precedono la canonizzazione. Non c’è dubbio che dopo la riforma della procedura voluta da Giovanni Paolo II nel 1983 questo processo di accertamento della verità sia divenuto molto più fragile e ci sia stato un mutamento dello stesso concetto di santità. L’argomento tuttavia non mi sembra decisivo, perché la procedura delle canonizzazioni si è profondamente modificata nella storia. La proclamazione della santità di Ulrico di Augsburg, da parte del Papa Giovanni XV, nel 993, considerata come la prima canonizzazione pontificia della storia, fu proclamata senza alcuna inchiesta da parte della Santa Sede. Il processo di investigazione approfondita risale soprattutto a Benedetto XIV: a lui si deve, ad esempio, la distinzione tra canonizzazione formale, secondo tutte le regole canoniche, e canonizzazione equipollente, quando un Servo di Dio viene dichiarato santo in forza di una venerazione secolare. La Chiesa non esige un atto formale e solenne di beatificazione per qualificare un santo. Santa Ildegarda da Bingen ricevette dopo la sua morte il titolo di santa e il Papa Gregorio IX, fin dal 1233, iniziò un’inchiesta in via della canonizzazione. Tuttavia non c’è mai stata una canonizzazione formale. Neanche santa Caterina di Svezia, figlia di santa Brigida fu mai canonizzata. Il suo processo si svolse tra il 1446 e il 1489, ma non fu mai concluso. Essa fu venerata come santa senza essere canonizzata.
Che cosa pensa della tesi di san Tommaso, ripresa anche dall’articolo Canonisations del Dictionnaire de Théologie catholique, secondo cui se il Papa non fosse infallibile in una dichiarazione solenne come la canonizzazione, ingannerebbe sé stesso e la Chiesa.
Bisogna dissipare innanzitutto un equivoco semantico: un atto non infallibile, non è un atto sbagliato, che necessariamente inganna, ma solamente un atto sottoposto alla possibilità dell’errore. Di fatto quest’errore potrebbe essere rarissimo, o mai avvenuto. San Tommaso, come sempre equilibrato nel suo giudizio, non è un infallibilista ad oltranza. Egli è giustamente preoccupato di salvaguardare la infallibilità della Chiesa e lo fa con un argomento di ragione teologica, a contrario. Il suo argomento può essere accolto in senso lato, ma ammettendo la possibilità di eccezioni. Concordo con lui sul fatto che la Chiesa, nel suo insieme non può errare quando canonizza. Ciò non significa che ogni atto della Chiesa, come l’atto di canonizzazione sia in sé stesso necessariamente infallibile. L’assenso che si presta agli atti di canonizzazione è di fede ecclesiastica, non divina. Ciò significa che il fedele crede perché accetta il principio secondo cui normalmente la Chiesa non sbaglia. L’eccezione non cancella la regola. Un autorevole teologo tedesco Bernhard Bartmann, nel suo Manuale di Teologia dogmatica (1962), paragona il culto reso a un falso santo all’omaggio reso al falso ambasciatore di un re. L’errore non toglie il principio secondo cui il re ha veri ambasciatori e la Chiesa canonizza veri santi.
In che senso allora si può parlare di infallibilità della Chiesa nelle canonizzazioni ?
Sono convinto che sarebbe un grave errore ridurre l’infallibilità della Chiesa al Magistero straordinario del Romano Pontefice. La Chiesa non è infallibile solo quando insegna in maniera straordinaria, ma anche nel suo Magistero ordinario. Ma così come esistono delle condizioni di infallibilità per il Magistero straordinario, esistono condizioni di infallibilità per il Magistero ordinario. E la prima di queste è la sua universalità, che si verifica quando una verità di fede o di morale viene insegnata in maniera costante nel tempo. Il Magistero può insegnare infallibilmente una dottrina con un atto definitorio del Papa, oppure con un atto non definitorio del Magistero ordinario, a condizione che questa dottrina sia costantemente conservata e tenuta dalla Tradizione e trasmessa dal Magistero ordinario e universale. L’istituzione Ad Tuendam Fidem della Congregazione per la dottrina della Fede del 18 maggio 1998 (n. 2) lo ribadisce. Per analogia si potrebbe sostenere che la Chiesa non può sbagliare quando conferma con costanza nel tempo verità connesse alla fede, fatti dogmatici, usi liturgici. Anche le canonizzazioni possono rientrare in questo novero di verità connesse. Si può essere certi che santa Ildegarda da Bingen sia nella gloria dei santi e possa essere proposta come modello, non perché essa è stata solennemente canonizzata da un Papa, visto che nel suo caso non c’è mai stata una canonizzazione formale, ma perché la Chiesa ha riconosciuto il suo culto, senza interruzione, fin dalla sua morte. A maggior ragione, per i santi per cui c’è stata canonizzazione formale, come san Francesco o san Domenico, la certezza infallibile della loro gloria nasce dal culto universale, in senso diacronico, che la Chiesa ha loro tributato e non dalla sentenza di canonizzazione in sé stessa. La Chiesa non inganna, nel suo Magistero universale, ma si può ammettere un errore delle autorità ecclesiastiche circoscritto nel tempo e nello spazio.
Ci vuole riassumere la sua opinione?
La canonizzazione di Giovanni XXIII è un atto solenne del Sovrano Pontefice, che promana dalla suprema autorità della Chiesa e che va accolto con il dovuto rispetto, ma non è una sentenza in sé stessa infallibile. Per usare un linguaggio teologico, è una dottrina non de tenenda fidei, ma de pietate fidei. Non essendo la canonizzazione un dogma di fede, non esiste per i cattolici un positivo obbligo di prestarvi assenso. L’esercizio della ragione, suffragato da un’accurata ricognizione dei fatti, dimostra con tutta evidenza che il pontificato di Giovanni XXIII non è stato di vantaggio alla Chiesa. Se dovessi ammettere che Papa Roncalli abbia esercitato in modo eroico le virtù svolgendo il suo ruolo di Pontefice minerei alla base i presupposti razionali della mia fede. Nel dubbio io mi attengo al dogma di fede stabilito dal Concilio Vaticano I, secondo cui non può esserci contraddizione tra fede e ragione. La fede oltrepassa la ragione e la eleva, ma non la contraddice, perché Dio, Verità per essenza, non è contraddittorio. Sento in coscienza di poter mantenere tutte le mie riserve su questo atto di canonizzazione.
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fonte: Conciliovaticanosecondo
16 commenti su “Le canonizzazioni del 27 aprile sono infallibili? Intervista al prof. Roberto de Mattei”
Non so quanto possano servire ai semplici fedeli queste dotte disquisizioni … Per fare un esempio poco calzante, tolto dalla finanza internazione: mi chiedo di quale interesse siano per l’ascoltatore medio, magari con basso reddito, il racconto delle continue oscillazioni della borsa. Anche queste informazioni servono agli addetti ai lavori.
Ho molto apprezzato invece De Mattei nelle sue semplici e profonde lezioni di storia della Chiesa date dai microfoni di Radio Maria, e ne sento la mancanza.
quando al concilio vaticano secondo giov.XXIII e paolo VI proibirono di parlare del comunismo,lo fecero per amore eroico a Cristo? credo che il non averne parlato non sia stato eroico!
Giustissimo! Da Giovanni XXIII in poi la santità papale ha preso un indirizzo decisamente politico. Posso testimoniare del turbamento delle coscienze dei cattolici, e ce n’erano tanti allora, che erano fedeli alla tradizione in dottrina e anticomunisti in politica. Ora tutto ciò si è stemperato e annacquato in un diffuso buonismo, ma che amarezza constatare l’oblio e la malevolenza che circondano Pio XII.
Cara Marina, io ero come dice lei, prima dell’era giovannea, cioè tradizionalista in campo religioso (che belle le messe di Natale e Pasqua con i canti gregoriani! che bella la Comunione inginocchiati alla balaustra, e digiuni dalla sera prima!) e anticomunista in campo politico. Ebbene, tale sono rimasto, anche se ho incontrato il nascente Potere Operaio nelle aule universitarie, la derisione perché credevo nella transustansazione, una certa emarginazione, o compatimento, in ambito lavorativo per la mia fede dichiarata, ecc. E tale resterò tutta la mia vita, canonizzassero anche Martin Lutero; e ci si andrà vicini, vedrà, la commissione interconfessionale sta lavorando alacremente, nelle riviste di alcune Congregazioni lo si loda sperticatamente; del centenario di Fatima, invece, si preferisce non parlare, ma entrambi cadono nel 2017. Vedremo.. (“ma i piani del Signore erano altri”, racconta Katerina Emmerik riferendo le sue visioni profetiche).
Spero abbia ragione De Mattei e che non si tratti di una semplice scappatoia. Se non erro anche Ratzinger ribadì la tesi dell’infallibilità nella proclamazione di santità.
A proposito della canonizzazione di Angelo Roncalli, c’è sul Web l’intervista rilasciata nel 2000 da Indro Montanelli, in cui parla dell’intervista che il neo Papa Giovanni XXIII gli concesse nel 1959. ne riporto una parte, la più attinente alla prossima canonizzazione:
“Era il 29 marzo del ’59, e sul Corriere della Sera, a pagina tre, apparve un lungo articolo che circondava una foto di Giovanni XXIII benedicente: era il resoconto del suo incontro con papa Roncalli. Montanelli diventava il primo giornalista che avesse mai intervistato un papa…
INDRO MONTANELLI: E fu un fatto che il Corriere non sfruttò minimamente, e le spiego il perché. Io non mi sarei mai aspettato di essere convocato da un papa per un’intervista: era la prima volta che un pontefice dava un’intervista, almeno per un giornale laico. Questo fu merito, iniziativa di monsignor Capovilla, segretario di Roncalli e depositario delle memorie di quel Papa. Capovilla che non mi conosceva, intendiamoci bene… E poi mi spiegò che ambedue avevano pensato, dando un’intervista ad un laico, che questi fosse laico davvero, che non avesse avuto rapporti col Vaticano e le questioni di Chiesa, proprio per rompere un “tabù” – – – omissis – – – – ad un certo momento mi raccontò un po’ la sua vita: mi diceva che lui con Roma aveva poca dimestichezza. La prima volta che c’era venuto era stato per portare a Papa Sarto il prodotto di una sottoscrizione indetta dal vescovo di Bergamo, Radini Tedeschi, per non so quale opera caritativa. Allora, quando lui mi disse «in quell’occasione venni a Roma e fui ricevuto da papa Sarto», io feci quasi automaticamente: «È un santo…», e lui, mi ricordo, replicò e di scatto dette un colpo sul bracciolo della sua sedia: «Ma quale santo!». Però si riprese subito, e disse: «No, no, naturalmente era un santo, ma un santo anomalo». «Perché anomalo?» incalzai io. «Perché era un uomo triste, malinconico. I santi non possono essere tristi e malinconici: hanno Dio». Poi seppi perché lui ce l’aveva tanto con Papa Sarto. Perché Papa Sarto a sua volta ce l’aveva tanto con Radini Tedeschi di cui Roncalli era stato segretario, e ce l’aveva con lui per via della protezione concessa ai modernisti: Ernesto Buonaiuti e gli altri. Ma questo lo sapevo e lì trovai conferma.”
Tanto basta, credo, per avallare pienamente le perplessità del prof. De Mattei a proposito della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII.
E perché allora non portare avanti anche i processi (abbandonati per motivi evidentemente ideologici) per le canonizzazioni del cardinale Merry del Val, braccio destro di San Pio X e suo Segretario di Stato, e del Vescovo Giovanni Volpi, altro stretto collaboratore di Papa Sarto?
Bene le osservazioni del prof. De Mattei. Come diacono ed escatologo, evidenzio un inammissibile comportamento di Papa Giovanni XXIII: lui doveva pubblicare il terzo segreto di Fatima nel 1960 e non l’ha fatto! Questa decisione pilatesca denota spirito scarsamente mariano e grave disubbidienza a una disposizione del Cielo che avrebbe potuto impedire l’ermeneutica della frattura del Vaticano II, così come si è espresso l’integerrimo teologo J. Ratzinger/Papa Benedetto XVI. Contra factum non valet argumentum!
Grazie al professore De Mattei per questa magnifica trattazione. Sulla figura di Papa GViovanni sono tanti i cattolici che, in silenzio oppure in privato hanno, come il sottoscritto, nutrito piu’ di una perplessità. Fu un altrto Papa che “piacque troppo” al suo tempo ed è ora sin troppo facile riconoscere che da li’ e dal contemporaneo e sciagurato “donmilanismo” ebbe origine la sostanziale apostasia di tanti religiosi e la devastante crisi della Chiesa odierna. Grazie ancora, Professore, da un oscuro e semplice cattolico delle ultime file che ha percorso quegli anni lontano dalla fede e che, a fatica, ne ha ritrovata un po’ anche grazie alle persone che, come lei, hanno saputo leggere attraverso gli eventi di quegli anni mantenendo la giusta rotta e la necessaria autonomia di pwnsiero. Una vera fortuna per i tanti “non addetti” che però non si riconoscevano piu’ nel cattolicesimo ipocrita, compromissorio, vuoto e subalterno al montante assolutismo totalitario del pensiero unico di sinistra.
Grazie al pf. De Mattei ed ai commentatori che hanno aggiunto altri particolari.
A me viene in mente la persecuzione di S. p. Pio durante il pontificato di GXXIII
Nel rispetto delle opinioni di ognuno , insomma come cattolico potrò, dopo il 27 aprile 2014, pregare papa Giovanni XXIII come Santo? Credo proprio di sì, anzi sono sicuro proprio di sì. E credo che tutti i cattolici del mondo lo faranno con convinzione. E quando riceverò tra un po’ un calendario con l’indicazione di Papa Giovanni XXIII Santo potrò trattenerlo o dovrò buttarlo? Sono certo che lo tratterrò. E con me così faranno tutti i cattolici del mondo. E tutti i fedeli, tra i quali conto, a Dio piacendo, di esserci anch’io che il 27 aprile gremiranno Piazza S. Pietro si porranno il problema se la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII è infallibile oppure no? Credo, anzi sono certo , di no. Se non temessi di essere irrispettoso verso il Papa Santo oso pensare che dall’alto dei cieli, alla presenza diretta di Dio, il Santo Papa Giovanni XXIII sorriderebbe bonario di certe disquisizioni. Via comunque la libertà dei figli di Dio.
Sottoscrivo quanto scrive Gualtiero Comini. Essere cattolici significa anche che alla fine possiamo, amarlo, seguirlo o…sopportare un Papa, però le canonizzazioni non le facciamo o fermiamo noi, ma chi ha il munus petrinum!
come si concilia la canonizzazione di p.pio da pietrelcina con quella di papa giovanni, suo acerrimo avversario? dov’è l’errore?
Di certo non c’è stato nessun errore nella canonizzazione di Padre Pio!
E’ un po’ strano che il discorso attuale verta tutto sull’infallibilita’ o meno di certe decisioni , dimenticando del tutto aspetti procedurali che una volta avevano un peso notevole . Mi riferisco
all’eliminazione,certo voluta, della figura dell’avvocato del diavolo. Era una garanzia notevole che l’analisi della vita e della figura del ‘ candidato’ venisse svolta nel modo piu’ equilibrato possibile , in un certo senso ‘ scientifico ‘ o comunque razionale . Tolta quella , il rapporto fede – ragione , da apprezzabilmente bilanciato qual era , si e’ trovato a pendere in modo improvvido sempre piu’ dal versante ‘ fede ‘ che in alcuni casi ha significato il rischio concreto di cedere a facili emozionalismi con conseguenti canonizzazioni ‘per via sociologica’ come ha osservato un acuto sacerdote , se non vado errata della SSPX . Anche il fatto che per certe canonizzazioni , anche di Santi importanti , si sia passati da svariate centinaia di anni dalla morte della persona a poche decine , e’ molto significativo e dovrebbe fare riflettere . E’ incongruente che ad un cattolico appaiano evidenti le virtu’ eroiche di un Santo morto magari mille anni fa mentre debba scervellarsi per trovarne in figure ancora vive nella sua memoria. Semplificare le procedure , in ambito canonico ,quasi mai significa renderle migliori.
Papa Roncalli è stato un grande papa ma ha fatto anche tanti errori, sicuramente sotto il suo pontificato il modernismo ha avuto la possibilità di andare avanti e infettare la Chiesa, non si sa bene se per sua debolezza o permissione. Probabilmente è un santo del Cielo, che sia un santo che merita anche di essere canonizzato dalla Chiesa e indicato come figura di riferimento per tutti, non lo so….e, come il prof. De Mattei, ho l’impressione che l’obbiettivo della gerarchia ecclesiastica sia più quello di continuare a tutti i costi la celebrazione del Concilio Vaticano II, una motivazione, quindi, più politica che spirituale. Altro motivo della sua canonizzazione è, a mio modesto parere, la notevole somiglianza tra la sua immagine di “papa buono” (definizione che mi ha sempre infastidito parecchio…perchè, gli altri erano cattivi?!) e quella di papa “bonaccione”, di papa “della gente” (che a me fa pensare a papa “del mondo”) che ha Bergoglio. Nessuno ha notato l’immagine dell’evento, in cui campeggiano papa GP II a sinistra, Giovanni XXIII a destra provvisti di aureola e Bergoglio al centro tra i due, in alto…..io non sono un’esperta in linguaggio pubblicitario e mediatico ma mi pare evidente che il messaggio chiaro che si vuole trasmettere è che papa Francesco è un santo ancora vivente tra i due santi papi defunti e raccoglie l’eredità dei due, l’eredità del CV II. Del resto c’è chi già lo ritiene un santo…non se ne capisce però bene la motivazione. I motivi principali, veramente futili, sono che è una persona alla mano, che fa telefonate a persone “in difficoltà” (ad esempio a quelle che vogliono nutrirsi del Corpo di Cristo profanandolo) per rassicurarle, che porta scarpe vecchie (che si è fatto spedire dall’Argentina, immagino con notevole spesa) e vive in un monolocale (conosco tante persone così che però non se ne vantano e su di loro non si scrivono articoli), che è adorato da schiere di gay e divorziati risposati, nonchè di atei laicisti e convinti tali, perchè lui non li giudica e non vuole fare proseliti, ma solo avvicinare a Cristo, ma “non a un Dio cattolico” !!!!
Parola mia, io di vite di santi ne ho lette a decine ma mai ho visto un santo così….sopratutto perchè i santi veri erano veramente umili e soprattutto insegnavano la Vera Dottrina Cattolica e ammonivano i peccatori (opera di misericordia spirituale) per riportarli alla Vera Fede…quindi, forse i santi del passato erano degli sciocchi, dato che per lui “il proselitismo è una solenne sciocchezza”!
scusate, forse sono finita un pò fuori tema, ma l’accostamento mi è venuto spontaneo.
La croce dedicata a Woytila crollata uccidendo un ragazzo innocente, che abitava in via Giovanni XXIII, a tre giorni dalle due canonizzazioni, mi suscita molti interrogativi. Se servono dei “segni” di Dio per confermare la decisione di canonizzare qualcuno, mi chiedo come possa essere interpretato questo crollo. Essendo ingegnere potrei anche accettare delle spiegazioni ben motivate sulle Cause (Forze) che hanno prodotto il crollo, ma rimango molto scettico sulla singolare coincidenza della tempistica (perché ora?). A calcolarla, qualche Matematico piú abile di me potrebbe renderla facile agli altri dicendo ad esempio: ..simile a vincere al superenalotto..