Le idee e i mostri. Riflessioni sul “14 luglio” a poco più di due mesi dalla strage di Nizza – di Patrizia Fermani

La Festa Nazionale francese celebra un evento sul quale sarebbe stato opportuno far scendere l’oblio. Ma il mito fasullo fiorito come una malapianta dalla gelida follia rivoluzionaria è stato coltivato e a tutt’oggi ne subiamo le conseguenze, vivendo nel vuoto culturale, vuoto morale e vuoto religioso, capisaldi della nostra attuale inciviltà.

di Patrizia Fermani

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z-rvlz1Poco più di due mesi fa la barbarie islamista scatenava l’inferno sulla Promenade des Anglais. Non sappiamo se il macellaio di Nizza abbia scelto il 14 luglio in base ad un mero calcolo pratico e strategico, ossia  puntando soltanto a sfruttare il vantaggio di colpire insieme un gran numero di persone, distratte e rilassate, in ciabatte da mare, riunite insieme dai festeggiamenti  per una ricorrenza  famosa,  oppure  abbia caricato la scelta di quella  data  anche di un significato ideale. Come è noto, l’odio islamico si autogiustifica e si nutre anche col disprezzo per tutto un pensiero e un modo di vivere dell’occidente, che sono il  frutto dei miti celebrati ancora simbolicamente in quella data.

Ma al di là delle intenzioni di quell’uomo, chiunque dovrebbe prendere atto che siamo immersi in un immenso vuoto culturale, etico e religioso scavato dalla distorsione delle idee e dalla contraffazione dei principi, dalla falsificazione delle parole, dalla dissoluzione del pensiero, della morale e della religione, di cui la rivoluzione francese è stata la grandiosa incubatrice. Sicché, la perdurante celebrazione il 14 luglio di un  fatto tanto efferato quanto  inutile, che avrebbe dovuto essere archiviato con pudore fra gli imponderabili della storia umana e continua invece ad essere innalzato sull’altare di un’epica fasulla, simboleggia nel modo più significativo proprio quel vuoto.

Nel 1875, quando l’episodio era già entrato nelle glorie patrie e si apprestava ad essere elevato dal governo repubblicano a festa nazionale, Manzoni, restituendolo alla sua miserabile realtà, lo inseriva in quello studio approfondito ed articolato del fenomeno  rivoluzionario, rimasto purtroppo incompiuto, che è la sua “Storia della rivoluzione francese” e che, come è stato osservato, può essere letta quale appendice del  grande romanzo in cui aveva proiettato la propria “esperienza di uomo vissuto tra i contraccolpi della rivoluzione francese”. Ed è palese che nella descrizione dei tumulti di Milano con sullo sfondo la storia della colonna infame, erano stati schizzati, in sedicesimo, proprio i fatti del 14 luglio.

La Bastiglia era un’antica fortezza cittadina costruita secoli addietro come difesa in vista di  un eventuale attacco degli inglesi e che era stata poi adibita  a prigione di Stato. Destinata già da tempo ad essere demolita, era allora presieduta da una guarnigione di 82 invalidi e 32 svizzeri e non ospitava più di quattro o cinque prigionieri. L’impresa ebbe inizio con il tentativo di alcuni assalitori entrati nel primo cortile di dare fuoco alla giovane figlia di un ufficiale della guarnigione, scambiata per la figlia del governatore Lenoy. Il padre della sventurata che aveva visto la scena dall’alto, fu colpito mentre scendeva a precipizio per salvarla.  Intanto la plebaglia poté dilagare nel cortile interno perché lo stesso governatore aveva dato ordine ai suoi di  abbassare il ponte levatoio e di non usare le armi. Nonostante ciò lo sventurato Lenoy, subito catturato, venne trascinato insieme agli invalidi verso l’Hotel de Ville dove fu ucciso. La sua testa  fu issata su una picca e portata in giro come primo bottino di una gloriosa campagna appena iniziata, insieme a quella del maggiore de Losne “noto e amato per la sua benevolenza verso i carcerati”, mentre alcuni degli invalidi venivano impiccati. Questo episodio “glorioso”, che sarà chiamato a rappresentare i fasti rivoluzionari, inaugurò  una follia stabile e duratura. L’uso delle teste recise diventerà prassi, e il rituale di esibirle come trofei si sarebbe espresso nel modo più significativo quando la testa della principessa di Lamballe, l’amica fidata della regina, sarà issata davanti alla finestra della sua prigione.

Alla  gloriosa “presa” seguì la distruzione della fortezza e iniziò il mito che avrebbe occupato in modo surreale i libri scolastici di generazioni ignare e disarmate.

 La rivoluzione era stata apparecchiata dagli spensierati philosophes, i padri della libertà senza limiti che si volge automaticamente nell’arbitrio, della uguaglianza che non esiste in rerum natura ma deve essere imposta secondo  il noto procedimento ideato da Procuste, del fantomatico amore universale preposto a giustificare gli esiti aberranti di entrambe. Il mito fasullo fiorito come una malapianta dalla gelida follia rivoluzionaria, dalla tracotanza vuota dei suoi filosofemi, ha continuato a rinverdirsi e ad alimentare sempre nuove follie avvolte dagli stessi insensati filosofemi. La rivoluzione, nata da idee fasulle e allevata da esse, non poteva che generare mostri, e difatti li ha generati, preparando quel futuro che è ora qui fra noi.

Ci sono voluti due secoli perché anche in Francia qualcuno cominciasse a scrivere un libro nero della rivoluzione, richiuso peraltro affrettatamente prima che un pericoloso revisionismo facesse capire alla gente quali e quante aberrazioni prodotte dalla Unione europea siano l’eredità lasciata da quel nuovo “umanesimo”. Anzi, ora è persino possibile trovare in qualche anonima periferia una “rue des Jacobins” e persino una “rue Saint Just”,  quando per anni, se non erro, non si era  andati oltre La Fayette, mentre i ricordi vandeani vengono esorcizzati in forme teatrali, ma più spesso risultano cancellati dalle stesse mappe cittadine. Dunque il mito viene rinverdito perché possa continuare a dare i suoi frutti velenosi.

z-profanation-des-tombes-saint-denisCarica di significato, ma sottovalutata da una “storiografia” distratta, la profanazione delle tombe dei Re di Francia nella Basilica di Saint-Denis rappresenta l’atto rivoluzionario per eccellenza. Il vuoto culturale in cui siamo sprofondati non è l’effetto casuale e imprevedibile di fattori disparati, ma anzitutto il frutto spontaneo dell’idea che vede nella recisione delle radici il trionfo della libertà e nell’annullamento della storia, dell’autorità dei padri e del loro ricordo, la realizzazione del  sogno infantile e insano della  autodeterminazione. È stato operato il più grande misfatto che l’umanità avesse mai perpetrato contro se stessa: la recisione delle proprie radici e la dispersione della propria eredità.

L’uomo nuovo, senza ascendenze e senza passato, si costruisce da sé e non deve essere educato. L’Emilio rousseauiano, ha osservato qualcuno, è il nuovo selvaggio di città.

 Quel germe suicidiario ormai inoculato  non ha mai smesso di  scavare, rinvigorito quando i miti rivoluzionari hanno incontrato Marx, e la tentazione dell’odio per una eredità culturale costruita faticosamente e spesso felicemente nei secoli si è sempre riaffacciata.

L’annullamento  della cultura umanistica, quella  che sempre ha assicurato  nel ricordo e nella conoscenza del passato il patrimonio di un sapere che allarga la mente e assicura al pensiero una vera  libertà, è l’obiettivo più ambizioso della discendenza rivoluzionaria. In Francia l’illuminato ministro Belkacem ha già provveduto alla abolizione del latino e del greco per il progresso e la democrazia. Il popolo ringrazia insieme a quella signora impegnata in politica che faceva notare, in diretta tv, come il fatto che le facoltà umanistiche sono frequentate soprattutto da femmine sia la prova più inattaccabile della discriminazione “di genere” ancora in atto a loro danno. Con una forza di pensiero che forse neppure  Michela Marzano conosce.

Ma anche da noi con la legge renziana i nuovi orizzonti culturali sono segnati. Si lavora già in forze per completare la demolizione della scuola come terreno naturale della educazione e del sapere, da riconvertire nell’ambiente favorevole per una lavorazione omologata dei c.d. cittadini di serie.

I nuovi polli dell’allevamento umano devono essere rigorosamente senza ascendenze e senza ricordi per poter obbedire ciecamente ad ogni meccanismo persuasivo. Nel lager dell’ideologia libertaria e progressista è possibile  solo  imparare il futuro, cioè la eterna libertà di essere uguali,  senza memoria, senza storia e senza una morale diversa da  quella dettata dai potentati mondialisti.

Ai rivoluzionari, intenti a annientare la paternità, l’autorità e la storia, fu indispensabile tentare di annientare la religione. Molti cattolici, laici e sacerdoti, resistettero e moltissimi furono uccisi. Ma i fedeli e i preti refrattari avevano un Papa che li guidava e faceva sentire alta la propria condanna. Oggi l’impresa di eliminare il cattolicesimo risulta più facile e sostanzialmente già compiuta perché vi concorrono con successo proprio i  cattolici nuovi, quelli che hanno sostituito il Cristo dei Vangeli con quello di Don Milani, e di Balducci, la morale cristiana con quella dell’Unione Europea, il culto divino con quello della costituzione,  il Papa con Bergoglio.

Ora il vuoto culturale e religioso che ha imbarbarito la società si dispiega appieno nel vuoto morale dove trovano accoglienza tutte le aberrazioni contemporanee, che la maggio parte della gente accoglie distrattamente, per mancanza di attenzione o per mancanza di strumenti di riflessione, perché è stata abituata a non distinguere più il bene dal male, né ad avvertire le minacce di una follia sempre più prossima.

Ora, tagliata via la storia e la cultura, eliminata la memoria e la sapienza, abolita l’esperienza, annientata la religione, si può tentare ogni avventura capace di stravolgere i canoni etici più elementari: l’annientamento della famiglia nei suoi principi costitutivi, la produzione dell’uomo in laboratorio, l’ambiente più adatto a costruire un prodotto di serie. La possibilità di eliminare gli elementi inutili o ingombranti prima e dopo la nascita, in nome dei diritti e dell’amore, e da ultimo anche della misericordia che, bisogna riconoscerlo, non era venuta in mente neppure ai tagliatori di teste parigini.

Vuoto culturale, vuoto morale e vuoto religioso, questi i capisaldi della nostra attuale inciviltà, sui quali è urgente riportare l’attenzione perché solo guardando ognuna di queste  realtà nelle sue cause e nei suoi effetti si può provare a fronteggiarne le conseguenze dissennate. Infatti  noi  schiavi del lager delle idee fasulle sembriamo  persino rassegnati a  passare armi e bagagli sotto  nuovi guardiani che, per avere spesso studiato in Francia, sanno tutto su teste mozzate e issate sulle picche in nome della libertà, della uguaglianza e dell’amore universale.

10 commenti su “Le idee e i mostri. Riflessioni sul “14 luglio” a poco più di due mesi dalla strage di Nizza – di Patrizia Fermani”

  1. Vuoto culturale, vuoto morale e vuoto religioso, questi i capisaldi della nostra attuale inciviltà… coglie appieno il nocciolo della questione, l’importante oggi è che domini il relativismo, ovunque, in primis nella Chiesa..purtroppo..

  2. giorgio rapanelli

    Ormai, dopo aver cercato con la mente di dare una spiegazione politica e socioeconomica a ciò che sta avvenendo nel mondo per distruggere la vecchia civiltà umana verso una confusione distruttiva della identità stessa dell’essere umano, ho capito che, cominciando con Martin Lutero, tutto ciò che è avvenuto dopo con l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese e quella Bolscevica, e tutto ciò che avviene con la politica di Obama, della Clinton e qui da noi dal “cattolico” Renzi, altro non è stato, ed è, il tentativo di distruggere le chiese che ancora praticano il Sacramento dell’Eucaristia, perché attraverso di Esso il Cristo prende possesso delle coscienze e delle menti degli esseri umani e degli stessi territori in cui questi esseri vivono ed operano. Camuffano questo obiettivo con mille giustificazioni politiche e socioeconomiche; però l’obiettivo è quello che ho detto. Infatti, un obiettivo fisico usato da sempre è stato quello di distruggere chiese ed uccidere il clero. Perché senza clero “iniziato” il Cristo non scende nella forma fisica nell’Ostia, pane spirituale.

    1. Sì: l’Obiettivo per eccellenza è la Regalità di N.S.G.C., anche sociale.
      E, concordo, anche geografica: devono esistere ed esistono, pur nel terremoto continuo degli ultimi secoli, dei territori sottratti allo strapotere di Satana. Non dico al “potere” di Satana: quello può essere limitato, ma non soppresso, in questo mondo

  3. Provvedere direttamente all’istruzione dei propri figli, Catechismo compreso, puo’ essere una efficace soluzione a questa deriva culturale.
    Si chiama educazione parentale, homeschooling in inglese.

    1. jb Mirabile-caruso

      Maria: Provvedere direttamente all’istruzione dei propri figli, Catechismo compreso, può essere una
      ……..efficace soluzione a questa deriva culturale”…………………………………………………………

      Non necessariamente così efficace come Lei pensa, signora Maria. Intanto, perché l’educazione parentale implica la disponibilità piena di almeno uno dei due genitori – idealmente la mamma – cosa non sempre possibile per insufficienza didattica ed economica, visto che a guadagnar i quattrini rimarrebbe delegato un solo genitore. Più realisticamente, si potrebbe costituire una associazione di famiglie, scelta questa non senza le sue peculiari problematiche. Ed infine, il penoso ghetto culturale in cui i ragazzi così educati verrebbero a trovarsi nell’inevitabile conflittualità con una Società culturalmente diversa ed ostile. Non solo ostile, ma anche largamente maggioritaria e, quindi, abilitata a passare nuove leggi di carattere anti-elitario e persino persecutorio. Uno scenario che forza alla riflessione sin da prima della decisione di procreare!

  4. Che dire, se non complimentarmi con l’autrice dell’articolo per l’analisi perfetta. “Purtroppo” la storia è una “brutta bestia” a due facce, una dovrebbe insegnarci e farci capire il tutto, l’altra (quella seguita da quasi tutti) è scritta dai vincitori e bevuta come oro.

  5. Esatto Maria! Difficile impresa per via del fatto che non ci si ritrova fra noi nella stessa zona! Ma non ci arrendiamo perché se Dio vuole si farà!

  6. Ottimo articolo! Complimenti.
    Non sono un esperto, ma riflettendo sulla storia rilevo come da quando la società si è allontanata da Cristo stia tornando alla barbarie: presto dovremo riarmarci per difenderci dai vicini: per “guadagnarsi” il paradiso taglieranno la gola al primo “infedele” che capiterà loro a tiro. Senza Cristo le ns. istituzioni hanno introdotto le norme più aberranti: mentre si nega l’assistenza ad un povero, per mancanza di fondi, si finanzia la procedura di aborto, anche con i denari del contribuente contrario, rendendolo di fatto connivente al più esecrabile delitto che mente umana possa concepire: la madre che uccide il proprio figlio prima ancora di metterlo alla luce. Credo che i secoli definiti bui dalla cultura dominante, dovranno invece essere additati come i secoli di maggiore splendore della civiltà cristiana, civiltà che non teme paragoni con nessun’altra civiltà della storia.

    1. E no! Caro Camerata, ce.li.dobbiamo.tenere.noi! La parte più sconvolgente di quest’ottimo articolo non sta nella denuncia della triade Liberte’-Egalite’-Fraternite’ (che se correttamente intese sono tre nozioni profondamente cristiane). Se leggi bene c’è una notizia mostruosamente illuminante: la ministra dell’istruzione Belkachem (le cui origini marocchine la dicono lunga, lunghissima) ha disposto la riduzione-soppressione del latino e del greco. Cioè la eradicazione delle lingue classiche, veicolo storico della cultura occidentale. Prova a sommare tutto questo con la distruzione della famiglia tradizionale, e ti accorgerai del risultato. Ecco il nefasto effetto del 1789 (e del suo degno nipotino 1968).

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