L’estate scopre i corpi e sveglia i sensi / seconda parte  –  di Cristiano Lugli

di Cristiano Lugli

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z.Donne_velate_alla_ComunioneNel precedente articolo si è fatta una panoramica sull’argomento tanto complesso, e forse anche troppo inesplorato, dell’abbigliamento moderno sia al di fuori dell’ambiente cattolico, sia all’interno di esso.
Non v’è bisogno di ritornare a parlare della regnante assenza di modestia nonché dell’indecenza mostrata in ogni campo della moda, e che si palesa specialmente durante il periodo estivo, in cui il corpo diventa merce di desideri cattivi e di libertinaggi sessuali – specie fra gli adolescenti – della peggior specie.

In precedenza era infatti stato lasciato in sospeso il suddetto argomento all’interno del cosiddetto ambito tradizionalista, ed è questo l’obiettivo del presente scritto, ovvero tracciare una linea su ciò che è il tradizionalismo di facciata, e ciò che invece riguarda l’amore, tutto intero, per la tradizione.
Prima di passare a questo però è doveroso fare un breve elogio agli spunti che i lettori hanno offerto nella prima parte dello scritto, commentando e muovendo anche stimolanti perplessità.

Giustamente qualcuno si chiedeva come affrontare l’ipotesi mare, méta certamente ambita dalle famiglie durante il periodo estivo, ma che non lascia oramai spazio al pudore dal momento che in preda alla sfrenata libidine del soggettivismo ognuno può fare ciò che vuole del suo corpo, senza la ben che minima riserva verso terzi: nelle spiagge si può infatti vedere di tutto, dai corpi nudi di femmine ormai datate, agli accoppiamenti fra ragazzini che rapiti dagli “strusciamenti” dei corpi non fanno nemmeno caso alla diretta in mondo-visione di cui si fanno eccezionali interpreti.

Il problema in questo caso è di immensa portata, specialmente per il malcostume che viene imposto ai nostri figli tramite immagini davvero sconcertanti e che non lasciano spazio a diverse interpretazioni. Come dunque affrontare il problema del mare, della spiaggia e dei castelli di sabbia che i bambini tanto amano fare?
Sempre tornando alle illustrazioni in materia di decoro fornite da Pio XI, raccolte negli Acta Apostolicæ Sedis, troviamo al III punto quanto segue:

“I genitori dovrebbero anche evitare che le loro figliole prendano parte a pubbliche esercitazioni e a competizioni atletiche. Se le ragazze sono obbligate a prendervi parte, i genitori debbono procurare che indossino un costume che sia interamente modesto, e non debbano mai permettere che appaiano in abiti immodesti”.

Se in questo caso si sta parlando di competizioni che potrebbero riguardare l’atletica leggera od il nuoto, si può certamente utilizzare una tale ammonizione anche verso l’abbigliamento da mantenere al mare; se non fosse però che come abbiamo poc’anzi detto il problema si concentra su ciò che si può vedere da terzi. Il problema dunque è insormontabile, e non mi sento di dire altro se non di evitare totalmente il mare, a meno che non si conosca una spiaggia privata in cui non vi è rischio di trovare persone sconosciute.
D’altronde le vacanze al mare non sono altro che un prodotto abbastanza recente e di cui pare non si possa più fare a meno, quando invece i nostri avi non lo hanno nemmeno mai visto, e comunque sia non si sarebbero sognati di fare il bagno in costume a due pezzi o in slip davanti ad oceaniche folle di bagnanti.

Le vacanze possono essere tranquillamente fatte in altri luoghi, come ad esempio la montagna, in cui fra l’altro si può riscontrare un maggior contatto con il creato e quindi con il Creatore, non incorrendo nel rischio di abituare i nostri figliuoli ad una visione sconcia e abietta della vita.
Questa nuova necessità di fare a tutti costi le vacanze in spiaggia, anche per i cattolici meglio intenzionati, esula dal richiamo al modernismo e s’impernia su di un misfatto che è tendenzialmente inevitabile all’uomo di oggi: la modernità. La modernità è un qualcosa che riprendere e coinvolge ogni campo della vita, del pensiero, del modo in cui si confutano le cose passate. Esso è il peggior male che riesca a vincolare l’essere umano in una visione della vita che è totalmente differente da quella passata, da sempre ispirata a valori antichi e pressoché tradizionali. Questa nota ci sarà certamente utile, fra poco, per spiegare ancor meglio il problema dei “tradizionalismi” di facciata.

Inesorabilmente il mondo che avanza verso la ricerca del progresso e quindi di una “verità” che può essere soggetta a mutazioni a seconda delle epoche, assorbe dentro di sé quel morboso e letale virus che è la moda, virus se visto e contestualizzato  al giorno d’oggi, in cui la perversione  e l’apporto che si volge meramente sulle questioni sensoriali ha predominanza.
San Tommaso ci dice infatti che nelle cose esteriori di cui l’uomo fa uso non vi è originariamente alcun vizio, ma è l’uomo stesso a crearlo utilizzando immoderatamente le cose, o in confronto della consuetudine di coloro con i quali vive sotto le vestigia della parte discordante; il disordinato affetto, a volte per sovrabbondanza di vesti superbamente ornate, o che compiacciano all’altro sesso tramite un minuzioso e provocatorio studio, deviano dal fine che questi oggetti devono avere, ovvero la ricchezza di umiltà e la semplicità bastanti ad appagare il necessario decoro [1].

Lo stesso Doctor Angelicus non si risparmia nel dire che la donna, nell’ornarsi, può essere addirittura meritoria di virtù, quando questa azione sia conforme al modo, alla buona intenzione ed alla misura della persona a seconda del proprio stato e della personale dignità, moderandosi a seconda delle consuetudini della propria patria, cosicché l’ornarsi sarà tramutato in atto di verecondia modestia, virtù per la quale viene posto anche un determinato modo di camminare, nella compostezza e in ogni minimo movimento esteriore. [2]
Ecco quali sono i limiti che il virus della moda odierna ha tentato – con esito positivo – di valicare, assumendo il primato nella rovina delle anime proprie e altrui.
Il bene della nostra anima, ricorda infatti San Tommaso, ha da precedere quello del nostro corpo, e al vantaggio del nostro corpo dobbiamo preferire il bene dell’anima nostra e del nostro prossimo.

Tuttavia questi importanti dettagli sembrano essere assolutamente surclassati, persino negli ambienti tradizionalisti dicevamo, secondo lo status quo dell’ ovidiano “video meliora proboque deteriora sequor”: siamo tutti almeno in minima parte coinvolti nel riconoscere ciò che sarebbe meglio per noi e per il prossimo, ma nonostante tutto seguiamo la massa intenzionalmente, sottomettendoci ai nefandi costumi vigenti.

Ciò che accade in questi ambienti che dovrebbero portare il buon esempio e il totale amore per la tradizione bimillenaria della Chiesa Cattolica, ricalca infatti l’onda della modernità a cui non fa fronte nessuna opera di resilienza, ma solo un’affermazione sempre più evidente di  immodestia e superbia. Sono infatti poche le donne che usano ancora coprirsi il capo in chiesa, secondo gli ammonimenti di San Paolo e secondo il vecchio Codice di Diritto Canonico, e questo accade in particolare nei cætus del Popolo Summorum Pontificum, spesso composto da persone sicuramente ben intenzionate, ma che hanno da poco scoperto la tradizione, dopo anni e anni di modernismo, e nonostante continuino a vivere con un’idea di vita moderna.
In altri casi si può trovare la donna con capo coperto di un bel velo nero salvo poi notare delle provocanti calze a rete che vengono coperte da un piccolo pezzo di gonna, il più delle volte non coprente nemmeno il ginocchio.

I paradossi purtroppo sono tanti, specialmente su questo fronte e questo è dovuto ad una totale mancanza di formazione, ad una riscoperta tardiva che non lascia spazio a grossi mutamenti di costume. Per le donne infatti risulta obsoleto portare un velo in testa, o in ogni caso se va bene la Messa tradizionale l’importante è che ciò non implichi velo muliebre e gonna.
Piuttosto da qui invece bisognerebbe ripartire, per dare l’esempio alle giovani generazioni e per rendersi veri e propri strumenti di apostolato fedele alla tradizione.
I pastori stessi che militano fra queste fila sono ormai incerti sulle ammonizioni circa il costume, la decenza, e la sottomissione che la donna e l’uomo devono avere nei confronti di Dio, l’uno conseguente all’altro a seconda del ruolo; troppo spesso invece si manca su questi aspetti, come che ci fossero mali peggiori da risolvere, la liturgia, il canto gregoriano, passando per il gender e arrivando alle perle di Bergoglio.  Ma tutto risulta esser vano se prima non si ricostituisce la civiltà dall’amore per la castità, per la purezza e per una sana e virtuosa costumatezza.

Un altro recente problema nel mondo “cattolico-tradizionalista”  – e per recente s’intende postumo al ’68 – è fondato sulla sempre più frequente abitudine di entrare in chiesa, anche per assistere alla Santa Messa, con le maniche corte o addirittura con vestiti smanicati. Solitamente la giustificazione più frequente a tale atteggiamento – laddove questa abbia ragione di esistere – risulta essere legata al caldo: “Fa troppo caldo per portare maglie o vesti con maniche a tre-quarti, rischio di svenire!”. Oltre a porci l’inevitabile quesito che chiede a gran voce come facevano le persone negli anni passati in cui non era ancora ammesso questo malcostume ad entrare in chiesa, è inevitabile e coinvolge tutti qualche altrettanta importante domanda: e Nostro Signore Gesù Cristo, cos’ha patito per noi?  E i santi, cosa sono stati disposti a patire per amore della Croce di Cristo, in virtù della Carità verso il prossimo?
Spiegata dunque la nostra audacia, quella che ci intimorisce persino davanti alla sopportazione di qualche grado in più, preferendo la smoderatezza al pudore, la resa alla mortificazione dei sensi.

Se forse solo ci rendessimo conto, come già abbiamo detto nel primo scritto, che la mancanza di pudore non è solo un danno per noi, ma anche per il prossimo, forse capiremmo perché è così importante applicarlo su noi stessi, per la tutela degli altri. Sant’Alfonso diceva fatti che “è dagli occhi che entrano le prime frecce che feriscono l’anima“; per questo medesimo motivo i grandi santi usavano mortificare lo sguardo nonostante il tempo in cui vissero fosse ben più modesto e sano di costume rispetto al nostro. San Francesco di Assisi ad esempio, camminava tenendo il capo retto, ma non troppo, al fine di poter marciare sempre guardando avanti, senza mai distogliere lo sguardo dal punto in cui si stava dirigendo per non incorrere nella visione di creature o di oggetti.  San Luigi Gonzaga si dice non conoscesse nemmeno i suoi parenti dal momento che non osava guardare in volto nessuno e in particolare le donne, nemmeno la madre stessa.
Siamo forse noi più immuni di questi santi? O forse possiamo permetterci di non essere di aiuto per il nostro prossimo evitandogli le occasioni di peccato a causa della moda corrente e della nostra gran superficialità, appellandoci alla difficoltà dei tempi? Stolto, dice l’Ecclesiaste ” Non dire: Chi sa perché i tempi passati furono meglio di quelli di adesso, perché una tale domanda è stolta. Tutte le cose sono difficili. Che cosa è quello che fu? Quello stesso che sarà. Che cosa è quello che accadde? Quello stesso che accadrà. Nulla è nuovo sotto il sole.” [3]

Per concludere questo tour sul mondo del tradizionalismo, e per cercare di rispondere a grandi linee alle perplessità dei lettori, ritengo opportuno fare un raffronto con un santo che potremmo definire contemporaneo, anche per motivare la durezza e la rigidità che potrebbe trasparire da quanto sinora scritto.
z.padre-pioIl riferimento è ovviamente rivolto al Santo Pio da Pietrelcina, l’umile ed eroico frate che divenne Alter Christus qui in terra, portando per cinquant’anni i segni e gli spasimi della Passione di Cristo. Egli praticò per tutta la vita terrena l’eroica virtù della purezza, della castità, e dell’assoluta e ferma verecondia, già messa a dura prova nei tempi di sua vita tramite l’arrivo delle prime minigonne e dal portamento immodesto che faceva trasparire le braccia in chiesa.

Padre Pio si preoccupò tanto, specialmente in quegli anni che inauguravano una nuova rivoluzione sessuale e sopratutto la primavera di una chiesa modernista, di instillare nelle donne e specialmente nelle fanciulle l’amore per la decenza e la modestia nel vestire, prendendo come insormontabile riferimento la Vergine Maria. Egli non poteva sopravvivere all’idea che la donna iniziasse a vestire in modo provocante per attirare le attenzioni dei maschi indossando gonne sopra al ginocchio, abiti senza le maniche e scollati, causando molte sofferenze al Santo frate francescano, tenendo poi presente che ancora non erano in voga tutte le rozzaggini odierne ( trasparenze varie, pantaloni aderenti, ombelichi di fuori, e via di scorrendo…) .

In un antico Epistolario troviamo scritto in una lettera indirizzata ai suoi figli spirituali:

Il loro abito ( delle donne ),  come vuole San Paolo, sia decentemente e modestamente ornato, però senza conciature di crini, senza oro, senza gemme, senza vesti che abbiano sentore di lusso e ostentazione di fasto”.
Padre Pio incoraggiava le sue figlie spirituali a riparare ai gravi danni in cui incorrevano le anime a causa degli effetti di mode nefaste, già preannunciate come dicemmo dalla Madonna a Fatima, invitandole ad allungare l’orlo della gonna fin sotto il polpaccio per controbilanciare il male commesso verso il Sacro Cuore di Gesù  da tutte quelle giovani che portavano la minigonna.
Lo sportello del confessionale era spesso sbattuto in faccia alle penitenti che si presentavano dinanzi al Sacramento della Penitenza in abiti non consoni alla sacralità del luogo, con gonne non abbastanza lunghe e camice senza maniche o con maniche corte.
Sappiamo anche esservi stata qualcuna intenta a slacciarsi la cerniera della gonna poco prima di presentarsi al Suo cospetto, lasciando scendere un poco la gonna di modo che apparisse più lunga: nulla però, lo sappiamo, sfuggiva al Santo Pio e spesso echeggiavano urla per tutta la chiesa: “Pagliaccio! Vestiti da cristiana! Sciagurata, va a vestirti! Ti segherei le braccia… Perché soffriresti meno di quello che soffriresti in Purgatorio, le carni scoperte bruceranno!”

Come si può intuire, niente veniva risparmiato al poco decoro, ma proprio nulla di nulla passava con Padre Pio, nemmeno le cose che per noi oggi sembrano risultare come innocue e normali.
Non veniva lasciato correre niente nemmeno agli uomini. Un giorno infatti si presentò in confessionale un uomo con una maglietta a mezze maniche, al quale il Santo disse irremovibilmente: “Guagliò, o ti allunghi le maniche o ti accorci le braccia!”.
Nemmeno sui bambini ammetteva eccezioni, proprio per quel principio veramente cristiano che muove le coscienze dei Maestri ed educare fin dalla più tenera età alla decenza. Gli si presentarono dei bambini per ricevere la Sua benedizione, e il torrido caldo estivo volle farli comparire in pantaloncini corti dinanzi al frate, il quale con grande fermezza li mandò via dicendo loro: “Andate prima a vestirvi. I bambini devono imparare da piccoli a conservare la loro dignità“, spiegò poi alle persone presenti.

Il Timore di Dio, il rossore per la vergogna, l’amore per la figura di Maria e per la regalità del Cuore di Cristo devono smuovere le coscienze a non assecondare le trappole del mondo,  ma invece a riparare ciò che instancabilmente il Diavolo promuove tramite le anime che ha fatto prigioniere. Questo Padre Pio lo sapeva e così, con costanza e pazienza esortava i Suoi figli spirituali:

Desidero che voi tutti, miei carissimi figli spirituali, attacchiate con l’esempio e senza alcun rispetto umano una santa battaglia contro la moda indecente. Dio sarà con voi e vi salverà!… Le donne che cercano la vanità nelle vesti non possono mai appartenere a Cristo, e codeste perdono ogni ornamento dell’anima non appena questo idolo entra nei loro cuori. Si guardino da ogni vanità nei loro vestimenti, perché il Signore permette la caduta di queste anime per tali vanità”.

Non ritenga allora l’uomo piccolezze le cose che possono comportare un gran Bene se custodite con premura, o un gran Male se lasciate scorrere nel fiume di orrori in piena di cui il mondo moderno è esempio. Impari l’uomo che si ritiene tradizionalista a sopportare le piccole difficoltà, il caldo, il sudore , la fatica: “tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto“, esclamava il Santo di Assisi; impari la donna tradizionalista ad essere veramente tale, si copra di pudici e decorosi ornamenti, modesti e femminili, che non creino mormorio e non siano occasione di mal pensiero, abbia il capo coperto e scavalchi i rispetti umani e la vanità con cui Satana la tenta continuamente.

Nostro Signore amò così tanto la purezza che si coprì tutto il corpo del Suo Preziosissimo Sangue. Una dilagante piaga proruppe su quel Mistico Corpo a guisa di scudo contro i malfattori che lo vollero denudare. Non vi è null’altro da capire, se non che non esiste nulla di più bello, di più santo, che offrire qualcosa al nudo ma purissimo Corpo del Crocefisso.

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[1] S. Th. II-II q. 169 a.1.

[2] S. Th. II-II q. 26 a. 4-5

[3] Ecc/e. 7,11; 1, 8-10

11 commenti su “L’estate scopre i corpi e sveglia i sensi / seconda parte  –  di Cristiano Lugli”

  1. Sono sempre più stupita, anno dopo anno, dalla sconcezza non solo per strada (ragazzine che circolano in città come se si trovassero in spiaggia), ma anche nelle Chiese e sotto gli occhi dei sacerdoti: domenica nel coretto una ragazza cicciotta in pantaloncini corti: uomini con pantaloni sotto al ginocchio, che talvolta vanno a leggere dall’ambone. Che dire poi dei matrimoni ? Salome e la danza dei sette veli. Non se ne può più (poi sono persone che entrano in Chiesa solo qualche volta nella vita, proprio per il matrimonio di amici).. di male in peggio……da anni anche i visitatori della Sacra Sindone nel Duomo di Torino non mettono gli scialli che vengono loro proposti: indecenza totale.

    1. Cara Anna Maria, in merito al mondo bisognerebbe modificare una frase del Padrenostro, invece di “Non indurci in tentazioni” in “Non induco in tentazione”
      In merito alla Chiesa, non bisogna proporre ma imporre, chi non gli garba può uscire da dove è entrato, il problema è che dovrebbero iniziare ad uscire certi ecclesiastici…per primi, d’altra parte quanto si è sdoganato il peccato allora tutto è lecito.

  2. Domenica 17 luglio, ore 19,30 circa, al termine della S.Messa in una parrocchia dell’immediato hinterland milanese; una ragazza indossava a) canotta scollata, b) shorts (che le coprivano il solo sedere), c) infradito. Praticamente arrivava dalla piscina. Cara Annamaria, di che cosa ci vogliamo scandalizzare? Della ragazza? Del celebrante? Degli altri presenti (alcuni dei quali erano uomini ultraottantenni in canotta e bermuda)? Certo, si potrebbe obiettare che in quel pomeriggio domenicale la chiesa era un forno. Ma sarebbe altrettanto facile rispondere che in Presenza della Ss.ma Eucaristia non valgono regole dettate dal clima, ma dall’adorazione della medesima. Ma a chi fare una simile obiezione? Alla ragazza? Al prete (peraltro molto malato)? Ai presenti? Il vero dramma non sta nell’evidente sbrago morale, ma nella causa del medesimo, ossia nell’impossibilità di intavolare un qualsivoglia ragionamento (anche il più banale) con chi ragiona solo nei termini di una malcompresa e malvissuta…

  3. Grazie, signor Lugli, per avermi riportato alla memoria gli ammonimenti delle suore da cui sono stata educata, tanti anni fa. Allora mi sentivo vessata ma oggi riconosco che avevano in parte ragione. Inoltre per combattere la battaglia che purtroppo ci attende non possiamo presentarci senza dignità.

  4. Il nudismo è Naturalismo massonico: “l’uomo è una bestia, la donna ancor di più, è un male che si coprano con intenti di pudore e dignità (natuurale e soprannaturale)”.
    Mi dispiace esprimermi in questi termini, ma la “predicazione” che ci aggredisce ogni giorno (spesso coniata a Parigi, città della moda e della Massoneria dedita a bacchettare la cattolicità) è questa.
    Il nudismo “estivo” (balneare) europeo ha avuto un’origine prevalentemente francese – prima a Biarritz, poi (dagli anni ’60) sul Mediterraneo.

    L’UNICO prete contemporaneo che io abbia sentito richiamare l’insegnamento della Chiesa su questo tema è il giovane don leonnardo di latina

  5. Ottimo articolo, e coraggioso. Sembra strano dover parlare di coraggio per un articolo che non è di denuncia a cosche mafiose o simili, ma che denuncia le offese al pudore! Eppure è proprio da lì che bisognerebbe ricominciare a riformare questi sciagurati costumi (anzi scostumi) sociali. Purtroppo bisogna sinceramente riconoscere che la deriva attuale è figlia di tempi non proprio ultimi, e che molti di noi (me compresa) non si sono resi conto delle conseguenze nefaste a cui avrebbero portato quelle che sembravano tendenze più o meno innocue, anche se “rompevano” con la tradizione. Oggi si tratta di “chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati”: un’impresa vana per chi ha figli ormai grandi, ai quali non si può far altro che manifestare il proprio rammarico e cercare di aprire gli occhi, dopo averli aperti a nostra volta. Un’impresa difficile (ma non impossibile) per chi ha figli ancora piccoli, o per chi ha aperto gli occhi prima della sottoscritta ed ha quindi preso gli opportuni…

  6. Silvia Elena Masetti

    Il tema è complesso e non si presta a facili argomenti di conversazione, altrimenti, come la liberalizzazione del sesso dal 68′ di cui siamo bombardati dai media, ci conduce a conclusioni distorte. I genitori non hanno educato i figli, li controllano e li assillano per non legittimarsi ad indagare ciò che fanno e come lo fanno. Così, attraverso le generazioni, messaggi deviati trasmessi ai figli, hanno fatto perdere per sempre il concetto di sacralità del corpo come tempio di Dio, contemplata in TUTTE LE CULTURE che ci hanno preceduto. Oggi non esiste più, non si è consapevoli di essere una parte di Dio, altrimenti rispetteremmo il corpo nostro e degli altri. Ne deriva solo una religiosità di facciata, senza recupero dei valori spirituali , senza il senso della vita.

  7. Silvia Elena Masetti

    Mi consenta anche : sacralità del corpo comprenderebbe anche non dissacrarlo con tatuaggi, piercing, capelli blu, rosa o colorati, capelli rasati, orecchini stravaganti, quale è il motivo? Il genitore più impopolare dovrebbe indurre a ragionare il figlio, calato in un presente assurdo, del qui ed ora, per evitare che poi se ne penta , collocando il parere del genitore nella giusta ottica del rispetto al proprio corpo e della sua unicità. Tocca al genitore che spesso o è estraneo al mondo del figlio o è patetico che per non sentirsi emarginato dai figli si traveste lui da ragazzo, cosa che da un bel pezzo non gli appartiene. Brutti esempi . Mi dispiace dirlo, però certi preti si vestono come se non lo fossero, perchè?

  8. Grande S. Pio… Uomo giusto,Lui sì che sapeva mettere in riga il popolo di Dio!
    Oggi invece i debosciati e spretati sono ,anche i preti: mi sono confessata sabato l’altro, e ho trovato il prete( nella cabina) tutto “stravacchiato” con la camicia sbottonata e con le gambe allungate ,come al bar.
    Mi sono detta: Oh Dio da questo mi devo confessare?!…

  9. Sintetizzo ciò che mi ha detto pochi giorni fa in confessione un padre agostiniano: “se indugi con lo sguardo su una donna o su particolari abbigliamenti entri in dialogo con il diavolo, ed entrare in dialogo con il male porta alla sconfitta”.
    Mi ha fatto riflettere molto.

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