Lettera aperta a Matteo Renzi – di Lino Di Stefano

zzzzpvrnEgregio Presidente del Consiglio,

da qualche tempo volevo indirizzarLe la presente lettera aperta, ma il risultato del ‘referendum’ greco, mi ha spinto a farlo subito. Entrando, immediatamente, ‘in medias res’, prendo subito atto  che se occupa quel posto, ci sarà una ragione e il motivo è che Lei dei meriti li possiede non essendo – bisogna essere giusti – l’ultimo arrivato. Ma ciò, è evidente, non è sufficiente ove si consideri l’iter’ anomalo – e il fatto è noto a tutti – con cui Ella è arrivato ad occupare la poltrona di Palazzo Chigi, senza suffragio popolare.

Ma, prima di riprendere il discorso di cui sopra, mi permetta di operare alcune doverose considerazioni che risultano le seguenti. Fino a non moltissimi anni fa, infatti, chi – ovviamente in linea generale – decideva di dedicarsi alla ‘politiké techne’, uso tale termine visto che il tema della crisi greca domina un po’ tutti gli aspetti della società nostrana, europea e mondiale, lo faceva con un altro stile, ferma restando la categoria degli avventurieri.

Nel senso, cioè, che l’interessato – quasi sempre titolare di un’attività professionale, vale a dire di un lavoro quale esso fosse – muoveva i primi passi in politica percorrendo un ‘cursus honorum’, diciamo così, che iniziava con l’impegno di consigliere comunale per proseguire, in possesso di una più solida esperienza, con l’avventura, in senso positivo, s’intende, prima di sindaco e, dopo, di consigliere provinciale visto che le regioni erano ancora lontane.

Ed io ricordo – ero giovane – che quando un politico diventava consigliere provinciale o presidente della Provincia, toccava quasi il cielo con un dito risultando, la carica, alcunché di prestigioso; e, sempre in linea generale, solo i più dotati intellettualmente e politicamente riuscivano ad accedere alla Camera dei Deputati;  il che non era assolutamente facile tenuto conto, altresì, della composizione dei collegi elettorali molto più complicati e, di conseguenza, più ardui per consentire l’elezione del diretto interessato.

Diventava, in seguito, difficilissimo essere eletti Sottosegretari o Ministri, lasciando da parte la Presidenza del Consiglio, dove accedevano personalità fornite di notevole esperienza politica e di indubbio prestigio personale e professionale. Ricordo, era la metà degli anni Cinquanta, che, adolescente, assistevo ai comizi nel mio paese di nascita, formato, allora, di 7.000 abitanti, dove venivano a parlare – prestandosi  addirittura ai celebri contraddittorii – alcuni uomini politici non solo locali, ma anche nazionali.

Solo per fare un esempio, rammento, come se fosse oggi, che Mariano Rumor, assurto, in seguito, com’è noto, alle più alte cariche dello Stato – si recò nel mio paese dove si esibì in un impegnativo comizio davanti ad un pubblico non solo locale, ma proveniente pure dai centri vicini e dal capoluogo di Provincia, considerato, come ho accennato, che l’Ente Regione era ancora “in mente Dei”.

Naturalmente, non solo Mariano Rumor, ma tanti altri noti esponenti politici, segretari di partito, deputati, senatori ed anche qualche Ministro i quali si alternavano nei comizi, durante le campagne elettorali di allora, cercando suffragi anche nei piccoli paesi; il che, a mio giudizio, faceva loro onore. Questa sana prassi politica è venuta man mano scemando nel tempo, tant’è vero che negli ultimi decenni abbiamo assistito a  folgoranti carriere da parte di chi – privo di doti politiche, di  cultura e di sufficiente esperienza – ha raggiunto posti di potere impensabili in altre epoche della storia d’Italia.

Ora, è vero che la società nella sua inarrestabile corsa, si è evoluta  e che ogni fenomeno si articola con una velocità impressionante, ma è anche certo che, almeno in politica, tale rapidità ha sconvolto consuetudini e tradizioni secolari mettendo in forse ogni certezza e consentendo eventi e circostanze del tutto incomprensibili e, in quanto tali, anche inaccettabili. Si diventa, infatti, oggi, addirittura Ministro senza alcuna esperienza e senza il necessario voto popolare;  gli esempi sono noti a tutti.

Tali fenomeni sono, appunto, normali né la gente si meraviglia più di tanto – e il fatto è di una gravità estrema – assuefatta com’è ad ogni genere di sopruso, di malcostume, di favoritismo, di imbroglio e di altre  numerose forme di prevaricazione.  Naturalmente, tutto ciò non è il Suo caso, Egregio Matteo Renzi. Lei , tuttavia, è assurto alla carica di Primo Ministro, da una parte, senza suffragio popolare – tant’è vero che non è neanche deputato – e, dall’altra, con la sola ed unica esperienza di Sindaco di Firenze e di Presidente della Provincia della medesima città.

Incarichi, secondo me, assolutamente insufficienti per permettere il salto, a chicchessia, ovviamente, alla responsabilità di  Palazzo Chigi che, fino a prova contraria, rappresenta il governo dell’intera Nazione. Insomma, tre Presidenti del Consiglio – Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi – senza che il popolo sovrano abbia potuto esprimere la propria volontà. La cosa – è lapalissiano sottolinearlo – è oltremodo grave, vista parimenti la scarsa considerazione di cui, purtroppo, il Primo Ministro d’Italia gode al cospetto degli omologhi degli  Stati europei.

Hollande e Merkel, rispettivamente Presidente della Repubblica e Primo Ministro di Francia e Germania,  si riuniscono – e non è soltanto il recente caso della crisi della Grecia – senza chiedere niente a nessuno,  e dopo aver preso le decisioni di loro interesse le comunicano agli altri Paesi della UE; che ubbidiscono quali vere e proprie comparse sullo scenario europeo, anzi di Bruxelles, capoluogo della Comunità dove l’Italia, in particolare, è totalmente priva di stima e di  sovranità. Prova ne è, Esimio Presidente, che sulla questione ‘migranti’, l’Italia è sola e continuamente bistrattata anche dalle Nazioni minuscole sì, ma con il necessario “animus pugnandi”.

Che, evidentemente manca a Lei, dato il trattamento che  riceve ogni qualvolta si reca nella Capitale, si fa per dire, d’Europa con un inesistente, riguardo ai migranti, Suo famigerato ‘Piano B’ ! E, allora, Dr. Matteo Renzi, dopo ciò che è successo pochi giorni orsono in Grecia, ovverosia  la schiacciante vittoria dei ‘No’, si faccia valere, considerato che è il Primo Ministro d’Italia, e, soprattutto, si faccia rispettare dagli omologhi burocrati colleghi non facendosi escludere, come più volte è avvenuto,  dai vertici che contano, altrimenti Lei resterà sempre un ‘leader’ di serie B e, in quanto tale, non all’altezza di rappresentare una Nazione come l’Italia.

Quell’Italia così nobilmente definita da un grande poeta, toscano come Lei, Francesco Petrarca: “Salve cara Deo, tellus, sanctissima salve, / tellus tuta bonis, tellus metuenda superbis” (Saluto all’Italia, ‘Epistulae metricae, III, 24).

Cordiali saluti

Lino Di Stefano  (Frosinone)

4 commenti su “Lettera aperta a Matteo Renzi – di Lino Di Stefano”

  1. La foto dell’articolo sembrerebbe far rispondere al ns. “eroe”: eh che colpa ne ho io? Mi hanno messo qua e io ci sto! Mi ci ha messo il Presidente della Repubblica che è stato votato dai vs. rappresentanti…blablabla…è come se il popolo avesse (indirettamente) scelto…blablabla…

  2. “…non facendosi escludere, come più volte è avvenuto, dai vertici che contano,
    altrimenti Lei resterà sempre un ‘leader’ di serie B e, in quanto tale, non all’altezza
    di rappresentare una Nazione come l’Italia.”

    Ottimo articolo e cioè ottima diagnosi della penosa situazione italiana in Europa.
    Queste ripetute esclusioni di Renzi, la (s)considerazione del problema immigrazione,
    che non dovrebbe assolutamente essere solo dell’Italia ma di tutta l’Europa, mi fa
    pensare, anzi ne sono sempre più convinta che Renzi è un leader non di serie B
    ma di SERIE C!!!!!!

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