PREMESSA:
Dopo la pubblicazione della seconda parte del saggio “Considerazioni sul Concilio Vaticano II” (clicca qui per leggerlo) di Piero Vassallo, Padre Giovanni Cavalcoli ha scritto questa lettera, nella quale tratta della figura di Jacques Maritain
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Caro Prof.Vassallo,
il suo articolo dedicato al dibattito sull’autorità del Concilio mi trova d’accordo nella sua critica ad Alberigo e a Dossetti. Riguardo a quest’ultimo, ho letto proprio di recente la critica che a Dossetti ha fatto il Card.Biffi in una sua pubblicazione.
Diversa invece è la mia opinione riguardo ai coniugi Maritain, le cui figure e il cui pensiero conosco da più di quarant’anni. Per quanto riguarda Jacques, è vero che egli è stato un progressista, ma in senso integralmente cattolico. Il progresso è un fenomeno normale nella cultura e nella spiritualità cattolica. Ben altra cosa invece è il modernismo: questo è una vera e propria eresia, che lo stesso Maritain combattè con “Antimoderne”, fin dagli inizi del secolo scorso. Del resto il pensiero maritainiano, già apprezzato da Paolo VI, è stato raccomandato da Giovanni Paolo II.
Maritain manifestò ancora la sua opposizione al modernismo in “Le paysan de la Garonne”, dove mette in luce le vere, accettabili novità del Concilio, mostrando la loro continuità con la tradizione, specie tomista.
Concordo anche sul fatto che la neoscolastica fine ‘800-primi ‘900 trascurò la filosofia della storia; ma questo non è il caso di Maritain, il quale con notevole acribia, nella sua opera “Per una filosofia della storia”, recuperò in senso cattolico la concezione hegeliana della storia, senza quindi cadere nello storicismo, che invece è il difetto di molti teologi cattolici di oggi.
Quanto al fatto che Raissa abbia appoggiato l’Unione Sovietica, è una diceria senza fondamento. Ella in realtà è stata una donna di grande virtù ed alta spiritualità, molto legata all’Ordine Domenicano, soprattutto al grande teologo Réginald Garrigou-Lagrange.
Ella fu a Roma dal 1946 al 1948, insieme col marito Ambasciatore di Francia presso il Vaticano sotto il Pontificato di Pio XII, del quale conosciamo bene l’opposizione al comunismo. Non basterebbe un fatto del genere per smentire quella ingiusta accusa?
Quanto poi alle dottrine dogmatiche del Concilio non è lecito dubitare della loro infallibilità e continuità con la Tradizione, perchè sarebbe come dubitare circa la dottrina della fede. Invece, come dico nelle mie parole che Lei gentilmente cita, è consentito muovere critiche per quanto riguarda certi aspetti pastorali del Concilio, i quali, ulteriormente estremizzati, hanno favorito il rugurgito modernista del quale oggi la Chiesa sta soffrendo.
Ma questo male sarà vinto non con una critica alle dottrine del Concilio, come fanno i lefevriani, ma con la loro retta interpretazione come insegna il magistero e con la correzione delle carenze pastorali del Concilio, troppo indulgente nei confronti degli errori della modernità. Il Concilio si è dimenticato dell’Humani Generis di Pio XII! Cordialmente
P.Giovanni Cavalcoli,OP”