L’Europa: un’ossessione ideologica che combatte le identità nazionali – di Viktor Orban, Primo Ministro dell’Ungheria

Redazione

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Pubblichiamo oggi la seconda parte degli interventi tenuti dal Primo Ministro ungherese, Viktor Orban, alla XXVI Università libera estiva e colonia degli studenti di Bálványos  (25 luglio 2015 – Tusnádfürdő – Băile Tuşnad). In questi interventi vengono affrontati altri argomenti di grande interesse: la lotta dei potentati europei contro le identità nazionali, la degenerazione dell’Europa, trasformatasi da organo pragmatico in ideologia chiusa, il cavallo di Troia dell’immigrazione. In apertura leggiamo un’interessante riflessione sul concetto di “futuro”.

Ringraziamo il nostro amico e corrispondente ungherese, Andras Kovacs, che ci ha inviato i testi di queste conferenze. Per leggere gli altri interventi di Viktor Orban, riportati nell’articolo Parole chiare sull’immigrazione da Viktor Orban, Primo Ministro dell’Ungheria, cliccate qui

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zzzzrbn1Egregi Signore e Signori,

un anno fa ho detto che stavamo vivendo dei tempi in cui qualunque cosa poteva succedere e questo è valido anche oggi. Chi avrebbe pensato che l’Europa fosse incapace di proteggere i propri confini anche nei confronti di rifugiati disarmati. Chi avrebbe pensato che in Francia la situazione arriva al punto che il capo della comunità islamica locale fa una richiesta aperta allo stato francese perché le chiese cristiane spopolate vengano consegnate a loro perché ben volentieri ne fanno delle chiese islamiche. Chi avrebbe mai pensato che gli Stati Uniti intercettassero i leader politici tedeschi. Un fatto così viene a galla e non c’è nessuna conseguenza. E chi avrebbe pensato che noi europei avremmo fatto finta come se nulla fosse successo e amichevolmente avremmo proceduto con le trattative sul commercio libero con quella parte che probabilmente conosceva le nostre posizioni negoziali già prima di noi stessi. E chi avrebbe pensato un anno fa che gli americani avrebbero dispiegato armi nell’Europa Centrale e che al parlamento ungherese avrebbe causato problemi se seguire o no. E chi avrebbe pensato oltre a noi che per la fine del 2014 l’Ungheria sarebbe diventata il secondo paese con la crescita più rapida in tutta l’Unione Europea.

Egregi Signore e Signori,

l’insicurezza del futuro può convincere uno a pensare sulla natura del futuro politico, cioè sulla natura della possibilità di conoscere il futuro. Tendiamo a immaginare il futuro, cioè la possibilità di conoscere il futuro come fanno i capitani che navigano verso lo sconosciuto: stiamo sulla prua della nave con il binocolo in mano e scrutiamo le rive sconosciute e avrà la precedenza, avrà la conoscenza del futuro per la prima volta chi ha la vista più acuta o chi ha il binocolo migliore. Come se il futuro fosse là davanti a noi come un continente ancora non scoperto, come se esistesse e fosse là ad aspettarci. Invece, cari amici miei, il futuro ha una natura ben diversa. La sua caratteristica più importante è proprio quella che non è ancora pronto, anzi non esiste per niente, succederà solo dopo questo momento, quindi di conseguenza non ha nessun senso aguzzare la vista in avanti. Vale la pena di immaginare il futuro come fanno i vogatori quando procedono sulla regata durante le gare: seduti con le spalle verso la direzione della marcia. Vediamo solo ciò che abbiamo lasciato e quello che capita nel nostro campo visivo. Dobbiamo dirigere la prua della barca verso il futuro secondo a ciò che si apre al nostro orizzonte e dobbiamo capire il futuro in base a ciò che conosciamo già. Di conseguenza il pensiero sul futuro non è una gara per guardare lontano ma piuttosto è la gara della comprensione del passato. Vince chi riesce a capire più profondamente il passato e da ciò più velocemente e più coraggiosamente ne trae un insegnamento. Questo è il punto di partenza di ogni leadership politico e di progettazione.

Gentili amici miei,

questa è una buona notizia perché per la comprensione prima di tutto abbiamo bisogno di ragione, cioè di cervello e al mondo il cervello umano è il meglio distribuito perché tutti sono convinti che ne hanno un po’ di più degli altri. Se pensiamo all’Unione Europea e in essa al nostro futuro, allora prima dobbiamo essere chiari con il passato dell’Unione Europea. Nonostante tutte le nostre critiche forti dobbiamo dichiarare che l’Unione Europea  così come sta, è un successo grandioso: pace, sviluppo e benessere. E’ vero che la pace che dura da dopo la seconda guerra mondiale fino al 1990 non è dovuta a noi, ma agli americani e ai russi che al posto nostro hanno deciso gli affari dell’Europa, ma senza dubbio dopo il 1990 il successo è già un nostro successo europeo e nonostante adesso abbiamo dei problemi, questo fatto non viene sovrascritto da ciò che è successo dal 2008.

Egregi Signore e Signori,

a volte capitano dei fenomeni attraverso i quali diventa chiaro, in cui si condensa il carattere di una certa era. Un fenomeno del genere della nostra vita è la nuova migrazione dei popoli. Se ci affacciamo a questa finestra, vedremo tutto il mondo. Oggi in questo si condensa il mondo e attraverso questo possiamo capire dove è il nostro posto e cosa ci aspetta.

Gentili Signore e Signori,

parliamo chiaramente: la crescita della migrazione dei popoli della nuova era è una conseguenza dei processi politici. I paesi dell’Africa Settentrionale precedentemente fungevano da bastione di protezione per l’Europa e attenuavano le popolazioni che arrivavano dall’Africa Centrale. La minaccia seria non arriva dalle zone di guerra, ma dalle profondità dell’Africa. Con il crollo dei paesi dell’Africa Settentrionale è crollata vistosamente anche la striscia di protezione e ormai l’Africa Settentrionale non è in grado di proteggere l’Europa contro le enormi masse di persone. Di conseguenza in un breve periodo di tempo si è formato un enorme problema. Io sono d’accordo con l’ex presidente Sarkozy che recentemente parlando nella televisione francese ha detto che l’ondata di migrazione attuale è solo l’inizio. In Africa attualmente vivono un miliardo e centomilioni di persone, tra cui più della metà è sotto i 25 anni. Secondo Sarkozy entro breve tempo più di cento milioni di persone non avranno un posto dove abitare, non avranno acqua e cibo a sufficienza e queste persone, seguendo quelle attuali, inizieranno a migrare. Quindi gentili Signore e Signori, onorevole Vescovo, per noi oggi in palio c’è l’Europa, il modo di vivere del cittadino europeo, i valori europei e la conservazione oppure la sparizione anzi più esattamente il cambiamento irriconoscibile delle nazioni europee. La questione ormai non è solo quella riguardante noi ungheresi e in che Europa vorremmo vivere, ma anche se esisterà ciò che noi oggi chiamiamo Europa. La nostra risposta è chiara: vorremmo che l’Europa restasse degli europei. Noi vorremmo questo. E’ solo “vorremmo” perché per questo serve anche la volontà degli altri, ma c’è qualcosa che non vorremmo, ma vogliamo. Lo vogliamo perché dipende esclusivamente da noi: vogliamo conservare l’Ungheria come paese degli ungheresi. E’ importante ribadirlo, anche se da noi pare piuttosto un luogo comune, ma nonostante ciò bisogna ribadirlo perché esistono delle persone che pensano diversamente. Anche se sembra incredibile, con le nostre capacità mentali e spirituali è quasi incomprensibile, ma ci sono persone che pensano diversamente.

La sinistra europea non considera il problema dell’immigrazione come fonte di pericolo ma addirittura come possibilità. La sinistra guardava sempre con sospetto le nazioni e le identità nazionali. Per loro –ascoltate bene le loro parole – l’intensificazione dell’immigrazione potrebbe attenuare, anzi far cessare definitivamente i quadri nazionali e con questo si realizzerebbe anche uno scopo finora a lungo termine della sinistra. Non è a caso che – anche se per la prima volta può sembrare una cosa assurda, ma se ci avviciniamo all’Ungheria, lo possiamo vedere – nel 2004 la sinistra ungherese incitava e aizzava contro gli ungheresi che vivono oltre ai confini, e oggi abbraccerebbe con affetto gli immigrati illegali. Queste persone, questi politici semplicemente non vogliono bene agli ungheresi e non gli vogliono bene perché sono ungheresi. Come tanti centri del potere politico e finanziario di Bruxelles sono interessati a cancellare i quadri nazionali, a rendere debole la sovranità degli stati nazionali e di far cessare le identità nazionali. Cercate a immaginare come sarebbe l’Ungheria se nel 2014 la sinistra avesse potuto fare il governo. E’ un pensiero spaventoso, ma cerchiamo di immaginarlo per un momento: un paio di anni e non riconosceremmo la nostra patria, non riconosceremmo l’Ungheria, saremmo come un enorme campo di profughi, una specie di Marseille dell’Europa Centrale.

Gentili Signore  e Signori,

possiamo vedere che non si tratta di un gioco, come anche le elezioni parlamentari non lo sono.

Gentili Signore e Signori,

dobbiamo menzionare anche che l’intensificazione dell’immigrazione è correlata con il fatto che il fondamentalismo dei diritti umani all’Ovest da un supporto morale a ogni persona, indipendentemente dal motivo per cui vuole lasciare la propria patria. Perché naturalmente esistono dei veri profughi, ma ce ne sono molto di più quelli che vorrebbero godersi i vantaggi del modo di vivere europeo. Dato che in modo regolare così tante persone non riuscirebbero mai ad entrare nel territorio dell’Unione, ci saranno sempre di più che accettano e accetteranno i rischi correlati all’immigrazione illegale. Siccome l’Unione Europea ha solo principi ma non ha una sovranità vera e propria, come per esempio non ha delle guardie di confine, non sa come reagire nella nuova situazione. Bruxelles non è in grado di proteggere i cittadini europei nei confronti degli immigrati illegali e come dichiara l’ex ministro delle finanze tedesco: “Il problema dell’Europa è che tira dei calci in salita ad un barattolo e si meraviglia quando esso torna indietro.” L’Unione Europea è nata come un’alleanza economica, dopo è diventata anche un’alleanza politica, oggi dovrebbe agire come potere sovrano ma per questo bisognerebbe restringere la sovranità nazionale. Come dice anche la barzelletta: la prima volta la direzione era giusta, ma lo facevano male, poi era sbagliata la direzione, ma lo facevano bene.

Gentili Signore e Signori,

l’Unione Europea secondo la sua vocazione offriva delle soluzioni vere per problemi veri per un lungo periodo di tempo: pace al posto della guerra, mercato unico invece della frammentazione, per i più poveri la possibilità di serrare le file anziché rimanere indietro. L’Unione Europea era pragmatica e relativamente flessibile ed è a questo che dobbiamo le sue soluzioni organizzative uniche, ma è ovvio che per oggi qualcosa si é rovinato. L’Europa al posto delle soluzioni vere è diventata un’ideologia, oggi non considera il problema ma il fatto che se la soluzione data rende debole o forte la propria ideologia chiusa. L’Europa è diventata un’ossessione ideologica, se qualcosa è ragionevole ed ha successo, ma rafforza la sovranità degli stati nazionali, allora è da respingere, anzi è nemico, più ha successo più è pericoloso. Questa è l’essenza della storia ungherese.

Ciò che noi ungheresi facciamo, senza dubbio ha successo, ma dato che non si adatta alle ideologie di Bruxelles, quindi non rende debole, ma addirittura rafforza la sovranità nazionale e statale ungherese, dal loro punto di vista è intollerabile. Per questo l’Unione Europea non prospera, non ce la fa neanche con la crisi greca. Si tratta di un problema pratico, bisognerebbe trovare una soluzione pratica.

Noi ungheresi siamo interessati ad un’Unione forte e pensiamo che le soluzioni con successo rendano l’Europa forte. La principale corrente politica e di potere intellettuale europea è convinta che l’Europa diventerà forte se in qualche modo si creeranno gli Stati Uniti d’Europa. Osservando su questo orizzonte il nostro continente, oggi noi ungheresi siamo i gaullisti del continente. Gli Stati Uniti d’America nella loro natura e struttura non hanno corpi nazionali separati, quindi noi non dobbiamo imitarli. Mentre l’Europa ha come natura il fatto di essere costituita da nazioni, quindi è una pazzia aspirare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa sopra le nazioni. L’America non è grande perché non è composta da nazioni ma perché è capace di tirare fuori delle soluzioni di successo. Quindi se l’Unione vuole avere successo, allora anche essa deve trovare le proprie soluzioni funzionanti. Se ne sarà capace, non lo sappiamo ancora, ma sappiamo che l’Europa dal 2008, dall’inizio della crisi mondiale ha ancora questo debito. Dal 2008 i cittadini hanno l’impressione che l’Unione Europea ripeta le sue azioni di volte in volta e nello stesso tempo aspetti risultati diversi.

Forse in tanti vi ricordate ancora che dopo la crisi del 2008, il primo paese che aveva bisogno di un pacchetto di salvataggio internazionale non era la Grecia, bensì l’Ungheria. Dopo il 2010 siamo comunque riusciti a diventare uno dei paesi membri di pochi abitanti il cui debito, espresso in percentuale del prodotto interno lordo, non è aumentato, bensì è diminuito. Se vogliamo valutare ed apprezzare gli sforzi degli ungheresi in merito, allora diamo un’occhiata alla Grecia. Noi siamo orgogliosi che abbiamo ripagato i nostri debiti in tempo al FMI e anche del sostegno finanziario ottenuto dall’Unione resta ormai solo una piccola parte da ripagare e che ripagheremo all’inizio del 2016 entro la data di scadenza. Non dimenticate che l’Ungheria non ha mai chiesto nessuno sconto o proroga per i suoi debiti. Per alcuni questo vuol dire debolezza, ma per altri è una virtù. Io appartengo a questo secondo gruppo. E tutto ciò è avvenuto mentre il tasso di crescita del prodotto interno lordo tra gli Stati membri dell’UE era eccellente. Nella storia economica ungherese, cari amici, è raro, negli ultimi decenni invece è unico, che contemporaneamente migliorano gli indicatori di equilibrio dell’economia esterna e interna e nel frattempo cresce l’economia. Intanto siamo riusciti a correggere anche due errori precedenti: abbiamo eliminato i prestiti in valuta estera per la popolazione, riuscendo così a prevenire un crollo economico, e nel frattempo siamo riusciti a rimettere in proprietà pubblica gli oggetti di valore strategico precedentemente privatizzati, il che è una questione fondamentale per la sovranità nazionale ungherese.

Grazie per l’attenzione.

Viktor Orbán – Primo Ministro dell’Ungheria

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contatti: Andras Kovacs – bundi01@vipmail.hu

9 commenti su “L’Europa: un’ossessione ideologica che combatte le identità nazionali – di Viktor Orban, Primo Ministro dell’Ungheria”

  1. Grazie come sempre a voi , e grazie anche ad Andras Kovacs!
    I testi delle conferenze di Viktor Orban sono straordinari!!!!!
    Forse uso un termine esagerato ma Orban mi sembra un politico geniale!!!!
    Sta facendo analisi che spiegano in modo eccellente la situazione TEMIBILE in cui vogliono
    immergere l’Europa.

    “…ma addirittura rafforza la sovranità nazionale e statale ungherese, dal loro punto di vista
    è intollerabile.”

    “La sinistra europea non considera il problema dell’immigrazione come fonte di pericolo ma
    addirittura come possibilità. La sinistra guardava sempre con sospetto le nazioni e le identità
    nazionali. …”

    E’ vero, è vero!!! Vogliono annullare le identità nazionali!!! Vogliono l’egemonia su tutti gli
    aspetti di vita, cultura, religione nazionali!!!

    MA NON SI RENDONO CONTO CHE APRONO, SPALANCANO LE PORTE ALL’ISLAM???

    O esagero?

  2. Carlo Pandolfini

    É veramente intollerabile ai mostri ideologici di Bruxelles che esista un politico come Orban e una nazione come l’Ungheria.

  3. Tutta la relazione del Primo Ministro si commenta da se’. Per noi c’è solo il rimpianto che simili capi di Stato dirigano altri popoli e mai il nostro. Che Dio conservi Orban alla guida dell’Ungheria. Non posso esprimere una speranza per noi perché mi sembrerebbe di volare troppo alto. Ma… Le vie del Signore sono infinite….chissà…..

  4. Andrea (da Torino)

    Pongo una domanda di opportunità: ma non sarebbe utile o per lo meno significativo suscitare ed indirizzare attestati di considerazione e ringraziamento da inoltrare o ad Orban o alle sue ambasciate qui in Italia, offrendo qualche traccia e qualche indirizzo (anche mail)?
    Non sarebbe opportuno fargli sentire il crescere di un certo apprezzamento anche dal nostro Paese?
    Grazie per il vostro prezioso servizio.

  5. Se l’Italia non seguirà almeno in parte le strategie ungheresi, non potrà mai arrestare la sua caduta nell’abisso della dissoluzione. Grazie per gli articoli sempre illuminanti. Mi associo al Sig.Andrea

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