In un libro di p. Serafino Sordi, la reazione cattolica al liberalismo – di Piero Vassallo

Il testo di padre Sordi è suggerito ai lettori cattolici quale efficace antidoto al delirio buonista e al suo strascico di velenose illusioni, in corsa al seguito dei governi progressisti e/o di falsamente moderata destra cattolupina.

di Piero Vassallo

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zzsrfsrdDalla tabula rasa, sulla quale strisciano gli estremi, verminosi valori della moderna rivoluzione, il liberalismo emana il flash di una doppiezza bonaria, che seduce, confonde e imbroglia il magistero cattolico, inducendolo a procedere in doppia fila: voce debole verso le suggestioni libertine e sodomitiche, condanna stentorea degli oppressori dei poveri, sentenza pronunciata da un pulpito affumicato, da cui è impossibile vedere le ruvide corde, che la cultura libertina, nella sua realtà di banca patibolare, stringe intorno alla gola dei popoli reietti.

Con scelta coraggiosa, Amicizia Cristiana, casa editrice attiva, in controtendenza, a Chieti, propone un puntuale testo di padre Serafino Sordi s. j., Catechismo cattolico sulle rivoluzioni. Si tratta di un prezioso testo, utile all’orientamento dei cattolici smarriti e/o sconcertati dal  tenebroso scenario allestito dagli strozzini, bifidi banditori del liberalismo, e alfieri dello schiavismo bancario e della perversione pederastica.

Teologo geniale e fedele interprete rigoroso della filosofia di San Tommaso, il padre Sordi (Piacenza 1793 – Verona 1865) fu autore di puntuali confutazioni del liberalismo, figliastro della tenebrosa e maledetta eresia luterana e motore delle sanguinarie rivoluzioni e delle guerre, che tormentarono quel XIX secolo che Léon Daudet (1867-1942)  definì intrinsecamente stupido [1].

Nel saggio sulle rivoluzioni, pubblicato da Amicizia Cristiana, padre Sordi rammenta, anzi tutto, che i cattolici “non amano più una forma di governo che un’altra: essi sono disposti a coscienziosamente seguire ed obbedire a qualunque governo si succeda, purché ciò segua legittimamente, come legittimamente passammo dalla Monarchia assoluta alla costituzionale”.

 Fedele alla tradizione cattolica, irriducibile all’assolutismo sia monarchico che democratico [2], padre Sordi sostenne risolutamente che non si deve credere “che il monarca terreno sia un padrone assoluto e indipendente, il quale non abbia nessuno sopra di sé; che anzi egli non è tanto padrone, quanto ministro del Supremo Signor dell’universo. Dei enim minister est. E come Dio è un bene infinito, senz’ombra di male, così il principe è suo ministro per promuovere il bene fra le genti e non il male. Dei enim minister est in bonum”.

 L’indeclinabile attualità del rifiuto cattolico all’assolutismo, rammentato da padre Sordi, si rivela ultimamente negli atti di una democrazia ottenebrata e sgangherata, che eleva le carte costituzionali alla dignità che compete unicamente alla Sacra Scrittura e, al seguito di un tale cervellotico abuso, stabilisce una parità surreale, che puntualmente si rovescia nell’approvazione democristiana di leggi contrarie al diritto naturale e alla morale evangelica.

 Dalla percezione dell’odore sgradevole emanato dalle costituzioni dette democratiche, ha origine l’apprezzamento sincero di padre Sordi dello Statuto albertino, che “dichiara Religione dello Stato la Religione Cattolica, e quindi induce in tutti i sudditi l’obbligazione di rispettarla”.

 Padre Sordi deplorò tuttavia la debolezza e l’infingardaggine del potere, esercitato nel segno della doppiezza, dal governo di Vittorio Emanuele II, sovrano – pecora e rinoceronte – in perpetua oscillazione tra fede e fellonia. Il re infatti, rammenta padre Serafino, rappresentò una monarchia ipotecata dai liberali, che tolleravano l’esistenza di “giornali infami, che non cessano di fare orribile scempio della Religione a danno dei fedeli, e loro non si pone alcun freno”.

 Di seguito padre Sordi affermò un principio, l’illiceità della diffamazione a mezzo stampa, ieri ed oggi sistematicamente violato dal giornalismo di cialtronesco conio liberale: “La stampa è libera, ma non si può con essa creare odio ad un ceto di persone qualunque: e intanto i fogli [liberali] non rifiniscono di versare il disprezzo sul ceto ecclesiastico: da che ne viene che il suo ministero non ha più sui popoli tutta la salutare sua influenza con temporale e spirituale loro detrimento; e niuno pensa a rattenere un tanto male”.

 Notevole e quanto mai attuale è anche l’auspicio, formulato da padre Serafino e rivolto ai liberali affinché “il denaro che i cittadini sudano a raccogliere per i loro bisogni, non si sciupi, non si disperda inutilmente, e i milioni non svaniscano e non si sappia dove siano iti”.

 Attuali sono altresì le obiezioni che padre Sordi indirizza contro i fautori dell’allora albeggiante perdonismo radical chic. Quasi per smentire le ragioni della chimera svuota carceri, è proposta una lode della vera clemenza “quella il cui esercizio non torna in danno della società, non quella clemenza inumana, che coll’impunità del delitto rende più audaci i delinquenti e fomenta le violenze, le rivolte, i disastri, gli sconvolgimenti e le stragi delle intere nazioni. … sarebbe inumanità nel principe se lasciasse pericolar tutto il regno per risparmiare un pugno di scellerati. … vera clemenza è usare della giustizia”.

 Il testo di padre Sordi è pertanto suggerito ai lettori cattolici quale efficace antidoto al delirio buonista e al suo strascico di velenose illusioni, in corsa al seguito dei governi progressisti e/o di falsamente moderata destra cattolupina.

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[1]  Serafino Sordi fu strenuo protagonista della nobile battaglia per l’osservanza delle primitive costituzioni ignaziane (che contemplavano la fedeltà alla dottrina di san Tommaso). Prima di entrare nell’ordine dei gesuiti aveva studiato nel seminario di Piacenza, sotto la guida illuminata di padre Vincenzo Buzzetti. Fu autore di due pregevoli manuali, “Ontologia” e “Theologia naturalis”, pubblicati postumi. E’ il caso di segnalare che il nome di Serafino Sordi è cancellato dal bianchetto purificatore, usato dagli storici conformi alla teologia dominante nella Chiesa del post-concilio.

[2]  A proposito di assolutismo democratico cfr. Pio XII, Radiomessaggio nel Natale del 1944. La confutazione dell’ideologia assolutista fu oggetto dello strenuo impegno di Francisco Elias de Tejada y Spinola, erede e interprete di quella tradizione monarchica ispanica, che  fu felicemente indenne dalla tentazione assolutista.

2 commenti su “In un libro di p. Serafino Sordi, la reazione cattolica al liberalismo – di Piero Vassallo”

  1. “Il testo di padre Sordi è pertanto suggerito ai lettori cattolici quale efficace antidoto al delirio buonista e al suo strascico
    di velenose illusioni, in corsa al seguito dei governi progressisti e/o di falsamente moderata destra catto-lupina.”

    Caro Vassallo, non conoscevo per niente il grande padre Sordi, quindi la ringrazio molto per questa ottima recensione
    del suo libro che leggerò.
    Mi permetto aggiungere anche che l’inizio e la fine del suo articolo mi ha fatto sorridere: “…. falsamente moderata destra
    catto-lupina”. !!!!
    Che definizione!!!
    DEGNA DI LEI, CARO VASSALLO!!!!!

  2. Gentile amica Paola B. debbo dire che la tecnica delle definizioni velenose mi è stata insegnata da tre grandi amici: Giano Accame, don Gianni Baget Bozzo e Giovanni Volpe. L’insegnamento di tali maestri non si può dimenticare. Un giorno racconterò le loro battute salaci: Indimenticabili. Accame che ridicolizza un democristiano, Volpe che capovolge contro l’autore (Buscaroli!) una battuta, Baget Bozzo che ridicolizza un teologo progressista. Se Deotto consente, cito la battuta di Volpe: Buscaroli rideva di un omino mingherlino che aveva dieci figli e diceva : “non sta in piedi…” è Volpe; “i figli ,in genere si fanno sdraiati”

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