L’inquietante catechismo della coppia Fazio – Mancuso – di Giampaolo Scquizzato

di Giampaolo Scquizzato

 

 

fzmncsNegli ultimi tempi raramente mi soffermo, la domenica sera, a fare zapping tra i vari programmi tv. Domenica 20 ottobre scorso ho fatto capolino, tra un risultato sportivo e l’altro, sulla puntata della trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”.

Questa volta ho deciso di fermare il telecomando: il primo ospite era il sedicente “teologo” Vito Mancuso. Il colloquio era già iniziato da alcuni minuti, ma, alla luce di quello che ho sentito, i giorni scorsi sono andato nel web per ascoltare l’intera intervista.

Già avevo letto alcuni passi dei libri di Mancuso e “assaggiato” in qualche video o articolo il suo pensiero. Per l’ennesima volta ho avuto l’impressione dell’allergia, della repulsione che Mancuso ha per la tradizione, per il Magistero e per molte verità della fede cattolica. Con la furbesca collaborazione del conduttore genovese,che non vede l’ora, dal pubblico canale di Rai Tre e dal palco dell’Ariston di lanciare, con soporifero savoir faire, bordate ad una Chiesa “retrograda e antimoderna”, è andata in onda una palese proposta di ribellione nel confronti di catechismo, dogmi, Magistero e Tradizione cattolica. Il gatto Mancuso e la volpe Fazio hanno sentenziato che la Bibbia e il Magistero in gran parte sono superati o da riformare, che il canone delle sacre Scritture è solo quello dei Vangeli (e solo alcuni passi ovvio, tolti quelli più scomodi) e che il catechismo è ormai un’enorme palla al piede.

Ma, perché non crediate che siano mie invenzioni, lasciamo parlare il gatto e la volpe, riportando buona parte del contenuto dell’intervista.

1)FAZIO:”la differenza tra il pensiero di Ratzinger e papa Bergoglio è che papa Bergoglio ha  assunto come punto di vista il bene del mondo”.

MANCUSO:  […]”Ci sono 2 modi di fare teologia La prima modalità è quella più tradizionale è quella che pensa a partire dal passato, dalla coerenza con il patrimonio dottrinale e quindi è anzitutto preoccupato dell’ortodossia del fatto che la gente pensi quello che si è sempre pensato ed è sostanzialmente una modalità che ha paura delle novità, dei cambiamenti, delle evoluzioni…C’è una seconda modalità di fare teologia che non guarda al passato e guarda al presente, ai problemi reali delle persone e di volerli risolvere e pensa alla chiesa non come a una cittadella che deve difendere il deposito ma come a un ospedale da campo [..] Ed è per questo che ci rendiamo conto che questo Papa ci vuole bene, ha interesse alle nostre ferite”.

OSSERVAZIONE: che mi risulti la Tradizione apostolica (a cui credo volesse anche fare riferimento Mancuso quando parla di passato, tradizionale, dottrina e ortodossia: 4 parole da far rizzare i capelli) è una delle fonti della Divina Rivelazione, uno dei capisaldi della nostra fede, del depositum fidei, come afferma anche il Concilio Vaticano II: “Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli, comunicando loro i doni divini, di predicare a tutti il Vangelo che, promesso prima per mezzo dei profeti, egli aveva adempiuto e promulgato con la sua parola, come fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale” (Costituzione dogmatica Dei Verbum, n. 7). Il catechismo della Chiesa cattolica al n. 78 afferma che “questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata. Per suo tramite “la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (Dei Verbum n. 8)”. E ancora “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine” (Dei Verbum, n. 9)

Chiedo a Mancuso: dobbiamo spazzare via duemila anni di Tradizione, Magistero e dottrina? A quanto sembra il Concilio Vaticano II ha detto di no e a quanto pare si può pensare alla Chiesa anche come ad un ospedale da campo, ma non senza il deposito perché è lo stesso Gesù Cristo che ha consegnato agli Apostoli le “chiavi” della sua Chiesa per legare e sciogliere e per tramandare l’insegnamento divino. Che forse gli Apostoli, i discepoli, i santi, i papi, le encicliche, i concili non possono essere raccontati, studiati, meditati e insegnati? O disturbano la teologia di Mancuso? Un po’ di rispetto per chi due millenni addietro e tutt’oggi in nome di Gesù Cristo e della sua buona novella offre la vita per la Chiesa: sanguis martyrum semen Christianorum!

2) FAZIO: (riferendosi alla frase del Papa di ritorno dalla Gmg) “chi sono io per giudicare… è una frase importante […]”.

MANCUSO: ”è la frase di un uomo che sa quanto è difficile la vita, quanto è complesso l’animo umano, quanto è complessa la nostra storia, per siamo fatti così”.

Beh, mi permetto di dire che anche Benedetto XVI (quello “del pensiero di Ratzinger” di cui sopra) sa quanto è complesso l’animo umano e quanto è complessa la nostra storia, soprattutto quella degli uomini di Chiesa e degli uomini e donne di oggi: propongo a Mancuso la lettura di “Luce del mondo: il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione di Peter Seewald” di Benedetto XVI. Non rientra certo in quel modello di teologia “che ha paura delle novità, dei cambiamenti, delle evoluzioni”, ma anzi le affronta con coraggio e a viso aperto.

3) FAZIO: “a un teologo si può chiedere perché è stato creato il mondo…ti chiedo se secondo te (ne parli diffusamente nel libro) questa creazione è avvenuta secondo una logica o secondo un principio casuale, caotico?

MANCUSO: “[…]naturalmente non esiste la risposta, esistono tentativi di venire a capo di questo immenso problema […]perché ci siamo?noi non possiamo dire perché è stato creato l’universo talmente è vasto […]possiamo partire da noi stessi e dire “quando è che io compio me stesso? Quando la mente sa, quando c’è la comprensione, quando si comprende e quando questa comprensione diventa motivo di un’azione buona armoniosa .Io parlo di intelligenza della bontà: io non riesco a trovare in questo ammasso di caos e di ordine, perché è evidente che c’è il caos […] ma è altrettanto evidente che c’è l’ordine, altrimenti saremmo fermi al caos primordiale[…] A cosa serve tutto questo […]? A generare la mente e una mente che diventa cuore […] a una mente che riproduce mentre capisce la logica di armonia relazionale che l’ha creata”.

OSSERVAZIONE: a me piace credere con la Chiesa che “l’intelligenza umana può già trovare una risposta al problema delle origini. Infatti è possibile conoscere con certezza l’esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere grazie alla luce della ragione umana, anche se questa conoscenza è spesso offuscata e sfigurata dall’errore . Per questo la fede viene a confermare e a far luce alla ragione nella retta intelligenza di queste verità: “Per fede sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine ciò che si vede (Eb 11,3)” (Catechismo Chiesa cattolica n. 286).

Dal nulla Dio ha creato il mondo che non è prodotto di un destino cieco né tanto meno del caos ma della volontà, della saggezza e della bontà di Dio il quale ha fatto e fa partecipare le creature al suo essere e alla sua bontà: “Tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà furono create e sussistono” (Ap 4,11). La creazione è guidata e governata dalla divina Provvidenza e non è definitivamente compiuta da Dio, ma è in statu viae, cioè è indirizzata da Dio verso la perfezione ultima, cosicchè accanto al bene fisico c’è anche del male fisico, ma tutto è ordinato da Dio per il bene degli uomini suoi figli: recuperando le parole di san Tommaso Moro, che la Tradizione della Chiesa fa proprie, “Non accade nulla che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio”.

4) FAZIO: “ci sono due conseguenze che derivano da questo tuo discorso che affronti nel libro: la prima è l’esistenza del male, […] perché un essere infinitamente buono, onnipotente, crea anche la possibilità del male? Mi pare che la tua risposta sia rivoluzionaria, perché non è onnipotente, […] un Dio che soffre l’esistenza del male come necessario per la condizione di libertà […] quindi un Dio non onnipotente che non è esattamente una cosa da poco; e la seconda che in questo processo di questa creazione continua di un universo che si espande vale anche per Dio secondo te: Dio quindi non è un essere perfetto finito e assoluto ma si sta evolvendo insieme a noi?”

MANCUSO:” non è una cosa da poco, è una cosa immensa togliere l’onnipotenza a Dio tant’è che quando vado a Messa [… ]e recito il Credo: Credo in un solo Dio Padre O… e lì sono un po’ a disagio con me stesso. […] La realtà dice un’altra cosa rispetto all’onnipotenza del bene e all’onnipotenza della giustizia […] L’onnipotenza divina è qualcosa che va rivista alla luce della passione di Gesù […] Basta leggere il Vangelo per capire che tipo di onnipotenza […]”.

OSSERVAZIONE: Caro Mancuso, è per fede che dobbiamo credere all’onnipotenza di Dio e anche proclamarla: “Senza credere che l’amore di Dio è onnipotente, come credere che il Padre abbia potuto crearci, il Figlio riscattarci, lo Spirito Santo santificarci? (Catechismo Chiesa cattolica n. 278). E ancora: “La ferma persuasione dell’onnipotenza divina vale più di ogni altra cosa a corroborare in noi il doveroso sentimento della fede e della speranza. La nostra ragione, conquistata dall’idea della divina onnipotenza, assentirà, senza più dubitare, a qualunque cosa sia necessario credere, per quanto possa essere grande e meravigliosa o superiore alle leggi e all’ordine della natura. Anzi, quanto più sublimi saranno le verità da Dio rivelate, tanto più agevolmente riterrà di dovervi assentire”. Per quanto riguarda il male sappiamo che esso, a quanto dice san Tommaso (Summa Theologiae I, 48), non è un’entità positiva giacchè solo il bene è l’entità e la perfezione di una cosa mentre il male è privazione o carenza di essere o di perfezione (es.: quando sono ammalato mi manca la salute, la piena integrità di un organo). L’Aquinate osserva che tuttavia il male è presente nelle cose per una sorta di necessità, perché la perfezione dell’universo, che ricordiamo è in statu viae, richiede diversità di grado tra enti incorruttibili e enti corruttibili. Il male consiste in questa corruzione ma non è mai fine a se stesso ma anzi consente alcuni beni (Tommaso ad esempio dice che non ci può essere fuoco senza corruzione dell’aria). E, vieppiù, non è Dio la causa del male perché Dio (checché ne dica Fazio) è assoluta perfezione, è l’essere perfetto (Es 3,14: Ego sum qui sum) e può permetter alcuni mali, come detto, per la perfezione dell’universo.

5) FAZIO: “[…]il peccato originale allora è difficile a quel punto accettarlo come spiegazione

MANCUSO: “è difficilissimo tant’è che io lo critico in questo libro potentemente […] Il peccato originale vive di un’idea, di un’impostazione sbagliata che è la seguente: l’incapacità di accettare il caos. C’è un mito alla base del cristianesimo tradizionale, il mito della perfezione iniziale, cioè che il mondo è stato creato perfetto e poi che il male e l’ingiustizia che indubitabilmente ci sono nel mondo arrivano in un secondo tempo a seguito del peccato dell’uomo, il quale uomo oltre a subire il male si trova anche caricato della colpa […] Bisogna toglierci, eliminare, sbarazzarci di questo mito della perfezione iniziale e pensare il mondo quale esso è processo, evoluzione, caos più logos […] E’ del tutto evidente che Dio fa parte di questo processo” FAZIO: “Quindi non è un essere perfetto se cambia, se si evolve, non è assoluto”.

OSSERVAZIONE: un’altra verità di fede “bannata” completamente dal nostro duetto perché le cose difficilissime a capirsi, secondo Mancuso, non posso essere vere né tanto meno credute. Un mix di evoluzionismo, scientismo ed illuminismo modernista. In base a cosa sia evidente che Dio stesso fa parte di un processo evolutivo di caos e logos non è dato a sapersi, se non per il fatto che, forse, anche il principio di non contraddizione è stato eliminato da Mancuso, con il placet scontato di Fazio. Mi chiedo: ma se fosse stato tutto così semplice, se la Verità fosse stata a portata di mano, cosa ci sarebbe venuto a fare Gesù Cristo sulla terra se non per mostrarci la Via, la Verità e donarci la Vita? Ecco che “La Chiesa, che ha il senso di Cristo, ben sa che non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al mistero di Cristo” (Catechismo Chiesa cattolica n. 389): con il racconto della caduta dei nostri progenitori (Gn 3) la Divina Rivelazione ci offre la certezza di fede che tutta la storia dell’uomo è segnata da questa colpa originale, primordiale. La Scrittura ci insegna che all’origine di questa caduta c’è il diavolo, seduttore e omicida da principio, angelo decaduto che ha tentato Adamo ed Eva: l’uomo era stato creato buono, a immagine e somiglianza di Dio, ma pur sempre creatura limitata, finita che deve sottomettersi e rispettare Dio creatore, la sua legge, il suo amore per l’uomo, affidandosi alla sua Provvidenza. Ma l’uomo abusando della libertà concessagli ha disobbedito, si è rivoltato contro Dio, ribadendo il non serviam! diabolico degli angeli ribelli. Ecco così che ogni peccato successivo a questo peccato originale “sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà” (Catechismo Chiesa cattolica n. 397).

Ed ecco il rush  finale…

6) FAZIO: “per tanto tempo si è cercato di piegare alla dottrina, ai dogmi l’esperienza scientifica […] la Bibbia era la verità e tutto quello che era contro era eretico […] Adesso non c’è il rischio contrario di piegare la dottrina e Dio in modo che si concili con quello che la scienza ci ha insegnato […]”

MANCUSO: “non è un rischio, è un dovere, bisogna guardare in faccia la realtà […] Per quella impostazione che pensa che il compito della teologia sia quello di salvaguardare un deposito già dato, chiuso e non fare i conti con la realtà certo questo è un rischio

FAZIO: “questo però porta alla necessità di rivedere il cristianesimo che tu giudichi sempre meno credibile addirittura, sempre più sorpassato […]

MANCUSO: “no, non il cristianesimo, la concezione tradizionale depositata nel catechismo […]

 FAZIO: “il catechismo sì mi sono espresso male…

MANCUSO : “diciamo la dottrina consolidata, ma se per cristianesimo si intende i Vangeli, si intende Gesù, la sua azione, la sua passione, le beatitudini, tutto questo non è per niente superato e il Papa lo dimostra, certo la dottrina va’ rivista…”

OSSERVAZIONE: Ecco: al rogo tutti i catechismi, dal quello tridentino a quello del 1992, passando per quello di san Pio X. Per quanto riguarda le osservazioni sul punto, è sufficiente confrontare il primo punto.

7) FAZIO: cosa vuol dire per te credere in Dio?

MANCUSO: “per me credere in Dio, Fabio, significa, credere che quella passione per il bene e per la giustizia che muove dentro di me ogni tanto non è un’illusione, non è semplicemente un portato psicologico, non è un’invenzione mia […] ma è l’attestazione di una realtà più profonda, questa realtà più profonda che è bene che è giustizia dagli uomini tradizionalmente è chiamata Dio.

OSSERVAZIONE: qui viene gettata finalmente la maschera, perché credere in Dio non è credere in Gesù Cristo incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza, non nella Rivelazione Divina né nell’insegnamento della Chiesa, ma in un più generico e relativistico senso di bene di giustizia, una passione che muove dentro (che certo non è la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo). Dispiace contraddirla, caro prof. Mancuso, ma anche Papa Francesco  ha detto che trovare Gesù fuori dalla Chiesa non è possibile (catechesi del 23 aprile) e che la Chiesa non è una Ong, né un’agenzia umanitaria, né un negozio (catechesi del 23 ottobre): quindi il bene e la giustizia che la muovono dentro o sono una sua invenzione (sic!) oppure li ha ereditati da qualche benpensante del passato (che di certo non è Gesù Cristo, né il Vangelo, né l’insegnamento della Chiesa). Che poi ci sia una contraddizione ancora più grossa laddove, dopo aver per tutta l’intervista sbeffeggiato la Tradizione cattolica, utilizza, infine, quasi con un sussulto di pentimento, l’espressione “dagli uomini tradizionalmente chiamata Dio”: naturalmente, possiamo esserne certi, egli non intendeva la Tradizione quale fonte della Divina Rivelazione.

11 commenti su “L’inquietante catechismo della coppia Fazio – Mancuso – di Giampaolo Scquizzato”

  1. Beh… quando uno si imbatte in Fazio, chiunque sia l’ospite di turno, dovrebbe ben sapere che è meglio cambiar canale (meglio ancora spegnere una buona volta la TV…). Se poi ci sono certi personaggi… lasciam perdere! O lo spettatore medio è dotato di un “sistema immunitario” adeguato, o rischia davvero di perdere la fede e di perdere se stesso…
    E’ veramente tempo di fare sana e chiara apologetica, per il bene di tutti. Tanto per rimanere su temi cald, iquesto di Mancuso è un esempio perfetto di come il seguire il “proprio” concetto di Bene quale suggerito dalla propria coscienza (non meglio precisata), può sviarci completamente dalla “retta” via e farci affondare nelle sabbie mobili del Nulla.

  2. Cesaremaria Glori

    In questa intervista a condurre il treno sul binario scelto è Fazio, non Mancuso. Il pensiero di Fazio è chiaro: Dio rappresenta l’autocoscienza dell’Uomo e questo è un chiaro pensiero massonico. Autocoscienza che si evolve e che resta pur sempre nel mondo, per quanto grande esso possa essere. Ma l’evoluzione contiene in sé la contraddizione che la dissolve. Un ente che si evolve ha sempre avuto un inizio e se lo ha avuto è in base ad un progetto che può anche partire da un caos iniziale. Per il pensiero massonico, che è pura Gnosi, l’autocoscienza del Mondo contiene in sé il programma dell’evoluzione e l’Uomo ne è una sua emanazione che al Mondo ritorna con la sua morte che è appunto la sua evoluzione finale e catartica. Fazio, come tanti altri che bazzicano nella TV nazionale (Augias, Angela e compagnia brutta) rappresentano la quintessenza del pensiero massonico e Mancuso è, per questa gente, un bravo e utile portatore d’acqua al mulino della Gnosi. Quella Gnosi che sin dal sorgere del Cristianesimo apostolico ha cominciato a dividere e a seminare i suoi veleni per negare Cristo ed esaltare l’Uomo, o meglio, una particolare ed elitaria concezione dell’Uomo.

    1. Ci voleva qualcuno che sottolineasse la presenza massonica in RAI, e lo facesse in modo circostanziato. Grazie.
      Aggiungo solo che il grande segnale distintivo dell’ingresso nell’allucinazione gnostica è la negazione del Peccato Originale, e subito dopo di qualsiasi peccato, tranne quello di realismo cristologico: “Parliamone, aboliamo ogni discriminazione, e rientreremo nel Paradiso Terrestre ! “

  3. Non mi meraviglio certo di quanto viene dicendo il signor Mancuso già da tempo. E’ un distruttore della Fede. Quello che mi meraviglia è che lo si continui a chiamare teologo. E più ncora che dalla Chiesa, grazie a Martini, Forte e Coda, sia stato riconosciuto idoneo a istruire i fedeli nella Dottrina cattolica. E’ un eretico e come tle va considerato.

  4. mancuso è un ateologo non è un teologo. fà di Dio un fantoccio. é uno gnostico/manicheo.
    il suo pensiero viene da un orgoglio immenso, luciferico.
    Non possiamo neppure ritenerlo cristiano in quanto mette in dubbio e contraddice la divinità del Figlio di Dio.

    1. corrige

      ed è pure (ex) sacerdote. Chissà com’è che le peggiori ribellioni a Dio sono venute da sacerdoti … non è certo un caso. E forse non è pure un caso che fu ordinato dal Card. Martini.
      Mah …

  5. più “uno” dice autentiche fesserie, e predica di cambiare la Verità (il gatto) aggiornandola a proprio uso e consumo, più viene pagato (la volpe) per alcune centinaia di migliaia di euro dalla RAI, con le nostre tasse.
    che pacchia! e che dire dei sempre più frequenti tentativi, da parte dei numerosi “saggi adulti”, di interpretare ciò che dice Papa Francesco, in modo esattamente opposto a quanto in effetti egli dice? vigiliamo, gente, vigiliamo!

  6. Siamo contornati da eresie che continuamente ci arrivano alle orecchie da più e più parti: sono le giravolte e le contorsioni mentali di chi non ha più un cuore di fanciullo, di chi non riesce a capire che è tanto semplice pensare a Dio Onnipotente e alla sua impronta impressa nella perfezione di un filo d’erba, nel colore del cielo quando si fa giorno, nel gorgoglio di un torrente dopo una pioggia di primavera o nel lavorio di un’ape o di una formica. Come non correre col cuore fino a Dio Creatore, Re del Cielo e della terra quando il Suo sorriso traspare dagli occhi innocenti e puri di un bambino?
    Mi dispiace per Mancuso, povero Mancuso, con le mani consacrate che non consacrano più, con un tesoro che si è fatto sfuggire e non sa più ritrovare. È un povero diavolo ormai. Avrebbe bisogno di un esorcista.

  7. Coda Piero è il teologo-relatore della tesi di Mancuso ‘La salvezza della storia.La filosofia di Hegel come teologia’ conseguita nel 1996.

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