L’inverno della Chiesa – di Piero Vassallo

Recensione di un pregevole saggio di Cristina Siccardi

 

di Piero Vassallo

 

Da alcune descrizioni si ha l’impressione che dopo il Vaticano II tutto sia cambiato e tutto quanto lo precede non sia più valido o lo sia solo alla luce del Vaticano II. … Ci domandiamo se la Chiesa di oggi sia davvero ancora la Chiesa di ieri, oppure se sotto di essa non sia stata fatta scivolare un’altra Chiesa, senza nemmeno chiederglielo”   (Card. Joseph Ratzinger)

                                                                                                           

L'inverno_della_ChiesaIl 2 febbraio del 1634, a Quito (Ecuador) la Madonna apparve a Madre Mariana de Jesus per annunciare che “alla fine del XIX secolo e per gran parte del  XX, si diffonderanno varie eresie, e sotto il loro potere, la luce preziosa della fede si spegnerà nelle anime “.

L’allarmante contenuto della rivelazione a Madre Mariana è rammentato da Cristina Siccardi, autrice di un avvincente, documentato e sempre equilibrato saggio sulle cause nascoste della crisi cattolica in atto.

Eloquente titolo della pregevole opera della nota studiosa torinese è “L’inverno della Chiesa dopo il Vaticano II“. Il volume è distribuito in questi giorni nelle librerie dalla milanese casa editrice Sugarco.

Il libro di Siccardi, si segnala e si raccomanda per l’eccezionale volume e varietà delle fonti, per la citazione di testimonianze inedite sulla crisi post-conciliare, dichiarazioni tradizionaliste raccolte nei testi di autori estranei alla comunità degli infaticabili difensori  della sacra tradizione, infine per il rigore  dell’analisi e per la straordinaria limpidezza dello stile.

Inconsueta è ad esempio la citazione delle opinioni di Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant’Egidio e protagonista delle infelici giornate di Todi, un autore del tutto estraneo al vasto e tacitato ambiente degli irriducibili difensori della dottrina ortodossa e tuttavia incapace di nascondere le cause del devastante malessere.

Quasi contestando l’opinione del maestro bolognese Alberto Melloni, Riccardi ammette che “Gli anni di Paolo VI sono un tempo di crisi, ma non solamente. La crisi è al centro del dibattito tra i Vescovi. Tra i cattolici italiani non c’è unanimità sulla causa della crisi: per un settore è l’innovazione conciliare, per un altro l’inevitabile fine della cristianità, infine per altri è la limitata applicazione del Concilio. Dopo il Concilio [Vaticano II] il cattolicesimo diviene estremamente al plurale, non solo per il dissenso, ma anche per la crescente soggettivazione dell’esperienza religiosa. … Le stesse diocesi italiane hanno atteggiamenti diversi nei confronti del Concilio: la posizione di Lercaro a Bologna è differente di quella di Siri a Genova”.

Analogo il giudizio, di Jean Guitton, un pensatore che non ha militato nel movimento  tradizionalista: “era prevedibile anzi inevitabile che ci dovesse essere una crisi all’interno della Chiesa dopo Il Concilio”.

Il gesuita Henri-Marie de Lubac (1896-1991), negli anni Trenta banditore di una discussa teologia della storia, dopo il Vaticano II, sosteneva che,, “il pericolo non è più solamente quello di un’apostasia da immanentismo, è, come ha giustamente diagnosticato Jacques Maritain, quello di un’apostasia immanente

Perfino Paolo VI, promotore e sostenitore delle riforme attuate dal Vaticano II, manifestò il suo disagio di fronte agli orientamenti antiromani del partito progressista in continua agitazione nell’aula del Vaticano II.

Vero è che, per sconfessare l’opinione della maggioranza conciliare, favorevole al governo collegiale della Cristianità, Papa Montini fu costretto a intervenire in modo inusuale: “in venti secoli di Cristianesimo è la prima volta che un Papa, mentre la Chiesa è riunita in Concilio, compie un atto solenne di magistero ordinario prendendo una decisione autonoma su un aspetto che era oggetto di un documento conciliare”.

Accertato che i dubbi e le apprensioni sui risultati del Vaticano II sono stati condivisi anche da esponenti di scuole teologiche non influenzate dalle tesi dei contestatori lefevriani, Siccardi può sviluppare la sua tesi utilizzando le testimonianze autorevoli dei cattolici fedeli alla sacra tradizione, che denunciarono tempestivamente gli errori operanti sotto traccia, ovvero l’esistenza di un’eresia nascosta tra il dire e il non dire e/o nelle nebbie emanate dall’uso alluvionale del tranquillante quodammodo nei più spericolati documenti del Vaticano II.

Secondo il condivisibile giudizio dell’autrice, il contributo decisivo all’identificazione delle cause dell’inverno calato sulla Chiesa cattolica fu conferito dal padre domenicano Roger-Thomas Calmel (1914-1975), autore di un fondamentale saggio, “Teologia della storia“, pubblicato tempestivamente nel 1965, anno della chiusura del Vaticano II.

Padre Calmel ruppe il silenzio attonito e impaurito dei cardinali e dei vescovi, i quali (uniche eccezioni Ottaviani e Ruffini) udirono il suono sgradevole della disarmonia squillante nell’aula del Vaticano II, ma tacquero, per pusillanimità, per malintesa devozione al papato o per nascosta e alta ambizione.

Padre Calmel ebbe invece il coraggio di leggere l’errore imperversante nelle tesi di Karl Rahner,  discepolo del fumoso apostata Martin Heidegger e conclamato protagonista del Vaticano II: “Respiriamo un’aria di hegelianesimo. Numerosi preti in articoli eruditi o in modeste conferenze sembrano volerci irretire in un diffuso hegelianesimo. Anche se non affermano chiaramente, come Hegel, che Dio è immerso nella storia e si compie con la storia, cionondimeno parlano come se lo pensassero Pur non osando dire grossolanamente che la Chiesa è in stato di dipendenza intrinseca nei confronti delle grandi correnti storiche, lasciano intendere che essa vi si dovrebbe allineare, modificandosi a loro piacimento. Conferiscono alla storia un ruolo messianico e mescolano il regno di Dio con la storia così concepita”.

Indirizzata dalla teologia di padre Calmel, Siccardi risale alla vera causa del disorientamento clericale: la trionfante ideologia liberale e, nascosto in essa, la teologia libertina propalata dagli autori neognostici, teologia che ha elevato le colonne della cultura onusiano ed europeista: omicidio dei nascituri e sodomia.

Il vento della suggestione impetuosa, che soffiava nei pensieri dei padri conciliari, infatti, aveva origine dal liberalismo di nuovo conio radicale-libertino, trapiantato in America dal francofortese Herbert Marcuse.

In seguito la puntuale diagnosi di padre Calmel sarà ripresa da monsignor Marcel Lefebvre, il quale, nel saggio “Il colpo maestro di satana”, sosterrà che il vento del Vaticano II soffiava a favore dei cardinali liberali.

Le indicazioni contenute nell’opera di Cristina Siccardi consentono di risalire finalmente alla vera causa della sopravvivenza della teologia progressista dopo e nonostante il tramonto del comunismo sovietico: l’origine occidentale, americana e non sovietica, dell’errore che ha fatto scendere il gelo di un pensiero invernale nella Chiesa cattolica.

L’identificazione dell’origine liberale del disordine nella Chiesa e nel mondo, non esclude l’esistenza del cattocomunismo ma ne segnala la struttura debole, patetica e gregaria. E ne rammenta la collocazione nelle parrocchie marginali, dove risuona l’urlo del disordine vissuto da personaggi in precario equilibrio tra la pittoresca trasgressione e la coniugazione del trapassato remoto. Un’attività “religiosa” in cui si cimentano stalinisti affranti, furenti zitelle di parrocchia, gramsciani a fumetti, finti ciechi con pensioni democristiane, erinni ecumeniche/escatologiche, nomadi del sesso, spretati con mogli civili al seguito, teologi sincretisti, monache danzanti e figuranti, preti di varia e dichiarata incredulità.

Ora la rifondazione della teologia della storia è l’insostituibile condizione della rinascenza cattolica. Occorre pertanto, evitare l’estenuante e inutile contemplazione/confutazione dell’agonia cattocomunista ed avviare il rigetto della cultura liberal/libertina, madre della disgraziata vicenda contemporanea. Operazione impossibile senza la restaurazione del pensiero cattolico mediante la necessaria terapia tomistica.

Infatti nella insuperata ma negletta filosofia di San Tommaso d’Aquino, i cattolici possono imparare la confutazione degli ateismi mediante le indeclinabili prove dell’esistenza di un perfettissimo Dio.

Siccardi conclude auspicando un cattolicesimo capace di contrastare l’errore, che intossica la società liberale/libertina: “I cattolici dovrebbero essere più pronti, più attenti e più dinamici nel combattere gli errori e le aberrazioni del mondo laicista, radicale e dissacrante; dovrebbero essere più onesti e più coerenti con se stessi, con i loro fratelli in Cristo, dei quali sono in qualche modo responsabili e, soprattutto, di fronte all’Onnipotente: c’è un mondo che profana e calpestai diritti di Dio … si fa tanto rumore per reclamare i propri diritti, reali o presunti, e poi si ignorano quelli più essenziali, perché appartengono alla vita eterna“.

11 commenti su “L’inverno della Chiesa – di Piero Vassallo”

  1. La mia impressione è che la maggioranza dei Vescovi e Cardinali del Concilio, non rivoluzionaria né liberale, abbia taciuto non tanto per viltà, quanto perché soggiogata dalla presunto sorgere dell’Alba dei Tempi Nuovi che facevano seguito alla catastrofica guerra mondiale – e all’uso dell’inverosimile, ma reale, arma atomica.

    L’atmosfera dominante era “Non potranno più esserci grandi guerre, perché la distruzione totale è assicurata (ciò malgrado la crisi dei missili di Cuba, poco prima dell’apertura del Concilio) ; ormai gli uomini si troveranno in pace e ragionevolezza, in un consesso come quello dell’ONU”.
    Purtroppo ciò era del tutto falso, e impediva di vedere ciò che sarebbe stato chiaro immediatamente dopo: che l’ONU, e poi l’Europa, erano dominati da una anti-teologia. Ambienti religiosi invertiti, come dice Vassallo, e non ambienti politico-amministrativi

    1. Però è vero anche che l’ubriacatura dei nuovi tempi, poteva durare per un certo periodo, dopo di che, quei padri che avevano capito, avrebbero potuto dissociarsi come ha fatto mons. Lefebvre che ha loro resistito in faccia, preferendo subire una pseudo scomunica. Se avessero fatto questo ora non saremmo arrivati a questo terribile inverno dove a dettar legge all’interno della chiesa cattolica è un manipolo di persone appartenenti ad altre religioni.

  2. E l’inverno continua…. si legga questo articolo, molto interessante.

    Dichiarazione del Comitato internazionale di collegamento ebraico-cattolico. Note critiche:

    […] Lo scopo di questi incontri interreligiosi sarebbe quello di favorire il dialogo e la conoscenza reciproca, ma spesso e volentieri, da parte cattolica, si dimenticano elementi importanti del Magistero della Chiesa, o si passano sotto silenzio per favorire una “carità” che rischia di contrapporsi alla non meno importante “verità”.

    Tutta la presente Dichiarazione, a cui rimandiamo il lettore volenteroso, è segnata da queste ambigue dimenticanze, e quando si citano delle “pezze d’appoggio” per fondare il dialogo e il confronto, come qui si fa con la Dichiarazione conciliare Nostra aetate (1965), lo si fa in modo parziale e incompleto.

    Vediamo qualche esempio significativo. Si dice per esempio in apertura del testo: “Gli ebrei e i cristiani condividono l’eredità della testimonianza biblica del rapporto di Dio con la famiglia umana nella storia.
    Le nostre Scritture danno testimonianza del fatto che sia gli individui, sia il popolo nel suo insieme, sono chiamati, ricevono un insegnamento, vengono guidati dalla Divina Provvidenza”. Ma fino a che punto gli ebrei e i cristiani condividono la testimonianza biblica?

    Qui, in mancanza di precisazioni necessarie, sembrerebbe che la condivisione sia pressoché totale. Eppure, sappiamo che non è così.

    Già l’Antico Testamento come lo conosciamo attraverso il Canone biblico definito a Trento è molto diverso dal “Canone ebraico” dei libri ispirati. Gli ebrei odierni, anche se forse c’è qualche discordanza tra scuola e scuola (il che complica ulteriormente il discorso) dell’AT cattolico rifiutano i seguenti libri: Tobia, Giuditta, Sapienza, Qoelet, Baruch, i due libri dei Maccabei, e alcuni brani dei libri di Ester e Daniele. Queste differenze materiali non sono di poco conto. Ma ovviamente la cosa più grave è il rifiuto intero, a volte accompagnato da disprezzo, del Nuovo Testamento. […]

    Eppure oggi a criticare sia l’operato del papa e della gerarchia si passa per eretici…. poveri noi e povera chiesa.

    Sempre dallo stesso articolo più sopra si riporta quanto segue:

    [..] Se si trattasse di incontri tra fedeli delle due diverse religioni, la cosa sarebbe forse da tralasciare, ma essendo implicata l’autorità morale della Chiesa, non è possibile far finta di nulla e volgere lo sguardo da un’altra parte.

    Il fedele cattolico maturo deve possedere quel senso critico che gli permetta di valutare dell’opportunità e della coerenza di iniziative pastorali in sé né indiscutibili, né indiscusse. Se le autorità ecclesiastiche volessero impedirci queste valutazioni critiche, esse ci starebbero richiedendo un’obbedienza cieca, che proprio dal Concilio in poi viene vista come sbagliata, inutile e infantile.

    Lo stesso Codice di Diritto canonico (1983) autorizza il fedele a porre delle questioni ai propri pastori, cercando di capire meglio il senso di alcune iniziative e contribuendo così al chiarimento e alla migliore comprensione della vita della Chiesa.

    Il canone 212 § 3 recita: “In rapporto alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi [i fedeli] hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi, e il rispetto verso i Pastori”.[…]

    http://www.campariedemaistre.com/2013/10/dichiarazione-del-comitato.html

    Com’è che tutto d’un tratto, si è ritenuti colpevoli di scisma di attentato all’ unità della chiesa, (addirittura si vien cacciati da una radio come per il triste caso di Gnocchi e Palmaro), se si critica ciò che è giusto criticare, mentre fino a prima del cv2, questo non succedeva? Anzi i cattolici veri han dovuto lottare contro le perpetue menzogne laiciste e anticlericli che dipingevano la Chiesa come un’associazione a delinquere….ora invece con questo papa tutto va bene…. anzi sono i non cattolici che difendono questo nuovo corso di chiesa, mantenedo comunque le infami calunnie della Chiesa pre concilio v2 ….. incredibile no?

  3. Visto che lei richiama la mia attenzione, cara Giustina, le dirò:

    A- che non ho mai provato la minima simpatia per mons. Lefevre e per la sua azione. Non perché non vi fosse il “fumo di Satana” nella Chiesa, ma perché egli la impostava in termini scolastici (cartesiani). Cioè non puntava su un rinnovato uso della Scolastica medievale -come Vassallo giustamente ripete a ogni pie’ sospinto- , bensì della “buona manualistica” del 1800 e del 1900.

    B- che la questione della corretta impostazione del rapporto con l’Ebraismo contemporaneo è davvero LA principale del Postconcilio.
    Se rilegge i miei commenti all’orrida cacciata del defunto fedele cattolico Priebke dalle chiese di Roma e all’assalto alla sua salma ad Albano, potrà vedere quale gravità io attribuisca al fatto.

    Grazie

  4. Caro Andrea, non era mia intenzione chiamarla in causa ho portato un mio parere, dopo aver riscontrato fatti.

    Che lei non abbia provato simpatia per mons. Lefebvre e per la sua azione, questo non implica affatto ciò che di buono e salutare ha fatto per la chiesa e che grazie a lui possiamo ancora vedere un po’ di luce non le pare? personalmente trovo corente e coraggioso ciò che ha fatto. la tutela del Sacerdozio cattolico, la preparazione a chi la dobbiamo?

    Al suo posto io avrei agito esattamente alla stessa maniera. Il discorso di termini scolastici cartesiani a me sembra che non abbia molto senso, giacchè Cartesio di per sè un po’ cozzava con la scolastica. A mala pena ci riuscì un grande Papa come Leone XIII che rilanciò un certo ritorno al tomismo. Non dimentichi che lo scotismo era divenuta una delle correnti più in voga nelle scuole europee.

    Non ho ben capito cosa ella intenda al punto B, corretta impostazione con l’ebraismo …. e io che ho detto?
    La corretta impostazione certo NON E’ il continuo calamento di braghe e servitù da parte dei cattolici …. si è andati oltre al corretto uso di impostazione…. la reciprocità è assente, non a caso ho messo quel link che condivido in toto.

    Per quanto riguarda la gravità di ciò che hanno commesso alla salma di Priebke, negandogli i funerali, (aggiungendo che nessuno di questi prelati abbia CONDANNATO l’orribile atto di vilipendio) concordo appieno.

  5. Certamente, cara Giustina: sul punto B siamo d’accordo.
    La situazione è più che grave: è andata al di là dell’immaginabile.

    Sul punto A ripeto: non è positivo ciò che mons.Lefevre ha fatto. Proprio lui, come dicevo, ha usato un’impostazione cartesiana che sia lei che io riteniamo non adatta.

    Grazie per aver sottolineato lo sforzo di papa Leone XIII e lo Scotismo di quei tempi

    1. Carissimo prof. condivido la sua battuta ci sta’ tutta ma proprio tutta direi…..: -))))

      speriamo almeno che non decidano di calarsi anche gli indumenti intimi. Davvero triste e penoso il tempo che viviamo. La crisi, l’inverno della Chiesa va’ di pari passo alla crisi e l’inverno dell’economia …in pochi sanno questo… tutto, ma proprio tutto, parte da quì!!!

      Non è un caso infatti che nei paesi in cui Cristo è stato rigettato dalla società e dai cuori, ci sia fame, miseria e barbarie.

      Detesto quei sacerdoti e laici o pseudo cattolici, che fanno finta di combattere il comunismo, ma in realtà appoggiano parte di esso, come l’immigrazione, la clandestinità, l’invasione sfrenata nel nostro paese …. il papa per primo. invece di occuparsi di cose che non lo riguardano, pensi a fare il papa e comportarsi da papa.

      Stranamente questo papa, telefona a destra e a manca ma voglia il caso che non gli sia mai capitato di telefonare che so….. ad un poliziotto addetto all’ ordine dei centri di accoglienza … leggiamo che cosa ci raccontano loro e poi facciamo qualche considerazione in merito.

      http://www.coisp.it/archivio-completo/finish/24-2013/5713-cie-di-milo-e-cara-di-salina-grande-in-un-pomeriggio-una-rivolta-e-una-rissa-com-stampa-17-ott-2013

  6. la demagogia suggerisce l’ascolto esclusivo di voci concordi, gongolanti e plaudenti. Cordiali saluti, Signora Giustina! E grazie per il suo interessament.

  7. Carissimi lettori di questo blog.E’ la prima volta che scrivo in un sito cattolico.Frequento da un pò la mia parrocchia,in particolare un corso biblico che vuole approfondire il libro della genesi.In particolare i capitoli 1-11 sono i più controversi.Ora, tralasciando opinioni contradditorie del mio parroco su CV II, opinioni che lo portano ad avanzare pubblicamente in un incontro la teoria che la Chiesa potrebbe forse fare a meno della gerarchia e prendere solo decisioni democratiche (cioè per maggioranza, stile concilii), da questa esperienza che sto vivendo sorge un’immagine di continua discussione su tutti i punti del Magistero. La visione prevalente è quella storica.Tutto è relativizzato in funzione delle varie scoperte scientifiche, archeologiche,bibliche. Si afferma da noti biblisti che non esiste il peccato originale.Che Dio crea il mondo bello e buono.Che Creazione e Redenzione coincidono. Ho avanzato il mio dubbio riguardo al problema di non ammettere l’esistenza di un peccato primigenio e reale dell’uomo in un reale momento storico, che fa precipitare la Creazione. Rifacendomi al Magistero (atti del Concilio di Trento,pronunciamenti di Pio XII e Paolo VI) ho affermato che la Chiesa insegna che c’è stata veramente una coppia umana che ha trasgredito a Dio e questo peccato si è tramandato a noi per monogenesi e non per poligenesi (cioè una colpa sociale-collettiva dei primi uomini in un indistinto allontanarsi da Dio). Rifacendomi anche a Paolo che afferma in Romani “Come per colpa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo così per un solo uomo ne è redento” (vado a memoria,scusate). Ora mi e vi domando…è possibile che tutto all’interno del Cristianesimo si riduca a valutazione critico-storica degli avvenimenti? La mia tesi ha creato sconcerto nel gruppo e divisioni. Molti mi hanno criticato come superato dal pensiero stesso della Chiesa, altri invece come me si sono sentiti sconcertati e confusi da tutte queste personali interpretazioni del Mistero. Non si va verso un Cristianesimo appiattito e che rincorre gli avvenimenti storici e scientifici.O, per meglio dire, non si va verso una Chiesa “Gigantesca Onlus” ,appiattita orizzontalmente sul Mondo e la sua storia contingente, incapace di porsi come risposta anche trascendente alla Storia? Poca Fede e tanta filantropia?
    Spero di esser riuscito a spiegarmi.
    Scusate la mia poca sapienza e vedete solo un uomo che cerca…Grazie

  8. Caro Amico Diego, capisco e condivido il suo sconforto. Se fosse lecito elargire consigli le direi di cessare la frequentazione di un club costituito da seminatori di errori e inquietudini. lasci che i “morti” seppelliscano i loro morti pensieri nella terra delle chiacchiere mondane (e tuttavia non gradite al mondo, che esige una totale e perfetta apostasia). Ad esempio: io non sono ancora riuscito a capire il significato del detto “gli ebrei non devono convertirsi”. Mi chiedo: gli ebrei credono in Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo? Credono nella Santissima Trinità? San Paolo (paradossalmente) dice che vorrebbe essere anatemmizzato pur di ottenere la conversione dei suo fratelli ebrei. Dobbiamo censurare San Paolo? Oppure ammettere che, chiacchierando, il papa si è confuso e ha formulato un giudizio infondato?

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