Quando ne ho sentito parlare da un collega ho strabuzzato gli occhi: liste di divorzio? Non ne avevo mai neppure immaginato l’esistenza. Ci sono persone che si separano o divorziano e fanno una lista di regali, per la nuova vita che attende i non più coniugi. Ma dietro la motivazione umanitaria (“poverino/a, non ha più il ferro da stiro perché è rimasto alla moglie/marito”) c’è il fatto che tutto vuol far pensare ad un’atmosfera di festa, un nuovo inizio, preludio di altre positive esperienze.

di Rita Bettaglio

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zdvrztrtQuello che a me è sembrata un’assurdità, qualcosa di profondamente antiumano, risulta, invece, essere cosa ormai stagionata. Prima ancora dell’approvazione del divorzio breve c’era chi aveva trasformato il divorzio da profondo e drammatico fallimento in business.

Andiamo con ordine e diciamo, anzitutto, che il ‘buon’ esempio, tanto per cambiare, giunge in Italia dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti e dalla parte d’Europa cosiddetta evoluta, il nord, naturalmente.

Nascono negli USA i ‘divorce planners’, coloro che, dietro lauta ricompensa, organizzano fin nei dettagli più reconditi, i divorzi. Se dal punto di vista legale si può capire il desiderio di tutela soprattutto della parte offesa dal divorzio, generalmente i figli, è francamente surreale il tentativo di dipingere il divorzio come un progetto positivo al pari del matrimonio o, addirittura, l’inizio di una nuova radiosa vita. Non è forse una ed una sola la vita di ognuno ed ogni avvenimento non ha forse un impatto su tutto l’essere umano? Così dicono le scienze, sia biologiche che psicologiche.

Negli Stati Uniti esiste la Association of Divorce Finacial Planners (ADFP) che “fornisce una completa e accurata informazione finanziaria per un efficace accordo”, ovviamente fra i divorziandi. Questo per quanto riguarda l’aspetto finanziario. Ma esistono anche i “divorce party planners”: chi volesse divertirsi (si fa per dire) può leggere “The divorce Party Planner”, manuale compilato da Christine Gallagher. Lì troverà idee e spunti per la festa di divorzio, gli inviti, cibo e bevande da servire, musica e decorazioni.

In Italia nel 2010 si è tenuto a Milano (Hotel Marriott, Via Washington) il primo Salone italiano del Divorzio dal titolo “Ex. Punto e a capo”: non è dato sapere (non ho trovato ulteriori notizie) se l’evento sia stato ripetuto negli anni successivi.

Inoltre sono presenti sul territorio nazionale due agenzie di divorce planner: Ciao Amore, con sede a Roma e Palermo e la torinese Ricomincio da qui. La prima, nata nel 2008 da un’idea della sociologa Milena Stojcovic, offre un pacchetto completo per divorzio, comprensivo di assistenza legale, finanziaria e psicologica. Ricomincio da qui ha aperto i battenti nel 2012 e offre anche babysitter, collaboratrici familiari e tariffe scontate per palestre e beauty center al fine di superare meglio il delicato momento.

Apprendiamo da un articolo di Donna Moderna del 2010 che Fabio Zanetti, fondatore di “Ex. Punto e a capo”, ha dichiarato: “La prima cosa da fare per ripartire è non sentirsi in colpa, rinnovarsi”. “Parole sante”, chiosa la redattrice della diffusa rivista femminile.

La moda delle feste di divorzio o, comunque, di fine rapporto (per intercettare anche le sempre più numerose coppie di fatto) in Europa è partita dalla Francia che, con la “Wedding out factory”, organizza eventi dal 2006. Pare che, per sdrammatizzare, in cima alla torta di divorzio si possa trovare una sposa che pugnala lo sposo (o viceversa) e che vengano talora distribuiti portachiavi a forma di teschio con la scritta “il matrimonio logora”. A Livorno, per opera di tal Roberto Gentilini, amministratore di “Eventi Italia srl”, è a disposizione dal 2013 come location per la festa di divorzio Villa Pancaldi, pubblicizzata come “luogo magico per rompere i ponti col passato e brindare ad un futuro roseo e pieno di positività”.

Che dire? Ormai non c’è più un film, un libro, un programma televisivo che non accetti e propagandi l’ineluttabilità della fine di un rapporto d’amore. I nostri figli crescono così, sentendosi raccontare che è normale che due si lascino. Il contrario viene venduto come un’eccezione, frutto più del caso (“è andata bene”) che di una scelta responsabile e, magari, sofferta.

Nessuno chiede il parere dei bambini che vivono nella paura che quello che vedono accadere ai loro compagni di classe (due case, due camerette, vacanze a senso unico alternato, liti e ripicche) non capiti anche a loro. Chissà se i divorce planners invitano anche loro ai meravigliosi party che organizzano…

4 commenti su “Lista di divorzio – di Rita Bettaglio”

  1. A me lascia l’idea che sia una forzatura per mascherare o esorcizzare o scaricarsi la coscienza di fronte a vicende che restano sempre dolorose, comunque le si voglia dipingere. Così si evita di andare in profondità di se stessi, di interrogarsi, di fare un bilancio, col rischio di scoprire che forse non si sta percorrendo la strada giusta.
    Ma non importa, bisogna essere allegri: anche se in fondo di allegria ce n’è ben poca (non tanto per chi assiste, ma in primo luogo per chi ne è protagonista), meglio far finta di niente. Mi sembra che siamo sulla stessa scia di chi dice che gay è bello, che il matrimonio omosessuale è una bella cosa, che i figli crescono bene anche con le coppie omo, è l’amore che conta, ecc. C’è davvero gioia in tutte queste cose, l’autentica gioia? Io vi vedo solo tanta tristezza.

  2. Francesco DAL POZZO

    Di sicuro ciò che con maggior decisione e irrevocabilità ci apre e anzi spalanca la porta dell’inferno è, in aggiunta alle nostre cattive inclinazioni e debolezze, la nostra immensurabile… (detto alla fiorentina) bischeraggine!

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