L’Italia sul patibolo dell’alta finanza – di Piero Vassallo

E’ possibile tagliare la corda degli strozzini?

di Piero Vassallo

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Prima della qualunque azione pratica è necessario che la classe politica si svegli dal sonno ideologico, che rappresenta la pura e intatta ideologia liberale, quale efficace medicina degli errori, a monte dei mali strutturali, dai quali discende la crisi economica, in corsa incontrollata, sfrenata e devastante.

Volante sulle ali di una cultura giornalistica, incapace di comprendere che la crisi economica, in atto da alcuni anni, ha radice e causa nell’ideologia liberale, errore sacro, trionfante nelle alte imprese intese all’inganno e allo strozzo, organizzazioni operanti, senza efficace freno, nel cuore malato dell’economia occidentale.

Ora il malessere occidentale è emanato da due falsi, ingannevoli e paralizzanti dogmi: la convinzione che l’ideologia liberale sia una efficace difesa dalle povertà, e che al di fuori del gaudioso liberalismo si estenda solamente  l’inferno generato dalle roventi, sanguinarie, invivibili utopie: stalinismo e hitlerismo.

Per ottenere la titolarità esclusiva del bene economico, la cultura al servizio dei liberali, ha espunto, censurato e obliterato la soluzione cattolica ai conflitti sociali, una dottrina che è stata il motore del miracolo economico attuato nell’Italia del secondo dopoguerra.

I cattolici, aggirando le obiezioni degli antifascisti di scuola laica e/o massonica, hanno conservato intatti (senza cedere alla tentazione resistenziale di gettare il bambino insieme con l’acqua sporcata dall’ideologia fascista) gli enti fondati dal regime di Benito Mussolini, Iri, Eni, Inps ecc., quali efficaci strumenti di difesa dall’asfissiante, incapacitante e usurante potere del capitalismo impropriamente detto liberale.

Il miracolo economico, che nel secondo dopoguerra ha innalzato l’Italia ai vertici dell’economia mondiale, deriva, incontestabilmente, da una soggiacente infrazione delle leggi del liberismo e da una taciuta  messa in parentesi della schizzinosa e collerica intransigenza antifascista, professata e dai capitalisti e dai social-comunisti.

Disgraziatamente la politica italiana, assordata dai rumorosi rutti  emanati della chimera liberale e dalla crepuscolare agitazione delle sinistre, si è ultimamente appiattita  sotto la potenza della Germania, nazione che armonizza il peso dell’arroganza (la sovietica virtù, che ha formato la volitiva giovinezza della cancelliera opima) con l’intransigenza del nazional-capitalismo.

Ora è evidente che la crisi europea ha origine dalla pressione esercitata dagli imperiosi, egemoni glutei della tracotante cancelliera tedesca.

L’economia italiana è soffocata dall’imperiosa e impietosa macchina dell’industria teutonica (che tresca felicemente con il finanziere Georges Soros).

Non è necessario militare nel partito leghista o condividerne il programma per comprendere che Matteo Salvini ha la ragione quando afferma la necessità di uscire dall’euro, “corda patibolare”, che ha attuato l’impiccagione della nostra economia al ramo tedesco dell’albero sorosiano.

La seconda mossa, in vista della guarigione dal capogiro procurato dalla giostra liberale e dalla sue umilianti e costose acrobazie, è il cambio dalla moneta unica, che fu imposta agli italiani dalla fragilità di Romano Prodi e (infine) il ristabilimento della moneta nazionale.

L’Italia gode di un patrimonio scientifico, culturale, storico e artistico senza uguali e di un’invidiabile industria.

Un governo degno del primato italiano, ossia della nobilissima sapienza della nazione – che ha dato al mondo San Benedetto, San Francesco, San Tommaso d’Aquino, Cimabue, Giotto, Raffaello, Ugolino e Vadino Vivaldi, Dante, Petrarca, Cristoforo Colombo, Giambattista Vico, Antonio Rosmini, Antonio Vivaldi, Alessandro Manzoni, San Pio V, San Pio X, Guglielmo Marconi, il venerabile Pio XII, ossia gli uomini che occupano i vertici mondiali della sapienza e dell’audacia – un governo – almeno – alla non vertiginosa altezza della cultura politica di Amintore Fanfani – potrebbe sottrarre facilmente la nazione dall’asfissiante peso esercitato dai banchieri e dai politicanti tedeschi. E avviare un onesto rilancio della civiltà e dell’economia tradizionali.

7 commenti su “L’Italia sul patibolo dell’alta finanza – di Piero Vassallo”

  1. Bellissimo articolo, verissimo, ma continuare a fare e vivere di debiti asfissianti, di bolle che scoppiano, di banche che se non vengono “salvate” cade il sistema, crolla tutto, da anni , vuol dire che capitalismo ed economia si stanno dando calci a vicenda. Votare serve a fermare gli impulsi anti-capitalisti della democrazia e gli impulsi anti-democratici del capitalismo. Così nel Sec. XXI, tutto il primato italiano da Lei descritto, senza partiti veri, senza economia, senza capitalismo, sparisce. Il capitalismo è diventato un mostro pazzo liberatosi dalla gabbia in una società democratica dove si votava, ora predatore ingestibile. L’inganno più ipocrita è che dicono di salvare le banche fallite, in nome della trasparenza , mentre non c’è nulla di più torbido ed oscuro nella selva finanziaria delle banche. Neo-capitalismo : soldi più ingordigia di farli salvando banche.

  2. mattia tarquini

    Un governo degno del primato italiano. Professore lei è l’unico negli ambienti tradizionalisti a rammentare l’importanza di sentirsi italiani. Grazie.
    Accanto a Rosmini, alla sua lista aggiungerei anche Francesco Faà di Bruno, Salvo D’Acquisto e Gianfranco Chiti.

  3. In realtà nessun politico di nessuna nazione segue “la pura e intatta ideologia liberale” infatti secondo tale ideologia lo Stato deve essere “gendarme” e l’antitrust deve essere la sua arma più importante.
    Purtroppo da tempi di Dante non è cambiato molto e siamo ancora a -Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta- ed anche se trovassimo il nocchiere, costui sarebbe subito attaccato ed eliminato dai cosiddetti poteri forti, tutti diretti da altri paesi e dalle multinazionali.
    Dobbiamo sicuramente essere sempre informati e fare quel poco che possiamo fare ma temo che le sole cose veramente utili siano pregare e non perdere la speranza.

  4. se i cattolici sono stati così intelligenti da non volere buttare il bambino con l’acqua sporca (oh avessimo ancora vive e vegete quelle creature, seppure immerse in quell’acqua sporca!), perché sono finiti a fare propria “la schizzinosa e collerica intransigenza antifascista, professata e dai capitalisti e dai social-comunisti”, tanto da fare concorrenza nella intransigenza a questi ultimi? I Prodi, sempre petulantemente presente, e prima gli Andreatta, e ora i Renzi e li Gentiloni ( e, se conta qualcosa,Mattarella) di che estrazione sono??? O la loro “intelligenza” era funzionale al piano per cui gli Italiani dovevano essere lasciati liberi di Ingrassarsi, per poi decidere, al segno dato, di spolparli ben bene? ( per poi decidere di buttarne la carcassa, e dare spazio all’ Africazza…)

  5. la diseducazione progressiva ed ecumenica ha ottenuto risultati importanti (ad esempio il colonialismo capovolto) ed oggi siamo tentati di considerare educatori e “buana” gli immigrati africani, i nipoti di Sandokan e i trafficanti sud americani
    la dialettica che opponeva il giardino alla foresta si è capovolta
    i cattolici progressivi corrono nella foesta
    finalmente possiamo vedere l’effetto del falso ecumenismo nelle nostre città infestate da “forestari”

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