L’orizzonte kierkegaardiano della destra antimoderna. Oltre l’ingannevole binomio Schelling-Evola – di Piero Vassallo

Kierkegaard, strenuo difensore dei deboli e degli oppressi, ha svelato il cuore tenebroso e menzognero del sistema democratico e ha denunciato l’intenzione tirannica dei demagoghi, adulati dai giornalisti servili, sarcasticamente definiti notturnisti.

di Piero Vassallo

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La Logica di Hegel con tutte le sue note fa un’impressione così buffa, come se un uomo volesse sbandierare una lettera caduta dal cielo e poi ci lasciasse dentro la carta assorbente, che mostrerebbe anche troppo come la lettera celeste ha avuto origine sulla terra”.   (Soren A. Kierkegaard  – “Postilla non scientifica”)

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z.krkgrdNel 1974 Francisco Elias de Tejada (1917-1978) quasi estendendo l’orizzonte antimoderno disegnato da  padre Cornelio Fabro (1911-1995), pubblicò nella rivista Arthos, fondata e diretta da Renato Del Ponte, un saggio finalizzato a documentare la stretta dipendenza dell’esoterismo (pseudo tradizionale) di Julius Evola (1898-1974) dalla filosofia di Friedrich Schelling (1775-1854).

Dopo la pubblicazione del saggio tejadiano, fu chiaro che il tradizionalismo spurio di Evola, avendo promosso la convergenza del pensiero arcaico e del magismo babilonese con la filosofia ultra moderna, era sprofondato nelle sabbie mobili del nichilismo, un pensiero conclusivo, che fu peraltro professato, senza ritegno e ad alta voce, nel saggio Cavalcare la tigre.

Di qui l’emergenza del problema di alleggerire la cultura della destra dal peso zavorrante/asfissiante che è causato da una suggestione finalizzata al capovolgimento nel delirio esoterico della (vanamente) dichiarata intenzione anti eversiva e anti moderna di Evola.

Il motore di una destra italiana in uscita dalla umiliante/castrante/azzerante cattività liberale, ove fosse riconosciuta la strutturale debolezza del pensiero evoliano, non potrebbe essere altro che la tradizione cattolica, emancipata dalle ipoteche  accese dai modernisti, dai progressisti e dai loro surreali e squillanti epigoni.

Ora una coerente e aggiornata lettura del saggio tejadiano suggerisce l’assegnazione all’implacabile critico della filosofia schellinghiana ed hegeliana, il danese Soren A. Kierkegaard (1813-1855) del titolo di precursore di una cultura di destra atta ad uscire dalla pur nobile e dotta cattività gentiliana, a resistere alle paralizzanti/castranti suggestioni destate dall’esoterismo massonico di René Guénon e dal magismo a sfondo sessuale di Evola.

Infine il pensiero kierkegaardiano è indispensabile al qualunque movimento politico inteso a respingere (al seguito della puntuale indicazione di Giano Accame) la vieta mitologia intorno alla mano magica del  mercato.

Al filosofo danese la cultura antimoderna deve, infatti, la prima, spietata e irridente confutazione della filosofia di Schelling, un autore “la cui teoria sulle potenze rivela la più grande impotenza. Credo che mi sarei rimbecillito se avessi continuato ad ascoltare Schelling”.

Kierkegaard si sottrasse alle suggestioni fumanti nel labirinto idealista rifugiandosi nella fede cristiana. Dichiarò, infatti di essere uno scrittore religioso: “tutta la mia attività letteraria è orientata al Cristianesimo, al problema di diventare cristiano”.

Di qui la sua refrattarietà allo spirito del tempo e l’opposizione risoluta alla mitologia democratica, il cui fondamento risiede nell’adulazione dell’anonimo sovrano: “nessun despota orientale è stato servito servilmente e lusingato come lo è la folla da tutti i  giornalisti”. Kierkegaard, strenuo difensore dei deboli e degli oppressi, ha svelato il cuore tenebroso e menzognero del sistema democratico e ha denunciato l’intenzione tirannica dei demagoghi, adulati dai giornalisti servili, sarcasticamente definiti notturnisti.

Il pensiero di Kierkegaard indica l’orizzonte di una destra politica in uscita dalle baruffe inscenate da parolieri senza concetto. Una destra finalmente capace di liberare la tradizione italiana dalle incrostazioni del pensiero liberal-libertino, malattia mortale imperversante a destra e a sinistra del desolante panorama occidentale.

L’azione politica suggerita da Kierkegaard intendeva (e intende) demistificare i miti di fondazione delle oligarchie liberali, costituite quali squillanti democrazie di parola.

La rigorosa critica del sistema demo-liberale strisciante nella Danimarca del XIX secolo era intesa a svelare l’empietà strutturale dei promotori di una plutocrazia fondata sull’infiacchimento, la corruzione e lo sfruttamento dei sudditi.

Un vizio d’origine, finalmente visibile nelle leggi democratiche finalizzate (senza ritegni) alla corruzione e alla disgregazione pederastica e drogastica dei popoli ingannati e infettati dalla rivoluzione demo-liberale.

Critico spietato della democrazia e dei suoi nascosti errori ed orrori, Kierkegaard non è stato uno spregiatore del popolo ma un implacabile nemico delle oligarchie fanaticamente intese a ingannare ed opprimere. La sua implacabile avversione al pensiero democratico ha origine, infatti, dall’esame puntuale dei filosofemi a monte delle costituzioni laiche e progressive, macchine della demagogia al servizio di quella  immaginaria libertà che è paragonata agli squilli surreali delle trombe suonate per annunciare la partenza di una carrozza condannata alla perpetua immobilità.

9 commenti su “L’orizzonte kierkegaardiano della destra antimoderna. Oltre l’ingannevole binomio Schelling-Evola – di Piero Vassallo”

  1. Caro Vassallo lo sa che molti professori lo saltano a piè pari? Al liceo classico (ai miei tempi) non era nel programma (sic!) e all’università non era nel …… programma. Pendono tutti dalle labbra di Kant ed Hegel. Chissà come mai……. Pare che abbiano tutti aderito al motto “dopo di me il diluvio”. Mah! La vedo dura in tempi come questi ove si insegnano falsità e si manipolano le coscienze.

  2. Cortese signora Maria Teresa, ho cominciato a leggere Kierkegaard dopo aver ascoltato la lezione di un professore (comunista) che ne sconsigliava la lettura. Non sempre la demonizzazione produce i risultati desiderati dai progressisti. Credo sia questa la ragione del silenzio “accademico” su Kierkegaard: il silenzio tombale è più efficace della gridata calunnia. Il filosofo danese non era cattolico e fu tuttavia stimato dal grande Cornelio Fabro (un altro “deportato” nella città del silenzio “progressivo”). Sono convinto che congiura del silenzio sia organizzata per incrementare e promuovere il basso profilo dei reduci dalla catastrofe comunista.

  3. La possibilità di un’alternativa vera al capitalismo ed al social-comunismo è oggi rappresentata dal distributismo, un pensiero antropologico, economico e sociale basato sulla filosofia perenne di San Tommaso d’Aquino e per questo in grado di dialogare con tutti gli uomini di buona volontà. Philip Blond in Inghilterra ne è oggi il massimo esponente. In Italia c’è già il Movimento Distributista Italiano.
    Vedi distributismomovimento.blogspot.com

  4. Stefano Mulliri

    Grazie dottor. Vassallo , ottimo articolo, da adesso in avanti , visto che non lo conoscevo ,aproffondirò la conoscenza di questo pensatore. E chissà perchè, mi è subito venuto in mente , quella specie di individuo, che chiamano intellettuale, di Saviano , quando ha parlato di silenzio tombale,questa è la nuova arma di distruzione mirata in mano agli agenti del regime lui come modello di censore moderno del regime pederastico nazionale e globale , di quelli che decidono nel sinedrio chi deve morire, e chi deve vivere. Ma comunque credo che il loro mondo putrefato , sia ormai alla fine , e solo questione di poco tempo, e poi saranno imgoiati dai liquami che essi stessi hanno sparso a destra e a manca.

  5. Ai tempi del “sessanttotto”, dopo esperienza deludente tra i nemici dei nemici, mi imbattei in “Rivolta contro il Mondo Moderno”. Talune cose erano per me inaccettabili, saltai a pie’ pari il capitolo dedicato al “cristianesimo delle origini”.

    Ciò non ostante, su di me ebbe un effetto trascinante. Qualcun altro mi aveva offerto di meglio?

    Resistei alla tentazione di scartare il cristianesimo come cosa da “uomini spezzati” e conclusi che l’apogeo della civiltà era il c.d. “Medioevo”. Constato che Evola fu lo strumento di cui si serví il Cielo per farmi vedere tutte le scorie culturali che il mondo mi aveva lasciato addosso e che erano in contraddizione con il mio sentire tanto fortemente tradizionale.

    La sua critica a Evola è puntuale, ma non avrà alcun effetto su coloro la cui psiche è piú fortemente tradizionale, che sono precisamente coloro (e soltanto coloro) sui quali Evola esercita attrazione. Chi offre loro di meglio? La Chiesa “autenticamente…

  6. caro lettore Miles,confesso che a venti anni ho letto e apprezzato le opere evoliane, ho frequentato Julius (Giulio) Evola (nella casa di corso Vittorio) e ho condiviso le sue tesi “tradizionali” – ho faticato a capire la radice ateista del pensiero di Evola e a vedere l’inganno nascosto nel titolo “Rivolta contro il mondo moderno” – Evola fu moderno anzi ultra moderno, cioè tradizionalista fasullo – lo stile oracolare di Evola affascinava il lettore e lo induceva a credere di aver trovato una religione più alta del Cristianesimo – curiosamente Evola detestava Mussolini (il quale aveva capito – alla fine – l’errore circolante nelle pagine evoliane, definite iettatorie) – da Evola discende l’antifascismo in furente circolazione nell’estrema destra (ecco un paradosso estremo, su cui sarebbe utile riflettere)

  7. Per comprendere l’essenza, il pensiero del barone siculo-romano, bisogna, per chi ne abbia la voglia e soprattutto lo stomaco, studiare i due libri dedicati all’individuo assoluto, il saggio dedicato al l’idealismo magico, quello dedicato allo spiritualismo, la Metafisica del Sesso, Cavalcare la Tigre e aggiungerei l’Arco e la Clava. Evola scrisse molto ma il suo pensiero velenoso può essere colto in questi libri. Rivolta, a mio parere, è solo un diversivo, una sorta di maschera spacciata di tradizionalismo. Una volta studiati questi libri si avrà ben chiara l’essenza del tanto osannato e sopravvalutato pensatore ‘tradizionalista’. Bene ha fatto il Prof. Vassallo a sottolineare l’ultra modernità di Evola.

  8. Aggiungo che negli ultimi anni e soprattutto oggi, i sagrestani del pensiero evoliano, soprattutto nella veste del presidente della Fondazione che porta il suo nome, come un mantra non perdono occasione di strillare e polemizzare dicendo che Evola è criticato da chi non l’ha mai letto e se è stato letto è solo in modo superficiale. Insomma, qualsiasi voce, rispettabile, colta, accademica o meno che avanzi riserve o critiche al pensiero evoliano è bollata di ignoranza nei confronti di Evola e dei suoi scritti. Loro, invece, si che sanno tutto! Peccato per i sagrestani in questione che di lettori che hanno studiato Evola e l’hanno sviscerato con certosina analisi chirurgica ce ne sono. Ma bisogna capirli: ora che è stato sdoganato anche dalle logge che contano, degno epilogo ‘reghiniano’, non si può certo dar voce ad analisi critiche.

  9. Piero Vassallo

    modestamente faccio notare:
    1 Guidato da Rauti e Graziani, ho conosciuto e frequentato Evola (nella sua casa romana, sita in corso Vittorio) dopo aver approfondito il suo pensiero
    2 Prima di avviare il mio tentativo di critica dell’evolismo ho studiato (spero seriamente) l’opera di Evola
    3 Ho sempre riconosciuto e apprezzato la cortesia di Evola che mi riceveva (insieme con Clemente Graziani e Stefano Mangiante) nella sua casa di co9rso Voittorio
    4 Ho criticato l’opera evoliana dichiarando apertamente la stima alla persona di Evola.

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