MA CHE MUSICA MAESTRO – Enrico Ruggeri – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

 

Enrico Ruggeri, l’aristocratico del dissenso

 

“Lungo le file di sale andava il vento che pace non ha;

pioggia di gocce di mare sopra il fango di città”

 

 

Nel descrivere la parabola artistica di Enrico Ruggeri non si può prescindere dal suo passato punk con il gruppo dei Decibel sul finire degli anni ’70, come espresso dallo stesso cantautore milanese: “Ascoltavamo i Velvet Underground di Lou Reed e il nostro riferimento artistico era Andy Warhol… sentivamo un desiderio folle di sfuggire all’anonimato e mostrare ciò che fremeva in noi. Tanta rabbia, consapevoli del fallimento del ’68. Il punk fu un pugno in faccia”.

Il punk fu quindi per Enrico Ruggeri una scarica di adrenalina, di decibel appunto, come egli stesso ammise: “Volevo essere sempre sveglio, godermi tutto. Il motto era: “Vengo dalla strada e vi voglio scandalizzare”. Con i capelli biondo platino, raccontando la furia del punk di persone oppresse, reduce dall’ubriacatura ideologica di un ’68 sempre criticato, Enrico Ruggeri vinceva il Festival di Sanremo nel 1980 con i Decibel con la canzone: “Contessa”.

Dal 1981, intrapresa una carriera solista come musicista, cantautore e anche scrittore di romanzi, racconti e poesie, ha portato in pubblico sinceramente sia il privato che il profano, affrontando temi che riguardavano le storie personali anche intime unendole a riflessioni sulle tematiche sociali, come ad esempio nel concept album Frankenstein, dove ha cantato i temi dell’emarginazione, della solitudine e dell’amore. Nel recente L’Anticristo del 2018 ha ammonito contro quei gruppi di persone che pilotano i destini dell’uomo, individuando nel loro modus operandi l’intento di abbassare il livello (sotto diversi ambiti) della gente comune.

La reunion recente con il gruppo originario dei Decibel, a distanza di quasi quarant’anni, non ha fatto che sostanziare la “filosofia” punk anticonformista di un tempo: “I punk erano visti con sospetto perché si vestivano di nero e portavano i capelli corti…mi sono ispirato a David Bowie (icona dandy, anche per l’ambiguità sessuale), che ha insegnato che il conformismo è una sconfitta, invitando tutti ad esasperare le proprie diversità”. Un passato punk che ritorna, quello di Enrico Ruggeri, attraverso un invito a rischiare sempre, senza la preoccupazione dei consensi e delle critiche, facendolo così qualificare come un “aristocratico del dissenso”. Ruggeri infatti, oltre ad aver studiato Giurisprudenza, ha insegnato italiano e latino nei licei lombardi. In una canzone, dal titolo emblematico: “Il lavaggio del cervello”, tratta dall’album Punk prima di te del 2004, Ruggeri così denunciava il pericolo mass-mediatico incombente: “Televisione, radio, giornali e riviste, vi siete coalizzati per distruggere le menti, per farci diventare delle vostre conquiste”. A queste esplicite denunce, egli accostava canzoni d’amore dove condensava sentimenti, emozioni in una visione che cercava di superare l’effimero, come ad esempio nel brano: “A un passo delle nuvole” del 2003: “In cima alla parabola, ma prima di discendere, mi lascerò sorprendere ancora dall’amore”. Anche nel pezzo: “Attimi” del 2008, Ruggeri esponeva il significato del vivere: “Quei lunghi attimi solo per noi e stavolta ci sei, senza più ostacoli al mondo per attimi lunghi, ore e gli altri passano via nella luce del giorno, quando muore per giocare con la vita, per sentirci vivi e non sprecare gli attimi”.

Enrico Ruggeri ha sottoposto talvolta il quotidiano a una visione che apre al soprannaturale, come nel brano Il giudizio universale del 2001: “Ecco ci fanno chiamare, siamo pronti a sapere di noi…e chi fece morire il cuore nella lotta per un potere e chi fece cadere il fuoco lungo mille e più frontiere e chi diede ai ragazzi spade tra la polvere delle strade, ora sono venuti in fila a chiedere pietà…”.

Vincente a Sanremo nel 1993 con la canzone: “Mistero”, Ruggeri ha vinto, sempre a Sanremo, con Gianni Morandi e Umberto Tozzicon: “Si può dare di più”, che esprime l’energia positiva che il cantautore milanese ha voluto sottolineare nei suoi brani, come nel pezzo: “Lunghe strade dipinte” del 1994: “Ho visto gli alberi alzarsi e andare su, come le nuvole lontane in cielo; oltre i limiti che non capivi tu, vedevo me leggero”. Anche nella canzone: “Prima del temporale” del 1988, Ruggeri ha voluto tratteggiare l’esserci, nonostante tutto, nel fiume della vita: “Questo fiume silenzioso che mi porta più lontano, non sarà percorso invano…Ci sarò, dentro alla nostra stanza, ti dirò tutte le favole che so, ma le farò cambiare; porterò questo impermeabile che ho e ci nasconderemo ad aspettare il sole che verrà e non avremo freddo più”.

 

 

 

 

5 commenti su “MA CHE MUSICA MAESTRO – Enrico Ruggeri – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Mons. Galantino docet ! Sodoma non è stata distrutta. In uno dei tanti settimanali diocesani (che fanno a gara a chi le spara più grosse, le eresie) recentemente tale don Giovanni Unterberger titola così un suo articolo “un monito dalla terra di Sodoma”. Le sue testuali parole : “il racconto della distruzione di Sodoma è un racconto popolare ricco di fantasia … per dare spiegazione di alcune realtà e per comunicare determinati messaggi. La narrazione è ambientata nei pressi del Mar Morto, zona … particolarmente arida e brulla, bruciata dal sole. L’antico israelita si domandava come mai quella terra è così arida, senza alcuna vegetazione? ‘ E la sua fantasia gli faceva immaginare che lì Dio avesse fatto scendere un diluvio di fuoco … a punizione ei peccati di quella città … Tale racconto appartiene al genere letterario della saga … volto a spiegare, in modo fantasioso, aspetti della realtà con intenti altamente didattici, di insegnamento. .. Qui si afferma che è Dio a punire con la morte il peccatore, secondo una mentalità religiosa ancora arcaica; nei libri più recenti della Bibbia…

  2. — Per la serie “come ti manipolo e ti falsifico la Sacra Scrittura”, altri due scandalosi esempi : 1) tempo fa il parroco di un paesino di campagna, riferendosi al racconto dell’invitato alle nozze gettato fuori perché voleva entrare senza il vestito nuziale, tenne a precisare “questo racconto può spaventarci, ma è un’eccezione, perché Dio non castiga mai nessuno …” 2) per ben due volte il parroco di una parrocchia cittadina, in occasione della solennità dell’Ascensione, commentò così “il passo del Vangelo di Luca è un racconto per bambini, inventato, non è possibile credere a un Gesù che sale in Cielo come un missile … semplicemente, ad un certo momento i discepoli non Lo videro più, e così si inventarono questa storia per far proseliti” (ha, il proselitismo, che brutta bestia…).

  3. Niente, certamente, ma era l’unico modo per fare visibilità ad un “avviso ai naviganti” circa i pericoli provenienti dalle incessanti esternazioni di un clero sempre più sfacciatamente eretico ed apostata. Todo modo, come dicevano i gesuiti quando erano ancora cattolici

  4. Dal “vangelo” secondo ruggeri:

    – non è più credibile la normalità

    – val la pena vivere solo dalle 11
    posso solo ridere nell’oscurità

    -Sed modo senectus morbus est
    carmen vitae immoderatae hic est
    tenax tenax

    -Fuori dai musei
    nuovi amici miei
    si distruggerà
    la civiltà delle banalità.

    -Su seguitemi
    esibitevi
    alta moda va
    vincerà
    chi si distinguerà.

    Ha insegnato nei licei della Lombardia….infatti i suoi studenti ora ultra40enni e i loro figli hanno imparato bene la lezione…

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