MA CHE MUSICA MAESTRO – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

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La direzione  auspicata da Adriano Celentano.

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“In questo mondo senza luce ma come faccio a illuminarmi. In questo ormai mondo truce fai tu qualcosa per salvarmi … tu dimmi solo dove andare, ma dimmi quale direzione, qui non c’è più un’indicazione. Dimmi dov’è la direzione”.

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Nell’album Io non so parlar d’amore del 1999 Adriano Celentano si interrogava sul senso della vita  e su quelle certezze (Celentano ha sempre dichiarato di essere un cattolico praticante) sempre più dimenticate dalla civiltà dei consumi. “Un centimetro quadrato ho di sensibilità, circondato dal deserto denso di grande avidità”, come cantava nella canzone emblematica del disagio spirituale, dal titolo “Qual è la direzione”. Nella ricerca dei motivi per recuperare il senso pieno della vita, il cantante milanese definito il “molleggiato” per le movenze contorte e dinoccolate portate sin dall’inizio della sua carriera in scena, ribadiva nel 2004 con la canzone “C’è sempre un motivo” che se rido se piango ci sarà un motivo, se penso se canto mi sento più vivo, se guardo se sento è perché ci credo, quasi a voler afferrare una ragione in mezzo alla confusione esistenziale.

Lo showman, cantante e ballerino, che è stato icona del cambiamento dei costumi della fine anni’50, basti pensare a Il tuo bacio è come un rock del 1959, 24 mila baci ed altre canzoni famose di quei tempi, ha condensato le movenze e le mode del rock’n’roll d’oltreoceano con le tematiche d’amore tipiche della tradizione melodica italiana (Sei rimasta sola,Una carezza in un pugno, Soli). A questi temi ha aggiunto una denuncia sociale sempre più accesa a tutela dell’ambiente (esempio tipico Un albero di trenta piani riferito al grattacielo Pirelli di Milano) e di quella civiltà contadina cui faceva riferimento nel Ragazzo della Via Gluck del 1966 (“Là dove c’era l’erba ora c’è una città … perché continuano a costruire le case e non lasciano l’erba”), proseguita nell’altrettanto celebre storia del pastore Serafino: “Con le pecore e un cane fedele, tre amici sempre pronti, nei pascoli sui monti, a una spanna dal regno dei cieli viveva felice così”. Negli anni di contestazione studentesca e giovanile del ’68, Adriano Celentano fu considerato per alcune sue canzoni un crumiro, come nella famosa Chi non lavora non fa l’amore, dove denunciava gli scioperi ad oltranza: “Arrabbiata lei mi grida che ho scioperato due giorni su tre … Coi soldi che le do non ce la fa più ed ha deciso che lei fa lo sciopero contro di me”. Anche nella canzone La coppia più bella del mondo, cantata spesso in coppia con la moglie Claudia Mori, Celentano dichiarava in pieno clima divorzista l’indissolubilità del matrimonio: “Siamo la coppia più bella del mondo e ci dispiace per gli altri che sono tristi perché non sanno più cos’è l’amor! Il vero amore per sempre uniti dal cielo, nessuno in terra, anche se vuole, può separarlo mai …l’ha detto Lui”.

Celentano è stato pure attore  e regista cinematografico ma ciò che lo ha contraddistinto è stata la sua verve da predicatore, spesso con polemiche televisive opinabili, su temi anche di carattere religioso. Nella sua prima canzone su temi religiosi, Pregherò del 1962, versione italiana della celeberrima Stand by me di Ben E.King, si sentono queste parole: “Pregherò per te, che hai la notte nel cuor e se tu lo vorrai crederai”. Definitosi “re degli ignoranti”, Celentano è uscito nel 1991 con un album omonimo in cui ricordava che “Quando noi ignoranti eravamo di più, in quel tempo ricordo che tutto era più bello … mentre invece voi a furia di studiar con la mente avete tutti smarrito la via del cuor” ed ammonendo: “Prima che tardi troppo sia … è ora che voi cominciate a studiare anche col cuore e coi muscoli del corpo, non soltanto con la mente”.

Adriano Celentano ha sempre insistito di non rovinare questo capolavoro (la creazione) sospeso nel cielo citato nella canzone “Mondo in Mi 7a” ed a cercare l’estate tutto l’anno affinché il bell’azzurro del cielo, come nella canzone Azzurro, diventi sempre più limpido e sereno, occasione di incontro e non di noia come suggeriscono le parole della canzone:”Quelle domeniche da solo in un cortile a passeggiar, ora mi annoio più di allora, neanche un prete per chiacchierar”.

5 commenti su “MA CHE MUSICA MAESTRO – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Rimanendo in tema canterino, si potrebbe dire: parole, parole, parole soltanto parole… Ultimamente il molleggiato ha detto che voterà 5 stelle. Coerente con i testi citati!!!!!

  2. Questo è tempo di seduzione e chi non è ben saldo nella vera fede rischia di farsi trasportare da questa corrente.

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