“Mangerete il gombo e sarete felici”. Dal vangelo secondo il Forum di Davos

Il 2022 si apre all’insegna della variante Omicron e del Forum Economico Mondiale di Davos, anche quest’anno tenuto al riparo, in videoconferenza: non sia mai che qualche membro dell’élite si infetti come gli altri mortali. La prima constatazione è la preferenza ostentata dal pensatoio oligarchico per il modello cinese. Klaus Schwab, il gran ciambellano globalista, ha dato la parola per primo a Xi Jinping, il presidente cinese, ammiratissimo per il suo modello di capitalismo tecno autoritario, in grande spolvero per l’aumento dell’8 per cento del PIL del Dragone, nonostante (o per merito?) del virus da egli stesso elargito al mondo.

Il presidente cinese ha tenuto un discorso buonista, pieno di ottimi propositi, fatto di multilateralismo, tutto ponti e niente muri, ma ha ribadito – sul clima e sull’energia – che l’Impero di Mezzo andrà avanti per i fatti suoi, ridendosene di Greta, di Gaia e dell’impronta di carbonio. Preoccupato per l’aumento delle materie prime (che intanto accaparra), chino come un buon padre di famiglia su tutti i problemi dell’umanità, il lupo si è vestito da agnello, ma dietro di lui campeggiava l’immagine della Grande Muraglia. È evidente la scelta degli oligarchi per il modello cinese, che chiude con le antiquate procedure del consenso, decide, impartisce ordini indiscutibili, la fa finita con tutti i fastidi della libertà, del pensiero critico e con le complicate procedure della rappresentazione democratica.

Gran bella cosa il dispotismo orientale, deve aver pensato Herr Schwab a nome dei suoi padroni. Peccato per la videoconferenza: sarebbe stata più efficace, a livello scenografico, l’immagine di Schwab e del capo cinese impegnati in dotti conversari come nella Montagna Incantata di Thomas Mann, ambientata dalle parti di Davos. Nel sanatorio alpino Lodovico Settembrini e Leo Naphta discutono dei massimi sistemi al riparo della realtà, in particolare riflettono sulla malattia, la tubercolosi che li portati sulla montagna incantata. Per il laico positivista Settembrini la malattia è disumana e va combattuta con ogni mezzo perché degrada l’uomo a mero corpo. Per l’ex gesuita Naphta, a suo modo un mistico, invece, essere uomo significa essere malato e, se l’uomo è essenzialmente un malato, chi lo vuole guarire mira a disumanizzarlo. Il finale è il ritorno alla dura realtà per il terzo personaggio, Hans Castorp, arruolato per la guerra. È la fine della Belle Epoque.

Ugualmente, Davos – il partito dei ricchi e potenti – rappresenta l’esaurimento del modello in cui siamo vissuti per alcune generazioni. La sintonia tra il dignitario dell’antico impero tornato in auge dopo secoli e il portavoce della Cattedrale capitalistica occidentale è più di un segnale: nessuno scontro sull’essenziale. Settembrini e Naphta non disputano più, la guerra tocca al povero Castorp. Dopo i proclami degli anni precedenti – il Grande Reset, l’emergenza climatica – diventati fulmineamente l’Agenda 2030 dell’Onu, alla faccia dei popoli e dei governi, quest’anno il Potere sembra a un primo sguardo minimalista.

Al contrario, sono entrati con tutte le forze nella nostra quotidianità. Padrone del futuro, titolare del corpo fisico dei sudditi, il Biopotere ha pronunciato la sua sentenza anche su quello che dobbiamo mangiare. L’impresa è la solita a cui si dedicano instancabili da alcuni anni: salvare il pianeta, un lavoro per Nembo Kid, Super Pippo e soprattutto per Bill Gates, il filantropo che oscura il sole, somministra i vaccini, produce carne artificiale e beve acqua ricavata dal trattamento delle feci umane. In questi giorni, il Forum Economico Mondiale ha rivelato al mondo quali saranno i sette alimenti che ci nutriranno permettendo la salvezza di Gaia. Nell’officina di Vulcano si lavora a pieno ritmo per promuovere – ossia imporre – l’ingegneria sociale, antropologica e anche alimentare decisa dalla Cattedrale.

Le “raccomandazioni” di Schwab ricorrono ai soliti espedienti retorici a uso delle masse cretinizzate, uguaglianza, riduzione della povertà, difesa del pianeta dai suoi predatori. Piromani e pompieri sono le stesse persone, ma l’opinione pubblica è da tempo sulla montagna incantata e il giochetto funziona a meraviglia. Chiedono a noi di rinunciare a ogni libertà concreta – perfino quella di mangiare quel che ci piace e far parte della cultura materiale cui apparteniamo – e di accettare la fine della proprietà privata, non più a favore dello Stato, ma di loro stessi, gli unici capaci di farla fruttare. In fondo, è giusto che sia il gran capo cinese il simbolo di Davos, incarnazione del comunismo delle multinazionali che hanno scelto per noi.

I dati che utilizzano sono apocalittici quanto indiscutibili. E se fossero falsi, come erroneo fu il famoso rapporto del Club di Roma degli anni Settanta del secolo passato sui limiti dello sviluppo? Quest’anno, peraltro, il Forum è incorso in un infortunio che sa di voce dal sen fuggita. È stato infatti diffuso – e precipitosamente ritirato – un video in cui si affermava che i lockdown “stanno silenziosamente migliorando le città. Perché non usare questo momento per migliorare il pianeta?”. La capacità di coazione e manipolazione di costoro è immensa, dunque prepariamoci a rivoluzionare la nostra dieta. Salveremo il pianeta, arricchiremo ulteriormente gli straricchi, ma saremo fieri di aver compiuto la missione assegnata.

Il diktat alimentare di Davos indica sette prodotti che presto saranno su tutte le mense del pianeta: alghe, lenticchie (che almeno portano fortuna…), fonio (un antico cereale diffuso nelle savane dell’Africa Occidentale), gombo o okra (una pianta coltivata nei paesi tropicali), moringa o rafano indiano, spinaci e funghi. Il video diffuso dal Forum vieta ogni genere di carni: la guerra è stata dichiarata e la crociata ha come condottiero Bill Gates in persona. Una delle ragioni per cui si dovrebbe mangiare funghi in abbondanza è che sostituiscono il sapore della carne. Il resto del video prodotto sulla montagna incantata promuove i benefici vitaminici dei prodotti sopraccitati e sottolinea i vantaggi sull’impronta di carbonio. Insomma, mangeremo gombo e saremo felici, giulivi quanto dell’esproprio generale annunciato per il 2030.

Quello che colpisce non è la predica, ma il pulpito dalla quale proviene. Come ogni anno, una delle Organizzazioni Non Governative (ONG) più potenti al mondo, Oxfam, pubblica il suo rapporto sulle diseguaglianze in concomitanza con l’incontro del Forum Economico Mondiale. Quest’anno, informano, il patrimonio dei dieci uomini più ricchi al mondo è aumentato al ritmo di quindicimila dollari al secondo. Big Pharma realizza da sola profitti di mille dollari al secondo, sessantamila al minuto, ossia oltre ottantasei milioni al giorno.

La pandemia, prosegue il documento, ha fatto aumentare del cinquantasei per cento la ricchezza di chi era già ricco. Non dubitiamo della correttezza dei dati, ma come la mettiamo con il fatto che Oxfam – la cui ideologia è il radicalismo liberal delle élite occidentali – sia finanziata lautamente proprio dai miliardari, dalle loro fondazioni, da quel pugno di falsi filantropi e veri oligarchi che ha preso in ostaggio il mondo, di cui il Forum Economico Mondiale è la punta di lancia? Alexander Soros, figlio di George e vice presidente dell’Open Society Foundation del padre, è uno dei dirigenti del ramo giovanile del Forum. Piccoli globalisti crescono.

Qualcuno pensa che facciano la guerra a se stessi? Il cortocircuito, la contraddizione è enorme: impressiona la cecità dell’opinione pubblica, distratta dal bollettino Covid, dai “diritti” e – in Italia – dall’annuncio di un transessuale al Festival di Sanremo. I marziani siamo noi, superstiti della realtà.

Oxfam fa sapere che l’aumento della ricchezza di Jeff Bezos nel biennio pandemico (ottantuno miliardi) avrebbe finanziato l’intera campagna vaccinale anti Covid su tutto il pianeta. Anziché chiamare alla rivolta, i burocrati delle ONG – rigorosamente a libro paga dei ricconi – spingono l’agenda di Davos: tutte le proprietà in mano ai soliti noti, e per noi, mal comune mezzo gaudio, dopo una scorpacciata di gombo, un pistolotto in linguaggio inclusivo e il noleggio di un auto elettrica e degli abiti adatti per il più vicino gay pride.

Per lorsignori, la modifica delle abitudini alimentari è un bell’affare economico. Non solo Bill Gates e Jeff Bezos: grandi imprese investono somme enormi nel sogno della carne “coltivata”: un prodotto di laboratorio che elabora un succedaneo a partire da cellule madri estratte dal tessuto animale. Arriveremo a cibarci di un prodotto biotech che già chiamano carne etica. In questo e in altri sensi, l’Agenda 2030 incubata a Davos è già l’obiettivo planetario dettato nelle organizzazioni transnazionali

Gates, il geniale creatore di Microsoft, ormai in missione per conto di Dio – cioè di se stesso – afferma con aria ispirata che i paesi ricchi dovrebbero mangiare solo carne sintetica (prodotta da lui) per farla finita con la fame nel mondo. Contemporaneamente, è il padrone di almeno diecimila chilometri quadrati di superfici su cui si coltivano le patate fritte nei menù di Mc Donald, un’estensione pari all’Abruzzo. Mentre noi ci sazieremo di gombo e di fonio – funghi e lenticchie per i dì di festa – la Cina sta impiantando centinaia di giganteschi allevamenti suini in Argentina. I colossi fin-tech non sono da meno e comprano grandi estensioni di terre per allevamento e pascolo in Sudamerica. E noi, poveri europei? In attesa della transizione alimentare, mangeremo cibi stranieri. Che importa, è la globalizzazione. A regime, a noi il gombo e a loro la carne. Due specie umane diverse, di cui una unicamente servile, l’altra avviata verso la post-umanità.

Che la Cattedrale stia lavorando per i propri interessi è dimostrato dal fatto che sta acquistando in tutto il mondo fondi coltivabili. Bistecche per l’élite, moringa e gombo per i servi della gleba. Lo rivela la rivista specializzata Natural News: le grandi corporazioni hanno iniziato a rastrellare terre coltivabili con l’obiettivo di bloccare la produzione di alimenti in quanto contribuiscono al cambiamento climatico. Stanno nascendo imprese di “servizi ecosistemici”. La precondizione, scrive la rivista, è stabilire diritti di proprietà sugli ecosistemi. La proprietà di nessuno (ovvero i beni comuni) o la proprietà nelle mani di “attori irresponsabili” deve essere evitata, privilegiando l’assegnazione della proprietà degli ecosistemi – ossia della natura – a soggetti economici “responsabili”, le cui operazioni siano verificate dalla… Borsa valori. Il mondo è cosa loro.

Un vecchio romanzo russo di fantascienza, Il venditore d’aria, narrava di un tizio intento a commerciare l’aria condensata in una borsa. La realtà supera la fantasia e un pugno di lunatici in delirio di onnipotenza si appropria della natura, privatizzata per il massimo sfruttamento mercantile. E noi crediamo alle loro frottole sul clima, la sostenibilità, l’inclusività, i diritti, pronti finanche a bere residui fecali.

A Wall Street si sono già organizzati, creando la figura delle “società di attivi naturali”, che compravenderanno “beni e servizi ecosistemici”, imprese che raccoglieranno materiale genetico e potranno stabilire diritti di proprietà, reale e intellettuale. Saranno le uniche a possedere materiale genetico della flora e della fauna, mentre noi dovremo pagare per l’uso del creato. È l’altra faccia, quella vera, dello slogan “non avrai nulla e sarai felice”.

I report del NYSE (New York Stock Exchange) spiegano che l’attività delle nuove società inizierà con l’acquisizione di terreni che possiedono qualche “utilità ecosistemica”. Le imprese saranno sostenibili e presteranno servizi ecosistemici per mezzo di terre naturali, lavorate o ibride. Così si esprime la lingua di legno della speculazione. Molti miliardari stanno acquistando grandi appezzamenti di terreno per appropriarsi del “capitale naturale” e trasformare in attivi reali i profitti finanziari. Bill Gates insidia il primato del magnate delle telecomunicazioni John C. Malone, il maggior proprietario terriero degli Usa, seguito da Ted Turner, fondatore della catena televisiva CNN e dall’ultimo arrivato, nientemeno che Jeff Bezos.

Si diffonde la preoccupazione tra gli agricoltori e gli allevatori per l’irruzione dei nuovi feudatari, i padroni universali. Che cosa faranno della terra, come utilizzeranno il capitale naturale? Crediamo ancora alla narrazione dei signori di Davos, valvassori e valvassini dell’impero del denaro? No, non saremo felici mangiando il gombo.

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