La brutale aggressione ai curdi di Siria ha riportato in primo piano l’aggressività della Turchia, ieri ottomana e islamica, oggi egualmente islamica ma pan-turca e nazionalista. Ovviamente questa aggressività non è appannaggio della sola Turchia, ma storicamente caratteristica dell’Islam storico, dalla sua violenta affermazione nel VII secolo fino al recente Califfato. Eppure la dittatura del politicamente corretto vuole imporci, contro ogni evidenza, l’idea di un Islam pacifico, tollerante, non aggressivo. Una tale idea sarebbe stata certamente giudicata folle per secoli da tutte le popolazioni europee memori di massacri, invasioni, persecuzioni, attacchi e saccheggi, riduzioni in schiavitù, rapimenti di bambini per farne giannizzeri.

Nel XVIII secolo, tuttavia, l’atavico e giustificato timore verso gli islamici e i turchi in particolare sembrò attenuarsi. La sconfitta dei turchi sotto le mura di Vienna nel 1683, le successive vittorie del Principe Eugenio di Savoia e degli imperiali nei Balcani, le conquiste russe nel Caucaso e in centro Asia, il progressivo declino della Sublime Porta, anche per l’impossibilità di sfruttare nuove conquiste di terre cristiane, da cui i musulmani saccheggiavano ricchezze non essendo in grado di crearne senza lo sfruttamento di popolazioni più abili, la sua incapacità di progresso tecnologico e quindi militare, portarono a un parziale declino della potenza turca e una percezione di minor pericolo. A ciò è da aggiungere l’influenza dell’Illuminismo massonico e anticristiano, non privo di “simpatie” islamiche. Voltaire, come al suo solito, fu contraddittorio: in alcune opere lodò l’Islam, ma scrisse anche una tragedia Maometto ossia il fanatismo, violentemente anti-maomettana, oggi praticamente vietata dall’imperante censura islamica in Francia: l’ultima volta che venne rappresentata, nel 2005, i musulmani protestarono con violenze e devastazioni.

Tutto ciò produsse, tra il Sette e l’Ottocento, l’immagine edulcorata di un Islam esotico ma tollerante. Divenne di moda. Un’ondata di turquerie invase l’Europa: allegre marce, marcette e rondò alla turca fiorirono nella musica dell’epoca: come in Mozart e in Beethoven. Gioachino Rossini scriveva l’opera buffa L’Italiana in Algeri, il cui libretto prendeva lo spunto da un fatto vero, il rapimento da parte dei corsari algerini di una nobildonna milanese. Sempre Rossini compose Il Turco in Italia. Il compositore scrisse persino una Marcia per il sultano, un simpatico brano zumpapà che di turchesco non ha nulla, dedicata al sultano Abdul Medjid, composizione che gli valse un’onorificenza turca. Un’altra marcia era stata commissionata dal sultanato a Gaetano Donizetti. Scrive Franco Cardini in Europa e Islam. Storia di un malinteso: “Mozart e Rossini amavano scherzare: e si poteva ben scherzare con giannizzeri ed eunuchi, con harem e minareti, tra Sette e Ottocento. Si scherzava, forse, con sollievo, usciti dal lungo incubo del turco che incatenava e impalava, del barbaresco che saccheggiava e uccideva. Ormai, turbante e scimitarra potevano divenir oggetti di scena, harem e moschee fondali di commedia e di opera buffa”. In realtà, c’era poco da scherzare, perché l’incubo non era affatto finito.

Languide e ammiccanti raffigurazioni degli harem e degli hammam e pittoreschi paesaggi orientali comparvero in pittura mentre, più tardi, Edmondo de Amicis scrisse Costantinopoli, libro che rifletteva la sua magica visione dell’Oriente. In architettura, l’Europa dell’Ottocento fiorì di palazzi in stile “turco” o “moresco”.

In diplomazia il Sultanato, in via di occidentalizzazione, aperto agli investimenti dei nascenti capitalismi europei, descritto come “civile” e “tollerante” da interessati osservatori inglesi in funzione antirussa, venne progressivamente ammesso nel “consesso delle nazioni”.

Ma veramente nel XIX secolo, il declinante impero ottomano era diventato un paese tollerante e pacifico? Tutt’altro. Nell’Ottocento, come nei secoli precedenti, le politiche della Sublime Porta continuarono a basarsi sui massacri, sull’oppressione dei Cristiani, sulle razzie.

Le scorrerie dei pirati barbareschi, tributari del Sultano, continuarono fino alla presa di Algeri, nel 1830, voluta dall’ultimo re legittimo di Francia, Carlo X. Nel 1821 i pirati musulmani attaccarono l’isola d’Elba: ancora massacri, saccheggi e rapimenti. Sempre in quegli anni, l’Imperial Regia Veneta Marina, la marina asburgica, composta quasi esclusivamente da veneti, dalmati e istriani, la cui lingua era il veneto e il grido di battaglia “San Marco!”, guidata dal nobile veneziano Nicolò Pasqualigo, riuscì a liberare l’Adriatico dai pirati barbareschi che ancora l’infestavano.

Nel 1821 il popolo greco, dopo secoli di oppressione, si sollevò contro il dominio turco, la cui illegittimità era stata fermamente sostenuta anche da contro-rivoluzionari come de Maistre e de Bonald. Appoggiati dalla Russia e, più tardi, da Francia e Gran Bretagna, i greci, nonostante l’inferiorità militare, si batterono con estremo coraggio per anni, resistendo alle controffensive turche e alle rappresaglie contro la popolazione civile, come il massacro dell’isola di Chio, nel 1822, che contava 113.000 abitanti: furono almeno 20.000 gli uomini e le donne massacrati dalle truppe ottomane. Il resto della popolazione venne deportata come schiava. Sull’isola rimasero solo 1.800 sopravvissuti. L’emozione in Europa per questo massacro è testimoniata da un intenso dipinto di Eugène Delacroix, attualmente al Louvre. Nel 1821, vi furono nuovi massacri di Cristiani a Costantinopoli, in Tracia, in Asia minore, in Macedonia. A Costantinopoli, la domenica di Pasqua, il patriarca e diversi vescovi furono impiccati in piazza, le chiese demolite, i cristiani massacrati, i loro beni saccheggiati. La Turchia minacciò anche una “grande sostituzione dei popoli”: tutti i Greci di Morea avrebbero dovuto essere sostituiti da popolazioni turche..

Nel 1836, su ordine diretto del sultano, migliaia di bambini armeni vennero strappati alle loro famiglie e costretti a lavorare come schiavi nei cantieri navali nelle mansioni più pericolose.

In Gran Bretagna, negli anni successivi, si affermerà una diffusa turcofilia in funzione antirussa, che affiancò allo storico, astioso, brutale e persecutorio anticattolicesimo inglese un inedito odio antiortodosso. Fu un vero e proprio scatenarsi di russofobia, a cui non furono estranei la massoneria e finanziamenti dalla Sublime Porta ai giornali liberali inglesi, anche in relazione alla “guerra fredda” in corso tra Russia e Gran Bretagna in Asia Centrale (il “grande gioco” descritto da Kipling). In più di una situazione la Russia fu sul punto di far cadere definitivamente il Sultanato, liberando Costantinopoli e i cristiani dei Balcani, del Medio Oriente e dell’Egitto dall’oppressione. L’Inghilterra lo impedì sempre, muovendo la flotta. Poi la guerra fredda si trasformò in conflitto vero, con la guerra di Crimea. Eppure, se la Russia zarista fosse riuscita a smembrare l’impero turco, si sarebbero risparmiati molti massacri successivi, come quello degli armeni, Costantinopoli sarebbe ritornata cristiana e i greci avrebbero continuato a vivere liberamente in Asia Minore, anziché essere vittime di una brutale pulizia etnica.

Come noto, la guerra di Crimea scoppiò in difesa della Turchia, che da decenni provocava la Russia la quale, dopo lungo tollerare, si decise a rispondere con le armi. Lo zar Nicola I, fervente cristiano, dopo vari tentativi di mantenere la pace, dichiarò guerra, come affermò, “per uno scopo esclusivamente cristiano” e “sotto lo stendardo della Santa Croce”. Per lo Zar, gli scopi della guerra erano chiari: “Tutte le regioni cristiane della Turchia devono ridiventare ciò che erano in precedenza: principati e stati cristiani”. Come avvenne che stati cristiani ed europei, come Gran Bretagna e Francia, con l’opportunistico e cinico aiuto del Piemonte, entrarono in guerra contro un altro paese cristiano ed europeo in difesa di uno stato musulmano che aveva rappresentato per secoli una minaccia per la nostra civiltà? In Gran Bretagna liberali e massoni accreditavano un’immagine della Turchia fatta di tolleranza e modernizzazione, mentre la Russia veniva dipinta come stato arretrato e dispotico (nel frattempo l’Inghilterra opprimeva e affamava l’Irlanda rimasta, nonostante la feroce occupazione, ostinatamente cattolica). Per la Francia l’intento di Napoleone III era di riacquistare un peso in Europa.

Ancora una volta turchi e altri musulmani, come albanesi e tartari di Crimea, si resero colpevoli di stragi e saccheggi. A Giurgevo, nella regione danubiana, 1.400 soldati russi arresisi vennero massacrati dai turchi mentre gli ufficiali inglesi stavano a guardare. Tutte le chiese vennero saccheggiate e la popolazione cristiana costretta alla fuga. Scene simili si ripeterono in Crimea e nei Balcani. In Bulgaria le forze turche attaccarono città e villaggi, distruggendo chiese, decapitando sacerdoti, mutilando cadaveri e stuprando donne. Non per nulla migliaia di volontari bulgari, rumeni, greci, valacchi si unirono alla Russia nella “ultima crociata” contro i turchi.

Costretta dalle pressioni internazionali, la Sublime Porta proclamò, in più occasioni, editti il cui scopo era quello di garantire una maggiore protezione ai cristiani. Tali editti, tuttavia non vennero mai applicati e, anzi, generarono sanguinose reazioni tra i musulmani. In Siria e in Libano, nel 1860, almeno 20.000 cristiani vennero massacrati dalle folle fanatizzate.

Tra il 1855 e il 1866, la Turchia tentò una massiccia islamizzazione dei Balcani: più di un milione di curdi e circassi vennero insediati in questa regione. I nuovi “migranti” iniziarono a depredare e taglieggiare i contadini cristiani, rispondendo con massacri a ogni tentativo di resistenza. La stessa politica di “sostituzione dei popoli” venne attuata nei confronti dei territori armeni.

Nel 1856, a Nablus, in Palestina, l’uccisione di un ladro musulmano da parte di un missionario protestante scatenò un pogrom contro i cristiani: come al solito, chiese distrutte e beni saccheggiati. L’odio anticristiano colpì anche i residenti europei: alcuni funzionari del consolato prussiano vennero linciati assieme a dozzine di altri cristiani locali. Nel 1875 e 1876 rivolte cristiane scoppiarono in Erzegovina, in Bosnia, in Montenegro e in Bulgaria. Solo in Bulgaria le vittime civili della rappresaglie turche furono più di 112.000. A Batak un migliaio di cristiani avevano cercato rifugio in una chiesa. I turchi le diedero fuoco uccidendoli tutti.

Di fronte a simili crudeltà, anche l’opinione pubblica in Gran Bretagna incominciò a rivedere l’ipocrita rappresentazione di una impero ottomano “tollerante” e volenteroso discepolo del liberalismo albionico. Ciò non impedì tuttavia la Gran Bretagna di mandare ancora una volta la Royal Navy in sua quando, nel 1877, i Russi irruppero nei Balcani, assieme a migliaia di volontari bulgari, serbi e di altri paesi per liberare definitivamente la regione e, soprattutto, Costantinopoli.

Verso il finire del secolo si intensificarono i massacri, sistematici e organizzati, contro gli armeni, prodromi dei genocidi del 1909, 1915 e 1916. Nel 1895 e nel 1896, tra i 100.000 e i 200.000 armeni vennero massacrati dagli ottomani in Armenia, a Trebisonda, a Sassun e in altre città. Non si colpirono solo gli armeni, ma anche altri cristiani come a Edessa, con circa 3.000 vittime.

Questo per limitarsi al solo XIX secolo. Nel ‘900 le stragi e le violenze turco-musulmane continuarono: il ben noto genocidio del popolo armeno e degli altri cristiani: giacobiti, caldei, siriaci. Una stima prudente valuta in 1,5 milioni le vittime di questo Olocausto cristiano.

Gli obiettivo di una totale scristianizzazione e di una completa “turchizzazione” etnica, fu condiviso dell’impero ottomano, prima, e della Turchia laica e nazionalista poi: nel 1880 i cristiani nel Sultanato erano 4 milioni, oggi sono 120.000 e, solo agli inizi del secolo scorso, i “non turchi”, greci, armeni, europei in genere erano quasi la maggioranza della popolazione di Costantinopoli. Meno noto è l’Olocausto dei greci: nel 1923 più di tre milioni di greci dovette abbandonare, a seguito delle violenze turche, i millenari insediamenti storici in Ionia, in altre aree dell’Asia Minore, a Smirne. Solo tra il 1914 e il 1922 furono tra i 750.000 e 900.000 i greci uccisi per mano turca. Nel Ponto, sul Mar Nero, furono 360.000 i greci massacrati, che vivevano lì da tempo immemorabile.

Nel 1974, truppe turche invasero la Repubblica di Cipro, dove solo una minima parte della popolazione era turca. Tutto il nord di Cipro cadde nelle mani degli invasori, che cacciarono i 200.000 greci che vi vivevano. Venne insediato un governo fantoccio e migliaia di contadini dell’Anatolia vennero deportati a Cipro per “ripopolare” l’area.

Oggi, nella città cipriota di Famagosta, che vide il martirio di Marcantonio Bragadin per mano turca, stringe il cuore vedere la stupenda cattedrale gotica di San Nicola trasformata in moschea e torme di turisti europei che nulla sanno e nulla vogliono sapere: quel frontale gotico sovrastato da un minareto potrebbe essere l’immagine del nostro futuro anche in Europa.

6 commenti su “Marcia turca”

  1. …l’immagine del nostro futuro, certamente, con, a presiedere questa volta sulla basilica di san Pietro, l’ayatollah papesco tipo Bergoglio, come avveramento del disegno tracciato fin dal XVI secolo – il secolo fortunatamente della resistenza cristiana anti-turca, anti musulmana, nell’ Europa balcanica, in Ungheria…a Cipro a Rodi a Malta e a Lepanto – disegno persegioto dai potentati inglesi-protestanti e turchi…

    Racconto straziante, e ancora più straziante la prospettiva, già in fieri…… E prospettiva più che meritata, perché voluta…che ci vedrà puniti dalle nostre stesse mani… “infixi in interitu quem fecimus”.

  2. “…..quel frontale gotico sovrastato da un minareto potrebbe essere l’immagine del nostro futuro anche in Europa.”
    ******
    Temo purtroppo che sarà così…..

  3. Purtroppo molto ma molto.tardi ci siamo accorti delle menzogne con cui nelle patrie scuole ci hanno fanno crescere fin dalla più tenera età. L’articolo, che è da incorniciare, è ammirevole per il coraggio del racconto storico, per la sua chiarezza e per il suo sforzo di presentare la verità segna fronzoli e senza timori. Così politicamente scorretto da meritare un premio se mai ve ne fosse l’ombra in questo mondo senza ragione e senza più Dio.

    1. E ora, tragedia somma e punizione somma, a rinsaldare le menzogne globali su cui ci hanno fondati e fottuti (le infinite leggende nere sulla Chiesa di Roma – quella ante concilium vaticano II) ecco il capolavoro: sulla sede della verità ecco insediato dai Loschi Poteri che ci comandano un personaggio che è egli stesso menzogna facendo apparire, per la posizione occupata, che quanto dice non può che essere il vero – il papa ha detto! – perché proveniente, seppure materialmente, dalla cattedra veritatis (abusivamente e insolentemente occupata, ma chi se ne accorge???)

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