Nella tragedia della guerra, una tata che diventa mamma  –  di Giovanni Lugaresi

di Giovanni Lugaresi

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zzrcnslgrsUna tata che diventa mamma, con quel di più di sentimento, tipico di una maternità morale e spirituale, e non per via di sangue, o di normative di legge. E con una valenza ancora superiore in quanto la tata diventata mamma aveva una prole “ebraica”, correndo dunque rischi non comuni. Eppure, una vera e propria missione, fu la sua, compiuta e portata a termine con una spontaneità, semplicità di sentimento e una praticità di azione, riassunte in queste parole: “Quello che ho fatto, l’ho fatto col cuore”.

In sintesi, ecco la vicenda di ida Lenti Brunelli (1920-2008) da Monselice (Padova), come appare nel saggio di Riccardo Ghidotti “Ida Lenti un angelo nella Shoah” (Orizzontilibri; pagine 101 – s.i.p.).
Si tratta di una figura di donna del popolo ricca di umanità, per la quale compiere il bene appariva un fatto naturale, dovuto, ancorché nella consapevolezza dei rischi che in quegli anni bui (1943-1945) si correvano a prendersi cura degli ebrei perseguitati.
Ida era una giovane andata a servizio di una famiglia ebrea, appunto, quella dei Toth, ungheresi che si trovavano in Italia: lei ballerina, lui cantante. Nel turbine degli eventi, la coppia venne divisa, lui (Kalman) di nuovo in Ungheria, lei (Yuzzi) ancora da noi con i tre figli: Alessandro, Fiorenza, Lisetta. Dal Padovano, il gruppo si trasferisce in Toscana; varie le vicissitudini culminanti con la malattia e la morte della ballerina ungherese nel gennaio del 1944 , non prima però di avere raccomandato alla fede Ida le sue creature e di averle rivelato le proprie origini: erano ebrei.
Dalla Toscana la giovane tata, diventata in pratica madre di quelle creature, fece ritorno a Monselice nella casa dei genitori e provvide, fra stenti e povertà, a far crescere i bambini. Nel libro di Riccardo Ghidotti si staglia in tutta la sua generosità, in tutto il suo amore, questa giovane che alla rivelazione della donna ungherese: “noi siamo ebrei”, aveva replicato (quasi) disarmata, ma sinceramente: “be’, siamo tutti uguali”.

 Ma compaiono poi altre figure: di donne, di sacerdoti, che prestarono un aiuto pratico e un sostegno morale per tutelare quei bambini, anch’essi consapevoli del pericolo che correvano in questa azione umanitaria…
Arriva la fine della guerra, arrivano i soldati ebrei, l’epilogo è la partenza per Israele di Alessandro, Fiorenza, Lisetta.
La vicenda di Ida si dipana successivamente nel tempo nella più assoluta normalità; un matrimonio con un operaio della Fiat. il trasferimento a Torino, poi… Grazie alla testimonianza di quei bambini (diventati adulti) che hanno mantenuto un solido legame con quella tata diventata per loro mamma, nel 1993 Ida viene annoverata a Gerusalemme fra i “Giusti delle Nazioni” e proprio nella capitale di Israele, nel 1998, invitata dal Governo di quello stato, incontrò i suoi tre “figli”.

1 commento su “Nella tragedia della guerra, una tata che diventa mamma  –  di Giovanni Lugaresi”

  1. Quei bambini per volere della madre erano stati battezzati cattolici, anche se il padre era un calvinista ungherese. Crebbero nella fede cattolica finché non furono spediti in Israele dove furono ”riconvertiti”. Una di quelle bambine in seguito lasciò Israele e tornò in Europa, in Gran Bretagna, dove riprese a praticare la fede cattolica. Tutto ciò si trova nel libro scritto dal fratello maggiore, e che è stato pubblicato anche in Italia.

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