Nello scrigno segreto del C’era una volta… – rubrica quindicinale di fiabe, curata e illustrata da Elena Manetti

Parte seconda: le fiabe regionali del Piemonte

Il diavolo e San Teodulo

Come si sa, il diavolo è il re della menzogna e dell’inganno, ma la sua astuzia non può nulla contro la Fede che un uomo ha verso Dio Onnipotente.

Cari bambini, sapete cosa fece San Teodulo per difendersi da Satana? Lo scoprirete in questa bellissima storia.

 

 

 

 

Sulla cima del Cervino, quando cadde il regno del famoso re Gargantua, andò ad insediarsi nientemeno che il diavolo. Il maligno, come sapete, ama i luoghi solitari, dove soffiano i venti, cadono fulmini e si scatenano gli uragani, perché gode di prender parte a tutti questi malanni.

Il diavolo, dunque, si era insediato sulla vetta del Cervino e quando non aveva altro da fare, nelle ore più silenziose del giorno e della notte, si divertiva a scaraventare giù macigni nella valle, che precipitavano con immenso fragore.

Or avvenne che, in quel tempo, un Santo sacerdote della diocesi di Milano, discepolo di Sant’Ambrogio – si chiamava San Teodulo – salì verso la valle d’Aosta per evangelizzare quelle popolazioni.

Il diavolo, che stava appollaiato sulla vetta, lo vide e gli andò incontro. Lo raggiunse sulla cresta di un colle impervio, vicino a Zermatt, perché San Teodulo veniva dalla Svizzera.

Si presentò in veste di guida alpina e disse al Santo: «Da solo, il valico di questo passo non ce lo fai. Che cosa mi dai, se ti faccio da guida?»

«Oh, grazie proprio di cuore! Ma io di denari non ne ho e non so che cosa potrei offrirti.»

«Una cosa da niente» rispose sorridendo il diavolo «mi darai la tua anima.»

«Bè» fece San Teodulo «tutto insieme non sei molto esigente. Accetto il patto, ma desidero avere la prova che sei capace di guidarmi e portarmi in salvo attraverso il passo. Bisognerebbe che tu lo attraversassi prima con un peso sulle spalle. Se la prova riesce, il patto è concluso e io mi darò nelle tue mani.»

Il diavolo pensò che, per lui, quella era una prova da niente. Entrò in una di quelle capanne di pastori e vi trovò un grande calderone di latte. Lo prese e lo portò a San Teodulo.

«Ti basta che io faccia la prova con un peso come questo?»

«Mi basta.» fece il Santo e, senza farsi vedere, toccò il latte con le sue dita benedette.

Appena il diavolo se lo caricò sulle spalle, quel latte diventò fuoco, ma il maligno non se ne accorse, e col calore sulla schiena iniziò tutto baldanzoso il passaggio del valico, per andare alla vicina Val Tornenza.

Era arrivato, di fatti, alla cima e stava per attraversare la parete opposta del ghiacciaio, quando San Teodulo toccò col pastorale la crosta scintillante.

Crac! Uno scricchiolio sinistro risuonò intorno. Il diavolo, traballando, si rovesciò sulla schiena il contenuto bollente del calderone, mentre un enorme crepaccio si spalancava sotto i suoi piedi. Fuoco, diavolo e calderone precipitarono tutt’insieme nel crepaccio con orrendo fragore e non si videro più.

La scena che vi ho descritta, la troverete dipinta nella chiesetta di Crepin, su in Val Tornenza, e in quanto al diavolo, si dice che sia ancora nella gola del ghiacciaio col suo calderone. Ogni tanto, per la rabbia, vi picchia sopra con le corna, e gli alpinisti che passano di lì ne odono ancora il cupo rimbombo.

1 commento su “Nello scrigno segreto del C’era una volta… – rubrica quindicinale di fiabe, curata e illustrata da Elena Manetti”

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