Nello scrigno segreto del C’era una volta… – rubrica quindicinale di fiabe, curata e illustrata da Elena Manetti

Nello scrigno segreto del C’era una volta…

Il ponte del diavolo

 

Nella nostra epoca si afferma che la vita animale equivale a quella degli uomini, dimenticando che tra noi e le bestie ci sono differenze enormi, sia per l’aspetto naturale che per quello spirituale. Mai credere che il valore di un animale sia equivalente, se non addirittura, superiore al nostro!

Cari bambini, sapete che differenza c’è fra la nostra anima e quella delle belle bestiole?  La nostra è un’anima spirituale, quindi, immortale, mentre il soffio della vita degli animali è materiale e, di conseguenza, mortale. Per questo Satana è disinteressato a loro e si preoccupa di portare all’inferno unicamente le nostre anime. Ma San Martino, quando strinse un patto con lui, lo sapeva benissimo, come lo sapeva la Provvidenza che salvò un pastore innamorato dalle grinfie del diavolo.

Quanti ponti nelle nostre Alpi congiungono gli opposti fianchi di una stretta gola, superando con arco arditissimo una voragine vertiginosa; sono tutti, dal più al meno, secondo quanto narrano le leggende, opera del diavolo.

Anzi di taluni di essi si arriva ad asserire che le pietre sono disposte in modo che le connessure non raffigurino mai il segno della croce, segno odioso al costruttore dell’opera stessa: tale è il ponte che supera il Lys, nella Val d’Aosta, presso il paese che appunto da esso prende il nome di Ponte di San Martino.

Questo ponte, essendo di epoca romana, presenta particolari caratteristiche di costruzione nella disposizione a croce. Le sbarre di ferro che lo sostengono sono invece foggiate a unicorno, ad immagine dicono i popolani, degli artigli infernali del diavolo.

Narra, dunque, su quel ponte la leggenda valdostana che San Martino, proveniente dalla Francia e diretto in Italia, aveva dovuto fare una lunga sosta in quel luogo, perché il transito era interrotto, avendo la piena delle acque del Lys rotto una passerella per la quale si passava ordinatamente sull’altra riva.

Così il bravo santo, incontrato a caso o intenzionalmente il Maligno, gli propose di costruire un ponte sicuro e forte e si accordò con lui per la ricompensa: prezzo dell’opera sarebbe stata l’anima del primo che avrebbe attraversato il ponte.

Tutta la notte lavorò messer Satana con un esercito di diavoli, e all’alba il magnifico arco era compiuto.

Il Maligno stava in agguato, digrignando i denti per il piacere di afferrare quell’anima che gli era stata promessa e portarsela all’inferno.

Già un corteo di gente si avvicinava: il santo si trovava alla testa, avvolto da un gran mantello: tutti tremavano per il disgraziato che avrebbe attraversato il ponte per primo.

Ma ecco che San Martino lancia dall’altra parte del ponte un pezzo di carne, ed ecco che di sotto dal suo mantello sbuca fuori un grosso cane, il quale si getta a corpo perduto dietro alla carne.

Satana, che folle di gioia stava in agguato, sfoderate le unghie ghermì la bestia, ma quale non fu il suo dispetto quando si trovò nelle mani un cane.

«Questo è un barare al giuoco!» disse indignato Satana.

«E che? Pretenderesti fedeltà ai patti tu?» rispose il santo «Proprio tu che sei il padre della menzogna?».

.

Ma questa leggenda ha un’altra versione più delicata, nella quale si mescola una gentile storia d’amore. Il ponte, secondo questa nuova versione, sarebbe stato costruito dal diavolo invocato da un giovane pastore.

Questi abitava sulla costa della vallata, attraversata dal torrente, mentre la sua fidanzata abitava sull’altra sponda.

Egli l’andava a visitare tutte le sere, ma disgraziatamente, mentre tra i due fianchi della valle la linea era breve, molta era la strada da percorrere, perché una profonda spaccatura divideva le due coste.

Il diavolo dunque costruì volentieri il detto ponte, perché stimava che il pastore, nell’impazienza di rivedere la sua amata, lo avrebbe varcato per primo e così l’anima sua sarebbe stata preda dell’inferno.

E non aveva fatto male i suoi conti, perché il pastore infatti voleva ritrovarsi subito al di là della valle; ma proprio quando egli stava per lanciarsi sul ponte appena costruito, ecco che un camoscio lo precede, velocissimo, e va a finire nelle braccia del diavolo.

Furioso, Satana si scatenò sulla bestia e la fece in pezzi, ma il pastore fu salvo.

3 commenti su “Nello scrigno segreto del C’era una volta… – rubrica quindicinale di fiabe, curata e illustrata da Elena Manetti”

  1. Nei giorni del mondo al contrario, un racconto del genere così bello e così pieno di significato, verrebbe costruito così:
    -C’era una volta un pastore tanto innamorato, ma così tanto impaziente, che per raggiungere il prima possibile la sua amata che abitava al di là del fiume che li divideva, invece di votarsi a qualche santo che con calma gli avrebbe fatto la grazia di trovare la strada più breve, preferì rivolgersi al diavolo che, come si sa, una ne pensa e cento ne fa. “Caro diavolo” gli disse, ” se tu mi costruirai al più presto un ponte fra i fianchi di queste montagne, verrò a farti compagnia ogni volta che lo vorrai”. “Sarai subito servito” gli rispose quello fregandosi le mani dalla contentezza, e nello nello spazio di una notte, ecco che il ponte fu bello e pronto.
    Fu così che il pastore, fedele alla sua promessa,, cominciò a frequentare tutti i giorni l’inferno e il diavolo, commosso da tanta fedeltà, lo ripagò con benefici di ogni genere.
    Morale della favola: il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge.

  2. Carla D'Agostino Ungaretti

    La leggenda è divertente e riguarda vari ponti d’Italia. Quando ero piccola fui molto colpita dalla ballata “Il ponte del diavolo” di Francesco Dall’Ongaro, poeta ottocentesco, risorgimentale, ex prete irretito dalla massoneria che applicò la leggenda a un ponte sul fiume Natisone di di Cividale del Friuli, poi distrutto (vedere Wikipedia). Ma da buon massone fece trionfare il diavolo e non l’nnamorato geloso che ne aveva chiesto l’aiuto con la costruzione di un ponte per attraversare il vorticoso fiume e punire la fanciulla infedele e il suo amante. “Quanti campi al sol posseggo / in mercede a te darò” / “Solo l’anima ti chieggo” / “Anche l’anima ti do”. Così i tre sciocchi cadono tutti e tre nel fiume e allora, “gonfiò l’onda il Natisone e travolseli con sé”.

  3. Silvana De Mari

    Bellissima rubrica. Articoli affascinanti scritti benissimo. È un piacere perdersi in queste narrazioni e scoprirne la leggerezza e la profondità.

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