I nuovi Francescani dell’Immacolata: metafisica dell’immanenza? – di Don Ambrogio Beretta

di Don Ambrogio Beretta

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zzppvlpDa circa un anno, si discute dei Frati Francescani dell’Immacolata (sigla: FFI).

Dagli articoli e documenti pubblicati sui siti, blog, profili facebook e riviste (cfr. il sito ufficiale FFI, “Libertà e Persona”, “Riscossa Cristiana”, “All Christian“, “Chiesa e post Concilio”, “Corrispondenza Romana”, “Rorate Coeli”, “Unavox”, la rivista “Testimoni”, articoli dei quotati vaticanisti Tosatti e Magister e altri), nonché dalle “voci del popolo”, si possono ricavare alcune osservazioni, oggetto di questo articolo.

Qui non si vuole dare un giudizio morale e definitivo dei soggetti, in quanto si presuppone la loro buona fede. Si vuole semplicemente offrire un piccolo contributo, sperando che possa essere utile alla riflessione su un caso che ha creato grande scandalo tra i fedeli.

I limiti del lavoro sono imposti dall’articoletto, in quanto tale; dalla mancanza di dati fondamentali, quali:

  1. Le dichiarazioni depositate presso la Santa Sede dai primi accusatori del governo di p. Stefano Manelli, fondatore dei FFI.
  2. La conoscenza della psiche, della moralità e della buona fede degli accusatori.

La carenza di questi, e altri dati, permette un’analisi solo induttiva, che, a partire dalle esperienze, cerca di desumere i principi generali.

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La metafisica dell’immanenza

Una delle distinzioni fondamentali che si pongono in metafisica è quella di riconoscere se essa sia immanentista, oppure trascendente.

La metafisica dell’immanenza attribuisce all’esperienza la sua ragion d’essere, in quanto l’esperienza spiega se stessa. Dell’Essere Trascendente non viene più riconosciuta l’esistenza. Non è negato un principio “assoluto”, ma quest’ultimo è riconducibile ad un ente creato (un valore, un’idea, un partito ecc.).

La metafisica della trascendenza, invece, afferma che l’Assoluto è distinto dal mondo. Quest’ultima si divide in due correnti:

  1. Idealismo, che identifica la realtà dell’esperienza con il pensiero;
  2. Realismo, che pone una distinzione reale tra il pensiero e la realtà dell’esperienza.

La visione cristiana si identifica con la metafisica della trascendenza, nella forma del realismo. Ad essa faremo riferimento, quando parleremo di metafisica della trascendenza.

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Lo stolto pensa: “Non c’è Dio”. Sono corrotti, fanno cose abominevoli (Sal. 14, 1).

La metafisica dell’immanenza, con molta probabilità, finirà di essere, per il soggetto, causa, oppure effetto, dell’allontanamento morale dall’Assoluto, inteso come Essere Trascendente.

  1. Causa, in quanto la metafisica incide profondamente nella vita. Risolvere il problema del tutto, significa risolvere il problema dell’uomo: il minore è contenuto nel maggiore. Il sapere educa la vita. L’allontanamento metafisico dall’Assoluto, inteso come Essere Trascendente, inciderà nella vita del soggetto, e quindi, con ogni probabilità, sugli atti morali, soprattutto quando il processo sarà involutivo, nel senso che la Sussistenza in Sé, in un primo tempo era predicata dell’Essere Trascendente Assoluto (Dio), in un secondo tempo verrà predicata degli enti creati;
  2. Effetto, in quanto la mancanza, nel vissuto, di atti moralmente buoni, cioè non adeguatamente relazionati alla Verità all’Essere Trascendente, oppure agli enti creati, istantaneamente, oppure dopo la ripetizione di vari atti morali – dipenderà dalla radicalità degli stessi –, allontaneranno l’uomo dall’Essere Trascendente, e potranno incidere così profondamente nel soggetto, che questi eleverà qualche ente creato a principio “assoluto”.

In entrambi i casi la Legge Eterna di Dio, che esprime l’adeguata relazione tra Essere Trascendete e l’ente creato, scritta nei cuori degli uomini, sarà superata, e sostituita con leggi basate su valori soggettivi, considerate, talvolta, universali, dunque normative per tutti. Questo implicherà, per necessità, la violenza punitiva, più spesso repressiva, in quanto, considerando gli atti morali, il soggetto, adeguatamente relazionato all’Essere Trascendente, non potrà condividere l’impostazione-imposizione legale, emanata dal soggetto elevante l’ente creato a principio assoluto; si realizzerà uno scontro inevitabile, tra il primo e il secondo, per cui il primo dovrà subire le repressioni del secondo, qualora quest’ultimo dovesse ergersi ad autorità: Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l’educazione da noi ricevuta (Sap. 2, 12); La nostra forza sia regola della giustizia (Sap. 2,11).

Spesso sarà difficile capire se il soggetto operante avrà un’impostazione metafisica indirizzata alla trascendenza dell’Assoluto, oppure alla metafisica dell’immanenza, e quindi un’adeguata relazione all’Essere Trascendente. Il rispetto, o meno, della Legge Eterna di Dio, potrà aiutare ad individuare il principio movente. Atti quali violenze, guerre, mancanze di rispetto della dignità della persona (e della sua libertà), diffamazioni, detrazioni, ricatti, a volte la stessa frenesia nell’agire e altro, perpetuati a livello sociale, o personale, dall’autorità competente – per abuso di potere – oppure dai privati, saranno, molto probabilmente, rivelatori di un principio di azione basato sulla metafisica dell’immanenza, e non su quella della trascendenza, su Dio.

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I Francescani dell’Immacolata

Attualmente gli organi di informazione sono schierati in due gruppi: il primo, raggruppa coloro che sostengono il padre Fondatore dei FFI, P. Stefano Manelli; il secondo, raggruppa coloro che sostengono il Commissario, e il suo Segretario, P. Alfonso Bruno, FFI.

Gli articoli dimostrano che il primo gruppo, generalmente, è fondato su argomentazioni logiche e documentate, e si esprime con toni pacati; il secondo, si distingue per le argomentazioni contraddittorie, l’acredine, la verbosità, per  quanto quest’ultima sia attribuita agli “avversari” (vedere, tra l’alto, i vari commenti sui profili facebook). Da una veloce analisi della comunicazione ufficiale appare in modo chiaro che i nuovi FI giustificano il commissariamento come una cosa ordinaria, necessaria e provvidenziale, mentre l’Istituto religioso come tale, che dovrebbe essere autonomo da ogni commissariamento, è ormai divenuto una cosa straordinaria e anormale.

La “voce del popolo” racconta di avvenimenti, che per prudenza non si pubblicano sui blog. Si riportano atti perpetrati da parte di alcuni FFI, perfino nei confronti di laici, quali:

  1. minacce di scomunica;
  2. creazione di confusione, per l’apposizione di nomi falsi in raccolte-firme (indicativa di imposizione del proprio pensiero, e manifestazione di insofferenza per la libera espressione del pensiero altrui. Sembrerebbe ci sia paura della diffusione pubblica del “sentire” del popolo. Questi sentimenti, generalmente, sono presenti nel soggetto incapace di argomentare le proprie proposizioni, e di fornire prove oggettive).

Il popolo parla di un certo “disturbo” per i toni usati dal Commissario nei suoi scritti e de visu. Cose attribuibili solo al suo essere “cappuccino”?

Nel comunicato “La sospensione a divinis di sei Francescani dell’immacolata. Risposta al comunicato di P. Alfonso M. Bruno”, del 7 ottobre 2014, l’autore dell’articolo, Fabio Cancelli, arriva perfino a mettere in dubbio la versione ufficiale fornita dal Segretario dei FFI, degli avvenimenti accaduti in Nigeria, e la conseguente sospensione a divinis di un religioso (cfr. sito ufficiale dei FFI, “Sospensione a divinis o sospensione dalla verità”).

Infine, leggo la dichiarazione, commentata negativamente “dal popolo”, rilasciata sulla rivista “Testimoni”, di ottobre 2014, dal Prefetto della Congregazione dei Religiosi, di difficoltà, che la Santa Sede riscontra con alcuni FFI, per presunte accuse, mosse da essi, contro il Romano Pontefice; tale dichiarazione sembrerebbero l’eco di quelle rilasciate dal sito ufficiale dei FFI, oppure scagliate da alcuni FFI, fedeli al Commissario, contro i loro confratelli fedeli al fondatore. Si parla di accuse di disobbedienza al Papa e alla Chiesa, e di scisma. Quali sono le motivazioni delle accuse? Dal sito FFI, risultano:

  1. Le domande di indulto, richieste da alcuni FFI alla Santa Sede, di poter uscire dal proprio Istituto;
  2. Presunti provvedimenti disattesi, disposti dal Romano Pontefice (mai sottoscritti).

Ma cosa accade? verrebbe da chiedersi; personalmente, credo che manchi la materia, che giustifichi le accuse.

Le autorità dovrebbero rilasciare dichiarazioni, nelle quali spieghino meglio, quale concetto hanno di infallibilità papale, di obbedienza alla Chiesa e di unità, e le relazioni che si pongono tra Chiesa, Papa, unità e il frate che richiedesse l’indulto di dispensa dai voti. Madre Teresa di Calcutta ottenne l’indulto di dimissione dall’Istituto delle Suore di Loreto, di cui era membro, per fondare, assieme ad alcune sue ex allieve, le Missionarie della Carità. Nessuno, oggi, le attribuisce l’accusa di cospirazione contro il suo ex Istituto, e quindi contro il Papa.

Si pongono alcune questioni:

  1. Il Papa è informato di tutto e veramente legifera?
  2. Eventuali prese di posizione del Sommo Pontefice sono, nel caso presente, infallibili? Il problema non è secondario, in quanto se si trattasse di materia di infallibilità, i frati, che non approvassero le sue decisioni, sarebbero da scomunicare. Non sembra che il caso presente rientri in materia di infallibilità papale e di disobbedienza formale. Pur con tutto il rispetto, le decisioni del Sommo Pontefice, in tale questione, possono essere fallibili, in quanto altra è la materia di infallibilità papale. Il documento che definisce l’infallibilità papale, la Pastor Aeternus, afferma: Proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa. Il giudizio del Sommo Pontefice, nel caso presente, potrebbe essere soggetto ad errori di giudizio, soprattutto, come credo, se la Sua persona non fosse adeguatamente informata.

Considerando tutto ciò che ho esposto, affermare che: “Il Sommo Pontefice è infallibile, e pertanto, coloro che sostengono la bontà di P. Manelli e del suo governo, compiono disobbedienza formale, ed operano contro l’unità della Chiesa”, mi sembra eccessivo. Per di più, paradossalmente, tale attestazione, diverrebbe prova di una metafisica immanentista, in quanto suppone, erroneamente, che tutto ciò che il Papa afferma, anche nella vita privata, è verità assoluta. Le conseguenze di questa affermazione sono:

a) ciò che asseriscono i frati che sostengono il fondatore, necessariamente non è fondato sulla realtà oggettiva, pur se l’evidenza dimostrasse il contrario

b)Il Papa è superiore alla verità oggettiva!

Come dire: se una palla è di color rosso, e il papa, invece, dicesse che è verde, la palla – secondo costoro – è di color verde, anche se l’evidenza dimostrasse il contrario! Ciò, però, non consta dalla Pastor Aeternus, né dalla retta ragione. La definizione: “Il Sommo Pontefice è infallibile, e pertanto, coloro che sostengono la bontà di P. Manelli e del suo governo, compiono disobbedienza formale, ed operano contro l’unità della Chiesa”, suppone una infallibilità papale non relazionata all’Essere Trascendente, e quindi risulta essere fondata su una metafisica immanentista.

La Congregazione della Dottrina della Fede, ne: “Il primato del successore di Pietro nel ministero della Chiesa”, afferma: Per il carattere supremo della potestà del Primato, non v’è alcuna istanza cui il Romano Pontefice debba rispondere giuridicamente dell’esercizio del dono ricevuto: « prima sedes a nemine iudicatur ». Tuttavia, ciò non significa che il Papa abbia un potere assoluto. Ascoltare la voce delle Chiese è, infatti, un contrassegno del ministero dell’unità, una conseguenza anche dell’unità del Corpo episcopale e del sensus fidei dell’intero Popolo di Dio; […]. L’ultima ed inderogabile responsabilità del Papa trova la migliore garanzia nel suo inserimento nella Tradizione e nella comunione fraterna […] (vedi http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html) e papa Benedetto XVI, nell’omelia del 7 maggio 2005, ribadiva: Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola (vedi: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2005/documents/hf_ben-xvi_hom_20050507_san-giovanni-laterano_it.html)

  1. Un’ulteriore domanda riguarda la relazione tra Papa, unità della Chiesa e frati. Pongo una domanda: Se il Romano Pontefice errasse nel giudizio (cosa che si può presumere fino a quando non ci sarà una sentenza ufficiale e definitiva, con tanto di prove), i frati FI, vicini al fondatore, dovrebbero continuare a sostenere la bontà del fondatore e del suo governo? Sì, in quanto si tratterrebbe di dichiarazioni non fondate sulla verità oggettiva; inoltre, si rischierebbe (cosa che si sta verificando) la destabilizzazione della spiritualità, e del modo di vivere di un Istituto. Papa Felice III affermava: “Non opporsi a un errore equivale ad approvarlo; e non difendere la verità è come occultarla…”. Il Papa dovrebbe essere il garante dell’unità nella verità e nella carità, ma, qualche volta, non è così: “Io, se fussi in voi, temerei che il divino giudicio venisse sopra me”, scriveva Santa Caterina da Siena (Lettera a papa Gregorio XI, lettera 255). In alcuni casi, si spera rari, il pensiero del Papa non coincide con quello della Chiesa Universale (di ieri, di oggi, di domani). Quest’ultima deve essere il fondamento sulla quale poggiare la fede. Potremmo, quindi dire che il Papa è relativo alla Chiesa, nel senso che è relativo a Cristo, capo della Chiesa, di cui è solo Vicario. La relazione Papa-Chiesa, non è quindi, necessariamente, sempre vincolante per un fedele, quando il Papa non è infallibile, e quando il suo Governo non è espressione del Volere di Cristo. Dunque, dissentire dal Papa, non necessariamente significa “non sentire” con la Chiesa. L’accusa di dissentire dalla Chiesa, rivolta ad alcuni membri FI, da parte del Commissario Apostolico, P. Bruno e altri, non mi sembra abbastanza argomentata, e adeguatamente e oggettivamente fondata in re.
  1. L’appoggio al fondatore, da parte di alcuni frati, non può provocare scandalo all’interno della Chiesa? Non necessariamente; se fosse oggettivamente fondata, dovrebbe essere ammirata. Se ci fosse il pericolo di scandalo “farisaico” da parte di qualcuno, per normalizzare la situazione, basterebbe la concessione delle dispense: alcuni soggetti rimarrebbero FFI; altri, diventerebbero sacerdoti diocesani.

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Conclusioni:

In definitiva credo si possa riscontare nel caso tragico ed emblematico dei FI:

  1. mancanza di relazione reale, da parti di alcuni FI, con l’ente creato e con l’Essere Trascendente;
  2. concetti ossessivi, predicati ai frati che sostengono il fondatore, quali: essere disobbedienti al papa, scomunicati, scismatici, tradizionalisti e plagiati;
  3. sproporzione di effetti rispetto alla causa, con intrusione, nella vicenda, di piani diabolici;
  4. accostamento affrettato e calunnioso della figura del fondatore dei Legionari di Cristo con quella del fondatore dei FFI;
  5. sostegno, da offrire a tutti i frati, di “destra” e di “sinistra” attraverso la preghiera, perché ritrovino pace.

Si auspica che tutti, in specie le Autorità competenti, per amore di Cristo, riesaminino con attenzione le cause e gli avvenimenti della diatriba, scaturita all’interno dei FFI, e si ricerchino soluzioni adeguate al caso.

Ai frati che, fedeli alla Chiesa, continuano a professare il carisma del fondatore, va tutta la nostra ammirazione, in quanto con il loro agire pacato, obbediente alla verità, rispettosi dell’Autorità, dimostrano  padronanza di sé, nobiltà d’animo e profondità di vedute.

Essi hanno già vinto!

7 commenti su “I nuovi Francescani dell’Immacolata: metafisica dell’immanenza? – di Don Ambrogio Beretta”

  1. Disamina e conclusione chiarissime. Preghiamo, e ancora preghiamo perché solo grazie alla preghiera le diverse competenti Autorità potranno aprire gli “occhi”, vedere la “verità” e restituire dignità e onore al fondatore ed ai suoi fratelli rimasti fedeli.

  2. grazie per l’articolo. Auspico che il Pontefice lo legga e mediti e si metta nei panni dei fedeli che da sempre hanno creduto ai FI e al loro fondatore e che ora si trovano in balia delle onde.
    Un caro, accorato augurio anche al Cardinale Burke con tutta la ns solidarietà.

  3. i FI alcuni anni fa hanno obbedito al volere del papa B. XVI sulla libertà dell’utilizzo del vetus ordo, pertanto hanno considerato ispirato il volere del pontefice e non hanno disubbidito. Chi dichiara il contrario afferma che Benedetto XVI non è stato, non è e non sarà il vicario di Cristo sulla Terra. Non mi risulta che si possano trasmettere i carismi esclusivi di un pontefice da uomo a uomo nè ammettere che Cristo si è sbagliato, quindi l’attuale papa Francesco, molto spesso in contraddizione con il pensiero di B XVI, deve ammettere che le decisioni del suo pontificato sono secondo il suo sentire e non ispirate dallo Spirito Santo, o mi sbaglio?

  4. Articolo stupendo, da incorniciare!
    In CHI o in CHE COSA credono coloro che arrivano a qualunque bassezza pur di perseguitare dei Frati il cui unico scopo è restare fedeli a Cristo?

  5. Don Beretta ha spiegato molto bene – ricorrendo alla buona teologia e quindi anche alla metafisica realistica che essa presuppone – i criteri cattolici con in quali il popolo cristiano deve interpretare la penosa vicenda dei frati dell’Immacolata. Questi criteri coincidono (anche per quanto concerne l’infallibilità del Papa) con quelli espressi da vari teologi nel libro “Verità della fede. Che cosa credere e a chi”, a cura di Gianni Battisti (Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2013).
    Aggiungerei solo – non per correggere ma solo per approfondire il discorso di don Beretta – che oggetto del magistero ecclesiastico, che ha la sua massima espressione defintiva nelgi insegnamenti ufficiali del Papa quando parla “come pastore universale” – è la divina Rivelazione, ossia ciò che Dio ci ha rivelato per la nostra salvezza. Non entrano in questa materia, e dunque nel magistero in senso proprio, le valutazioni “prudenziali” delle circostanze sociali (anche intraecclesiali) dle…

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