Oltre la solitudine di Dio. A proposito della differenza fra Cristianesimo e Islam – di Clemente Sparaco

di Clemente Sparaco

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z-snttrnAl di là di un’apparente convergenza, la divergenza sul piano teologico fra Islam e Cristianesimo è profonda. Per eliminarla occorrerebbe mettere da parte Cristo, ossia il nostro stesso essere cristiani. Più precisamente occorrerebbe mettere da parte Gesù professato “Figlio di Dio”, giacché l’Islam è disposto a riconoscerLo Messia (sura 3,45), Messaggero e Verbo di Dio deposto in Maria (sura 4,171) e, quindi, uomo giusto e guidato (sura 6,85), costituito profeta (sura 19,30). “Dio – afferma il Corano – è un Dio solo: è troppo glorioso per avere un figlio!” (sura 4,171).

Ma se si rinnega il Figlio, Dio non è più padre. Questo non significa che non è Dio, ma significa che è un Dio che non è padre.

E’ fondamentale, perché se togliamo a Dio l’attributo della paternità, resta di Dio solo la trascendenza, una dimensione, per altro, che noi cristiani d’oggi, appiattiti e schiacciati come siamo in un’immanenza senza slanci, senza evocazioni e senza desideri metafisi, rischiamo di smarrire. E solo se riusciamo a recuperare la dimensione della trascendenza, possiamo riavere l’atteggiamento del timore di Dio, che non significa paura di Dio, ma avere coscienza della sua presenza nella storia. Così potremo tornare anche a capire che significa fare deserto, fare silenzio, tutte cose che non ritroviamo più nella nostra vita. “Viviamo – come ha scritto padre Piero Gheddo – in una società praticamente atea e i popoli islamici vedono l’Occidente cristiano come un nemico, un pericolo per la loro fede! (…) La nostra vita li scandalizza, non vogliono vivere in un mondo sempre più disumano come il nostro, ricco e arido, ma vuoto dentro, di cui ci lamentiamo anche noi.

Dicendo che di Dio resta solo la trascendenza (se misconosciamo il Figlio), non intendiamo dire nulla di dispregiativo nei riguardi di altri, ma che essa non basta, perché Dio non è soltanto questo. Se, infatti, Dio fosse solo l’inaccessibile, se Dio fosse il totalmente altro, avremmo perso la dimensione dell’emmanuele, del Dio con noi. Avremmo perso il Dio della parabola del figliol prodigo, il Padre misericordioso che vede da lontano arrivare il figlio che credeva perduto e corre verso di lui. Avremmo perso il Dio che si china sulle miserie umane, sulle sofferenze, sulle ingiustizie. Scriveva Agostino nelle Confessioni riferendosi agli scritti neoplatonici additanti nell’Uno inconoscibile il divino: “Quegli scritti non posseggono queste verità, quelle pagine non posseggono questo sembiante pietoso, le lacrime della confessione, il tuo sacrificio, l’anima angustiata, il cuore contrito e umiliato, la salvezza del tuo popolo, la città sposa, il pegno dello Spirito Santo, il calice del nostro riscatto.”

Il nostro è il Dio con il quale non esiste più nessuna distanza, nessuna separazione, il Dio che si fa piccolo con i piccoli, il Dio cui ci si può rivolgere così come il bambino fa col proprio papà, perché “lo Spirito del Figlio grida Abbà” (Gal 4,6). E’ la dimensione dell’incarnazione, di colui che, “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini (Fil, 2,6-7).

C’è davvero nel Cristianesimo una novità, e questo anche rispetto all’Ebraismo, in cui Dio è il kadosc (il separato), che l’uomo può cercare, ma non ritrovare. Perché professare Gesù Figlio di Dio significa professare che Dio è uno che non sta più fuori dall’uomo, fuori dalla sua vita, dai suoi problemi, dalla sua esistenza, ma si compromette totalmente con l’uomo e nella sua storia.

Le due dimensioni, quella del Dio trascendente e quella del Dio emmanuele si completano a vicenda. Dio è uno solo, ma non è un Dio solitario, chiuso, per così dire, in un’intangibilità, dall’alto della quale elargisce la sua clemenza come sorta di superscaturigine di sé. La sua infinità non significa aseità, ma relazione con il mondo e con l’uomo. “Il Cristianesimo, come già l’Ebraismo, ha potuto su questa base fondare il concetto di una relazione bilaterale con Dio, di una «alleanza», e perfino di una partecipazione che l’uomo, pur rimanendo tale, può avere con la natura divina. L’Islam non può concepire altro che una soggezione totale che non fonda alcuna bilateralità nei rapporti tra uomo e Dio” – così don Gianni Baget Bozzo su “Il Foglio” del 5-8-2005.

Negare che Gesù è il Figlio di Dio porta “ipso facto” alla negazione che Dio sia padre. Ma se Gesù è il Figlio, allora comprendiamo quanto è scritto in Gal 4,7: “Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio“. Comprendiamo che non siamo in Cristo meri seguaci di una religione. Siamo di più: siamo figli di Dio!

3 commenti su “Oltre la solitudine di Dio. A proposito della differenza fra Cristianesimo e Islam – di Clemente Sparaco”

  1. Uno dei primi pensieri che mi vennero quando lessi il Corano fu appunto questo: per l’Islam Dio è là e noi siamo qua, una distanza insormontabile.
    Il centro della nostra fede è Cristo, il Figlio di Dio incarnato. L’essenza del cristianesimo. Non c’è paragone con le cosiddette altre religioni, che sono solo povere costruzioni umane. Cristo è tutto. Non è un optional, come purtroppo sembra avvenire anche in ambito cattolico (non per niente si tende a nominarlo il meno possibile). Non c’è un unico Dio, che a qualcuno ha parlato in una maniera e ad altri in un’altra, come se in un modo o in un altro fosse lo stesso. C’è un solo Dio: il Dio di Gesù Cristo.

  2. Purtroppo Cristo Dio sta venendo messo da parte sempre più frequentemente.. l’unica cosa che conta è il Gesù uomo, il brav’uomo che dispensa misericordia..
    In questo senso ormai molti cristiani si considerano semplicemente i musulmani d’occidente, ponendo la sbagliatissima equivalenza tra Cristo e Maometto..

    Complimenti, metti in luce in modo chiaro alcuni passaggi da NON dimenticare!

  3. “Dio è uno solo, ma non è un Dio solitario, chiuso, per così dire, in un’intangibilità”

    Solo questo passaggio deve poter far riflettere i maomettani.

    Dio è uno .
    Ma non è solo.
    Gli angeli ,i santi
    E spero anchio a contemplare Dio ed essere in grazia con lui e tutte le anime celesti.

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