ORA LA GERMANIA NON CI E’ CONTRO – di Piero Laporta

Il premier tedesco, Angela Merkel, ha bocciato la bocciatura di Moody’s all’Italia

E il furto dei gioielli italiani del ’92-’93 è più difficile

 

di Piero Laporta

fonte: ItaliaOggi – gruppo Class

 

Angela Merkel boccia la bocciatura di Moody’s all’Italia. Non è cosa da poco perché interrompe la ripetizione d’uno scenario, quello del 1992-1993, conclusosi con la rapina dell’industria di stato, sotto la direzione di Goldman&Sachs (il cui senior advisor era Romano Prodi) e della Deutsche Bank.merkel

ItaliaOggi ricordò più volte il ruolo dei pluripensionati d’oro, Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato. Il 1992-1993 si annunciò con la delegittimazione del parlamento, del governo e dei partiti che avrebbero potuto contrastare la rapina delle ricchezze italiane. Le mai convincentemente spiegate dimissioni dal Quirinale di Francesco Cossiga, interdirono palazzo Chigi a Craxi, aprendo la porta a Tangentopoli, risoltasi nel paradossale scioglimento della Dc e del Psi con la cooptazione delle loro sinistre nelle formazioni assoggettate al Pci che andava trasformandosi in Ds, Pds e Pd; come i collaborazionisti che mutano continuamente casacca per non essere smascherati. Francesco Cossiga scrisse la prefazione per Antonio Di Pietro, autore d’un libro sulla Costituzione, legittimandolo e conferendogli dignità politica, mentre le bocciature di Moody’s e Standard&Poor’s si susseguirono con accanimento di gran lunga più feroce di quello poi usato ai Tango Bond argentini, questi sì vera spazzatura, tenuti, non di meno, a mezz’acqua finché non furono piazzati; poi inutilmente bocciati a default partito. L’Italia, nel 1992-93, non era al default: lo dicono i bilanci e, paradossalmente, gli sciali successivi. Gli staff sono organismi imbecilli, vocati alla ripetitività. Non stupisce pertanto che, anche questa volta, si ricominci con la delegittimazione del governo e del parlamento (sia pure con massicce dosi d’autolesionismo dei diretti interessati) per indebolire il paese in vista di rapinare i risparmi, l’oro della Banca d’Italia e le industrie ad alto valore aggiunto, come Finmeccanica ed Eni. C’è tuttavia un inceppamento: la Germania, che nel 1992 ebbe diretto interesse a farci la festa per farci pagare caro l’euro e piazzare i marchi spazzatura della Germania Est, questa volta si distingue da Usa, Gran Bretagna e Francia. Rimane una data critica: l’elezione del prossimo presidente della repubblica nel 2013. Da quando Aldo Moro fu ucciso per chiudergli le porte del Quirinale, il Colle è cruciale e di gran lunga più influente del governo e del parlamento. Romano Prodi, col favore non disinteressato di Londra e Parigi, è già candidato al Quirinale con la sua proposta di espropriazione dell’oro della Banca d’Italia. Una situazione confusa come quella che portò Oscar Luigi Scalfaro sul Colle non è facilmente ripetibile a meno che non si verifichino disordini devastanti nell’ordine pubblico, come Roberto Maroni sa. In quanto ai nemici esterni, l’alto là di Angela Merkel a Moody’s certifica che l’unicità di intenti del 1992 non c’è. Nel 2013 ritornerà con ogni probabilità Vladimir Putin al Cremlino. Washington, Londra e Parigi, le cui economie sono più fragili che nel 1992, hanno fretta e sono maldestri. L’autocandidatura di Prodi che porge la coppa con l’oro della Banca d’Italia, sia pure, come dice lui, per mettere in sicurezza l’Italia, è segno che qualcun altro e qualcos’altro lo incalza da tergo a quota pericolosa.


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