Ossequio all’autorità e rigetto del tiranno – di Piero Nicola

di Piero Nicola

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ZZarmrstgÈ dottrina inconcussa della Chiesa che il cattolico deve rispettare l’Autorità costituita, in quanto chi l’impersona riceve da Dio la facoltà di esercitarla, e la riceve secondo i divini imperscrutabili disegni.

Nell’Epistola di oggi (III Domenica dopo Pasqua), della vecchia Messa tradizionale, l’Apostolo delle genti avverte che bisogna essere “soggetti, per riguardo a Dio, ad ogni autorità umana; sia al re come sovrano, sia ai prefetti come mandati da lui per far vendetta dei malfattori e per onorare i buoni”. E aggiunge: “Comportatevi da uomini liberi, senza però che la libertà vi serva di pretesto alla malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti, amate i fratelli, temete Dio, rendete onore al re”.

Riguardo a noi, costituiti individualmente re per costituzione (sovranità popolare), elettori delle statali potestà, la faccenda dell’ossequio dovuto alle Autorità si complica. Ovviamente, un sovrano non ha obbligo di sottostare che a sé medesimo. Ma la moltitudine dei sovrani uguali è costretta a esercitare la potestà sovrana secondo il volere di una sua maggioranza. Per questo la maggioranza, sempre variabile, dei cittadini acquista una sovranità superiore alla loro minoranza? Per questo gli eletti dalla maggioranza acquistano un’autorità superiore a quella dei cittadini singoli o aderenti a un partito maggioritario o a un’alleanza di partiti? In democrazia, a chi spetta di detenere la prima autorità, cui gli altri debbono il rispetto voluto dal Signore?

Queste difficoltà possono risolversi, in un certo senso, con la prescritta umiltà, per la quale i cittadini, stabilita la regola della maggioranza elettorale che delega il potere, si sottomettono tutti ai magistrati che lo detengono temporaneamente. In altri termini, essi cedono temporaneamente la loro sovranità a una propria maggioranza avente lo stesso intento di voto e alle magistrature da essa elette. Ma, poiché lo stato abbisogna ognora di parlamento e di governo, i cittadini non sono mai realmente principi.

Tuttavia una cosa è onorare l’autorità umana, altra cosa è obbedirvi e sottostarvi, quando essa sia iniqua ed empia, come avviene.

Sembrerebbe una contraddizione. In effetti, si può onorare nella carica non colui che la ricopre, ma ciò che essa rappresenta o, meglio, il volere divino che ha permesso che quel tale occupi il posto di re o di eletto dal re.

Siccome bisogna ubbidire anzitutto a Dio, e quindi disubbidire alle leggi umane da Lui condannate, i sudditi o i cittadini non devono rispettare chi detiene l’autorità, quanto alle sue ingiuste deliberazioni. E ciò sino al rigetto di colui che si comporta da tiranno, contro il quale la morale cattolica prevede anche l’uso della forza.

Come definire il tiranno? Si può dire tiranno chi, assunta l’autorità e la potestà, impone, con le leggi e di fatto, l’empietà ai cittadini, specialmente quando essa provoca la rovina delle anime cattoliche.

2 commenti su “Ossequio all’autorità e rigetto del tiranno – di Piero Nicola”

  1. a mio parere il tirannicidio non è+ ammesso dalla morale cattolica, la disobbedienza al tiranno empio, invece, è obbligatoria – condivido pertanto la puntuale e meditata nota dell’amico Piero Nicola

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