Padova città aperta – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani

Per fortuna Padova è stata liberata da un’amministrazione oscurantista, e soprattutto da un sindaco dispotico e divisivo che privilegiava i padovani agli importati, il crocefisso al ramadan, il parla-come-mangi alla neolingua che tanto piace alla gente che piace (e che in troppi ruminano allegramente senza capire cosa significhi davvero).

di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani

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Ora finalmente si respira un’aria nuova in città: un’aria che soffia, insieme allo spirito, dal Municipio alla Curia e ritorno, e porta profumo di dialogo, inclusione e condivisione, accoglienza, pace e tanto, tanto amore.

Il 13 luglio nel cortile di palazzo Moroni è stato allestito il debutto della squadra dei liberatori, tutte persone molto belle, pronte a mettersi al lavoro per colmare al più presto il baratro culturale scavato dai predecessori e per affrontare con competenza le molte sfide dell’oggi, così prodigo di cose belle e belle opportunità da valorizzare, per un futuro certamente migliore.

Innanzitutto non si può non essere confortati dal fatto che, insieme al nuovo che avanza, i centri sociali siano nuovamente approdati alla amministrazione cittadina per conferire ad essa ancora una volta la propria vitalità culturale. Un apporto davvero imprescindibile, il loro, non soltanto un valore aggiunto, offerto a una formazione composta da tante – chi più chi meno – belle persone, colte, aperte e senza pregiudizi. Qualità che hanno permesso a queste ultime di presentare proprio i centri sociali come alleati di governo nel secondo turno di ballottaggio, assicurando così all’ignaro elettore anche l’ebbrezza del gran finale a sorpresa.

La esuberanza vitale e la vivacità intellettuale caratteristiche dei componenti del movimento si sono peraltro subito manifestate nella fuga in avanti della neo assessora all’integrazione, inclusione, pari opportunità, eccetera, la quale, per esternare il proprio significativo programma su gender e dintorni, non ha atteso nemmeno l’insediamento del consiglio comunale né il beneplacito della diocesi, propagandista in proprio già da anni di un esclusivo “gender cattolico” praticato del resto con successo anche all’interno delle mura leonine. A questo proposito vale la pena di ricordare la celeberrima nota dell’ufficio scuola della curia di Padova che, all’entrata in vigore della “buona scuola”, se da un lato negava con la ministra Giannini la presenza del gender nella riforma renziana, dall’altro rivendicava la bontà di tutto l’armamentario normativo con cui il gender veniva imposto. D’altra parte, si sa, una forte sensibilità genderista connota da tempo le tante altre belle persone ora entrate a dirigere l’amministrazione cittadina tutta dedita alle inclusioni condivisibili da qualunque parte provengano. Basti ricordare la storica accorata esaltazione delle relazioni omosessuali fatta sul settimanale diocesano La Difesa del Popolo (clicca qui) per mano di due tra i grandi elettori, cattolicissimi, della attuale amministrazione, nonché prossimi congiunti della nuova cattolicissima assessora alle politiche sociali (la attuale amministrazione valorizza infatti i rapporti familiari e professionali in modo del tutto particolare); relazioni che i due cattolicissimi coniugi chiesero al mondo di ribattezzare con il termine più delicato di “omoaffettive”.

Che la sintonia sul tema dei diversamente orientati sia totale all’interno della amministrazione in carica era peraltro già dimostrato dal fatto che, ancor prima delle elezioni, entrambi i due capi della coalizione anti Bitonci avevano rifiutato di prendere posizione in merito alla offensiva genderista scatenata nelle scuole di ogni ordine e grado.

Ma veniamo alla cerimonia di insediamento, allestita all’aperto, come si conviene ad ogni mondano evento estivo. Il municipio infatti – è stato ripetutamente sottolineato nei vari discorsi – è ora finalmente spalancato a tutti, sul modello nazionale della felice Italia senza più frontiere.

Come in ogni Coppa dei Campioni che si rispetti, è stato suonato in apertura l’inno di Mameli.

Dopo il passaggio delle consegne, il neo eletto presidente del consiglio comunale ha esordito col ringraziamento di prammatica alle autorità civili, militari e religiose. Queste ultime per la verità, se c’erano, non erano identificabili dalla divisa come le seconde, e però figuravano degnamente rappresentate dallo spirito di suor Lia (nota locandiera delle cucine popolari) evocato con commozione dal neosindaco, che ha tenuto a rassicurare il pubblico di aver reso tempestivamente il dovuto omaggio alla religiosa, dedicandole la prima visita pastorale.

Il discorso del nuovo sindaco Giordani è stato scandito ritmicamente dal motivo programmatico «io amo Padova». Motivo che ha suscitato forti emozioni, anche perché qualcuno sospettava si potesse materializzare da un momento all’altro, insieme a suor Lia, una donna dello schermo simbolicamente fasciata in un candido peplo rosso-crociato.

Il pensiero del vicesindaco Lorenzoni, invece, era stato già ampiamente espresso nei suoi capisaldi in campagna elettorale. Primo: il favor immigrationis, in collaudata società con le fondazioni diocesane; secondo: il modello politico obamiano (Obama è «l’uomo che ha fatto la storia»); terzo: il totale ossequio a Soros e Bill Gates, proclamati nuovi profeti; quarto: il sopra citato rifiuto di prendere posizione sul traviamento scolastico genderista.

Quindi, il secondo cittadino ha tutte le carte in regola per realizzare con cognizione di causa le deleghe che gli sono state attribuite. In particolare, quella alla famosa “Agenda 21”, applicazione in sede locale del programma mondialista scaturito dalla conferenza ONU di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo del 1992. A dispetto della sbandierata patavinitas della nuova compagine amministrativa, agenda 21 è tutt’altro che un affare comunale, poiché si connette a un piano globale pervasivo che, dietro la formula ormai imprescindibile e insindacabile dello “sviluppo sostenibile”, mira a una ferrea pianificazione della vita collettiva, ossia della popolazione “umana e non-umana” (testuale), attraverso una riduzione egualitaria degli spazi di libertà e del diritto di proprietà.

Molto interessante potrebbe inoltre risultare l’altra delega del vicesindaco, quella all’“accessibilità e vita indipendente”. Anche se, per il momento, la cittadinanza è in attesa di capire cosa significhi.

La creatività dei nuovi amministratori si potrà manifestare presto anche grazie ad altre deleghe attribuite a questo o a quell’assessore.

In particolare, colpisce quella alla “cooperazione internazionale e alla pace” attribuite entrambe a una stretta quanto collaudata collaboratrice del vicesindaco sulle attività del mondo equosolidale (vedi, cliccando qui, mission/vision della Fondazione Fontana, struttura dall’eloquente organigramma, che puoi vedere cliccando qui). Quanto alla “cooperazione internazionale” – che sembrerebbe generare qualche inedito conflitto con i poteri centrali dello Stato, e chissà se il ministero competente è al corrente della trovata – in realtà, alla luce della professione di fede in quel Soros che notoriamente finanzia le navi per i deportati, acquista un valore concreto e attuale. Per quanto riguarda la “pace”, invece, non è chiaro se si abbia in mente un qualche ritocco al trattato di Campoformio oppure se, più concretamente, si intenda porre fine alla annosa guerra con la città di Vicenza, tuttora in corso a causa della voracità dei vicentini i quali, non paghi dei propri gatti, pare continuino a sterminare anche le galline padovane.

Ma colpisce anche la delega alla “salute”, in potenziale conflitto di competenza col sindaco che ha trattenuto per sé la delega alla “sanità”, che da ignoranti sostenitori di Bitonci credevamo fosse la stessa cosa.

Infine qualche delucidazione sarebbe opportuna sul compito affidato a chi è in possesso della delega alla “legalità” e, ancor di più, alla “trasparenza”. Ma, appartenendo alla paccottiglia del politicamente corretto, sono due bei suoni ormai entrati nell’orecchio collettivo, e buona notte al secchio. Basta la parola, diceva l’indimenticato Tino Scotti.

Una giunta esaustiva, dunque, anche se ci permettiamo di rilevare la mancanza di un assessorato alle “varie ed eventuali”, da affidare ovviamente al più capace.

Dal panorama tracciato emergono chiare tutte le ragioni per cui si può affermare che una città gravemente regredita e isolata dal resto del mondo dopo un biennio di stenti e malgoverno ha ora finalmente buone speranze per tornare a brillare sulla scena nazionale e internazionale, grazie a tanti esponenti della cosiddetta borghesia illuminata, quella delle belle persone, colte, europee e poliglotte – assicura il Corriere del Veneto – che vedono Soros e Bill Gates come profeti, Obama come insuperato eroe dei nostri tempi, l’annientamento identitario come obiettivo di civiltà.

Queste belle persone, colte, europee, poliglotte, col vezzo di proclamarsi di sinistra, non hanno nulla a che fare con il comunismo, ci mancherebbe, che è morto e sepolto insieme a tutte le ideologie (salvo naturalmente quella di qualche fascistello di risulta). Eppure da esso hanno trattenuto in eredità un lascito prezioso, che è il metodo da applicare alla lotta politica: il nemico oggettivo, la calunnia, la denigrazione, la menzogna. Tutto, naturalmente, a fin di bene, cioè per il bene comune degli amministrati. Che applaudono e sentitamente ringraziano.

25 commenti su “Padova città aperta – di Elisabetta Frezza e Patrizia Fermani”

  1. dovreste dire qualcosa anche dell’assessore alla cultura Colasio che nel 2005, quando era parlamentare della Margherita, minimizzo’ in un’intervista il danno grave arrecato a una statua importante da parte di una missione archeologica padovana. Come dire, l’uomo giusto al posto giusto.

  2. Vorrei precisare che prima delle partite della Coppa Campioni, ora Champions League, non viene suonato l’inno di Mameli.

    1. Forse il Santo non è stato “abbastanza” coinvolto nei problemi cittadini e avrà pensato: se (la maggior parte dei cittadini, Curia in testa) non chiedono nulla, vorrà dire che sono abbastanza bravi da non aver bisogno del mio aiuto.

  3. Egregie,
    normalmente , anche nel mio ultimo intervento di giovedì scorso, in Focus di Reteveneta, mi rivolgo agli ascoltatori chiamandoli “sudditi veneti”.
    Confortiamoci , questa volta ha votato meno della metà dei sudditi, c’è un miglioramento verso la semisudditanza, un 20% però resta tetragonicamente “minus habens”.
    Ci son voluti 6 secoli per portare, scientemente e scientificamente, l’uomo a divenire un tubo digerente che rutta, ebete e soddisfatto, a comando. Pare, tuttavia, che qualcosa scricchioli, lunga e dura sarà la via della rigenerazione, ma sarà ineluttabile.
    Il Vangelo di domenica, Mt 13,4-9, lo interpreto come una profezia, dandogli una connotazione di svolgimento temporale:
    I periodo, il tempo dei semi caduti sulla strada e mangiati dagli uccelli. Cristo predica, molti accorrono, poi pochi ascoltano;
    II periodo, il tempo dei semi caduti sulla pietraia, grosso modo sino al fatidico editto di Costantino. Il proselitismo e l’apostolato, hanno vita dura;

  4. III periodo, il tempo dei semi sugli sterpi, molto controllato e limitato nel medioevo, per poi esplodere con il rinascimento, l’illuminismo, trionfare con la rivoluzione francese, apoteosi col comunismo, tutt’ora operante, ma ormai alla fine. Gli sterpi, rigogliosissimi, soffocano tutto o quasi;
    IV periodo, che intravedo, il tempo della terra bella e del frutto. Pazienza che ci siamo.
    L’unica cosa che mi preoccupa è il passaggio, gli sterpi bruceranno di brutto o lentamente, sine cura, seccheranno .
    Nel dubbio conviene darci dentro con la preghiera.

    G. Vigni

  5. Possibile che si siano dimenticati della realizzazione e posa nei parchi cittadini di europeissimi e modernissimi gabinetti a tre porte? Ottimo articolo. Grazie.

    1. Tre sole?
      Per essere al passo coi tempi dovrebbero essere a “cento porte” come le vetuste carrozze di terza classe dei treni. Senza contare animali e alberi, dato che ultimamente si parla anche di “loro” (“essi” si usa per asseri senz’anima). A quando rocce, acque e gas? Tempo al tempo …

  6. Da Padovano plaudo alle magistrali penne delle mie care conciittadine con cui ho in comune anche gli studi compiuti al Bò.
    Da elettore di Bitonci e persona, credo, di buon senso, non posso che rabbividire al pensiero delle magnifiche sorti e progressive che ci attendono.
    Purtroppo il potere clericale cattodemocratico anche stavolta ha dato il meglio di sè, elargendoci delle perle rare di amministratori.
    Rimpiangeremo gli anni di piombo?
    Temo di sì, perché ora il terrorismo nichilista farà danni ben maggiori di quelli causati allora dai barbudos.
    Non ci resta che pregare i Santi di cui custodiamo preziose reliquie: Antonio, Leopoldo, Luca evangelista, Mattia apostolo, Giustina martire e tanti altri che furon gloria del cattolicesimo patavino.
    Ne abbiamo veramente bisogno, perché il soffio dello spirito è diventato ciclone che tutto travolge.
    Chi lo sa, magari una crisi di giunta Sant’Antonio potrebbe regalarcela: si queris miracula…

    1. Non serve nessun miracolo, prima di un paio d’anni la (dis)giunta, come da sinistro, usuale copione, si autoaffonderà.
      Sempre ammesso, che lo sciagurato stato degli itaglioni esista sino allora, cosa piuttosto improbabile.

      G. Vigni

      1. Carissimi, io sono padovano, non dal capoluogo, ma dalla zona dei Colli Euganei. Il mio paesino è, per ora, risparmiato dalla barbarie immigrazionista-sinistrorsa che va devastando la città del Santo…abbiamo la fortuna di avere un’amministrazione di buon senso ed un parroco che avrà tanti difetti, ma almeno pare non abbia versato il cervello all’ammasso. Ciò detto, plaudo anch’io all’articolo delle eccellentissime Frezza e Fermani. Capisco anche il girdo di dolore di Michele Beghin che arriva addirittura a sperare in una crisi della giunta provocata dall’interecessione del Santo…però, amici, permettetemi un pensiero molto poco cristiano.
        Giordani e Lorenzoni (e Zanonato) non sono stati mandati al governo cittadino da un golpe militare, con cannoni puntati sulle case del centro di Padova. Sono stati regolarmente votati da un poco più del 60% di padovani. Ergo, è giusto che i padovani che li hanno votati (e quelli che non sono andati a votare) bevano l’amaro calice fino alla fine, per tutti e cinque gli anni previsti. Magari, sarà di utilissima lezione per la prossima volta.

  7. certo che sant’ Antonio col suo santuario, e i suoi frati che lo gestiscono, bendicenti (quando non promotori) della degenerazione di sinistra, un bel servizio rende alla città di Padova! Ma non era sant’Antonio l’intrepido combattente contro Ezzelino da Romano?

  8. La prospettiva non è certamente rosea!
    Non ho mai capito la cultura di distruzione dei centri sociali! Forse non me l’hanno mai spiegata bene! Per quanto riguarda l’accoglienza se si portano i clandestini a casa loro o nella curia mi va bene caso contrario dobbiamo uscire con la scorta!Maria Rosa

    1. E quindi godetevi la dolce compagnia degli IMPORTATI e delle buone leggi genderiste…Hello to You!! Ognuno si accontenta e gode come può…. Quando si dice che per fare dispetto alla moglie, il marito si taglia….BENE.

      E’ scritto anche questo, Dio li ha abbandonati all’ insipienza del loro cuore, ( cioè della loro mente)…. E così Sant’Antonio. ( Ma un miracolino sant’Antonio lo potrebbe fare: mostrarsi indignato del trattamento che gli fanno subire i SUOI frati, e far crollare quel centro commerciale e quella madrassa che è diventata la sua basilica, grazie ai suoi frati….).

  9. Mio fratello qualche mese fa è stato a PADOVA e mi ha detto che uscendo dalla Stazione Ferroviaria per andare in città, ci ha messo ben dieci minuti per incontrare il primo uomo bianco….

  10. Ci sono errori che comportano danni gravi, senza rimedio (a livello umano), un’autentica iattura per tutti (cfr.: la c.d. ivg). Scelte improvvide, dettate da calcolo politico, ideologico, da un’assenza completa di punti di riferimento di ordine morale. Imposte in ogni ambito, calate dall’alto senza discernimento tra bene e male. Come nella “buona” scuola, nella economia, in quella categoria del pensiero che è oggi l’Europa, e purtroppo anche nella Chiesa. Così da un giorno all’altro, improvvisamente, può accadere che il Tabernacolo venga spostato dal centro del Presbiterio “in un luogo a parte”. Mutatis mutandis, con una buona dose di autolesionismo si opta per una giunta che non ha a cuore il bene della cittadinanza : se il buongiorno si vede dal mattino, un programma che miri a “a una ferrea pianificazione della vita collettiva … della popolazione “umana e non-umana”, non preannuncia molto di buono. Più che a una ventata di aria fresca, somiglia a un tornado. Idem per le alleanze con i simpatizzanti delle molotov. Idem per chi si preoccupa delle nostalgie altrui ed…

  11. (segue)
    ignora scientemente quanto in casa propria non è affatto morto e sepolto, ma tristemente vivo e continuamente all’opera.

  12. Ho votato Bitonci perché lo stimo ho gli stessi valori credo nella famiglia nel volontariato e nell’adozione di figli esattamente come lui So benissimo che rispetta gay perché lo conosco e so che crede nel rispetto dell’essere umano Ma non per questo bisogna accettare disordine e confusione umana Queste care belle e aperte persone quando fanno questi lunghi elaborati e istruiti discorsi li fanno solamente per ipocrisia e falsità Credono che i padovani siano imbecilli o plagiati Magari c’è qualche laureato che riflette profondamente e vorrebbe averli davanti personalmente per guardarli sinceramente negli occhi E chiedere :” spiegami cosa guadagna per esempio la nostra città con la violenza del centro Pedro come l’altro giorno !! Non nasconderti dietro finte filosofie !!!”

  13. Signori, la giunta Bitonci è caduta per beghe interne al cdx. Dopodiché alle elezioni ha vinto il csx. Succedono situazioni simili anche a parti invertite. Embé? Che problema c’è?

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