Padre Sosa, Sant’Ignazio e il demonio – di don Marcello Stanzione

di don Marcello Stanzione

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Sono rimasto alquanto sconcertato dalle dichiarazioni del nuovo generale dei Gesuiti, padre Arturo Sosa, che in una intervista a El Mundo ha dichiarato che il diavolo è una figura simbolica. Orbene se  appartiene a Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) aver messo in chiaro  i principi per riconoscere le ispirazioni dell’Angelo buono da quello cattivo nei suoi Esercizi Spirituali, il discernimento degli spiriti era già noto nel giudaismo e nella primitiva Chiesa, poiché San Giovanni vi fa espressamente allusione.

Ma l’Evangelista, nella sua Lettera, non detta le regole che permettono di provare gli spiriti, supponendoli certamente note ai suoi corrispondenti. E’ San Paolo che ne propone il primo approccio :”Ora, io vi dico: lasciatevi guidare dallo Spirito e non rischierete di soddisfare la voglia carnale. Perché la carne convoglia contro lo spirito e lo spirito contro la carne; vi è tra essi antagonismo, così bene che voi non fate ciò che vorreste. Ma se lo Spirito vi anima, voi non siete sotto la Legge. Ora si sa bene tutto ciò che produce la carne: fornicazione, impurità, rilassatezza, idolatria, magia, odio, discordia, gelosia, latrocinio, dispute, dissensi, scissioni, sentimenti di invidia, orge, ripicche e cose simili – ed io vi prevengo, come ho già detto, che quelli che commettono questi sbagli non erediteranno il Regno di Dio.

“Ma il frutto dello Spirito è carità, gioia, pace, longanimità, servizio, bontà, fiducia negli altri, dolcezza, padronanza di sé” (Lettera ai Galati 5,16-24). Ogni discernimento degli spiriti poggerà sui sentimenti eccitati nell’anima dall’Angelo presunto, secondo se essi saranno frutti della carne o frutti dello Spirito. Poiché questi frutti sono a somiglianza di quelli che li coltivano.

Vi sono due Angeli per l’uomo, quello della Giustizia e quello del Male. L’uno è delicato, riservato e dolce, pacifico. Quando entra nel tuo cuore, subito, egli ti parla di giustizia, di santità, di temperanza, di ogni opera giusta. Quando questi pensieri si elevano nel tuo cuore, sappi che l’Angelo giusto è in te. L’Angelo del Male, viceversa, è irascibile, pieno di acredine e di demenza. Riconoscilo dalle sue opere” (Erma, Il Pastore).

Ma le cose si complicano quando l’Angelo delle tenebre gioca a fare da Angelo della luce, imbrogliando le carte, truccando i dadi, “da nemico più forte, più astuto, più difficile da scoprire” (San Giovanni della Croce) come egli è. Poiché il diavolo sa che, “smascherare Satana, è vincerlo” (S. Ignazio di Loyola). Caterina da Siena (1347-1380), in una rivelazione di Cristo, riceve una raccomandazione che prelude a quella di Sant’Ignazio : “Quando mi si vede (è Gesù che parla a Caterina, ) all’inizio, si ha paura, poi, a poco a poco, ci si rassicura; questo comincia con una certa amarezza, ma poi si addolcisce. Il contrario si produce quando si vede il Nemico, a causa della sua origine. In apparenza, egli da dapprima un certo piacere, appare quasi verosimile ed attrae; poi, pertanto, egli fa nascere nell’anima che lo vede una sensazione di pena e di nausea. Ma Io voglio dare ancora un segno infallibile e certo. Poiché Io sono la Verità, ho per certo che, nelle Mie apparizioni, l’anima deve estrarre una più grande conoscenza dalla Verità. La conoscenza della verità su di Me e sull’anima è indispensabile a quest’ultima. In effetti, l’anima deve conoscersi e conoscerMi. ConoscendoMi e conoscendosi, ella si disprezza e Mi onora, cosa che è propria dell’umiltà. Dunque, bisogna che, con la forza delle Mie apparizioni, l’anima divenga più umile e che nello stesso tempo, ella riconosca il suo niente e si disprezzi”.

Il contrario si produce nelle apparizioni del Nemico. Siccome egli è il Padre della Menzogna, il re dei figli dell’orgoglio e che non può dare che quello che ha, nasce nell’anima, a seguito delle sue apparizioni, una certa stima per se stesso, una presunzione che è propria dell’orgoglio e questa rimane gonfia e piena di vento”.

Sant’Ignazio, quanto a lui, perfeziona l’analisi di questi stati contrari: “Circa le persone che vanno di peccato mortale in peccato mortale, la condotta normale del nemico è di proporre loro dei piaceri apparenti, occupando la loro immaginazione di compiacenze e di voluttà sensuali, al fine di trattenerli e di piombarli più avanti nei loro vizi e nei loro peccati… Lo spirito buono, al contrario, agisce in esse in misura opposta: egli punge e morde la loro coscienza, facendo loro sentire i rimproveri della ragione. Nelle persone che lavorano coraggiosamente per purificarsi dai loro peccati, e vanno di bene in meglio nel servizio di Dio Nostro Signore, il buono ed il cattivo spirito operano in senso inverso dalla regola precedente. Perché è proprio del cattivo spirito causare loro della tristezza e dei tormenti di coscienza, di elevare davanti ad essi degli ostacoli, di turbarli con dei ragionamenti falsi, al fine di fermare i loro progressi nella via della virtù; al contrario, è proprio del buono spirito di dare loro del coraggio e delle forze, di consolarli, di fare loro spandere delle lacrime, di inviare loro delle buone ispirazioni, e di stabilirli nella calma, facilitando loro la via ed alzando davanti ad esse tutti gli ostacoli, al fine che esse avanzino sempre più nel bene”.

Poi Sant’Ignazio di Loyola propone un ritratto del diavolo che nel ventunesimo secolo potrebbe apparire  un po’ misogino nei suoi poco attraenti paragoni con  il “sesso debole”. Scrive il fondatore dei Gesuiti: “Il nostro nemico rassomiglia ad una donna; egli ne ha la debolezza e la mutevolezza delle opinioni. E’ proprio di una donna, quando disputa con un uomo, di perdere coraggio e di prendere la fuga subito che questi gli mostra un volto fermo; l’uomo, al contrario, quando comincia col temere ed indietreggiare, la collera, la vendetta e la ferocia di questa donna si accrescono e non hanno più misura. Come pure, è proprio del nemico affievolire, perdere coraggio e prendere la fuga con le sue tentazioni, quando la persona che si esercita nelle cose spirituali mostra molta fermezza contro il tentatore, e fa diametralmente l’opposto di ciò che gli è suggerito. Al contrario, se la persona che è tentata comincia col temere e col sopportare l’attacco con meno coraggio, non c’è bestia feroce sulla terra la cui crudeltà eguaglia la malizia infernale con la quale questo nemico della natura umana si attacca nel perseguire i suoi perfidi disegni”.

Il paragone successivo è felicemente altrettanto poco attraente per il sesso forte che il precedente lo era per le figlie di Eva: “La sua condotta è ancora quella di un seduttore; egli domanda il segreto e non dubita niente finché non è scoperto. Un seduttore che sollecita la figlia di un padre onesto, o la moglie di un uomo d’onore, vuole che i suoi discorsi e le sue insinuazioni restino segreti. Egli teme vivamente, al contrario, che la figlia non scopra a suo padre, o la moglie a suo marito, le sue parole fallaci e la sua intenzione perversa. Egli comprende facilmente che non potrebbe allora riuscire nei suoi colpevoli disegni. Come pure, quando il nemico della natura umana vuole imbrogliare un’anima giusta con le sue astuzie ed i suoi artifici, egli desidera, egli vuole che ella l’ascolti e che custodisca il segreto. Ma se quest’anima scopre tutto ad un confessore illuminato, o ad un’altra persona spirituale, che conosce gli imbrogli e le astuzie del nemico, egli ne riceve un grande dispiacere: perché egli sa che la sua malizia dimorerà impotente, dal momento in cui i suoi tentativi saranno scoperti e messi in luce. Infine, egli imita un capitano che vuole prendere un posto dove spera di fare un ricco bottino. Egli assedia il suo campo, considera le forze e la disposizione di questo posto, ed attacca dal lato più debole. E’ così del nemico della natura umana. Egli si aggira incessantemente intorno a noi; esamina da tutte le parti ognuna delle nostre virtù teologali, cardinali e morali, e quando ha scoperto in noi il luogo più debole e meno provvisto delle armi della salute, è da lì che ci attacca e cerca di riportare su di noi una piena vittoria”.

Poi Sant’Ignazio affronta i giochi del diavolo che scimmiotta l’Angelo che fu in altri tempi: “E’ proprio dell’Angelo cattivo, quando si trasforma in Angelo di luce, di entrare dapprima nei sentimenti dell’anima pia, e di finire con ispirargli i suoi. Così, egli comincia col suggerire a quest’anima dei pensieri buoni e santi, conformi alle sue disposizioni virtuose; ma ben presto, poco a poco, egli compita di attirarlo nei suoi tranelli segreti, e di farla acconsentire ai suoi colpevoli disegni. Noi dobbiamo esaminare con grande cura il seguito ed il cammino dei nostri pensieri. Se l’inizio, il mezzo e la fine, tutto è buono in essi, e tendono puramente al bene, è una prova che essi vengono dall’Angelo buono; ma se, nel seguito dei pensieri che ci sono suggeriti, finisce per incontrarvisi qualcosa di meno buono che non ci eravamo proposti di fare, o se questi pensieri indeboliscono la nostra anima, la inquietano, la turbano, le ostacolano la pace, la tranquillità di cui gioiva prima, è una nota evidente che essi sono del cattivo spirito”.

E Sant’Ignazio precisa che il nemico si riconosce e si scopre “dalla sua coda di serpente, cioè dal fine pernicioso nel quale ci porta”.

Perché il demonio non abusa in definitiva che di quelli che hanno ben voluto lasciarsi abusare e turlupinare da lui. Nella biografia di sant’Ignazio, scrive Paul Verdun che Giampaolo, che fu per molto tempo suo compagno di apostolato, dormendo una notte in un letto vicino al suo, fu risvegliato da un rumore di percosse e dai gemiti del fondatore della Compagnia di Gesù. Si alzò e chiese al suo vicino che cosa stava accadendo. Ma il santo, senza rispondergli niente, gli ordinò di tornare a letto a dormire. Lo spirito delle tenebre tentò, in un’altra occasione di strangolare il santo, che restò afono per parecchi giorni. Il diavolo in questo caso non era certamente una figura simbolica… Possibile che il generale dei Gesuiti non conosca queste cose?

22 commenti su “Padre Sosa, Sant’Ignazio e il demonio – di don Marcello Stanzione”

  1. Non Metuens Verbum

    le mie idee contro i fatti ? Tanto peggio per i fatti.
    Il generale dei gesuiti gioca a fare il teologo e il forte pensatore. Ma non è il suo compito: pensi a governare i gesuiti: ovviamente lo farà malissimo (problemi loro), ma finirà lì.

    Per la forza dell’analogia, mi viene in mente un altro gesuita, che è stato messo a un posto altissimo di governo, però anche di magistero, che fa una certa confusione tra i due campi: quando dovrebbe governare (rimettendo al loro posto – lontanissimo – eretici e depravati) discetta di misericordia, e quando dovrebbe insegnare la dottrina perenne della Chiesa (lo Splendore della Verità) impone silenzio e sottomissione e reprime autoritariamente.

  2. “padre” Arturo Sosa,non e’ altro che uno dei tanti Giuda Iscariota infiltrati nella chiesa….. ……anzi sarebbe opportuno che se su di lui venissero praticati esorcismi!!! ….chi nega il demonio ,nega il peccato,chi nega il peccato nega la redenzione di Cristo,quindi e’ un APOSTATA!!!!

  3. Luciano Pranzetti

    Caro don Marcello, mi permetta di dichiararmi “scandalizzato” e indignato, più che “alquanto sconcertato”. E non dovrei esserlo perché, a ben vedere, il precedente papa nero aveva affermato la necessità di praticare il buddismo/induismo, prima di avviarsi al cattolicesimo. Come, si nota, stiamo assistendo a un gioco delle parti, con un Sosa che nega l’esistenza personale di Satana e con Bergoglio che ne parla come esistente. O Compagnìa di Gesù! Si racconta che, nel ‘6oo si dibatté la questione se Gesù,appena nato, avesse pianto o riso. Si sifidarono in una ‘quaestio disputata” un gesuita e un domenicano. Il primo, armato di tomi e di vasta erudizione, stabilì che Gesù aveva riso, meritandosi l’applauso del pubblico. Il domenicano, privo di testi e di summe, disse: “Gesù, appena nato, aprì gli occhi e, dato uno sguardo, vide l’asino e il bue. Allora, scoppiando in pianto, esclamò: “E’ questa la compagnìa di Gesù?”. Allo stato attuale sarebbe meglio che i gesuiti fossero asini e buoi, ché almeno farebbero meno danni.

  4. Il simpaticone coi baffi colpisce ancora. Fino a qualche tempo fa mi chiedevo perplesso per quale motivo alcuni invocavano la soppressione dei Gesuiti. Ora ho capito!

  5. MA L’AVETE VISTO QUESTO GENERALE DEI GESUITI COME SI PRESENTA? COME VESTE? CON QUEI BAFFETTI DA SPARVIERO?
    COME SI FA A CONFESSARSI DA UN TIPO COME LUI? CREDETE CHE PRESTO VEDREMO ANCHE BERGOGLIO VESTIRSI CON LA CAMICIA A SCACCHI E I BAFFETTI?
    SPIRITO SANTO…. DOVE SEI?????’

    1. È al suo posto lo Spirito Santo, caro Piergiorgio e continua a ispirare come sempre ha fatto, ma la questione sta nell’orgoglio che pur di far prevalere il nostro io e la nostra presunzione, rende sordi e ciechi, e magari rendesse anche muti. Invece no, al contrario, fa dire sproloqui, spropositi, sconsideratezze, insomma tutto ciò che è contrario alla verità. Dobbiamo stare tutti molto attenti perché il demonio e’ furbo e la nostra natura umana è fragile e ci porta facilmente a errori di questo tipo. Preghiamo affinché il Signore ci doni sante guide e allontani da noi le insidie del nostro eterno nemico, assassino e maledetto per sempre. Altro che simbolo!

    2. visto che non mi è consentito dire che io da uno come costui mi guardo bene dall’andarmi a confessare- e da tutta la fattispecie di preti della sua linea, cioè della nuova chiesa cattolica – dirò che la cosa non mi interessa: imparerò a diventare anch’io agnostico, se credere in Dio e nella chiesa e nei preti significa credere come oggi ci vien detto!

  6. Il generale dei gesuiti conosce benissimo quelle cose ma non gli fanno né caldo né freddo, coerentemente con la certezza che la cosa in sé (cos’altro è se non il mistero della realtà che si svela ri-velandosi?) non si possa conoscere. Il preposito è armato di heideggerismo rahnerizzato, psicodinamica, realismo dinamico del volonteroso padre Demaria (cos’è? boh!) e una dose adeguata di faccia tosta. E ha le spalle coperte. Qui Mons. Antonio Livi scocca il suo dardo da un angolatura diversa e come quello di don Stanzione, coglie nel segno. E a proposito di dogmi rivoltati come fossero calzini, questo video vale l’ora scarsa che dura.

    1. Rileggendo il mio commento mi sento spinto a precisare che intendevo: il contenuto del video vale molto pur durando relativamente poco.

      Scrive Mons. Livi:
      “I cattolici ingenui si domandano: ma perché il Papa, che ben lo conosceva (il Sosa), lo ha voluto a capo dell’ordine dei gesuiti? E perché, dopo tante esternazioni dal contenuto ereticale non lo ha pubblicamente ripreso?
      A questa domanda dei cattolici ingenui rispondo (pregando Iddio che mi capiscano bene): papa Bergoglio non censura padre Sosa perché costui dice esplicitamente quello che lui stesso dice implicitamente, e che comunque fa pensare che sia il suo pensiero (il ricorso che Sosa fa alla metafora della “pietra” è chiaramente mutuato dai documenti magisteriali di papa Francesco). Lo stesso è successo con il cardinale Kasper, che il Papa elogia pubblicamente come grande e pio teologo, incurante del fatto che nei suoi libri ci sia più di un’eresia (sulla divinità di Cristo, sull’Eucaristia, sulla nozione stessa di fede cristiana).”

      Da cattolico normoudente affermo di aver sentito benissimo il rombo della cannonata. Si proprio una cannonata che ad occhio e croce ha spettinato e spettinerà qualcuno.
      Già che ci sono: quanto ho citato di Mons. Livi, lo si incontra cliccando sul collegamento che ho segnalato nel mio commento delle 8:15.

      1. Grazie della sua indicazione, gentile Eys…
        Ho già letto l’articolo di Mons. Livi che non è un commentatore qualunque. Le sue parole pesano come macigni. Non possiamo non ringraziarlo.

  7. Allora dirò semplicemente così: come è possibile che si possa pensare che esista un Generale dei Gesuiti che dica queste cose? è la stessa impossibilità che possa essere papa uno che dichiara che Dio non è quello del Credo Cattolico! I negatori del Purgatorio sono i protestanti: i negatori dell’ Inferno ( e di Dio ) sarebbero CATTOLICI ( e papi e generali dei gesuiti) ???

  8. ma che cosa pretendiamo , cavare sangue dalle rape? Questi non credono in Dio, non credono in Gesù Cristo, non sono certo la Chiesa di Cristo e di Dio, e allora che pretendiamo da loro, che dicano le cose che dice la fede cristiana cattolica? Non dice San Giovanni che chi non crede che Gesù è il Figlio di Dio – cioè, chi non ha la fede cattolica – “non lo salutate nemmeno”? E allora che stiamo a discutere, a volere dimostrare, a indignarci… perché perché questi alberi marci dànno solo frutti marci??? Ma lasciamoli perdere, che presto andranno a vedere se hanno a che fare con le figure simboliche!

  9. Mi sia consentito di citare esattamente le parole di san Giovanni, lettera seconda, circa il comportamento da tenere con gente come la suddetta: ” Chi non sta fermo nella dottrina di Cristo [ quella scritta e tramandata, non quella sottoposta a “discernimento” dagli illustri SOSIA di cui… ] , non ha Dio [quindi Dio e Cristo sono inscindibili nella vera fede]… Se alcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa e non lo salutate. Chi infatti lo saluta PARTECIPA alle opere malvage di lui “. Senza ovviamente dimenticare le analoghe di san Paolo quando ci dice di considerare come anatema anche una angelo che venisse a portare un’altra dottrina da quello di Cristo…. Un angelo….e qui abbiamo facce che di angelico hanno ben poco, e questo almeno ci dovrebbe aiutare….

  10. Nel corso della sua storia bimillenaria, la Chiesa non è mai salita sugli spalti dello stadio teoretico ostentando striscioni inneggianti a questa o a quella corrente filosofica ma ha indicato in S. Tommaso e nel suo realismo moderato, il modello speculativo in armonia con la sacra doctrina e garante di un santo teologare. E’ una garanzia, in tal senso, anche quella che accompagna la filosofia del “senso comune”, della quale Mons. Livi è paladino tanto strenuo quanto inascoltato, se non addirittura osteggiato.
    Nei secoli la Chiesa si è premurata di avvertire ed ammonire i teologi circa i pericoli rappresentati dagli apparati concettuali partoriti nella modernità ed ha, fino agli albori del XX secolo, combattuto l’eresia.
    Sennonché, nella pienezza di questo tempo di disagio psichico, Domineddio ci ha inflitto un papa heideggeriano, con la sua claque luteraneggiante (instaurare processi: ecco lo Sein und Zeit di MH).
    A monte di tutto questo c’è un “volo”, quello stesso “volo” individuato in Descartes da Heidegger.

    1. Ogni eresia è un “volo”, una scelta di separazione (hairesis) sorretta da una precisa volontà, un “volo” per l’appunto.
      Nei confronti della metafisica classica, dai greci al d’Aquino, la via o, meglio, la rivoluzione spirituale intrapresa volutamente e risolutamente da Cartesio, era eretica e vide bene Heidegger come vede bene un medico che azzecca la diagnosi. Certo che, se come medico avesse curato se stesso…

    2. questa la NON è la Chiesa! che significa vedere i comportamenti di questa chiesa nel quadro della tradizione millenaria della Chiesa??? “Domineddio” non ci infligge nessun papa heideggeriano: Dio ci ha garantito una Chiesa Maestra indefettibile di Verità! Questi sono IMPOSTORI, vigliaccamente mascherati, nelle sembianze della gerarchia cattolica! E Mons. Livi , da quel paladino che appare, dovrebbe denunciare aviso aperto la malversazione, e andarsene sbattendo la polvere da questa Assoziazione a delinquere! Questo è tempo che richiede eroi, non di Salva- -capra- e- cavoli, l’appunto critico e la ‘mansione’….Troppo comodo…Dei quattro dell’ Ave Maria, a proposito, chi ha più sentito qualcosa? Oh, certo, ‘tengono famiglia’…..

      1. Realtà ontologica: il mondo è adeguato alla volontà imperscrutabile di Dio, Padre di Nostro Signore Gesù Cristo (le Mie vie non sono le vostre vie);
        realtà logica: l’intelletto del cattolico si adegua alla realtà com’essa si da, sapendola fondata sul disegno della Provvidenza e sfugge, così, al fatalismo paralizzante ed al peccato contro lo Spirito Santo;
        unisce le due realtà nel giudizio.
        Allora il cattolico fa quel che deve e che può, lasciando che accada quel che deve accadere.
        Siamo venuti al mondo e, per grazia di Dio, siamo entrati nella Chiesa trovandoli già fatti; li lasceremo in gran parte incompiuti e sarà una gran grazia se, alla fine della ogni nostra personalissima corsa, non dovremo ammettere di aver contribuito a peggiorare tanto l’uno quanto l’Altra.

  11. normanno Malaguti

    Lasciarsi coinvolgere dalle follie dei folli è farsi partecipi di esse. La sciamoli perdere e preghiamo perchè, Dio abbia pietà di loro e li rinsavisca, fino alla Salvezza.

  12. C’è chi il diavolo lo ha incontrato. Oltre ad essere orribile è veramente profondamente detestabile, anzi è il gran detestabile, l’unico in questo, e trova la sua forza nei nostri peccati …..non parliamo di quelli allo Spirito Santo!!! Tuttavia una cosa è certa negare una verità’ non vuol dire che quella verita’ non esista. La propria opinione soprattutto nelle cose che riguardano Dio per fortuna, anzi GRAN DONO, non servono ad un fico secco, tanto lo SPIRITO SANTO, sempre per GRAN DONO, parla ai Suoi figli come, quando, dove e per quanto tempo vuole. Noi, anche per questo, oh Maesta’ Divina con umiltà’ Ti ringraziamo, Ti lodiamo e Ti benediciamo.

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