Parliamo di Iraq, e non solo. Come andrà a finire? – di Piero Nicola

Sinora, l’andamento del mondo ha dato ragione ai manovratori internazionalisti, ma chissà che non stiano puntando troppo oltre il segno e che il loro piano non gli si ritorca contro? Chissà che il loro riposare sugli scaltri allori non abbia un termine, come lo hanno tutte le cose terrene?

di Piero Nicola

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Iraq WithdrawalL’Iraq ospita due popoli divisi dalla religione: i sunniti e gli sciiti. I curdi, relegati in una regione marginale, contano assai meno. Eh già, ci sono ancora divisioni profonde, tra abitanti di uno stesso stato, determinate dalle diverse tradizioni religiose. Avviene laggiù, tra i maomettani, qualcosa di simile a quello che avveniva tra gli europei divisi dalle eresie. Soltanto che, là, nessuno è in regola col vero Dio.

Per ovviare a tali incompatibilità dottrinali, occorre un potere forte, per lo più impersonato da un dittatore. Così un Saddam Hussein, un Gheddafi, un Mubarak riuscirono nell’intento. Vi pervennero a torto o a ragione, con sistemi probabilmente ognora discutibili. Oggi Assad, in Siria, appoggiato dalla Russia, tenta di mantenere il controllo di un altro stato mosaico, prima assai prospero, ordinato, e messo in crisi dall’Occidente che sostiene gli elementi disgregatori, anche provenienti dall’esterno.

Oggi l’Iraq è in balia della guerra civile e sembra che la bellicosa fazione sunnita, dopo aver conquistato importanti regioni e città come Mosul, stia per occupare Bagdad e altri centri nevralgici della Mesopotamia.

Ricordando la strenua e irriducibile resistenza opposta dalle genti di Ramadi, Tikrit e specialmente di Fallugĵa all’occupazione americana, indomita resistenza di combattenti e di popolo, ricordando le stragi dei bombardamenti che lo colpirono crudelmente senza piegarlo, è facile immaginare che i sunniti prendano il potere sul cuore del paese, mentre avranno enormi difficoltà a riconquistarlo sino a Bassora e al Golfo Persico. Gli americani provvederanno a fornire armi e mezzi agli sciiti del Sud, d’altra parte aiutati dall’Iran sciita.

Barack Obama non sembra troppo preoccupato. Ha escluso un intervento militare sul campo. E se fosse preoccupato, quelli che grandeggiano alle sue spalle non hanno fretta, dormono tra due guanciali a dispetto degli eventi, della borsa (che se non andasse giù, non potrebbe tornare su per la prosperità degli speculatori), a dispetto dell’aumento del prezzo del petrolio, che si risolve pure in un guadagno. I padroni del mondo possono anche permettersi che grandi giacimenti petroliferi (è il petrolio che, lì, interessa) vadano in mano al nemico. Essi possono fare assegnamento su un collaudato laboratorio di scienza machiavellica.

Essi dispongono del formidabile espediente della corruzione. Se non sorge un nuovo Saddam, anche i migliori combattenti presto conteranno poco, quando i loro governanti si troveranno alle prese con le difficoltà e con gli allettamenti. Se invece, per disgrazia dovesse dominare un uomo capace, si potrà toglierlo di mezzo con le bombe, con i sicari e varie diavolerie.

In tal modo la storia si ripete. Però, nel vasto quadro mondiale le sorprese sono dietro l’angolo. Purché Dio lo voglia.

La Russia. – Come andrà a finire la crisi dell’Ucraina nessuno lo sa. Che cosa può bollire in pentola in Iran nessuno lo sa. Che piega prenda la Cina e l’intesa russo-cinese resta un enigma.

Intanto, è prevedibile che l’Afganistan torni sotto i talebani, dopo un’estenuante occupazione occidentale, dopo l’instaurazione di un innaturale regime di colore democratico e l’addestramento d’un esercito nazionale che farà la fine di quello iracheno.

Anche qui, gli affari più o meno sporchi, di droga e di minerali, possono riprendere il corso desiderato. I talebani e la comune gente afgana avranno i loro problemi per reggersi in piedi.

L’incognita è costituita da russi, cinesi, indiani. Riuscirà il disegno della globalizzazione, del mondialismo a far passare in secondo ordine gli stati nazionali mediante la multiforme offensiva politico-culturale-militare? Sembra difficile, sembra un’utopia. Basta dare un’occhiata alle fiere contrapposizioni in seno all’Islam.

E in casa nostra? Forse che i paesi europei e i loro interessi particolari, giusti o sbagliati che siano, tendono a svanire? Per niente! Nonostante le leggi demagogiche e la cultura corruttrice messe in atto, nonostante il rammollimento delle popolazioni, nonostante le invasioni immigratorie e così via.

Sinora, l’andamento del mondo ha dato ragione ai manovratori internazionalisti, ma chissà che non stiano puntando troppo oltre il segno e che il loro piano non gli si ritorca contro? Chissà che il loro riposare sugli scaltri allori non abbia un termine, come lo hanno tutte le cose terrene?

4 commenti su “Parliamo di Iraq, e non solo. Come andrà a finire? – di Piero Nicola”

  1. Piero Nicola fa sue le domande di ogni cattolico che legge le informazioni internazionali.
    Come pure le speranze….
    Sappiamo per certo che Dio è il Signore della Storia dell’Uomo e della Terra e dell’Universo, sue creazioni.
    Queste incognite della storia possano dare la speranza di poter noi vedere il cambio desiderato, dove i criminali della storia odierna e del mondo odierno, paghino , finalmente, lo scotto della loro ingordigia, superbia, orgoglio.
    Spero anche di non dover vedere, prima dell’avvento di questa giustizia, la miserabile profonda ingiustizia che verrebbe dall’anticristo finale, secondo quanto profetizzato nell’Apocalisse di S.Giovanni.
    Ovvero che il trionfo sia di quel periodo preconizzato di mille anni in cui al mondo sarà data un po’ di pace !

  2. Normanno Malaguti

    Perfetto.
    Diagnosi e descrizione degli antefatti ineccepibile, anzi si potrebbe andare anche assai più indietro con la descerizione del tran tran…, ancorché politicamente scorrettissimo.
    Il futuro? Sinché gli uomini volgeranno le spalle a Dio, salvo un rivolgimento cosmico che Dio potrebbe permettere, come ai tempi di Noé (perché ci meritiamo di meglio?) tutto continuerà a marciare, anzi, a marcire. Come prima.

  3. Cesaremaria Glori

    Stavolta Obama è stato frenato da chi lo manovra. All’inizio sembrava che volesse riportare i Marines in Iraq, ma dopo 48 ore, contrordine. L’America non invierà più un soldato e gli irakeni debbono arrangiarsi da soli. Che cosa è accaduto? Semplice! A mettere a posto i sunniti e i jahdisti di Al Qaeda ci penseranno gli Sciiti iraniani, Essi non lasceranno in balia degli estremisti sunniti i loro correligionari e scoppierà una nuova guerra da quelle parti. Una guerra intestina al mondo mussulmano. Scommetterei che fra breve ci potrebbe essere un ralliement fra USA e Iran. Già negli ultimi tempi non erano mancate certe avvisaglie in proposito. Gli Usa cercheranno ora di far andare le cose proprio in questo senso,magari concedendo qualcosa alla Russia che è in buone relazioni, da tempo, con l’Iran per la questione delle atomiche di Amadinejad. Infatti la Russia ha già preso coraggio -, come se avesse avuto garanzie di non aver soverchie noie, salvo l’indispensabile per salvare la faccia – e ha chiuso il rubinetto del gas all’Ucraina. La geopolitica è una partita a scacchi e prima di muovere le pedine più forti è meglio far sacrificare gli altri a combattere le battaglie che convengono ai propri interessi. E la pace? Verrà ma dopo altro, tanto altro sangue e non sarà quella promessa da Gesù Cristo che è tutt’altra pace.

  4. Ripropongo il suggerimento di visitare il sito Effedieffe per avere informazioni più approfondite, molto interessanti e sconcertanti…

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