Per una riconquista cristiana della società – di Guido Vignelli

Edito per la prima volta in italiano “L’Azione”, il classico manuale di Jean Ousset

di Guido Vignelli

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copertina azione bozza.cdrUna traduzione a lungo attesa

Molti sono i libri che hanno fatto una diagnosi della malata società moderna alla luce della dottrina cristiana, ma pochi sono quelli che hanno proposto una terapia risanatrice delineando un programma che permetta di passare dalle idee ai fatti, dalle buone intenzioni all’efficace azione politico-sociale, dalla difesa della Cristianità alla riconquista cristiana della società.

Il francese Jean Ousset ha avuto il merito di scrivere uno di questi rari libri programmatici. Si tratta dell’ampia sezione del suo volume Pour qu’Il règne dedicata all’impegno civico cristiano, sezione dapprima stampata nel 1961 col titolo Pour une doctrine catholique de l’action politique et sociale, poi ampliata e pubblicata nel 1968 col titolo L’action.

L’azione – Manuale per una riconquista cattolica politica e sociale è appunto il titolo del suo libro, che qui presentiamo in prima traduzione italiana, ora stampata e diffusa dalla Editoriale Il Giglio di Napoli (pp. 232, € 15) e richiedibile direttamente all’editore (http://www.editorialeilgiglio.it/battaglia-delle-idee-lazione-manuale-per-la-riconquista-cattolica/)

Nell’attuale grave crisi dell’apostolato e dell’impegno politico cristiano, è importante riscoprire questo testo classico della teoria e dell’azione contro-rivoluzionarie, scritto da un autore magistrale sia per solidità teorica che per efficacia pratica, come dimostrato dall’influenza tuttora esercitata su movimenti giovanili che combattono il laicismo e il progressismo dominanti.

Un progetto realistico di riconquista della società

Basandosi sulla dottrina sociale della Chiesa e sulla strategia contro-rivoluzionaria dei secoli XIX e XX, ma facendo tesoro degli errori e delle sconfitte del passato, con questo suo libro Ousset rinnova l’azione civica cattolica ed elabora un preciso e concreto programma di riscossa civica delineandone orientamenti, strategie, metodi e mezzi realistici.

Secondo Ousset, il più influente associazionismo cattolico del XX secolo ha commesso l’errore di separare il pensiero dall’azione e la dottrina dal metodo, giungendo quindi ad elaborare o una teoria rigorosa ma astratta e sterile, o una prassi efficace ma eterodossa e controproducente. Invece, come ammoniva Pio XII, il laicato deve realizzare «l’armonia tra la religione e la vita, chiave di volta indispensabile ad ogni civiltà» (discorso del 16 maggio 1947). Deve cioè ricollegare tra loro fede e cultura, religione e politica, morale e diritto, facendo sì che l’azione sia conforme non solo all’ortodossia ma anche alla ortoprassi (ossia alla “ortodossia dell’agire”), in modo da porre l’efficacia al servizio della verità e il potere al servizio della giustizia.

Pertanto, la crisi contemporanea potrà essere risolta solo se i cristiani combatteranno la Rivoluzione nella sua realtà concreta e nel suo campo di azione attuale, usando mezzi adeguati allo scopo e applicando una realistica strategia di riconquista della società e della opinione pubblica. Infatti la “nuova evangelizzazione”, o meglio rievangelizzazione, non può limitarsi al solo aspetto individuale, ossia privato e personale, ma deve estendersi al campo sociale, ossia pubblico e istituzionale. Il compito specifico del laicato cristiano è appunto quello di risanare la corrotta società moderna, affinché essa non costituisca più un ostacolo alla gloria di Dio, all’azione della Chiesa e alla salvezza delle anime, ma anzi ne diventi un aiuto efficace.

Secondo Ousset, per una riscossa cristiana, non basta favorire una rinascita religiosa meramente devozionale; ci vuole anche un apostolato che rianimi, riunisca e coordini le forze rimaste cristiane per trasformarle in una nuova élite, una nuova aristocrazia, capace di riformare le istituzioni sociali. L’associazionismo cattolico non può accontentarsi di basarsi su veri princìpi e di favorire sani costumi, ma deve anche impegnarsi in un’azione concreta ed efficace che cristianizzi la società, rendendo possibile la rinascita delle forze contro-rivoluzionarie, la sconfitta delle forze rivoluzionarie e la restaurazione della Cristianità.

Ma tutto ciò presuppone formare nuove élites e classi dirigenti, influenzare le istituzioni, controllare il potere, gareggiare con i mass-media, neutralizzare gli agenti patogeni della società.

A questo scopo, Ousset progetta di suscitare una classe dirigente laicale contro-rivoluzionaria capace di svolgere un’azione preliminare e sussidiaria a quella ecclesiastica. Si tratta innanzitutto di formare militanti cristiani convinti, coerenti e credibili, uniti da legami di amicizia, da una identica dottrina e da un comune metodo di azione, allenati al senso critico e al rigore morale, abituati a osservare, analizzare, progettare, ma anche a decidere e ad agire. Essi devono diventare una élite seria, diffusa e influente, capace di trattare con le persone e con gli ambienti sociali più diversi, capace di agire nella vita civile usando i più efficaci strumenti d’informazione, propaganda e persuasione, caratterizzati da contatto personale, azione in gruppi ristretti, massima libertà d’iniziativa.

Ben lungi da restare chiusa e isolata nel proprio professionismo, questa élite deve realizzare un’azione centrifuga: ossia formare una rete di cellule, circoli e gruppi, capace di penetrare negli ambienti più influenti della società civile per informarli, risanarli e coordinarli in una globale azione contro-rivoluzionaria. Ad esempio, bisogna costituire un’“associazione di associazioni” capace di collaborare con società e istituzioni esterne operanti in campo culturale, morale, politico, professionale.

Non si tratta quindi di occupare ed esautorare la società reale per sostituirla con costruzioni ideologiche o protesi artificiali, come hanno fatto le sette rivoluzionarie e i partiti politici. Al contrario, bisogna influenzare dall’interno gli ambienti sociali e i “corpi intermedi” superstiti per propagarvi le verità e confutarvi gli errori, per rafforzarvi le virtù e indebolirvi i vizi, per favorirvi le tendenze sane e combattervi quelle malate, per rafforzarvi le dirigenze in crisi d’identità e di responsabilità.

Usando questa strategia, Ousset sperava che quel particolarismo settoriale e locale, tipici delle articolate società europee, da fattore di divisione e di debolezza diventasse fattore di radicamento, di coordinamento e di forza.

Ma chi era Ousset, nato nel 1914 e morto nel 1994, un personaggio quasi noto in Francia, Svizzera, Spagna e America Latina, ma quasi sconosciuto in Italia?

Formatisi nell’Action Française alla scuola di Charles Maurras, i giovani Jean Ousset e Jean Madiran ne furono allievi prediletti; entrambi però si distaccarono dallo scetticismo religioso e dal pragmatismo politico del maestro per riformare l’azione cattolica alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Madiran si dedicò all’azione culturale culminata nella fondazione di collane editoriali e della prestigiosa rivista Itinéraires; Ousset invece si dedicò a tessere una rete di associazioni civiche miranti a risanare la società e a influenzare la politica.

Dopo un lungo periodo di successi, culminato negli anni Cinquanta e Sessanta con l’organizzazione della Cité Catholique (poi diventata Office), l’opera civica di Ousset fu messa in crisi da vari fattori decisivi: l’avvento del Sessantotto, l’inquinamento delle destre, la litigiosità dei movimenti reazionari e soprattutto il nuovo clima postconciliare, espresso dalla dura opposizione fatta dalla Conferenza Episcopale Francese alle associazioni tradizionaliste. Ciò spinse Ousset a fare un passo indietro, dedicandosi alla formazione prepolitica, ossia culturale e spirituale, di circoli giovanili, alcuni dei quali tuttora attivi in Francia e altrove.

Nonostante questo parziale fallimento, l’opera di Ousset rimane un insegnamento e un esempio valido per chi non si accontenta delle teorie o delle polemiche intellettuali, ma vuole anche contribuire a risanare quel terreno sociale preliminare alla rinascita spirituale della Cristianità, opera questa principalmente soprannaturale.

5 commenti su “Per una riconquista cristiana della società – di Guido Vignelli”

  1. Non facciamoci illusioni: i tempi sono talmente bui e la situazione talmente sfuggita di mano, rispetto ai tempi di Ousset e Madrian, che non risulta via d’uscita. Chissà che non vide bene Martin Heidegger quando disse che ‘solo un dio ci può salvare’. Personalmente non vedo nessuna buona e santa volontà da parte di tutti di riedificare una Civiltà che ha subito, nel corso dei secoli, colpi e picconate devastanti. Non vedo virile propensione alla guerra, ardente presa di posizione, coraggio di gridare la Verità: tutti dormienti, effeminati, depressi, sonnambuli… A noi, data la situazione attuale, spetta il compito di preservare, conservare e difendere il seme della fede e della Civiltà. La Chiesa non è più quella di Nostro Signore, il clero è un’accozzaglia di gente immonda, la nostra religione è diventata altra cosa e, di conseguenza, la società ha risentito di tutto ciò. Non mi faccio illusioni, non credo più in questo clero, non credo che ci sia la volontà e la capacità dei pochi rimasti fedeli a Cristo Re. Solo Dio ci può salvare!

  2. Siamo sempre stati sale e lievito. Le quantità del’uno e dell’altro sono di molto diminuite ma, non esaurite. Se ciascuno dei rimasti è capace di “conservare e difendere il seme della Fede e della Civiltà” c’ è ragione di ben sperare. Coraggio fratelli, non siamo soli; ci accompagnano i nostri Angeli Custodi, i nostri morti, tutti i Santi, Maria, Santa Vergine delle vergini, Madre di Gesù nostro Salvatore, San Giuseppe, la Santissima Trinità.

  3. Anche se l’orizzonte sociale, ecclesiale e via discorrendo, si dispiega davanti a noi nella sua orrida cupezza, cerchiamo di rimanere saldi e non disperare. Personalmente acquisterò il libro in questione, v’invito a fare altrettanto, chissà che non possano nascere spunti d’azione per risanare l’anima dell’uomo e, di conseguenza, di tutta questa malata società post-moderna o post quel cavolo che volete.

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