Perché di fronte al cattolicesimo siamo tutti studenti di liceo – di Luciano Garibaldi

Un libro da leggere e meditare. Lo ha scritto Rino Cammilleri, autore di pregevoli volumi dedicati alla religione, alla fede, al bisogno, che tutti abbiamo, di un aiuto dal Cielo.

di Luciano Garibaldi

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Quante domande ci poniamo sulla nostra esistenza, sulla nostra origine, sulla nostra sorte! E quante volte non siamo in grado di darci una risposta soddisfacente. Ora, un “aiutino” non indifferente ci arriva dal nuovo libro di uno scrittore cattolico molto apprezzato, Rino Cammilleri, che ha appena pubblicato, con le edizioni Cantagalli, «Il cattolicesimo spiegato a mio nipote che fa il liceo» (206 pagine, 17 euro). Cammilleri inventa la figura del nipote Nicola, interessato a ricevere dalla zio, ultracompetente in materia, suggerimenti utili per potere tener testa ad un insegnante di religione non proprio apprezzato dagli allievi.

Nicola è un liceale come tanti ce ne sono, sempre connesso, omologato nei comportamenti e nel vestire. Smartphone nella tasca posteriore dei jeans, capelli sghimbesci all’ultima moda, felpa con cappuccio. Come (quasi) tutti quelli della sua età, è lontanissimo dalla religione, problema che per lui semplicemente non esiste: il cattolicesimo, nel quale è nato, fa parte del panorama ma resta sullo sfondo. Insomma, non gliene importa niente. Ma, poiché è sveglio e piuttosto brillante come studente, si diverte a mettere in difficoltà il suo insegnante di religione. Così, per il solo gusto della polemica e per dare spettacolo ai suoi compagni di classe. La cosa, però, prende sempre più piede e ogni ora di lezione si trasforma in un’accesa tenzone. Ed è questa la ragione che spinge Nicola a rivolgersi allo zio che scrive libri ed è specializzato in storia del cristianesimo. Va a trovarlo e gli pone le domande le cui risposte, da parte del suo insegnante, sono state insoddisfacenti.

In verità gli interessa solo procurarsi munizioni per la sua guerra personale in aula, ma lo zio fa presto a smontarlo. Nasce così una serie di conversazioni nel corso delle quali, via via, Nicola si appassiona davvero, anche perché lo zio dimostra di sapere il fatto suo e di “spiegare” il cattolicesimo in modo piano, “laico” e, soprattutto, logico. Il ragazzo finisce col prendere appunti su quel che dovrà chiedere la volta successiva. E, poiché da cosa nasce cosa, scopre tutto un mondo che non conosceva, per il semplice fatto che non se ne era mai interessato. Ogni sua domanda, però, ne fa nascere altre, in un percorso di approfondimento senza fine in quel pozzo senza fondo che è il Vangelo. Perché Dio non è uno ma trino? Perché la Madonna è vergine? Perché bisogna mangiare il Corpo di Cristo? Lo zio è sicuramente in grado di rispondere ad ogni domanda, comprese quelle apparentemente più complesse.

Infatti, di fronte a una domanda di dettaglio di Nicola («Che bisogno avevano i Vangeli di raccontarci che all’ora della morte di Cristo il velo del Tempio si squarciò dall’alto in basso? Perché, poi, questa precisazione?»), lo zio spiega che non una parola della Scrittura è lì per caso: quel velo era alto venti metri e spesso quattro dita; Dio abbandonava il Tempio uscendo come un gigante che, alzatosi in piedi, lacera l’enorme panno che gli si para davanti, appunto, dall’alto in basso.

Tutto il libro si dipana così, come un film girato in una sola stanza e nel quale quel che emerge è la vivacità del dialogo – talora battibecco – tra i due interlocutori. E in un dialogo informale tra un adulto e un ragazzo, ci sta che alla domanda «Ma perché la madre di Gesù doveva essere vergine?», venga data questa (iniziale) riposta: «Se ti regalassero un’auto la preferiresti nuova o usata?». Dopo la battuta, si passa al piano serio. Che però non è mai serioso: lo zio non dimentica mai che ha a che fare con un adolescente. Tuttavia, anche un adolescente è avido di risposte circa la presenza del male nel mondo, il peccato originale, la sofferenza, l’impressione che le preghiere a Dio non vengano quasi mai esaudite, l’eternità dell’inferno.

In fondo, le sue domande sono quelle di ogni essere umano, sono le domande che sgorgano spontaneamente quando ci si accinge a prendere sul serio il fatto religioso. Molto presto Nicola dimentica la sua sfida goliardica all’insegnante di religione e chiede per sé. E’ lui che vuol sapere come stanno le cose. Lo zio, infatti, gli ha messo una pulce nella testa, un tarlo che, beneficamente, ha cominciato a rodere. Chi ha il privilegio di leggere questo libro, non tarderà ad identificarsi nell’adolescente Nicola e a rivolgere un grazie di cuore a questo zio che ha una risposta per tutti. Un gran bel libro. Nel solco della eccellente produzione di Rino Cammilleri, del quale mi limito a ricordare alcuni titoli che si sono susseguiti sul mio comodino da notte: «Nuovi consigli del diavolo custode»(Piemme), «Fregati dalla scuola»(Effedieffe), «Gli occhi di Maria» (BUR), «Il Vangelo fa parte del paesaggio?» (della serie “Il Kattolico”, edita da Fede & Cultura).

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