Perché non possiamo dirci antifascisti. L’ipoteca comunista sul Novecento cattolico  –  di Piero Vassallo

La via d’uscita dalle rovine democristiane/degasperiane/dossettiane, sulle quali è costruita l’attuale subordinazione dei clericali ai postcomunisti e ai radical-chic festanti nel Pd, è pensabile solamente al prezzo di un vero atto di audacia finalizzato alla riappropriazione delle idee cattoliche sepolte sotto la strumentale valanga dell’antifascismo. Senza il coraggio della ribellione allo storico ricatto della sinistra, la politica d’ispirazione cristiana non ha altro futuro che la perfetta flessione nel Pd, cioè la capitolazione al furore pederastico, all’allucinazione malthusiana, alla genetica mostruosa, al dissesto sociale e al regresso economico

di Piero Vassallo

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zzdssttLa complessità e la varietà delle scuole di pensiero e degli stati d’animo in circolazione durante il ventennio scoraggiano il qualunque tentativo di definire con esattezza il pensiero prevalente nelle dottrine del fascismo [ad esempio il neo-idealismo che informa la dottrina proposta da Giovanni Gentile e il neotomismo che qualifica la dottrina di Carlo Costamagna] e ancor più di unificare i moventi e le ragioni delle adesioni al regime.

Fascismo rimane pertanto un concetto generico e sfuggente, che si presta purtroppo alle più infondate interpretazioni e ai più bizzarri e intrepidi usi.

 La variegata maggioranza degli intellettuali del Novecento italiano, ad ogni modo, aderì senza motivazioni o riserve di scuola al regime fascista.

Tra il 1922 e il 1943 condivisero o nutrirono simpatia per la politica di Mussolini i futuristi, i neoidealisti, i nazionalisti, i vociani, i dannunziani, i pirandelliani, i nietzschiani, i neopagani, i maghi eleusini, i ginnasti tantrici e, insieme con loro, autorevoli pensatori e studiosi cattolici, quali Agostino Gemelli, Nicola Petruzzellis, Carmelo Ottaviano, Pietro Mignosi, Michele Federico Sciacca, Armando Carlini, Amintore Fanfani, Giulio Bonafede, Guido Manacorda, Domenico Giuliotti, Piero Bargellini ecc.

 Poche e fragili le eccezioni al consenso totalitario: alcuni intellettuali adamantini, che la vulgata al potere giudica assolutamente refrattari, ossia Benedetto Croce, editore di una rivista stampata sulla carta assegnata dal duce, il sentenzioso Norberto Bobbio, scrittore di suppliche al bieco tiranno, Giacomo Noventa, collaboratore del Frontespizioe banditore  dell’intesa dei cattolici con i fascisti, Cesare Pavese, autore di un diario segreto, nel quale si legge il consenso alla rivoluzione sociale proposta dai fascisti dell’ultima ora.

L’analfabetismo in camicia nera è dunque un argomento che naufraga nel ridicolo, quando  la cultura del ventennio è messa al confronto con la patetica, umiliante ristrettezza dell’opposizione italiana al fascismo.

 “Fascismo”, infine, diventa una parola jettatoria e ricattatoria, quando è usata dai poteri forti, dagli iniziati   e dagli orfani di Marx per scongiurare il rischio rappresentato dalla temuta presenza di cattolici fedeli alla tradizione nazionale cioè in sintonia con l’Italia di San Francesco, di San Tommaso d’Aquino, di Santa Caterina da Siena e di San Pio X.

 Esito della ridicola mitologia televisiva intorno alla selvaggia ignoranza dei fascisti è la fumante coda di paglia, che gli strateghi comunisti e laicisti hanno applicato ai democristiani e ai preti pavidi, al fine di neutralizzarli, addomesticarli e modernizzarli.

 Dal fumo di quella resistente coda esce l’estenuazione del pensiero cattolico cioè l’incauta apertura alla modernità degli illuminati, fedeli a Jacques Maritain e ai suoi interpreti degasperiani e/o dossettiani.

 A 69 anni dalla morte di Mussolini, il bruciante e ostinato fumo della suddetta coda di paglia, si diffonde ancora ed ispira, ad esempio, la goffa dichiarazione di un autorevole prelato, secondo il quale sarebbe serio ed opportuno rammentare che il Beato Giovanni Battista Montini fu un antifascista sfegatato, ove sfegatato è sinonimo di fanatico.

zzdgsprAntifascismo fanatico e progressismo, a prescindere dalla scarsa credibilità della notizia sul viscerale antifascismo di Paolo VI, che a suo tempo apprezzò il Maritain autore di Antimoderno, sono i motori italiani della deprimente scolastica, che ha impoverito e alterato la cultura politica dei cattolici squalificando e incapsulando le idee tradizionali contaminate dalla condivisione fascista.

 L’antifascismo di prammatica, infatti, ha cancellato dall’orizzonte della cultura cattolica la riforma corporativa dello stato moderno (quale fu  concepita da Giuseppe Bottai e dai suoi collaboratori nella Normale di Pisa), l’intervento dello stato nell’economia e il progetto di far partecipare i dipendenti alla gestione dell’impresa.

 Trapiantato sul corpo della filosofia politica dei cattolici l’antifascismo ha in seguito prodotto la svolta indirizzata alla censura delle scelte, con le quali i cattolici avevano risposto alle sfide delle rivoluzioni moderne di stampo liberale e socialista.

 Il marchio antifascista è impresso a fuoco sulla purgante e conformistica ideologia dell’ex fascista don Giuseppe Dossetti, suggeritore dell’avventuroso cardinale Giacomo Lercaro e ispiratore degli scolarchi bolognesi, Giuseppe Alberigo e Alberto Melloni, gli intellettuali che hanno avviato un movimento inteso ad allineare la teologia cattolica al pensiero progressista, declinante nelle torbidezze postmoderne.

 Ovviamente, la confutazione e il rifiuto dell’antifascismo non possono essere indirizzati alla riabilitazione e al riuso della cultura onnivora del ventennio.

 Si deve invece tentare il riscatto delle idee cattoliche – il corporativismo e il superamento della gestione capitalistica dell’impresa, l’intransigenza sul matrimonio, la difesa della maternità – che furono adottate dall’avanguardia fascista e pertanto rifiutate da quella censura resistenziale, che agisce tuttora nel cuore del pensiero catto-progressista.

 La via d’uscita dalle rovine democristiane/degasperiane/dossettiane, sulle quali è costruita l’attuale subordinazione dei clericali ai postcomunisti e ai radical-chic festanti nel Pd, è pensabile solamente al prezzo di un vero atto di audacia finalizzato alla riappropriazione delle idee cattoliche sepolte sotto la strumentale valanga dell’antifascismo.

 Senza il coraggio della ribellione allo storico ricatto della sinistra, la politica d’ispirazione cristiana non ha altro futuro che la perfetta flessione nel Pd, cioè la capitolazione al furore pederastico, all’allucinazione malthusiana, alla genetica mostruosa, al dissesto sociale e al regresso economico. Un futuro miserabile discendente dalla tenerezza clericale allo striscio fra le righe della nuova teologia, che associa falsa misericordia, disordine strutturale e thanatofilia.

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fonte: blog dell’Autore

13 commenti su “Perché non possiamo dirci antifascisti. L’ipoteca comunista sul Novecento cattolico  –  di Piero Vassallo”

  1. Mi viene in mente Don Sturzo, il quale pretendeva che la Chiesa non scendesse a patti con il fascismo, mentre giustamente il papa gli ricordava che:” I regimi passano, mentre la Chiesa resta per sempre”. Cosa sarebbe successo se non fossero stati stipulato nel 1929 i Patti Lateranensi? Addio Vaticano! Mussolini si decise ai patti certamente per convenienza politica ma, occorre ricordarlo, nel fascismo vi era anche una notevole frangia cattolica. Immaginiamoci il comportamento dei partiti laici (e non solo comunisti) dopo la fine della guerra nei riguardi del Papa! Altro che Vaticano! Mia madre mi diceva sempre che la sua gioventù, trascorsa durante il ventennio, fu molto più lieta e serena, sino alla sciagurata guerra, di quella di molti giovani miei coetanei. Allora non vi fu nessun attacco al crocifisso nelle scuole o negli uffici pubblici (ancora non ci hanno provato negli ospedali) né una maestra si sarebbe azzardata a far togliere il presepe dall’aula! che bella libertà di…

  2. E’ formidabilmente chiaro e confermabile quanto evocando ci espone Piero Vassallo. E’ proprio lo spirito ambiguo, ottusamente infestante e accattivante, dell’antifascismo che in tante vesti oggi emerge ad alto livello gerarchico e – da tempo – nei comuni ministri della Santa Chiesa. Questa costante aggiunta del pensiero cattolico non è che l’ invadente propaggine del tristemente noto “Pensiero Unico” mondialista ( liberalista, globalista, relativista..) che procede veloce nel distruggere ogni tradizione religiosa ed ogni segno di civiltà classica – nelle mire del raggiungimento del potere unico mondiale anglosassone-talmudico…. Questo spiega anche la continua aggressione “globale” mediatica-politica e di costume alla vera Dottrina Cattolica ed allo stesso Decalogo! Che avvenga che i cattolici tradizionalisti, a volte, siano accusati di fascismo ed i fascisti di bigottismo cattolico, è conferma che quanto Vassallo ci ricorda e ci descrive è verità storica su cui meditare.

  3. patrizia fermani

    Grazie Professor Vassallo. Il catto progressismo non pensante che ha divorato la politica e la Chiesa, forse è meno invulnerabile di quello che possiamo ritenere quando costatiamo l’efficacia delle formule che come una bava mortale impenetrabile hanno avvolto la realtà. Bisogna tentare a tutti i costi di liberare la realtà e indurre il pensiero comune a ritrovare il faro del buon senso che della realtà è lettore autentico. L’impresa sembra ora titanica, ma l’istinto di sopravvivenza potrebbe ancora essere risvegliato almeno in chi è disposto a guardare le macerie.

  4. Non capisco perchè prendersela anche con De Gasperi. Lui era sicuramente anticomunista e la sua DC aveva preso anche delle misure in favore degli ex fascisti. Caso mai è giusto prendersela con i vari Dossetti e gente simile, ma non so se sia il caso di prendersela con il grande De Gasperi.

  5. Mi ricordo una trasmissione (RAI 1) in cui il tracotante e impertinente Cecchi Paone aggrediva verbalmente un sacerdote (avrei voluto vedere Padre Livio di Radio Maria!) perchè il religioso sosteneva la normalità del rapporto tra l’uomo e la donna. Senza che nessuno intervenisse, il suddetto soggetto omosessuale sosteneva che non è innaturale l’attrazione tra persone dello stesso sesso, anzi! Dipoi, insultava il timido sacerdote esortandolo a sposarsi, giacchè aveva sostenuto l’insito anelito dell’uomo a fondarsi una famiglia! Io non mi ritengo omofobico (poiché non soffro di nessuna patologia, con buona pace dell”illustre sindaco di Roma!) ma non tollero nessun comportamento tracotante, odioso, offensivo e gretto. Fu veramente un esempio desolante di come anche nella televisione e in altri mass media, si sta mettendo in atto, già da tempo, un vero e proprio “lavaggio del cervello”. Quello che più mi rattrista è l’atteggiamento pusillamine di molti cattolici praticanti…

  6. 1. Ettore Bernabei ha scritto e pubblicato un libro (Un uomo di fiducia) in cui dimostra che De Gasperi sottoscrisse un compromesso con Raffaele Mattioli e Palmiro Togliatti (nel 1946)
    2. De Gasperi (laureato in filosofia) aderì alle tesi aperturiste di Jacques Maritain
    3 Lo storico della Dc Gianni Baget Bozzo ha dimmostrato che nel 1947 De Gasperi non voleva cacciare i comunisti dal governo (fu Gedda – a nome di Pio XII – a fargli cambiare avviso)
    Questi fatti spiegano il rifiuto di Pio XII di ricevere De Gasperi

  7. l’amnistia fu voluta da Togliatti (ministro della giustizia= la sua intenzione era salvare i partigiani comunisti (moltissimi) colpevoli di delitti e insieme con loro i pochi fascisti facinorosi scampati alla mattanza (cieca e generale) compiuta nelle radiose giornate staliniane (purganti) del 45 (30000 morti—-) da anni queste notizie circolano sotto un cono d’ombra sul quale ha cominciato a gettare luce il bravo e coraggioso storico Giampaolo Pansa

  8. A proposito di De Gasperi, ricordiamoci anche del famoso discorso al teatro “Brancaccio” nel 1944, sul quale i suoi apologeti stendono un velo pietoso

  9. Caro Vassallo, l’articolo è condivisibile nella analisi e indiscutibile storicamente. Solo mi permetto di farLe notare, da Cattolico e da appassionato di Politologia, che il Fascismo TUTTO INTERO, così come creato e voluto dai fondatori e ideologi, è la vera risposta (definitiva) alla crisi della Società e anche del Cattolicesimo politico. Il Fascismo VERO, quello sostenuto dai pensatori e filosofi che lei elenca, tra cui spicca il grande Armando Carlini (del quale il sottoscritto si sente discepolo), è la risposta alla crisi tra Chiesa e Società “moderna” poiché tale risposta è fondata su una “modernità alternativa” assolutamente armonica con la Religione. Nello specifico con il Cattolicesimo Romano. Un’opera eccezionale, che l’associazione di cui faccio parte ha ristampato di recente, “Saggio sul pensiero filosofico e religioso del Fascismo “(1942), andrebbe studiata a fondo proprio dai Cattolici. Per ricevere lumi definitivi sulla coessenzialità tra Fascismo e Religione…

  10. Ho letto con interesse l’articolo del dottor Vassallo e concordo sulla necessità del rifiuto dell’antifascismo come primo indispensabile passo per incamminarsi finalmente lungo la via che porta fuori dalla spaventosa crisi morale e materiale nella quale siamo precipitati. L’unico appunto che faccio riguarda l’asserita impossibilità di definire il pensiero fascista. Ciò è dovuto al fatto che si continua ancora a confondere l’ideale del Fascismo (una filosofia spirituale compiuta, organica ed univoca) con i fascisti (i cui percorsi intellettuali furono molteplici). In tal senso parlare di “scuole di pensiero”, di pluralità di “dottrine” del fascismo”, è un errore, poiché gli ideologi fascisti (su tutti Gentile, Rocco, Costamagna e Panunzio) che svolsero insieme a Mussolini il compito di chiarire i principi filosofici ed i fini politici del P.N.F. , condivisero tutti e integralmente i contenuti dell’unica Dottrina ufficiale mai esistita, quella firmata dal Duce…

    1. Condivido. La Cultura fascista, come si evince dai documenti, e come sancito anche da un autorevole studio di matrice antifascista (Storia della cultura fascista, di A. Tarquini), è assolutamente unitaria nel fine (lo Stato Etico Corporativo Fascista), anche se variegata nei metodi per raggiungerlo. Si può osservare in modo diretto quanto da me affermato, consultando anche le ristampe della nostra biblioteca e raffrontando i contenuti degli autori. La Dottrina Fascista, chiara, univoca e organicamente compiuta, è condivisa dai pensatori fascisti, tra cui Carlini, che dibattono la migliore forma attuativa e la terminologia più consona per identificarla. Certo non esistono, né storicamente, né politicamente, “correnti” o “dottrine” ufficiali diverse che si danno convegno nel Regime di Mussolini. Tra l’altro c’è un “non-senso” nel mondo Cattolico “ortodosso”, di cui io faccio parte: pensare di poter costituire un “partito cattolico” in regime liberale.

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