Perché NON possiamo fidarci di Renzi – di Marcello Foa

di Marcello Foa

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mcmsNo, non riesco a fidarmi di Renzi. E non solo perché non mi convince la persona, come ho già avuto modo di spiegare recentemente (“Renzi? Vi deluderà”). Nel valutare un leader politico cerco sempre di capire da dove venga, quali siano i suoi referenti e quali le sue intenzioni. Insomma, bisogna scavare nel suo passato, non per scoprire che ha fatto il boy scout e che ha partecipato alla “Ruota della Fortuna” – questa è aneddotica per il grande pubblico televisivo – ma per valutare i suoi legami politici e di interesse, soprattutto fuori dall’Italia, nonché la sua tempra e l’autenticità delle sue intenzioni.

Scrivo fuori dall’Italia, perché ormai i veri poteri – anzi, i cosiddetti poteri forti – non si trovano più all’interno del Paese ma in consessi sovranazionali, che perseguono i propri interessi applicando tecniche assai sofisticate.

Una di queste riguarda il reclutamento delle élite nazionali; trattasi di politici e alti funzionari che applicano agende in apparenza “patriottiche” ma in realtà funzionali ad altri obiettivi, mai dichiarati, e sovente antitetici rispetti a quelli nazionali. Ai loro occhi la distinzione destra-sinistra, che continua a infiammare gli animi, è ininfluente, perché il reclutamento è trasversale; include sia conservatori che progressisti; peraltro con una decisa predilezione per i leader « di sinistra » e i « tecnici » come Mario Draghi, Romano Prodi, Mario Monti, Ciampi, fino alla sua scomparsa Tommaso Padoa Schioppa, e a un livello più basso Enrico Letta, Giorgio Napolitano, Gianfranco Fini, Giuliano Amato.

I leader esclusi da questi consessi, ovviamente, vengono demonizzati mediaticamente (come ben sanno Berlusconi, Grillo, Bossi…).

La domanda da porsi è: ma Matteo Renzi da che parte sta? Come si parametra con le lobby sovranazionali? La risposta non è rassicurante. Matteo Renzi viene da lontano, da molto lontano. Il paragone più appropriato è con Barack Obama. E non è irriverente.

Ricordate? Nel 2008 Obama sembrava il rottamatore della politica americana, l’uomo che dava speranza, che prometteva lotta dura alle lobby della grande finanza Usa e del Pentagono. All’epoca seguivo in America la campagna elettorale e decisi di non lasciarmi annebbiare dalla retorica collettiva ma di analizzare l’indole del personaggio e, soprattutto, le sue reali relazioni con il potere che conta. Trovati i riscontri, scrissi, in perfetta solitudine, che Obama non avrebbe fatto nulla di quanto prometteva e che le lobby messe sotto accusa per il crash del 2008 avrebbero mantenuto la propria influenza; una verità che oggi è una banalità. Sei anni fa era eresia.

Ho applicato lo stesso approccio a Renzi.

Lo scoprii nel febbraio 2009, quando era solo il presidente della Provincia di Firenze, del tutto sconosciuto a livello nazionale. Lo scoprii perché il settimanale « Time » gli dedicò un articolo presentandolo come « l’Obama italiano ». Ne scrissi subito sul blog (vediqui). Il mondo dei giornali è il mio mondo, come quello dello spin, e conosco molto bene le logiche della stampa americana. E’ assolutamente inverosimile che un inviato speciale paracadutato a Roma da Washington possa scoprire, grazie al suo fiuto, le potenzialità di un giovanissimo presidente di Provincia. Quando avvengono questi miracoli c’è una ragione ovvero qualcuno ha fatto sì che alla redazione del settimanale arrivasse, nei modi appropriati, la dritta giusta. E un articolo su «Time» è una consacrazione ; il viatico per salire ancora più su o perlomeno per provarci.

E così fu. Da allora ho trovato altri riscontri sulla sua rete di relazioni. da una decina d’anni è grande amico dell’americano Michael Ledeen, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato ancora oggi pensatore molto influente, che lo accolse a Washington nel 2007. Il suo guru economico è un israeliano, ex uomo Mc Kinsey, Yoram Gutgeld, mentre Marco Carrai, giovane descritto come molto brillante e ben introdotto a livello internazionale, è il suo uomo di fiducia, che lo ha accompagnato dapprima da Tony Blair e poi da Barack Obama alla Convention democratica del 2012.

Il puzzle delle relazioni è certamente incompleto, ma sufficiente per delineare un disegno, una tendenza e soprattutto un clima.

Osservate le reazioni della stampa internazionale e delle cancellerie internazionali alle incredibili vicende di queste ore ovvero all’esautorazione del capo del governo italiano senza voto in Parlamento e senza spiegazioni plausibili, frutto semplicemente di una squallida manovra di Palazzo.

Nessuno, fuori dall’Italia, si indigna, nessuno si preoccupa, nessuno rilascia dichiarazioni sprezzanti sulla credibilità delle istituzioni. Va bene così, a tutti; perché un uomo di assoluta fiducia ma forse troppo prudente, come Enrico Letta, viene sostituito da un altro uomo di assoluta fiducia ma più deciso, più spregiudicato, come Matteo Renzi.

Temo che Renzi non sia un rottamatore ma un continuatore delle politiche di Mario Monti e di Enrico Letta. Cambiano gli interpreti, non le logiche; stessi interessi e stesse conseguenze. A voi di giudicare se positive o negative per l’Italia. Io, al riguardo, non ho dubbi.

fonte: Il Giornale

9 commenti su “Perché NON possiamo fidarci di Renzi – di Marcello Foa”

  1. Ha ragionissima Foa!
    Lo stesso principio lo si puo’ applicare ad altri due sconosciuti che improvvisamente sono diventati dei big: Scalfarotto e Serracchiani.
    Da dove vengono e perchè sono arrivati a questi livelli senza mai avere fatto politica ?!?

    Mistero…. Tuttora mistero!

    1. la risposta est : a quale congrega sono iscritti Serracchiani e Scalfarotto? Adesso non servono politici esperti ma esecutori di ordini. E più incompetenti sono meglio è per coloro che li dirigono.

  2. Amando la mia patria, quanto vorrei che Foa si sbagliasse! La storia però ci racconta che grandi politici come San Tommaso Moro, che si oppose a Carlo VIII, cioè al potere, finiscono molto male. Certo, poi, come succedeva per i profeti di Israele, dopo vengono scelti a protettori dei politici. Anche al Beato Carlo d’Asburgo non capitò sorte migliore …
    Ma ora – qualcuno potrebbe dire -, siamo in tempi di grandi democrazie … Davvero? Le logiche però, a quanto pare, sono sempre le stesse. Ma se la sorte di questi grandi modelli non ha avuto fortuna mondana, ora sono ai primi posti in Paradiso. Mentre Hitler, Stalin e altri sedicenti “liberatori”, dove saranno?

    1. Caro Claudio, San Tommaso Moro si oppose a Enrico VIII, il re della perfida Albione che fondò la chiesa Anglicana. Come da atavica tradizione sterminò tutti coloro che si opposero ai suoi voleri, meglio capricci. Purtroppo la monarchia inglese ha buona stampa da noi, e tutto le viene perdonato, sia storicamente che in attualità- Ave

  3. Dunque, su questo punto, ha ragione Grillo. Questa classe dirigente-politica è da rigettare. Speriamo che nasca un Grillo cattolico autentico e aiutato dal Signore.

    1. Grillo fa parte del teatrino.
      I cattolici non hanno bisogno di un volgare buzzurro che ogni 3 parole caccia un vaffa ma di un Romano Pontefice integro e inequivocabile attorno al quale stringersi per combattere le perversioni del mondo moderno…ad oggi la vedo dura…

  4. Purtroppo il nostro sistema democratico, democratico (nel senso greco del termine) non lo e’ o meglio lo e’ solo di facciata.
    Il funzionamento reale e’ molto semplice : strappare il consenso al popolo utilizzando tutti i mezzi, mettendo in evidenza qualcuno in grado di convincere la gente comune o per la bella facciata (vedi Renzi) o per qualche carisma (vedi Berlusconi) per poi farlo salire al potere e manipolarlo (come un topolino) secondo le grandi lobbies che governano il mondo.
    Ma lo fanno tutti i paesi, dall’Italia alle Filippine ….. e perfino in America (vedi il fenomeno Obama).
    Questa e’ la realta’ e la gente comune ne e’ come sempre nella storia la vittima perche’ sfruttata e vilipesa.
    L’unica speranza e’ il Cristianesimo che non manipola le persone ma le rende piu’ coscienti e responsabili … ma ahime’ di questi tempi le persecuzioni continuano .. anche senza spargimento di sangue, ma in senso mediatico con un prezzo umano altissimo da pagare.

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