Persino il governo ora è costretto ad ammettere la mattanza di bianchi in Sud Africa. Ma per la “comunità internazionale” non è genocidio – di Matteo Donadoni

JOHANNESBURG. Il governo della Nazione Arcobaleno, che ufficialmente nega la matrice razziale degli attacchi ai coltivatori bianchi dell’entroterra del Sud Africa e che dal 2008 aveva addirittura smesso di rilasciare qualsiasi dato su questi omicidi, la settimana scorsa ha preso la parola. Il nuovo “Ministro della Polizia” Bheki Cele, di sinistra, ha pubblicato le statistiche sugli attacchi e gli omicidi in fattoria risalenti al 2012: non esattamente frutta di stagione, ma è già qualcosa. Inutile dire che i due partiti politici per i diritti delle minoranze, Freedom Front Plus (Vryheidsfront Plus) e Front Nasionaal, abbiano affermato che le statistiche dimostrano che non si fa abbastanza per ridurre questi particolari crimini.

Negli ultimi anni, alcuni osservatori hanno definito questi attacchi alle fattorie afrikaaner come una forma di genocidio, ma tutti i Paesi che si stracciavano le vesti negli anni Ottanta del secolo scorso per via dell’Apartheid oggi hanno adottato la politica delle tre scimmiette. Solo in Australia il governo ha preso in considerazione l’idea di offrire ai contadini sudafricani dei “visti veloci” per l’ingresso nel Pese. Proposta peraltro presto ritirata, a seguito di una protesta diplomatica da parte del governo sudafricano.

Così si arriva alla timida ammissione della scorsa settimana. Con una risposta scritta a una domanda scritta del parlamentare cofondatore del partito Fronte della Libertà Plus, Pieter Groenewald, il ministro Cele e il commissario di polizia, il Generale Khehla Sitole hanno offerto la prima pubblicazione dei dati statistici sugli attacchi delle fattorie: non avveniva dal 2007.

Queste nuove statistiche mostrano che gli attacchi sono aumentati, anche se, apparentemente, il numero di omicidi denunciati è stato, nel complesso, in calo. Dalle nostre fonti risulta che la polizia sudafricana utilizzi propri criteri per stabilire quali siano gli atti di violenza da definire “attacchi alle fattorie”, ma come questi criteri siano stati formulati non è dato sapere.

In ogni caso, anche solo prendendo per buone le informazioni ufficiali, dal 2012 a oggi ci sono stati un totale di 3059 attacchi segnalati, con una media di 510 attacchi all’anno, in cui, sempre in media, sono stati uccisi circa 56 agricoltori l’anno. Il Nord Ovest ha avuto il maggior numero di attacchi (722), seguito da Gauteng, che è la provincia più piccola, ma più industrializzata e più ricca del Paese, la provincia che fa capo a Joburg, con 644.

Nonostante Ian Cameron, responsabile per la sicurezza di Afriforum, abbia dichiarato che le “aree rurali dei bianchi sono preda di una guerra criminale” e che gli attacchi contro gli agricoltori sono spesso accompagnati da brutali torture che durano diverse ore con l’uso di fiamme ossidriche e acqua bollente, pare che secondo la comunità internazionale, vagliando tutte le definizioni disponibili di genocidio, gli omicidi agricoli non soddisfino i criteri per essere classificati come tali.

Tuttavia, in una dichiarazione dello scorso sabato, il parlamentare Groenewald ha detto: “Se queste cifre vengono confrontate con altre fonti disponibili, sembrano essere abbastanza affidabili. È deplorevole che queste statistiche siano state spazzate sotto il tappeto durante l’amministrazione dell’ex presidente Jacob Zuma”. La FF Plus continuerà con il suo “piano d’azione per informare la comunità internazionale di queste imprese criminali e, in particolare della crudeltà degli omicidi in Sud Africa, collaborando attivamente con il Parlamento Europeo e i governi, nonché le Nazioni Unite”.

Un altro partito per i diritti delle minoranze, il Front National, ha citato un articolo di un giornale afrikaans del sabato in cui Cele ammette che gli agricoltori vengono uccisi con un tasso molto maggiore, in percentuale, rispetto a qualsiasi altro gruppo etnico in Sud Africa.

Attendiamo che il ministro preposto risponda alla domanda dannatamente retorica posta dai parlamentari bianchi: “Cosa hai intenzione di fare a riguardo, Bheki?”.

Nel frattempo la gente muore. Il 2018 è iniziato da appena 3 mesi, ma il bilancio fa registrare già 109 attacchi e 15 omicidi di contadini bianchi.

È andata relativamente bene il 24 aprile scorso a una donna incinta di Boshoek, vicino Rustenburg, nel Nord Ovest, legata e rapinata con il fratello e il figlio nella sua piccola proprietà da tre uomini armati, introdottisi in casa di notte. La stessa cosa non si può dire del precedente attacco alla fattoria Heuningkloof di Hackney, nell’Eastern Cape, venerdì sera 23 marzo 2018, quando una donna di 44 anni  è stata colpita con una arma da fuoco nella parte bassa della schiena e poi violentata davanti ai suoi bambini piccoli. Suo marito era fuori casa, mentre lei e i bambini stavano guardando la tv, quando l’assalitore si è precipitato su di loro dalla porta scorrevole sparando e mandando in frantumi la porta scorrevole di vetro. L’aggressore ha legato bambini con del filo, dopo di che ha violentato la madre. L’uomo avrebbe gridato che stava per massacrarli perché licenziato dal marito della vittima, ma i membri della comunità non sono a conoscenza di licenziamenti di nessuno dei lavoratori.

In un coraggioso tentativo di proteggere i figli, la donna, ovviamente ancora sanguinante, ha suggerito di andare in una banca vicina, dove l’aggressore avrebbe potuto prelevare denaro dalla sua carta di credito, presso un bancomat. Durante questo viaggio la donna è riuscita così a fuggire, tornando alla fattoria dai suoi bambini sconvolti.

 

http://unpo.org/article/20788

https://citizen.co.za/news/south-africa/1915876/2we-told-you-so-afrikaner-parties-over-farm-murder-stats/

https://www.farmersweekly.co.za/agri-news/south-africa/official-farm-attack-statistics-welcomed/

https://www.zerohedge.com/news/2018-03-22/south-african-politician-blasts-racist-australia-harboring-fleeing-white-farmers

 

1 commento su “Persino il governo ora è costretto ad ammettere la mattanza di bianchi in Sud Africa. Ma per la “comunità internazionale” non è genocidio – di Matteo Donadoni”

  1. Il Sudafrica, prospero (come molti altri Stati africani) durante il periodo coloniale, si accoda al resto del continente: barbarie, povertà, corruzione, fortissimo razzismo nei confronti dei bianchi, rabbiosa retorica vittimistica. Questa è la civiltà che ci aspetta quando i “rifugiati” saranno decine di milioni, grazie alla politica ma anche alla loro fortissima natalità. Invertire la rotta è quasi impossibile: speriamo in Salvini e intanto diamoci da fare con l’educazione alla civiltà bianca ed europea ed alla sua gloriosa storia, nonché con lo stimolo ad una maggiore natalità. Solo così salveremo la nostra razza (sì, RAZZA), che ha plasmato il mondo civile nei secoli e che oggi sta implodendo, tra istinti suicidi e fortissime pressioni esterne da parte della nota cupola.
    Proposta per il prossimo governo: accogliamo solo Boeri.

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