Pinerolo & Predappio, emblemi della diversità italiana – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

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zzzzcsfscprdppNel voluminoso saggio La maschera di ferro, storia di un misterioso esiliato a Pinerolo e della sua discendenza, lo storico Marcello Rambaldi Guidasci sostiene (insinua) che due celebrati figli della severa e non sanguigna (ovvero esangue) cittadina franco-piemontese, Luigi Facta e Ferruccio Parri, discendevano, in qualche modo, dal misterioso personaggio, che fu perseguitato, mascherato e deportato dal Re Sole.

Di qui l’uso dell’espressione Pinerolo ridente città, quale esempio lampante della figura retorica detta ossimoro (ovvero unione irreale di acuto e ottuso).

Non è pertanto pensabile un progetto inteso a proporre le figure di Facta e Parri quali attrazioni per i turisti viaggianti nei paesi d’origine dei protagonisti della storia nazionale.

Eseguito il doveroso inchino all’antifascismo diventa lecito affermare che la cittadina di Predappio non è circondata e assediata dalla solitudine struggente che affligge Pinerolo, nome dall’oltraggioso Rambaldi Guidasci storpiato e ridotto a Uggiarolo.

In breve: a Predappio si rovescia un incessante/crescente flusso di turisti, mossi dall’ammirazione per Benito Mussolini.

Un affare che sporca la nobiltà antifascista della cittadina romagnola. Il sindaco di Predappio, dottor Giorgio Frassineti, afferma infatti: “Il mio giudizio sul fascismo è netto”.

Netto, nell’Italia del nipote del piccolo scrivano fiorentino, Matteo Renzi, significa pensare nel buio della notte. Il dottor Frassineti si addentra nel vocabolario oscuro per affermare: “netto non significa che si debba nascondere un pezzo della nostra storia”. Fiumi di parole urlate e/o scritte per deprecare il nero ventennio svaniscono in un battibaleno: il sindaco comunista di Predappio annuncia la restaurazione (fisica) della Casa del Fascio, costruita nel 1934 per volontà di Arnaldo Mussolini: “abbiamo appena firmato l’atto decisivo [categorico? Il timbro della voce induce a pensarlo] per la realizzazione del progetto, cioè il programma di valorizzazione” . Spesa cinque milioni.

Gli ossimori si sprecano: l’illustre sindaco parla di valorizzazione antifascista di un’opera squisitamente fascista, ammesso e non concesso che si possa attribuire la squisitezza a una bieca opera della tirannia nera. 

Attonito il contribuente democratico si domanda: perché l’ingente cifra investita per restaurare un’opera costruita dal fratello del bieco tiranno? Perché non si è pensato infine a restaurare la casa pinerolese di Ferruccio Parri? La memoria del patriota Parri è forse sbiadita? Forse si deve credere che i luoghi della sconfitta memoria fascista attirano più di quelli della memoria vincente?

Le trombe della repubblica fondata sulla Resistenza squillano nelle piazze e nelle scuole ma la contraria memoria non declina. Una sana e sdegnata mestizia invade i cuori istituzionalizzati.

Tuttavia i fascisti non passeranno! I fascisti? Il più giovane dei fascisti, nella radiosa primavera del 1945 aveva 15 anni, oggi ne ha 85. Il tempo passa e l’uom non se ne avvede. La calcolatrice repubblicana non ha memoria.

Perché la nostalgia, infine, si dirige a Predappio invece che a Pinerolo? Perché gli italiani non rimpiangono Parri? Perché il ricordo di Facta è sbiadito? Perché l’ottimo Mattarella non accende e non infiamma i nostri cuori? Forse la nostra democrazia è un cibo da mangiare freddo? O è intrinsecamente fredda?

9 commenti su “Pinerolo & Predappio, emblemi della diversità italiana – di Piero Vassallo”

  1. La “nostra democrazia” è un’imposizione degli Americani. Fu subito riassunta e sancita con il funereo stemma della nascente Repubblica: una Stella a cinque punte, disegnata da un Valdese di Torre Pellice (nei pressi di Pinerolo). Il medesimo “Stellone” che i Savoia -già cattolicissimi, nonché custodi della Santa Sindone- avevano disseminato ovunque, nell’Itala annessa, e avevano posto sul bavero dei militari in luogo della Crocetta. Il tutto mentre il “Genio con la Stella a cinque punte” irraggiava brutalità massonica dalla guglia della Mole Antonelliana.

    Il medesimo Stellone che spiccava sulle ali dei bombardieri americani e sui berretti degli assassini jugoslavi – oltre che sulle guglie del Cremlino, naturalmente.

  2. “La mia è stata la più mediterranea ed europea delle idee. La storia mi darà ragione” disse un dì un tale. E mi pare fosse di Predappio…………

  3. Il 9 scorso Vespa ha scritto in prima pagina su La Nazione:

    “”..Ma in meno di quindici anni Mussolini costruì 147 borghi e città (copyright Antonio Pennacchi,
    comunista duro e puro), BONIFICO’ le paludi Pontine e cambiò il volto della capitale, riportando
    alla luce il Foro Romano..””

    E continua descrivendo opere bellissime!!!
    Quindi….

  4. in questi giorni la rai ha mandato in onda un programma finalizzato a far conoscere la corrispondenza di Mussolini con Claretta Petacci (corrispondenza finora inedita) durante la tragica vicenda della Rsi. Da quei documenti si evince che Mussolini non credeva nella vittoria dei tedeschi- aveva accettato la proposta di Hitler di assumere la presidenza della Rsi unicamente per evitare la minacciata “polonizzazione” dell’Italia, Ed era cosciente che avrebbe pagato a caro prezzo la sua nobile scelta. la storia ha fatto un passo avanti e non sarà l’ultimo… Quanto a Pertini…

    1. E anche -credo, caro professore- per far sì che l’Italia concludesse la guerra dalla stessa parte da cui l’aveva iniziata. Non come nel 1914- ’15, con il voltafaccia massonico agli Alleati austro.tedeschi. Voltafaccia certamente non attuato dal giornalista Mussolini, ma comunque spinto anche dal suo interventismo.

      Le ragioni per la nuova alleanza con la Germania (1936) erano state molte, ma in prevalenza -direi- geopolitiche: l’Italia “mediterranea” di Mussolini (idea perfetta, che anche oggi darebbe immensi benefici al Mediterraneo e a noi) si era scoperta Paese dell’Europa Centrale che guardava a Nord-Est (Dalmazia, Venezia Giulia, Ungheria, Romania…persino URSS, con il viaggio di presentazione delle fiammanti Littorine, che avevano collegato il Baltico con il Mar Nero a tempo di primato).
      NON Paese “occidentale”: non atlantico, non massonico, non capitalistico, non borghese, non protestante, non individualistico.. ma fondato sulla Famiglia

  5. Non è un caso che ogni anno la tomba del DUCE sia visitata da migliaia di persone (dopo la tomba di San Padre Pio, è quella più visitata nel mondo!);anch’io feci il mio pellegrinaggio nel luglio del 1983. Il piccolo ed invidioso sindaco rosso (novello Peppone) di Predappio, non riesce certo ad offuscare la memoria del suo (unico) celebre concittadino che porta,anche da morto, un pò di turismo in un borgo che altrimenti sarebbe sperduto e sconosciuto.

  6. Che il Duce intuisse la tragedia imminente lo si evince guardano il volto di quando fu ‘liberato’ a Campo Imperatore. Un volto che dice tutto. Ricordiamo anche che la RSI riuscì a chiudere il bilancio con le finanze in attivo, nonostante la Guerra, un miracolo dovuto anche alle capacità di Domenico Pellegrini Giampietro, l’allora ministro della RSI. Mi piace sottolineare questo aspetto perché non posso non fare paragoni con la gentaglia incapace di oggi. Un mondo diverso è difficile, ma uomini di grande levatura professionale e morale vi furono, indubbiamente migliori di quelli di oggi.

    1. Aggiungo due note, carissimo:
      – il Duce si era visto crollare il mondo addosso non con il tremendo “Gran Consiglio”, ma con l’arresto nella casa privata del Re, dove si era recato come Capo del Governo dimissionario. Fino a quel momento aveva creduto che il Re fosse “un uomo delle istituzioni” !!
      – anche oggi, malgrado lo sfascio, ci sono molte persone di grandi capacità e ben intenzionate. Tutte a casa o a tirare la carretta: i “posti” sono SOLO per i Fratelli (incappucciati)

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