Più crimini contro la religione ​che contro omosex e trans: ma il governo dimentica di tutelare i cattolici – di Giovanni Masini

L’Osce rileva che i crimini antireligiosi sono cinque volte superiori a quelli contro gli Lgbt nel 2014. Ma nello stesso anno l’Unar non cita nemmeno le discriminazioni anticattoliche

di Giovanni Masini

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L’Italia non è un Paese per gay. Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere? Il nostro Paese è arretrato, arretratissimo, medievale (come se poi fosse un insulto).

Una macchia nera nell’oceano di luce dell’Europa civile. Non solo isolati quanto a legislazione, ma pure in balìa di una vera e propria ondata di omo e transfobia – contro cui ogni anno protestano migliaia di persone scendendo puntualmente in strada con la bandiera arcobaleno in mano.

Eppure, numeri alla mano, scopriamo che l’emergenza omofobia sembra esistere più negli slogan delle manifestazioni che nella realtà. Spulciando il rapporto dell’Osce sui cosiddetti “hate crimes” del 2014, balza subito all’occhio come, su 48 Stati in gran parte europei, l’Italia registri, nel corso dell’anno passato, “appena” 27 crimini d’odio contro persone Lgbt su quasi seicento casi totali.

Il numero di reati motivati dall’odio religioso, invece, è di oltre cinque volte superiore: 153. Sebbene si tratti, naturalmente, di un conteggio incompleto perché mancante di tutti i casi non denunciati, fa riflettere notare come proprio in Italia – troppo spesso dipinta come la culla del settarismo religioso fanatico ed omofobo – i crimini legati all’orientamento sessuale siano di gran lunga meno numerosi di quelli causati dall’odio religioso, razziale o xenofobico. E a certificarlo sono dati raccolti da un’organizzazione sovranazionale come l’Osce.

Ma non è tutto: c’è una domanda che sorge spontanea: come mai le strutture statali deputate alla lotta contro le discriminazioni – il famoso Unar, l’ufficio Anti Discriminazioni razziali, che già dal nome non dovrebbe occuparsi che di “razze” – profondono sforzi ed energie in mastodontiche campagne per la lotta a quei crimini contro gli Lgbt che, nei dati, sono meno frequenti di tanti altri?

Nella relazione presentata a Palazzo Chigi per l’anno 2014, l’Unar dedica ampio spazio alla strategia nazionale per combattere le discriminazioni contro gli Lgbt, peraltro già nota per alcuni controversi casi di cronaca relativi all’insegnamento nelle scuole pubbliche.

Nei paragrafi dedicati all’odio per motivi religiosi si citano quasi di sfuggita solo le “minoranze religiose”: buddhisti, musulmani, anglicani… Sulle discriminazioni verso i cattolici, i cui diritti pure vengono attaccati, a volte anche quando si trovano in maggioranza, nemmeno una parola.

Una mancanza vistosa, sottolineata con amarezza, tra gli altri, anche da Mattia Ferrero , delegato per le attività internazionali dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, che, parlando con ProVita ha notato come “gli hate crimes contro le maggioranze, ad esempio fondati sull’odio verso la religione cristiana, vengono sottovalutati. Eppure i crimini motivati dall’odio contro i cristiani, principalmente gli atti di violenza contro luoghi di culto, rappresentano un numero molto significativo, comparabile, e qualche volta superiore, a quelli fondati sull’odio verso altre religioni”.

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fonte: Il Giornale

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