Proselitismo, evangelizzazione e “fiamma condivisa”. Scusate, ma non ci capisco più nulla – di Marco Bongi

di Marco Bongi

 

ppfdsPapa Francesco, dopo la preghiera mariana dell’Angelus di domenica 20 ottobre 2013, è tornato brevemente sulla questione del “proselitismo” che aveva suscitato molte comprensibili perplessità dopo la famosa intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari.   Il Pontefice ha infatti ricordato la Giornata Missionaria Mondiale ed ha proseguito affermando che la Chiesa deve diffondere la Fede nel mondo definendola come “la fiamma della Fede accesa da Gesù nel mondo”.  Subito dopo ha però aggiunto che il “metodo non può essere il proselitismo ma la fiamma condivisa che scalda l’anima”.
Tali sintetiche considerazioni, pur nel rispetto del S. Padre, mi hanno suscitato alcune domande. Non credo infatti che possa considerarsi irrispettoso chiedere delucidazioni o spiegazioni. Ammetto del resto la mia ignoranza in teologia ma francamente queste parole, più che un chiarimento, a me personalmente confondono ancor più le idee.
Ecco dunque, in tutta umiltà, alcune legittime richieste di un semplice fedele.

Papa Francesco ammette, bontà Sua, che la Chiesa deve diffondere la Fede. Anche su questo punto, in verità, sembravano emergere grossi dubbi nel testo dell’intervista a Scalfari. Egli esprime tuttavia, se così possiamo dire, alcuni dubbi metodologici a proposito del modo in cui dovrebbe essere condotta l’evangelizzazione del mondo.    Fin qui possiamo certamente seguire il ragionamento del S. Padre.
Ciò che però viene subito dopo mi risulta assolutamente incomprensibile. Ripeto: sarà sicuramente per colpa mia e della mia ignoranza… ma mi piacerebbe davvero che qualcuno mi spiegasse il senso delle parole successive.
Apparentemente infatti la “fiamma condivisa che riscalda l’anima” sembrerebbe essere la Fede stessa in quanto, immediatamente prima, questa era già stata definita come “fiamma”.
Ma se così è, mi chiedo: come è possibile condividere una cosa con chi non ce l’ha e magari neppure la cerca? Se stiamo parlando di evangelizzazione è ovvio che il rapporto si pone fra l’evangelizzatore e l’evangelizzando. Come è possibile dunque “condividere” la fiamma della Fede senza cercare di convertire?

Potrebbe allora darsi che questa misteriosa “fiamma condivisa che scalda l’anima” sia qualcosa d’altro… Ma cosa?

Forse la Carità? Ma l’atto supremo di Carità è comunque sempre portare alle anime la salvezza e la Verità. Come è possibile fare ciò senza ricorrere al famigerato proselitismo?

La “fiamma condivisa” potrebbe magari essere l’amore umano? Il ragionamento, mi sforzo sempre di interpretare, potrebbe allora più o meno girare in questo modo: mostriamoci gentili, disponibili, misericordiosi, amorevoli con le persone lontane da Dio. Non diciamo loro però che lo facciamo per convertirle: scapperebbero subito. Quando però sarà il momento opportuno Dio provvederà a manifestarsi da solo e loro si convertiranno.
Ma un simile atteggiamento può essere, a rigore, chiamato amore? A me parrebbe piuttosto un inganno assolutamente disonesto.       I “normalisti”, che in questi giorni si sono sforzati non poco di difendere ad oltranza ogni affermazione papale, ci hanno detto, del resto,  che la parola “proselitismo” deve essere interpretata, “ipsi dixerunt”, come “il ricorso a metodi ingannevoli o disonesti finalizzati ad ottenere la conversione”.

Ed un tale comportamento, perpetrato proprio in opposizione al tanto vituperato proselitismo, non sarebbe dunque, paradossalmente, ancor più disonesto e quindi proselitistico?

Dunque non sappiamo cosa sia questa decantata “fiamma condivisa”. Sinceramente vorrei davvero saperlo. Lo vorrei sapere da qualcuno che però usi un linguaggio logico, definitorio, un italiano comprensibile, non formule emotive dal significato indecifrabile.
Perchè, mi chiedo ancora una volta, quando leggo le encicliche di Pio IX,  San Pio X o Pio XII, capisco… e quando ascolto questi discorsi, rivolti all’uomo di oggi, non capisco? Sono proprio così deficente?

10 commenti su “Proselitismo, evangelizzazione e “fiamma condivisa”. Scusate, ma non ci capisco più nulla – di Marco Bongi”

  1. Alberto Franchetti

    Non saprei (non sono un teologo), ma la mia prima impressione è che si riferisse al “Fuoco di vesta, che fuor dal tempio irrompi, tra varie FIAMME la giovinezza va…”

  2. Io credo che Papa Francesco voglia imitare Cristo quando disse che non era venuto per condannare ma per salvare con la misericordia e con l’amore. Spesso il peccatore si converte più con l’amore che con il proselitismo

  3. Dal libro “Gesù di Nazaret” pag. 216: La definizione classica formulata dalla filosofia scolastica qualifica la verità come “adaequatio intellectus et rei – corrispondenza tra intelletto e realtà” (T. d’Acquino). Se la ragione di una persona rispecchia una cosa come essa è in se stessa , allora la persona ha trovato la verità. Verità ed opinione errata, verità e menzogna nel mondo sono continuamente mescolate in modo quasi inestricabile. ….
    Per capirci qualcosa sto tornando a leggere l’amato Papa Benedetto ….

  4. Dopo tanti anni in cui sono sempre stato accusato di non ragionare con la mia testa, di credere senza pensare, oggi scopro che non è così. Anche io, come lei, resto perplesso di fronte alle uscite di papa Francesco. Intendiamoci, io sono il primo a dispiacermi di non riuscire a condividere il suo modo di pensare ma, se voglio essere onesto e credere dopo aver compreso, come ho sempre fatto, allora io debbo rifiutare le parole del papa, perché non le comprendo.

    L’obbedienza è, per me, un punto imprescindibile nella vita del cristiano. Obbedienza che si fonda sulla consapevolezza che esiste una gerarchia, nella vita spirituale come nella chiesa, che non può essere elusa perché voluta da Dio stesso. Obbedienza, però, che non può essere cieca, né contro la ragione, perché Dio stesso ha voluto una fede in armonia con la ragione.

    Ora, in merito alla questione del proselitismo, che dire? Esclusa ogni violenza naturalmente, fisica o psicologica, resta però fuori discussione che noi cattolici abbiamo il mandato di Gesù Cristo stesso ad evangelizzare. Cosa vuol dire evangelizzare? Vuol dire annunciare che Cristo è morto e risorto, vuol dire annunciare il regno di Dio, del Dio persona, che si è fatto conoscere all’umanità, che ha intessuto una relazione con l’umanità fin dagli albori della storia, che ha scritto una storia a quattro mani con l’uomo, la storia della salvezza; un Dio, insomma, ben preciso, ben conosciuto dalla chiesa cattolica che Gesù Cristo stesso ha fondato. Non, quindi, un Dio vago e misterioso, sconosciuto, ma il Dio con noi, il Dio della chiesa cattolica, quello annunciato prima da Gesù Cristo e poi da tutti i martiri della storia della chiesa. Questa è sempre stata la missione della chiesa, questo capisco cosa vuol dire, questo è sempre stato quello che ho fatto in famiglia e con tutte le persone che incontro.

    Il discorso della fiamma condivisa non capisco cosa voglia dire. Ciò che condivido con i non credenti è pacifico e non suscita nessuna difficoltà: è la condizione umana quello che condividiamo. Ma non capisco come, dalla condivisione di questa disgraziata condizione, possa scaturire la fede, in Gesù Cristo, dei non credenti.

    Il primo che ha suscitato la fede nei non credenti è stato Gesù Cristo stesso e, per farlo, ha dovuto salire sulla croce, altro che fiamma condivisa. E nessuno si è sognato, neanche per un attimo, di condividere la Sua croce. Anzi, se la sono data a gambe levate tutti quanti, quando si è trattato di condividere la Sua sorte. Perché oggi dovrebbe essere differente per i cristiani che vogliono testimoniare ai non credenti la propria fede? Non c’è niente di differente da allora: per testimoniare la propria fede bisogna salire sulla propria croce, e bisogna farlo personalmente, non immaginare che gli altri salgano insieme a noi sulla nostra croce. Sulla croce c’è posto solo per uno ed ognuno ha la propria croce. Questa è l’unica strada, da sempre, per testimoniare la propria fede.

    Ho cinquantatré anni e sempre ho creduto ed agito in questo modo. Posso anche essermi sbagliato naturalmente, ma allora mi si spieghi dove sbaglio. L’unica cosa che non farò mai è fare e credere ciò che non capisco.

    Ho una grande oppressione nel cuore.

  5. Normanno Malaguti

    Sì, condivido il pensiero degli antichi che dichiaravano che la chiarezza é l’onestà dei filosofi.
    Nel caso del Sommo Pontefice ora Regnante, la comprensione dei suoi discorsi esige un ‘percorso di guerra’ e non esmpre basta perché di mine anti uomo in questo percorso dove la Dottrina sembra soppiantata da nueve interpretazioni ve n’é più d’una.
    Forse bisognerebbe dire, con tutto il rispetto possibile, “parla come Gesù” che anche nel capitolo VI del Vangelo secondo San Giovanni, quando scandalizza gli astanti, discepli compresi, dichiara che il suo discorso va preso alla lettera. Ma questo discorso doveva suscitare l’umile professione di fede di Pietro che aveva creduto veramente che Gesù é il Figlio di Dio. Papa Francesco può anche stupire i fedeli,a quasi duemia anni di distanza dalla Rivelazione di Cafarnao, ma a noi che, pur nella nostra miseria crediamo in Gesù, deve spiegarci che ciò che dice, ad onta del lessico e della costruzione grammaticale é esattmente ciò che dice il Redentore e non il papa / pensiero in conversazioni fatte a base i buffetti e manate sulle spalle. Talvolta si ha la sensazione che si voglia condurre il grgge verso il “libero esame”.
    Dio mi perdoni, ma é ciò che penso veramente e mi parrebbe di essere reticente col Papa se non lo dicessi.
    Cordiali, fraterni saluti

  6. Cesaremaria Glori

    Papa Francesco ci sorprende ogni giorno di più. La frase quì discussa non ha alcun significato. Sono parole a vuoto, belle finché si vuole ma prive di significato concreto. Certamente gli apostoli non usavano un linguaggio così controto e oscuro. Ve lo immaginate un Pietro o un qualsiasi altro apostolo che si rivolge ai pagani parlando di una fiamma che scalderebbe loro l’anima? Gli avrebbero girato le spalle come fecero gli aeropagiti con San Paolo appena lui accennò alla Resurrezione, con la differenza che la Resurrezione era un evento e le parole di papa Francesco sono un suono che esce dalla bocca e che non spiega nulla. Io penso che, Papa o non Papa, se si vuole stare attaccati ai decreti conciliari piuttosto che alla Tradizione si finisce per cadere in continua contraddizione. Mi spiego. Credo che Papa Francesco voglia applicare le raccomandazioni pastorali conciliari, – in questo caso la Dignitatis Umanae sulla libertà religiosa – con il Magistero di sempre. Prediamo il paragrafo secondo al n.11 della dichiarazione Dignitatis Umanae ove è detto che Gesù sostenne e confortò con i miracoli la fede negli uditori ma senza esercitare alcuna coercizione. Poi il testo conciliare prosegue dicendo che Gesù rimproverò l’incredulità di chi non Gli prestò fede (nonostante i miracoli) aggiungendo che per costoro ci sarebbe stata la punizione nel giorno del Giudizio. Come si vede il testo conciliare è contraddittorio. Come si può evitare, per gli increduli, il pericolo della punizione nel giorno del giudizio con l’assenza di ogni tipo di proselitismo, per quanto sfumato e delicato e, soprattutto, attento a non urtare le credenze altrui? Ma stiamo attenti: il pericolo del giudizio negativo all’ultimo giorno non vale soltanto per l’incredulo ma anche per il missionario poco attivo o pauroso ed inerte. Il proselitismo missionario non ha nulla a che vedere con la coercizione. E’ forse coercizione spiegare il Vangelo, cioè spiegare la dottrina Cristiana a chi non la conosce o la conosce in modo distorto? Certo, se manca la fiamma della fede che scalda l’anima e spinge a condividere l’entusiasmo dell’evangelizzatore non ci potrà mai essere proselitismo efficace. Che lo si voglia o no, se c’è la fede genuina ed autentica che scalda veramente l’anima sparisce ogni timore e si è pronti anche al martirio per annunciare la buona novella che Gesù Cristo ci chiama tutti, nessuno eccettuato. Ma questa fiamma non può restare sotto il moggio e scaldare soltanto se stessi al riparo da ogni pericolo. Il Cristianesimo non è una fede per pusillanimi ma per uomini coraggiosi. IL testo conciliare della Dignitatis Umanae è contraddittorio in molti punti. Personalmente credo che Papa Francesco stia cercando di conciliare il testo conciliare con la realtà e con il compito dato chiaramente da Gesù stesso di andare ed evangelizzare le genti. Se Papa Francesco non ci riesce non è tanto colpa sua quanto di coloro che hanno scritto e approvato quel testo (Papa Ratzinger c’era in quel concilio, Papa Bergoglio no). Un testo che tutela eccessivamente la libertà dell’uditore a scapito di quella dell’annunciatore. Un testo pauroso, contraddittorio, inefficace. Sbaglierò, ma leggendolo ho tratto questa impressione. Sono i testi conciliari che vanno chiariti e il chiarimento non può venire dal contesto lessicale ma soltanto dalla Tradizione e dal Magistero dei secoli passati, cioè dal Magistero di sempre e, soprattutto, dall’esempio di coloro che si sono spesi con la loro vita per testimoniare la fede. Cesaremaria Glori

    1. Perfetto !!!
      Papa Francesco si esprime attraverso degli slogan, delle frasi ad effetto che egli lascia … sospese … che vogliono dire tutto ed il contrario di tutto e quindi non vogliono dire niente.
      Poesia piuttosto che magistero.

  7. ” Andate , fate diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo; battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; insegnate loro ad ubbidire a tutto ciò che io vi ho comandato… (Matteo 28, 19-20)
    Ma il nuovo corso dice che queste sono sciocchezze e che occorre dialogare in modo che ognuno rimanga nel suo credo e, possibilmente andare alla scuola dei non credenti ai quali è stata fornita la cattedra, o, almeno, incontrarci nel cortile dei gentili.

  8. Proselitismo e amore,amore a Dio e amore al uomo…come non parlare di Gesu,come non testimoniarlo,come non farlo conoschere…Gesu e laParola…ci invita a portarlo ale genti…e piu comodo tacere!! Vieni il Tuo Regno pregiamo…per me proselitismo non e una parola bruta

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