In ricordo di mons. Rogelio Ricardo Livieres Plano, già vescovo cattolico di Ciudad del Este, in Paraguay

Il 14 agosto è morto mons. Livieres Plano, che lo scorso anno fu rimosso dalla guida della Diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay. La sua vicenda addolorò moltissimi cattolici, ma stupì solo quanti non avevano ben compreso come sia severamente selettiva la “misericordia” di questa chiesa.

Redazione

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Non è stata solo il clima distratto del ferragosto la causa del ritardo nel diffondere la notizia della morte di un successore degli Apostoli, che l’anno scorso fu al centro di un “caso” di cui si parlò molto. Mons. Rogelio Ricardo Livieres Plano era stato archiviato tra i “perdenti” e ormai non interessava più agli organi di informazione. Questa nuova “chiesa”, che ha sviluppato un nuovo e singolarissimo concetto di “misericordia”, l’aveva già condannato a morte e sepolto nel settembre dello scorso anno, quando lo aveva rimosso dalla guida della sua Diocesi. Era stata una rimozione che aveva avuto molti aspetti deplorevoli, dallo scarso rispetto delle procedure, caratteristico di chi agisce con prepotenza, al fatto che proprio nei giorni in cui fu decretata la rimozione mons. Livieres si trovava a Roma.

Il fatto di trovarsi nella capitale della Cristianità non aveva giovato al vescovo rimosso, che invano aveva cercato di essere ricevuto da Bergoglio. Niente da fare, questi non aveva tempo; forse proprio in quei giorni era occupato con tante altre udienze importanti, che so, con la Bonino, o con uno scambio di idee ecumeniche con qualche imam e con qualche pastore protestante. Non c’era tempo per il vescovo di Ciudad del Este.

Le “colpe” di mons. Livieres furono tra le più gravi per il “nuovo corso”. Tra l’altro, aveva aperto un Seminario Diocesano che aveva formato sessanta nuovi sacerdoti e che, a differenza del seminario nazionale di Asunción, aveva ogni anno nuovi seminaristi. Già, però i seminaristi di  Ciudad del Este venivano formati secondo la Tradizione e non secondo gli schemi ideologici di una delle “chiese” più progressiste del Sudamerica.

Mons. Rogelio Ricardo Livieres Plano che, senza tacere le sue ragioni, era sempre rimasto fedele alla Chiesa, ora è tornato alla Casa del Padre, a ricevere la consolazione che gli è stata negata dagli uomini. Preghiamo per lui e preghiamo perché la Chiesa ritrovi la Fede.

Vi riproponiamo un articolo di Mauro Faverzani, pubblicato il 1° ottobre dello scorso anno, e vi segnaliamo che trovate altri articoli su Mons. Livieres cliccando su Infocatolica, Messainlatino, Chiesa e postconcilio e Chiesa.espressonline.

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Quella strana sensazione di epurazioni con processi sommari… 

 

di Mauro Faverzani

(vedi anche: Incredibile presa di distanza dell’Opus Dei da mons. Livieres Plano)

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1° ottobre 2014

zzrglLa sensazione è strana…. Nei giorni scorsi i maggiori quotidiani nazionali hanno equiparato due casi assolutamente diversi: quello dell’arcivescovo polacco Jozef Wesolowsky, ex-Nunzio in Santo Domingo, arrestato dalla Gendarmeria vaticana su ordine di Papa Francesco per pedofilia, e quello del vescovo mons. Rogelio Ricardo Livieres Plano, rimosso dalla guida della Diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay: foto affiancate in prima pagina, benché le loro posizioni non siano per niente equiparabili.

Per quanto riguarda mons. Wesolowsky, la giostra mediatica ha puntato i riflettori sull’accusa di pedofilia, ignorando la sua conclamata omosessualità. Sino al paradosso, rappresentato dal quotidiano della Cei, “Avvenire”, che nella stessa pagina alla notizia dell’arresto del nunzio polacco ha affiancato l’esaltazione di un suo noto emulo sessuale, Pier Paolo Pasolini. Giuliano Ferrara, ha definito «grottesca» e «deludente» l’intera vicenda, facendo notare come «il processo canonico non sia concluso», essendo in corso l’appello, «e quello penale non sia praticamente cominciato». Qui «dov’è la misericordia?», si è chiesto.

Di tutt’altro tenore la vicenda di mons. Livieres Plano. La grande stampa lo ha presentato come colpevole di avere insabbiato il caso del suo Vicario Generale don Carlos Urrutigoity, accusato 12 anni fa negli Usa di abusi sessuali. Non è così e lo ha chiarito esplicitamente al “New York Times” il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi: «Il problema importante erano le relazioni all’interno dell’episcopato e nella Chiesa locale, difficili», ha detto, mentre di don Urrutigoity «si è parlato, ma non era centrale».

Anche il comunicato emesso dalla sala stampa della Santa Sede si è limitato a parlare di una decisione «ponderata da serie ragioni pastorali» ed «ispirata al bene maggiore dell’unità della Chiesa di Ciudad del Este ed alla comunione episcopale in Paraguay». Da molto tempo mons. Livieres era ai ferri corti coi suoi confratelli Paraguay.

Come ricordato in un memoriale sul sito della sua ex-Diocesi, il vescovo si è reso scomodo, per aver denunciato apertamente la contiguità dell’episcopato paraguaiano con la Sinistra e con la Teologia della Liberazione. Ha fondato un proprio Seminario diocesano, per preservare i suoi futuri preti dalla marcata connotazione politico-ideologica di quello nazionale di Asunción: un successo, con oltre 60 sacerdoti in 10 anni e 40 nuovi seminaristi all’anno. Forte però la reazione dell’episcopato, conscio che ciò «avrebbe rotto e ruppe lo schema monolitico», in cui veniva formato il clero del Paese.

Gli han rinfacciato di tutto, anche la sua appartenenza all’Opus Dei. Ai tempi di Vatileaks(coincidenza?) trapelò una sua lettera riservata a Benedetto XVI, in cui, lamentando la distanza dei vescovi paraguaiani dalla Dottrina della Chiesa, suggerì nuovi criteri differenti per la selezione dei futuri prelati, suscitando anche in Diocesi la reazione di una decina dei suoi sacerdoti (su 80) e quella del laicato più impegnato nella “pastorale sociale”, al punto da chiedere la visita apostolica. Mons. Livieres godette però del sostegno tanto di Giovanni Paolo II quanto di Benedetto XVI. Evidentemente «Papa Francesco ha deciso di ritirarmi il suo appoggio», ha concluso amaramente l’interessato nella lettera inviata al Prefetto della Congregazione per i Vescovi, card. Marc Ouellet.

Lettera in cui con grande dignità ha fatto rispettosamente notare alcune oggettive irregolarità, di cui è stato vittima: non ha ricevuto la relazione seguita alla Visita apostolica compiuta nella sua Diocesi dal Card. Santos Abril Y Castello; l’annuncio pubblico della sua rimozione da parte del Nunzio è avvenuto prima della notificazione scritta del decreto, forse per evitare le reazioni dei fedeli; benché negli stessi giorni del blitz si trovasse a Roma, non ha mai potuto difendersi di fronte al Pontefice: «A dispetto di tanti discorsi su dialogo, misericordia e rispetto per l’autorità delle Chiese locali – ha scritto – non ho avuto neppure l’opportunità di parlare con Papa Francesco, né modo di chiarirgli dubbi o preoccupazioni».

E conclude: «Come figlio obbediente della Chiesa, accetto questa decisione, benché la consideri infondata ed arbitraria». Decisione, di cui «il Papa dovrà render conto a Dio più che a me», definendo «la sostanza del caso una persecuzione ideologica». L’annuncio della destituzione, in Diocesi, è stato dato dunque in sua assenza. Come spiegato dal blog “Página Católica”, il Nunzio ed il nuovo Amministratore apostolico, mons. Ricardo Valenzuela, si sono recati a Ciudad del Este, prendendo possesso della sede. Non meglio identificati «inviati di Francesco» si sarebbero recati con la Polizia presso la Curia Arcivescovile, mettendo i sigilli agli armadi.

L’anziana madre del Vescovo ‒ 89 anni – è stata sfrattata senza complimenti dall’alloggio, su cui son stati messi i lucchetti: «Si è consumato un golpe», ha commentato il blog. Cosa avrebbe potuto dire mons. Livieres, se fosse stato interpellato? Che don Urrutigoity non è mai stato processato da alcun Tribunale, né civile, né religioso. Che le tre accuse mossegli circa presunti abusi sessuali, in Usa ed in Paraguay, son finite in niente, riconoscendone anzi l’innocenza. Che la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede riconobbe l’impossibilità di procedere a suo carico, stante l’assenza d’imputazioni reali. Che, quando giunse a Ciudad del Este nel 2005, godeva dei giudizi favorevoli di diversi esponenti vaticani, compreso l’allora card. Ratzinger. Quanto alle accuse di malversazione, mons. Livieres Plano avrebbe potuto spiegare come i finanziamenti ricevuti dalla società della centrale idroelettrica di Itaipu ed il ricavato dalla vendita di alcuni immobili diocesani inutilizzati siano stati integralmente destinati al mantenimento del Seminario.

Una vicenda che ricorda tristemente quella analoga del vescovo di Limburg… Lo scorso 27 settembre mons. Livieres tramite lettera ha invitato i suoi fedeli ad «obbedire alla legittima autorità» ed i seminaristi a star «sempre lieti», come vuole san Paolo, mantenendosi fedeli «al Magistero ed alla Tradizione», per divenire così un giorno «buoni e santi sacerdoti». Lui era l’unico vescovo di orientamento conservatore presente in Paraguay. Rimuovendolo, si è riproposto l’incubo vissuto già col caso dei Francescani dell’Immacolata: «La Santa Sede interviene punendo chi manifesti fedeltà alla Dottrina e produca frutti spirituali» ha scritto in merito il blog “Campari&deMaistre”, con «provvedimenti “amministrativi”, senza alcuna possibilità di difendersi dalle accuse, che non vengono formulate se non con riferimenti totalmente arbitrari ad una presunta mancanza di “sensus Ecclesiae”. L’arma della diffamazione e della delazione sembra ormai diventata lo strumento per mettere a tacere gli avversari del nuovo corso».

Come l’avvertimento sibillino giunto dalle colonne de “L’Espresso” al Card. George Pell, il cui nome, dopo l’arresto del Card. Wesolowsky, pare circoli a proposito di altre inchieste su presunti abusi sessuali, perché interrogato un mese fa dalla Commissione d’inchiesta sulla pedofilia del governo di Canberra, quand’era Arcivescovo di Melbourne e di Sydney.

Lo si accusa di voler insabbiare tutto, ma ciò giunge dopo la pubblicazione dell’ultimo suo libroIl Vangelo della Famiglia, in cui difende la dottrina tradizionale sul matrimonio contro le “aperture” del Card. Kasper: coincidenze? Intanto è sempre più evidente il ricorso a due pesi e due misure: Marco Tosatti su “La Stampa” non si spiega, ad esempio, come mai Papa Francesco abbia invitato al Sinodo sulla Famiglia il Cardinale belga Danneels, pure «accusato di coperture» analoghe scrive, tanto da indurre molti giornali a chiederne quanto meno l’esclusione «dal voto». Ma, conclude, «è amico del Papa e soprattutto è progressista». E questo, al giorno d’oggi, pare che possa spiegare tutto…

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fonte: Corrispondenza Romana

11 commenti su “In ricordo di mons. Rogelio Ricardo Livieres Plano, già vescovo cattolico di Ciudad del Este, in Paraguay”

  1. Mi dispiace profondamente.
    Credo che il vedere la mamma cacciata di casa (Episcopio) dalla Polizia, e forse ancor più il vedersi zittito dall’ “Opus Dei” nel momento in cui mostrava via internet i dati della propria gestione pastorale e affermava chiaramente che l’atto del Papa era arbitrario, lo abbiano affranto.
    Una vita dedicata a Cristo, tramite un’Opera chiaramente voluta da Lui -poco prima dell’apertura del baratro infernale in Spagna, con migliaia di Sacerdoti, Suore e laici ferocemente uccisi in odium Fidei-, giunta a vedere in vecchiaia i “Suoi” (Papa e Opus Dei) cooperare con gli affossatori.

    Nato il 30 agosto del 1945 – non è arrivato ai 70 anni. Martire della “identità” cattolica, in tempo di mutazione genetica imposta; o, come ha scritto un lettore, di “caccia aperta al Cattolco da parte della Gerarchia”. Preghiamo per lui e per la mamma

    1. Caro Raffaele, concordo completamente con Lei: quel Vescovo ha subito il martirio bianco!
      Non conosco la causa della sua morte e quindi non posso esprimere giudizi in merito, dico solo che un grande stress troppo prolungato (e credo che un martirio bianco sia MOLTO stressante) è MOLTO pericoloso: fa aumentare eccessivamente il livello dell’ormone CORTISOLO, il quale provoca aumento della pressione, della glicemia, della lipemia (tutte cose che favoriscono ICTUS, INFARTI, ANEURISMI, INSUFFICIENZA RENALE, ecc.), osteoporosi, insonnia, ansia, immunodepressione (con conseguente aumentata suscettibilità a tumori ed infezioni), e parecchi altri effetti negativi!
      Forse i suoi persecutori hanno ((magari inconsapevolmente)) anche la Sua morte precoce sulla coscienza…ucciso dalla “misericordina” …ovviamente queste sono solo illazioni e non accuso nessuno!
      Dobbiamo pregare sia per Lui che per la Sua Mamma!

  2. Quell’eccellente Vescovo è stato chiamato al Premio Eterno: ora Bergoglio e gli altri modernisti non potranno fargLi più niente di male: Dio stesso Lo consolerà di tutte le umiliazioni e le ingiustizie che ha dovuto subire e Lo premierà per la Sua grandissima fedeltà!
    Tre Marce per la Vita in meno di un anno: come potevano i progressisti sopportare ciò? Come avrebbe potuto Bergoglio anche solo reggere il Suo sguardo? E infatti, temendo quell’incontro, ha rifiutato di riceverLo!

    Veramente VERGOGNOSO il comportamento dell’Opus Dei, che un tempo stimavo molto e addirittura frequentavo!

    Concordo completamente con questa frase del sito TRADITIO CATHOLICA:
    “La statura morale e spirituale di mons. Livieres è inversamente proporzionale alla pochezza e meschinità dei suoi persecutori.
    Che Dio Lo ricompensi in abbondanza per tutti i torti che ha subito. R.I.P.”.
    Dal Paradiso potrà intercedere per noi e noi dobbiamo pregare molto per Lui e seguire il Suo fulgido ed indimenticabile esempio!

    1. Non ci sono parole per il comportamento dell’ Opus Dei – commissariata nel dicembre scorso con la nomina di un “Vicario Generale” argentino (tipo mons. Galantino: paracadutato dal Papa per dettare la linea, parlare a nome degli altri, controllare i movimenti non omologati).

      Molto prima (in ottobre) l’Opera, chiaramente messa davanti all’alternativa “O mangi questa minestra o salti dalla finestra”, prese le distanze dal suo Vescovo, condannadolo all’esclusione dal consesso ecclesiale (cioè alla “scomunica” in senso culturale e sociologico). Risultato: fu commissariata ugualmente, essendo (giustamente) considerata “un covo di elemnti non progressisti”, analogamente ai Legionari di Cristo.
      Notiamo che l’ Opus ha una storia di fondazione eminentemente anticomunista (Spagna), mentre i Legionari ne hanno una eminentemente antimassonica (Messico): perciò sono “pericolose e non aggiornabili”

    2. Benissimo Diego,mi associo alle tue parole.

      L’anima fulgida di monsignor Rogelio preghera` per noi: la resistenza nella vera fede in questa temperie.

      Ottimo alla redazione per aver ricordato monsignore.

      1. Caro A.L., ci aspettano tempi durissimi e i traditori non mancheranno ma, grazie anche all’intercessione della Vergine Santissima e degli altri Santi, ce la faremo!
        Forse non vivremo abbastanza da vedere la Chiesa liberata da modernisti, progressisti e altri tipi di eretici ma non ci stancheremo mai di conservare e custodire il seme (e cioè la Fede), di cercare di portare le anime a Cristo, di batterci per il Suo Regno Sociale e di denunciare dai tetti gli errori a gli abusi di potere di certi “pastori”…a noi la battaglia, a Dio la vittoria!
        Teniamoci pronti per il Sinodo, nel quale Satana sferrerà il più grande attacco di sempre alla Chiesa, ricordandoci che queste ereticissime parole di Kasper sono condivise da moltissimi: “The God who is enthroned over the world and history as a changeless being is an offense to man… Such a God springs from a rigid worldview; he is the guarenteer of the status quo and the enemy of the new.”

        1. “…Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.” Mt 5, 34-37

  3. E’ morto il 14 agosto. ed il 14 agosto è la vigilia della festa dell’assunzione. Un caso? Ma non esistono ‘casi’. Esistono piuttosto dei segni.
    Monsignor Lefebvre morì il 25 marzo, che quell’anno – era il ’91 – coincideva con il lunedì santo, Un caso?
    Monsignor de Castro Mayer morì a distanza di un mese da Mons. Lefebvre: il 25 aprile, è la festa di San Marco, ma è anche la vigilia della festa della Madonna del Buon Consiglio. Un caso?
    Non so, ma il pensiero che questi grandi servi della Chiesa lascino questo mondo per l’altro in giorni legati al culto mariano, fa riflettere.

    1. Potremmo sottolineare di nuovo che il dogma dell’Assunzione viene calpestato ogni giorno, e particolarmente nel giorno della Solennità, dai Preti “sensibili alle esigenze dell’uomo contemporaneo”

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