Questo Papa non ci piace – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro

di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro

(dal Foglio di mercoledì 9 ottobre)

 

 

Papa Francesco rienta in VaticanoQuanto sia costata l’imponente esibizione di povertà di cui papa Francesco è stato protagonista il 4 ottobre ad Assisi non è dato sapere. Certo che, in tempi in cui va così di moda la semplificazione, viene da dire che la storica giornata abbia avuto ben poco di francescano. Una partitura ben scritta e ben interpretata, se si vuole, ma priva del quid che ha reso unico lo spirito di Francesco, il santo: la sorpresa che spiazza il mondo. Francesco, il papa, che abbraccia i malati, che si stringe alla folla, che fa la battuta, che parla a braccio, che sale sulla Panda, che molla i cardinali a pranzo con le autorità per andare al desco dei poveri era quanto di più scontato ci si potesse attendere, ed è puntualmente avvenuto. Naturalmente con gran concorso di stampa cattolica e paracattolica a esaltare l’umiltà del gesto tirando un sospirone di sollievo perché, questa volta, il papa ha parlato dell’incontro con Cristo. E di quella laica a dire che, adesso sì, la Chiesa si mette al passo con i tempi. Tutta roba buona per il titolista di medio calibro che vuole chiudere in fretta il giornale e domani si vedrà.

Non c’è stata neanche la sorpresa del gesto clamoroso. Ma, anche questa, sarebbe stata ben povera cosa, visto quanto papa Bergoglio ha detto e fatto in solo mezzo anno di pontificato culminato negli ammiccamenti con Eugenio Scalfari e nell’intervista a “Civiltà Cattolica”.

Gli unici a trovarsi spiazzati, in questo caso, sarebbero stati i “normalisti”, quei cattolici intenti pateticamente a convincere il prossimo, e ancor più pateticamente a convincere se stessi, che nulla è cambiato. E’ tutto normale e, come al solito, è colpa dei giornali che travisano a bella posta il papa, il quale direbbe solo in modo diverso le stesse verità insegnate dai predecessori.

Per quanto il giornalismo sia il mestiere più antico del mondo, riesce difficile dare credito a questa tesi. “Santità” chiede per esempio Scalfari nella sua intervista “esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?”. “Ciascuno di noi” risponde il papa “ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. “Lei, Santità” incalza gesuiticamente Eugenio, al quale non pare vero, “l’aveva già scritto nella lettera che mi indirizzò. La coscienza è autonoma, aveva detto, e ciascuno deve obbedire alla propria coscienza. Penso che quello sia uno dei passaggi più coraggiosi detti da un Papa”. “E qui lo ripeto” ribadisce il papa, al quale non pare vero neanche a lui. “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.

A Vaticano II già concluso e a postconcilio più che ben avviato, nel capitolo 32 della “Veritatis splendor”, Giovanni Paolo II scriveva, contestando “alcune correnti del pensiero moderno”, che  “si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un’istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male (…) tanto che si è giunti ad una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale”. Anche il “normalista” più estroso dovrebbe trovare difficile conciliare il Bergoglio 2013 con il Woityla 1993.

Al cospetto di tale inversione di rotta, i giornali fanno il loro onesto e scontato lavoro. Riprendono le frasi di papa Francesco in evidente contrasto con ciò che i papi e la Chiesa hanno sempre insegnato e le trasformano in titoli da prima pagina. E allora il “normalista”, che dice sempre e ovunque quello che pensa l’”Osservatore Romano”, tira in ballo il contesto. Le frasi estrapolate dal benedetto contesto non rispecchierebbero la mens di chi le ha pronunciate. Ma, ed è la storia della Chiesa che lo insegna, certe frasi di senso compiuto hanno senso e vanno giudicate a prescindere. Se in una lunga intervista qualcuno sostiene che “Hitler è stato un benefattore dell’umanità”, difficilmente potrà cavarsela davanti al mondo invocando il contesto. Se un papa dice in un’intervista “Io credo in Dio, non in un Dio cattolico” la frittata è fatta a prescindere. Sono duemila anni che la Chiesa giudica le affermazioni dottrinali isolandole dal contesto. Nel 1713, Clemente XI pubblica la costituzione “Unigenitus Dei Filius” in cui condanna 101 proposizioni del teologo Pasquier Quesnel. Nel 1864, Pio IX pubblica nel “Sillabo” un elenco di proposizioni erronee. Nel 1907, San Pio X allega alla “Pascendi dominici gregis” 65 frasi incompatibili con il cattolicesimo. E sono solo alcuni esempi per dire che l’errore, quando c’è, si riconosce a occhio nudo. Una ripassatina al “Denzinger” non farebbe male.

Per altro, nel caso delle interviste di Bergoglio, l’analisi del contesto può persino peggiorare le cose. Quando, per esempio, papa Francesco dice a Scalfari che “il proselitismo è una solenne sciocchezza”, il “normalista” subito spiega che si sta parlando del proselitismo aggressivo delle sette sudamericane. Purtroppo, nell’intervista, Bergoglio dice a Scalfari: “Non voglio convertirla”. Ne scende che, nell’interpretazione autentica, quando si definisce “solenne sciocchezza” il proselitismo, si intende il lavoro fatto dalla Chiesa per convertire le anime al cattolicesimo.

Sarebbe difficile interpretare il concetto altrimenti, alla luce delle nozze tra Vangelo e mondo, che Francesco ha benedetto nell’intervista alla “Civiltà Cattolica”. “Il Vaticano II” spiega il papa “è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta. Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile”. Proprio così, non più il mondo messo in forma alla luce del Vangelo, ma il Vangelo deformato alla luce del mondo, della cultura contemporanea. E chissà quante volte dovrà avvenire, a ogni torno di mutamento culturale, ogni volta mettendo in mora la rilettura precedente: nient’altro che il concilio permanente teorizzato dal gesuita Carlo Maria Martini.

Su questa scia, si sta alzando sull’orizzonte l’idea di una nuova Chiesa, “l’ospedale da campo” evocato nell’intervista a “Civiltà Cattolica” dove pare che i medici fino a ora non abbiano fatto bene il loro mestiere. “Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito” dice sempre il papa. “Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?”. Un discorso costruito sapientemente per essere concluso da una domanda dopo la quale si va capo e si cambia argomento, quasi a sottolineare l’inabilità della Chiesa di rispondere. Un passaggio sconcertante se si pensa che la Chiesa soddisfa da duemila anni tale quesito con una regola che permette l’assoluzione del peccatore, a patto che sia pentito e si impegni a non rimanere nel peccato. Eppure, soggiogate dalla straripante personalità di papa Bergoglio, legioni di cattolici si sono bevute la favola di un problema che in realtà non è mai esistito. Tutti lì, con il senso di colpa per duemila anni di presunte soperchierie ai danni dei poveri peccatori, a ringraziare il vescovo venuto dalla fine del mondo, non per aver risolto un problema che non c’era, ma per averlo inventato.

L’aspetto inquietante del pensiero sotteso a tali affermazioni è l’idea di un’alternativa insanabile fra rigore dottrinale e misericordia: se c’è uno, non può esservi l’altra. Ma la Chiesa, da sempre, insegna e vive esattamente il contrario. Sono la percezione del peccato e il pentimento di averlo commesso, insieme al proposito di evitarlo in futuro, che rendono possibile il perdono di Dio. Gesù salva l’adultera dalla lapidazione, la assolve, ma la congeda dicendo: “Va, e non peccare più”. Non le dice: “Va, e sta tranquilla che la mia Chiesa non eserciterà alcuna ingerenza spirituale nella tua vita personale”.

Visto il consenso praticamente unanime nel popolo cattolico e l’innamoramento del mondo, contro il quale però il Vangelo dovrebbe mettere in sospetto, verrebbe da dire che sei mesi di papa Francesco hanno cambiato un’epoca. In realtà, si assiste al fenomeno di un leader che dice alla folla proprio quello che la folla vuole sentirsi dire. Ma, è innegabile, questo viene fatto con grande talento e grande mestiere. La comunicazione con il popolo, che è diventato popolo di Dio dove di fatto non c’è più distinzione tra credenti e non credenti, è solo in piccolissima parte diretta e spontanea. Persino i bagni di folla in piazza San Pietro, alla Giornata Mondiale della Gioventù, a Lampedusa o ad Assisi sono filtrati dai mezzi di comunicazione che si incaricano di fornire gli avvenimenti unitamente alla loro interpretazione.

Il fenomeno Francesco non si sottrae alla regola fondamentale del gioco mediatico, ma, anzi, se ne serve quasi a diventarne connaturale. Il meccanismo fu definito con grande efficacia all’inizio degli anni ottanta da Mario Alighiero Manacorda in un godibile libretto dal godibilissimo titolo “Il linguaggio televisivo. O la folle anadiplosi”. L’anadiplosi è una figura retorica che, come avviene in questa riga, fa iniziare una frase con il termine principale contenuto nella frase precedente. Tale artificio retorico, secondo Manacorda, è divenuto l’essenza del linguaggio mediatico. “Questi modi puramente formali, superflui, inutili e incomprensibili quanto alla sostanza” diceva “inducono l’ascoltatore a seguire la parte formale, cioè la figura retorica, e a dimenticare la parte sostanziale”.

Con il tempo, la comunicazione di massa ha finito per sostituire definitivamente l’aspetto formale a quello sostanziale, l’apparenza alla verità. E lo ha fatto, in particolare, grazie alle figure retoriche della sineddoche e della metonimia, con le quali si rappresenta una parte per il tutto. La velocità sempre più vertiginosa dell’informazione impone di trascurare l’insieme e porta concentrarsi su alcuni particolari scelti con perizia per dare una lettura del fenomeno complessivo. Sempre più spesso, giornali, tv, siti internet, riassumono i grandi eventi in un dettaglio.

Da questo punto di vista, sembra che papa Francesco sia stato fatto per i massmedia e che i massmedia siano stati fatti per papa Francesco. Basta citare il solo esempio dell’uomo vestito di bianco che scende la scaletta dell’aereo portando una sdrucita borsa di cuoio nera: perfetto uso di sineddoche e metonimia insieme. La figura del papa viene assorbita da quella borsa nera che ne annulla l’immagine sacrale tramandata nei secoli per restituirne una completamente nuova e mondana: il papa, il nuovo papa, è tutto in quel particolare che ne esalta la povertà, l’umiltà, la dedizione, il lavoro, la contemporaneità, la quotidianità, la prossimità a quanto di più terreno si possa immaginare.

L’effetto finale di tale processo porta alla collocazione sullo sfondo del concetto impersonale di papato e la contemporanea salita alla ribalta della persona che lo incarna. L’effetto è tanto più dirompente se si osserva che i destinatari del messaggio recepiscono il significato esattamente opposto: osannano la grande umiltà dell’uomo e pensano che questi porti lustro al papato.

Per effetto di sineddoche e metonimia, il passo successivo consiste nell’identificare la persona del papa con il papato: una parte per il tutto, e Simone ha spodestato Pietro. Questo fenomeno fa sì che Bergoglio, pur esprimendosi formalmente come dottore privato, trasformi di fatto qualsiasi suo gesto e qualsiasi sua parola in un atto di magistero. Se poi si pensa che persino la maggior parte dei cattolici è convinta che quanto dice il papa sia solo e sempre infallibile, il gioco è fatto. Per quanto si possa protestare che una lettera a Scalfari o un’intervista a chicchessia siano persino meno di un parere da dottore privato, nell’epoca massmediatica, l’effetto che produrranno sarà incommensurabilmente maggiore a qualsiasi pronunciamento solenne. Anzi, più il gesto o il discorso saranno formalmente piccoli e insignificanti, tanto più avranno effetto e saranno considerati come inattaccabili e incriticabili.

Non a caso la simbologia che sorregge questo fenomeno è fatta di povere cose quotidiane. La borsa nera portata in mano sull’aereo è un esempio di scuola. Ma anche quando si parla della croce pettorale, dell’anello, dell’altare, delle suppellettili sacre o dei paramenti, si parla del materiale con cui sono fatte e non più di ciò che rappresentano: la materia informe ha avuto il sopravvento sulla forma. Di fatto, Gesù non si trova più sulla croce che il papa porta al collo perché la gente viene indotta a contemplare il ferro in cui l’oggetto è stato prodotto. Ancora una volta la parte si mangia il Tutto, che qui va scritto con la “T” maiuscola. E la “carne di Cristo” viene cercata altrove e ciascuno finisce per individuare dove vuole l’olocausto che più gli si confà. In questi giorni a Lampedusa, domani chissà.

E’ l’esito della saggezza del mondo, che San Paolo bandiva come stoltezza e che oggi viene usata per rileggere il Vangelo con gli occhi della tv. Ma già nel 1969, Marshall McLuhan scriveva a Jacques Maritain: “Gli ambienti dell’informazione elettronica, che sono stati completamente eterei, nutrono l’illusione del mondo come sostanza spirituale. Questo è un ragionevole facsimile del Corpo Mistico, un’assordante manifestazione dell’anticristo. Dopo tutto, il principe di questo mondo è un grandissimo ingegnere elettronico”.

Prima o poi ci si dovrà pur risvegliare dal grande sonno massmediatico e tornare a misurarsi con la realtà. E bisognerà anche imparare l’umiltà vera, che consiste nel sottomettersi a Qualcuno di più grande, che si manifesta attraverso leggi immutabili persino dal Vicario di Cristo. E bisognerà ritrovare il coraggio di dire che un cattolico può solo sentirsi smarrito davanti a un dialogo in cui ognuno, in omaggio alla pretesa autonomia della coscienza, venga incitato a proseguire verso una sua personale visione del bene e del male. Perché Cristo non può essere un’opzione tra le tante. Almeno per il suo Vicario.

87 commenti su “Questo Papa non ci piace – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro”

  1. MAGNIFICO COMMENTO, dott.ri Gnocchi e Palmaro !!!!
    Lei interpreta il pensiero di moltissimi cattolici disorientati, dopo tanti Vicari che hanno illuminato il mondo senza rinunciare alla chiarezza e alla severità, quando necessaria, di linguaggio.
    Sono molto confuso, come tantissimi … ed il mio dubbio maggiore è che i vertici (umani) della Chiesa diano a vedere di essere piu’ in dubbio di me (in tutta sincerità misera ed ultima pecora del gregge… ).
    Questo universale apprezzamento per il Papa comincia seriamente a preoccuparmi … lapidario è il monito contro le lusinghe del mondo …
    Chiedo solo a LUI (Quello tutto maiuscole) di non tenerci troppo nell’oscurita’ … in questo mondo gia’ fin troppo crepuscolare.

    1. Moreno Orlandini

      Le tematiche sono tante e contrapposte, ma ricordativi sempre che la Chiesa agisce in virtu’ dello Spirito Santo e se ci fossero stati i giornalisti all’epoca di Francesco di Assisi si sarebbero sollevati polveroni anche su di Lui.

  2. una diagnosi perfetta – un quadro angosciante e desolante – l’interpretazione della “borsa nera” è perfetta ed agisco come un coltello nella piaga – .fa capire la santa umiltà testimoniata da Pio XII nell’aria agitata dai flabelli – umiltà è umiliare la propria persona in mezzo ai simboli della gloria di Cristo – mi domando: Bergoglio è umile? – affettuosi saluti, ai due dotti amici, piero vassallo

  3. Carissimi Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro,
    che sollievo!
    Finalmente c’è stato qualcuno che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno.
    Complimenti davvero.
    Che Dio accorgi al più presto questi tempi di iniquità.

  4. Carissimi Gnocchi e Palmaro,
    che ben conosco e grandemente apprezzo, sono anch’io una normalista che molto pateticamente si ritrova a convincere se stessa che nulla è cambiato. Come mi ritrovo nella vostra frase! E come ogni volta che ve n’è occasione cerco di ricredermi su certi pensieri che veramente mi addolorano e poi, invece, puntualmente, ritorno sui miei passi! E penso al mio caro Papa Benedetto che abbiamo perduto, credo, per punizione divina. Non lo meritavamo.
    Sapete meglio di me cosa diceva G.K. Chesterton: “Non abbiamo bisogno di una chiesa che si muova col modo, abbiamo bisogno di una chiesa che muova il mondo”!
    Preghiamo nel nostro rosario per tutta la Chiesa e per il suo vicario.

  5. Ottimo articolo! Finalmente qualcuno che parla chiaro. Bergoglio non è umile, come non lo è, l’altro papa, quello laico: Eugenio Scalfari. Basta leggere quell’ormai famosa intervista per rendersene conto: le due vecchie volpi non fanno altro che darsi ragione a vicenda,(lì appare la loro boria), dicendo spesso delle banalità.

  6. Bisogna ammettere che Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro hanno dimostrato una grande capacità nel saper cogliere degli aspetti del suo agire e parlare che – spero e credo in buona fede -, possono alla lunga nuocere allo stesso papa e quindi anche alla Chiesa.
    Vorrei ricordare che anche un suo grande predecessore – Pio IX – all’inizio del periodo risorgimentale venne osannato come “papa liberale” proprio da qui liberali tanto irrispettosi della libertà altrui, da toglierla a quella Chiesa e a quella religione che allora era ritenuta dallo Statuto Albertino come “religione di Stato”. Ma fortunatamente Pio IX non tardò ad accorgersi dell’inganno e a provvedere, sicché tanto innamoramento iniziale si trasformò in odio. Il mondo è il mondo, cari miei, e prima o poi ti fa pagare il conto, quando lo contrasti! Successe così anche a Gesù e succede a tutti i testimoni della fede. Preghiamo!

  7. Non concordo sul titolo e ricordiamoci che Gesù non è venuto per i “normalisti” ma per i peccatori, compreso Scalfari.
    Un atteggiamento un po’ troppo conservatore secondo me nuoce grandemente alla diffusione del Vangelo che non è riservato a noi ma a quelli che sono peggio di noi.

    1. …certo che è venuto per i peccatori, ma per portarli sulla retta via non per confermarli nel peccato…visto che per il vescovo di Roma non esiste una visione unica del bene e di conseguenza della verità, mi domando come reinterpretare le parole del Cristo “Io sono la Via la Verità e la Vita” alla luce della cultura contemporanea e del pensiero di Bergoglio. Personalmente prevedo tempi bui per la Chiesa Cattolica.

      1. “Io sono la Via la Verità e la Vita”: vero, ma non spetta forse alla COSCIENZA di ciascuno, in ultima analisi, la responsabilità di individuare concretamente tale via, nella vita di tutti i giorni?
        Cito dal Catechismo: 1795 « La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria ».
        (Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 16: AAS 58 (1966) 1037).

  8. Andrea Mondinelli

    Anch’io non concordo sul titolo, che probabilmente non è dei due autori, ma della redazione del foglio.
    In concetto di piace – non piace rivolto al papa è una solenne sciocchezza, purtroppo molto in voga…

    1. Miguel de Servet

      Forse ti è sfuggito che il tuo link (a un articolo dello stesso Mario Palmaro, Alcuni errori dei falsi Cattolici, da “Il Timone” N. 54, giugno 2006), contiene questa frase:

      “Questo tipo umano [i ” cattolici in
      stato confusionale”] sogna un Papa che si affacci dalla sua finestra solo per benedire e salutare in molte lingue.”

      Francesco è certamente molto più “dinamico” di così (e in questo rivaleggia con l’immagine mediatica di Giovanni Paolo II …), ma certo non si può dire che si curi molto degli errori. Anzi, a dirla proprio tutta, si ha la netta impressione che non creda neanche più che esista una Verità (da proclamare) e un errore (da combattere).

  9. Ritorno sull’argomento per dire che il titolo “Questo papa non ci piace”, non mi piace. Ascoltando la catechesi di ieri del papa, ho sentito che ha detto che non gli piace una Chiesa uniforme e che ognuno ha una diversa sensibilità e opinione, basta che siano al servizio della Verità. per questo aggiungo quest’altra riflessione:
    Credo che la funzione del papa, come custode della
    fede sia anche quella di avere la stessa attenzione sia per le “pecore” che
    sono in dietro – le cosiddette conservatrici – così come per quelle che sono fuori
    dell’ovile, come abbiamo visto fare molto bene; ma anche per quelle che
    vorrebbero scappare troppo avanti (le cosiddette progressiste o moderniste).
    Sono purtroppo questi due estremi che si alimentano a vicenda. Ognuno degli
    estremi si espone a pericoli (come le pecore di un gregge che si
    disperdono). Solo che mi pare che ci sia più intransigenza verso le pecore
    ritardatarie che per le “progressiste”. Per andare a un esempio storico,
    vediamo come Lutero che, forse in un primo tempo voleva solo riformare (mi
    piacerebbe di più rinnovare), la Chiesa, alla fine creò una frattura
    dolorosissima che faticosamente si cerca di ricucire per fare il famoso solo
    gregge con un solo pastore. Lutero era una pecora un po’ troppo fuggitiva, o no? E
    cosiderava il papa un anticristo. Come vediamo, non è tanto facile conciliare queste due
    anime senpre presenti nella Chiesa. S. Caterina da Siena, che pur scrisse
    lettere molto forti al papa di allora, lo considerava però “il dolce Cristo
    in terra”. Così sono i santi! Sono essi – piccoli o grandi, conosciuti o
    sconosciuti -, i veri rinnovatori della Chiesa! Preghiamo perché tutti siamo
    chiamati alla santità! Che ne dite?
    Buona giornata nel Signore!
    Claudio di Trento

  10. Al di là della sicura buona fede del papa in certe sue affermazioni in contesti di affabile colloquialità, dove il rigore della forma forse puo’ offrire qualche lato debole, non bisogna pero’ dimenticare l’evangelico monito alla chiarezza sul “SI SI” & “NO NO”. Che non è certo uno slogan, ma richiama il dovere fondamentale di coerenza con la Verità, senza compromessi e mezze misure.
    Ognuno di noi puo’ verificare quasi ogni giorno il potenziale distruttivo di questi “SO SO” & “NI NI”, specialmente quando vengono pronunciati ad “alto livello”.

  11. Non so se questo Papa mi piace o non mi piace, so che è il Papa che, come mi insegna la Chiesa, lo Spirito Santo ci ha dato.
    E forse non è importante per la mia salvezza che il Papa mi piaccia.
    So che voglio cercare di stare al mio posto nel solco di questa Chiesa che mi ha salvato e quindi non voglio farmi tentare da fughe in avanti.
    Preghiamo e stiamo uniti e vigilanti.

    Con stima

    Marco Bolla

  12. Articolo perfetto e che rispecchia in modo veritiero la triste realtà. Comlimenti ancora, siete dei fuoriclasse del giornalismo.

  13. Mi sento confuso e mi rendo conto di vivere in un’epoca di grande relativismo, per non dire di grande confusione. Come può un Santo Padre rifiutarsi di dire la propria opinione su questo o su quell’argomento che riguarda la morale? Come può un Papa dire che non è nessuno per giudicare comportamenti contro natura? Nessuno parla di condannare apertamente ma almeno avere il coraggio di dire “questo è bene” oppure “questo è male”: è troppo chiedere ad un Papa di dire le cose con precisione teologica? Che Dio possa accorciare questi tempi di buio e che possa conservarci integri nella Fede fino alla fine dei nostri giorni su questa Terra.

    1. ma Ferruccio tu leggi quello che scrivi o leggi solo paperino?
      Mi pare che quello che tu contesti al Papa, dimostra solo che sei un po’ distratto ( a dirla eufemisticamente ) , visto che non dice per nulla come la poni tu: leggiti meglio tutto quello che dice il Papa e non solo estrapolare qualche frase come ti fa comodo e poi scrivi.
      Ma contestare fa tanto fine e impegnato!!.
      Capisco perchè sei disorientato
      ciao
      paolo

    2. ma dai Ferruccio,
      Il papa non ha parlato in quell’aereo di comportamento omosessuale. Ha Parlato che non è nessuno per giudicare un omosessuale che vuole servire a Dio. Una cosa è essere omosessuale, tutt’altra è praticare l’omosessualità. Per caso hai letto il catechismo della Chiesa riguardo agli omosessuali? Anche gli eterosessuali devono avere un comportamento integro e fedele se vogliono servire a Dio.

      Attenzione a non aprire le orecchie solo a quello che ti pare e poi, non ascoltare quello che il tuo interlocutore ti dici in verità.

      Il papa sta parlando seriamente sulla moralità nella politica e sulla vita publica. Sul quello che fanno agli immigrati e sulle ingiustizie. non sarebbe in se un giudizio morale della pratica di un paese che si dice cristiano? Purtroppo esistono tanti cristiani da paramenti e liturgia, che non riescono a vedere altro che bella musica e incenso. Essere Cristiani non è compiere un rito, ma vivere la vita di Cristo. La messa é il culmine dove consegnamo a Dio il bene che abbiamo fatto e chiediamo a lui la grazia e la forza di fare altrettanto. Non è un rito che di per sé deve essere fantasioso per riempire gli occhi…
      Pace e bene!

  14. Dopo tanti anni di lontananza mi sono riavvicinato alla Fede ascoltando per caso alcune parole di Padre Livio alla radio. Poi c’è stata la scoperta della voce umile, dolce, sincera e chiara di Benedetto XVI: avevevo capito che la mia conversione era solo il mio avvicinamento lento e difficile alla Verità, non la mia pretesa che Dio si adattasse e avvicinasse alle mie (presunte) necessità, debolezze, incostaze.
    Scoprivo che ogni volta che chiedevo a Dio quello che desideravo, Lui, ostinatamente, mi concedeva invece quello che mi era necessario.
    Come in cielo, così in terra. Non come in terra così in cielo.
    Ogni uomo, in ogni epoca deve poter avere la certezza che nonostante l’instabilità, la mutevolezza, il vuoto che contraddistingue spesso la vita, c’è qualcosa di sempre vero, sempre stabile, sempre colmo: credo che questo sia il senso della Chiesa, e immagino che il compito difficile dei papi sia quello di trovare sempre una nuova via, per ogni epoca, verso quell’unico faro di luce, e non invece di tentare di spostare il faro in basso perchè l’uomo oggi non è più in grado di alzare lo sguardo dai suoi piedi pucciati nel brago.
    La banalità mortifica anche il concetto più profondo.
    Perchè io non vado in pigiama al lavoro? Perchè dormo in camera mia con mia moglie anche se forse per la salute e il buon sonno di entrambi sarebbe meglio avere camere separate? perchè non vado in discoteca vestito in frac?
    Forse perchè i simboli servono a trasmettere messaggi e a certificare un’appartenenza, a confermare una convizione, a mantenere inalterato un concetto senza bisogno di confermarlo con le parole, a diffondere la notizia che nulla è cambiato: “la luce è qui, sempre, chi vuole la può seguire”.
    Se avessi avuto bisogno, per convertirmi, di qualcuno che mi dicesse che non dorme più nella stanza dei papi, che non mette più le scarpette rosse, che ha messo la croce d’oro nel cassetto, che in fondo abbiamo tutti ragione se cerchiamo il bene e la verità, ovunque essa stia.. sarei rimasto buddista.
    Prego per il Papa, perchè abbia il corggio di dire non quello che il mondo desidera e comprende, ma quello di cui ha realmente bisogno.
    Prego per me, perchè questo senso di disagio non smarrisca la mia fede e io possa trovare nel Papa quella luce fissa che illumina il cammino.

  15. Il brano che abbiamo letto è stato ben ponderato dagli autori: profondo e colto, riflette lo stato d’animo di coloro che hanno bisogno di certezze dottrinali cui attaccarsi per non vacillare, riflette lo stato d’animo di coloro che necessitano di regole chiare e di un catechismo scritto e possibilmente immutabile, così che l’impegno che hanno investito in anni di esercizi dello spirito non sembri diventare improvvisamente inutile. E’ paura quella che traspare da queste righe, paura per le sorti della Chiesa, di una Chiesa intesa come insormontabile valore oggettivo che mai deve mostrare esitazioni, che deve stare attenta per non cadere nelle provocazioni dei Suoi nemici e per non disorientare i suoi fedeli onesti.
    E’ quindi questo brano una legittima richiesta di ortodossia per il bene del popolo di Dio che vive nella Chiesa.
    Papa Francesco sembra a volte dimenticare questo Suo Popolo per aprire ai “gentili” e questo spaventa.
    Il figliolo rimasto fedele e obbediente vicino al padre, lo vede uscire di casa incontro al figliol prodigo e si sente lasciato solo, sente offesa la giustizia, teme che il gesto del padre venga equivocato e deriso dai servi, venga inteso dai nemici come un gesto di debolezza, come una apertura possibilista a giustificare il malcostume di quell’altro figlio… o peggio, come una accettazione del suo relativismo morale. Perché il padre non ha aspettato che il figliol prodigo si buttasse in ginocchio a implorare perdono? E in fondo al cuore, il figlio “ortodosso” teme per la sua vita che potrebbe essere messa in pericolo se le regole di prima non valessero più. Certo, non c’è solo egoismo nella sua preoccupazione per la santità della figura del padre: Certo, c’è anche amore per la Giustizia praticata e c’è un sincero desiderio di capire.
    E allora, a Gesù chiesero se era giusto pagare il tributo a Cesare… per poter misurare le sue parole ed accusarlo: Scalfari ha chiesto a Papa Francesco cosa fosse giusto. Forse quel giorno qualcuno se ne tornò a casa raccontando che Gesù diceva di pagare le tasse e qualcuno invece riferiva che Gesù era contro i Romani, e allora come ora, c’era chi isolava le parole dal contesto, chi estrapolava, chi sintetizzava. Ma certamente c’era anche chi aspettava la risposta di Gesù sinceramente mosso dal desiderio di Verità. Quindi le parole di Gesù furono “esatte”: “Di chi è l’immagine sulla moneta del tributo? Date a Dio quello che è di Dio”…
    “Ciascuno di noi” risponde il papa “ha una sua visione del Bene e anche del Male (…di ciò che è di Cesare e di ciò che è di Dio). Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. La Coscienza è frutto dello Spirito Santo. Anche chi non ha conosciuto Gesù sarà sottoposto al Giudizio, proprio in virtù del fatto che “ha una sua visione del Bene e anche del Male” e può “procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. Perché la nostra Fede non viene dalla cultura cristiana consolidata nei millenni, ma è un dono. In questo senso di dono, il Bene e il Male diventano soggettivi e Paolo può dire: “Chi ama non è soggetto alla legge”. Perché chi ama vive in Dio e chi vive in Dio da Lui riceve la conoscenza della volontà di Dio, conosce il Bene, e quindi ciò che è soggettivo nella persona isolata non lo è più nella Comunione: “Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene” questa è la prima forma di Comunione.
    La missione di Pietro è essere un pescatore di anime. anche quando la barca è così caricata che sembra stia per affondare.

    1. no, CoLot, non è così
      tu riporti le interpretazioni e distorsioni di repubblica e soci come fosse la sostanza di quanto dice il Papa
      ma non hai letto e riletto quello che Lui dice.
      Per fortuna concludi il tuo intervento dicendo le stesse cose del Papa.
      ciao
      paolo

  16. Era ora che qualcuno avesse il coraggio di dire come stanno realmente le cose. Un sentito grazie e le mie preghiere ad Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro per tutto quello che fanno per noi cattolici e per la Chiesa. Il primo a ringraziarli per la loro dimostrazione di fedeltà alla Chiesa dovrebbe essere proprio Bergoglio.

  17. Ben scritto, ben argomentato, ma c’è un problema. La chiesa cattolica non è una democrazia e si differenzia dal protestantesimo proprio perché i fedeli non sono liberi di interpretare le scritture, ma devono seguire la guida dei ministri del culto e, principalmente del Papa. Esiste un principio (dogma) secondo cui il Papa, scelto in Conclave grazie all’opera dello Spirito Santo, parla ed opera quale rappresentante unico del Signore. Quindi quello che fa e dice può non piacere, sorprendere, indignare, ma resta la voce di Dio. Il relativismo di cui l’articolo sembra accusare sua Santità consiste anche nell’apprezzare il Papa solo se la pensa come noi.

    1. …stai dicendo cose inesatte; quanto dice il Papa diventa magistero e dottrina quindi vincolante per la Chiesa e i fedeli solo quando ricorre al dogma dell’infallibilità, quando cioè si esprime ex-cathedra, e di norma si avvale di questa facoltà molto di rado nei pronunciamenti dogmatici. In tutti gli altri casi, per quanto autorevole sia il suo pronunciamento, non assume carattere dottrinale o dogmatico per cui può e deve essere criticato quando ciò che esprime o addirittura fa non è conforme all’ortodossia o risulti estremamente ambiguo e disorientante, altrimenti se fosse come dici tu, dovremmo accettare come dottrina anche i proverbiali comportamenti anticristiani e libertini di Papa Borgia. Inoltre il Papa non deve pensarla come noi o come qualche altro gruppo o ceto sociale, ma deve orientare il suo pensiero in accordo con la dottrina e il magistero che ci sono stati tramandati da duemila anni e che trovano il loro fondamento nelle Sacre Scritture e nella tradizione Apostolica. Mentre le epoche vanno avanti senza fermarsi, “la verità sta ferma e la vera forza è stare fermi con essa” (M. Sgalambro).

  18. A me può stare anche bene che ci si debba sottomettere a qualcosa di più grande, quello che mi chiedo è chi abbia realmente l’autorità di detentore dell'”interpretrazione autentica” della Verità e del Tutto.
    Ce lo avete voi cari Gnocchi e Palmaro? Ce l’ha il Dott. Ferrara? Ce l’hanno i Vicari che hanno preceduto Francesco?
    Mah, io lo dubito, davanti al Mistero, le vostre certezze e credenze svaniscono.
    Francesco prende finalmente atto di quello che una qualsiasi persona senza pregiudizi ha già capito da tempo ovvero che la ognuno è depositario di una piccola parte della Verità e che nessuno può arrogarsi il diritto di imporre la propria visione parziale agli altri.
    E’ destino dellle cose illusiorie di svanire prima o poi e ve ne dovete fare una ragione.

  19. Il Papa è il Papa, aspettiamo che parli “ex cathedra” e vediamo se qualcuno avrà ancora voglia di giudicare. “Non giudicate se non vorrete essere giudicati”, l’ha detto qualcuno un paio di millenni fa. L’innovazione viene vista, da chi non ha più elasticità mentale per età o per formazione culturale, sempre con sospetto e viene sempre osteggiata; è stato sempre così (Galileo docet). Dio ci salvi da questi catto-talebani, o la Chiesa Cattolica, cioè Universale, non sarà più tale ma relegata al rango di una setta. Se San Francesco non fosse stato tanto popolare sarebbe stato di sicuro bruciato come eretico, finalmente arriva un Papa “riformista” e lo vogliamo subito abbattere? Vabbè fate voi, tanto io sono stato scomunicato dal Ratzinger-pensiero, oltre che dal Canone.

  20. ho letto e riletto ( come altre volte ) Gnocchi e Palamro e mi ritrovo in ben poche cose.
    Va bene fare il giornalista per farsi leggere: ma dire cose che si vorrebbero eclatanti, ma che poi sono solo il loro pensiero e solo per farsi leggere ma non certamente per servire la verità.
    Perchè se così facessero non scriverebbero certe palesi e marchiane imprecisioni che poi li portanto facilmente a criticare il papa: ma che giornalisti sarebbero se non lo facessero!! Non fanno certamente concorrenza a Repubblica ma si adeguano al loro standard. Il ’68 torna sempre anche in loro.
    Quindi non credo proprio facciano un buon servizio nè alla verità nè alla Chiesa: lo fanno al loro giornale e ai loro articoli.
    Naturalmente continuerò a leggerli e continuerò soprattutto a verificare nell’originale quanto dicono
    Ciao
    paolo

    1. …non mi sembra che i due giornalisti di cui si parla siano contesi dalle varie testate giornalistiche per quello che scrivono, anzi mi sembra vero il contrario; infatti dopo questo articolo sono stati epurati da radio Maria, i loro libri difficilmente sono reperibili nelle librerie, praticamente introvabili in quelle cattoliche, inoltre non vengono mai ospitati in trasmissioni televisive. Normalmente uno fa il giornalista nella speranza che qualcuno legga quello che scrive (sarei stupito del contrario) per cui se i nostri volevano fare audience eclatanti hanno scelto una strada che più in salita non poteva esservi, sarebbe stato molto più vantaggioso accodarsi al pensiero unico imperante del cattolicesimo adulto e all’assordante coro di peana in favore del vescovo di Roma Francesco. L’accostamento al ’68 poi è decisamente ridicolo quanto paradossale, si vede bene che non hai la minima idea di chi siano i due autori e quindi parli senza cognizione di causa attraverso slogans di comodo.

  21. Diciamo che il solo pubblicare su Il Foglio di tal Giuliano Ferrara la dice lunga sulla visione degli autori e, dunque, su come bisognerebbe prendere le loro pretestuose argomentazioni, demagogiche nei confronti di quella parte di cattolici oltranzisti, incapaci di comprendere che, se davvero credono, e dunque credono anche all’opera dello Spirito Santo che guiderebbe la mano dei Cardinali in Conclave nella scelta del Vicario di Cristo, dovrebbero rendersi conto (e dunque accettare) che questo è il Papa che Dio ha scelto per guidare la Chiesa in questo momento della storia dell’Uomo. Si sa, a volte le scelte di Dio sono misteriose, ma sempre insindacabili.

  22. Sono un credente che si è allontanato da una Chiesa ormai distante, sia nella forma che nella sostanza, dal vero insegnamento delle parole e delle azioni del Gesù evangelico; l’ultimo forte sussulto che a quello la richiamasse lo abbiamo avuto con Francesco d’Assisi e, da allora, solo pochi e isolati esempi noti, o molti ignoti e dunque, tutti, naturalmente incapaci di incidere e promuovere un cambiamento complessivo.
    Credo ci sia del vero nell’analisi dell’uso mediatico della simbologia fatto da Papa Francesco.
    Ma il mio giudizio è ancora sospeso e non privo di speranza. So bene che una croce di ferro e una borsa sdrucita non sono tutto. Ma il tempo materiale di un papato è molto breve, e se si vuole riportare questa Chiesa del terzo millennio ai suoi valori fondanti servono chiarissimi e riconoscibili segni delle proprie intenzioni.
    Certo, poi servono anche i fatti.
    Se Papa Francesco rifonderà nella loro stessa ragion d’essere le finanze vaticane, se avvicinerà l’uomo e la sua coscienza e la sua stessa concezione del bene e del male, alla Chiesa che avrebbe voluto Francesco d’Assisi, facendo sentire la Chiesa più vicina all’uomo e alla sua coscienza, se torneranno a crescere le vocazioni e l’impegno e la partecipazione, se un mondo ormai unico ma tragicamente ineguale vedrà naturalmente crescere l’influenza positiva della Chiesa nel suo sociale… e se anche fosse riuscito ad iniziare questo cambiamento con la forza sufficiente perché possa proseguire anche dopo di lui, allora quella croce e quella borsa avranno avuto un senso. E la Chiesa tornerà ad essere la mia Chiesa.

    1. caro Antonio,

      sono molto dispiaciuto nel leggere il rammarico di questo suo distacco, sofferto e quasi, sembra, inevitabile.
      Mi pare pero’ perlomeno esagerato dire che “l’ultimo forte sussulto che a quello la richiamasse lo abbiamo avuto con Francesco d’Assisi” … mi pare una affermazione completamente fuori luogo e antistorica.
      La Chiesa è fatta di tantissimi peccatori e di (pure) tantissimi santi, che davvero sono stati una storia di Luce (e in questo termine ci metto tutto quanto di umanamente grande) che ha attraversato i secoli, prima e dopo il “poverello” di Assisi. E continua oggigiorno, non necessariamente sotto i riflettori dei mezzi di comunicazione.
      Con affetto.
      Luigi

      1. Caro Luigi,

        certo. So dei tantissimi santi, e lo avevo anche scritto.
        Ma il punto in discussione qui era il comportamento di questo nuovo Papa e il dubbio sulla pregnanza e persino lo scopo dei suoi gesti simbolicamente dirompenti e di alcune sue parole audaci e forti, che lasciano intuire il desiderio e l’intenzione di indirizzare la Chiesa tutta su un cammino di cambiamento volto a tornare, semplificando all’estremo, dallo IOR a San Francesco.
        D’altra parte solo il Papa, seppure in un tempo sicuramente più lungo del suo stesso magistero, potrebbe riuscire in una simile impresa, che certo non può essere alla portata di nessun singolo e neppure di diversi santi, soprattutto se non sono sotto i riflettori dei mezzi di comunicazione.
        Con altrettanto affetto
        Antonio

  23. Immagino che i due giornalisti siano coscienti delle molte svolte dottrinali della Chiesa in passato, o dei suoi adattamenti alla ‘situazione storica concreta’, a partire dalle discussioni tra discepoli di Gerusalemme e di Edessa, continuando col Concilio di Nicea (convocato dall’Imperatore Costantino nel suo palazzo, e da lui reso cogente), passando per la svolta riformista intorno all’anno Mille, e così via. Immagino anche che siano coscienti che il Papa che ha fatto maggior uso del sistema mediatico, e che per questo è stato osannato ed ora anche santificato, è stato Papa Woytila, che però diceva cose che ai due giornalisti penso stiano bene. Spero proprio che il motivo di tanto sdegno non stia in quello che Papa Francesco sta facendo nel governo della Chiesa, questo sì innovativo.

  24. Mi spiace ma non concordo con questo articolo.
    Il cardinale Martini sosteneva che è sbagliato credere che la Bibbia sia priva di errori. Ecco, credo che questo Papa stia finalmente mettendo la mano a questi errori e, con calma, punti a correggerli.
    Può farlo. E’ il Papa. «Quello che legherai sulla terra sarà legato anche in cielo, e quello che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche in cielo». E’ il mandato che Gesù conferì a Pietro, né più né meno.
    Quando Francesco dice di seguire la nostra coscienza in realtà non sta affatto incitando al libertinaggio. Il rimorso – cioè la consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato – è una cosa tremenda, che toglie il sonno anche per anni, e con la quale è impossibile convivere senza un pentimento sincero. Di rimorso si può anche morire.
    Ecco, il Papa dice che il peccato è la cosa che dà rimorso. Sic et simpliciter. Non è il pensiero di un piacione.

    1. Certamente la Bibbia ha diversi livelli di lettura, legati a fattori contingenti alla stesura. Dire poi che ci sono degli errori puo’ anche essere, tutto sta a capire quali siano questi errori … e dopo 2000 anni la cosa diviene cosi’ improrogabile solo perchè lo dice il card. Martini ? Se questi eventuali errori fossero davvero un ostacolo, penso che Gesu’ stesso avrebbe “rimediato” senza possibilità di ambiguità, non le pare ?
      Quanto alla coscienza, termine troppo abusato, si intende “retta” coscienza. Lascio ad altri i kilometrici approfondimenti del caso, ma l’aggettivo fa la differenza. I serial killer o gli spacciatori di droga o i pedofili o chi cambia un partner al giorno con la stessa facilità con cui cambia d’abito, la coscienza ce l’hanno eccome. Purtroppo la perseveranza nel peccato ottunde queste coscienze, che si “disseccano” ed “ammutoliscono”. Certamente la misericordia divina non manca di lanciare le sue ancore di salvataggio, ma se uno si rifiuta di accoglierle, queste ancore, la coscienza se ne rimane bella e imbalsamata. Il fatto che il male esista, e innumerevoli persone ne siano fieri portabandiera, significa che quelle coscienze sono di fatto anestetizzate. Non penso proprio che milioni di individui se ne vadano belli belli a nanna la sera in conflitto sistematico con la propria coscienza e rosi da profondi ed amletici dubbi. Sarebbe quantomeno fantasioso. Certamente molti, ma non tutti. E quanti “molti” ? Da qui il comando del Signore per l’annuncio (e la testimonianza) della buona novella. Strumenti umani (certamente miserrimi) per il risveglio di queste coscienze assopite.

      1. Gentile Luigi, la ringrazio della sua risposta e mi permetto di “rilanciare”.
        Lei si chiede quali siano gli errori della Bibbia. Secondo me sono tutte le cose in contraddizione col cuore del messaggio biblico.
        Prendiamo per esempio il Nuovo Testamento. E’ fuori di dubbio che il nucleo del messaggio evangelico sia l’amore e l’accoglienza. Ecco, tutto ciò che, nel NT, contrasta con questi due principi secondo me è un errore.
        Guardiamo agli strali che Paolo lancia contro gli omosessuali, da lui accostati agli assassini e ai ladri (1 Cor 6,9-10). Io non voglio fare demagogia, voglio solo chiedermi, insieme al Papa: “Se uno è gay ed è una brava persona e cerca Dio, chi sono io per giudicarlo?”. A qualcuno queste parole saranno risuonate scandalose. Per me, invece, sono soltanto la dovuta correzione a questa esagerazione dell’apostolo delle genti.
        Cordialità.

        1. Caro Stefano, Lei ha torto, la Sacra Scrittura è inerrante e quindi nepure il Papa può permettersi di contraddirLa (essa appartiene al Depositum Fidei), di conseguenza non può essere contraddetto neppure San Paolo, che sulla questione è stato chiarissimo: “[6]Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. [7]In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. [8]Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! [9]L’abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!”… “[11]Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; [12]infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.”
          Un consiglio finale: lasci perdere il cardinal Martini!

    1. Certamente, ma si intende RETTA coscienza, altrimenti stupratori, pedofili, abortisti, mafiosi, serial killer, uxoricidi, ecc. per salvarsi dovrebbero seguire la loro coscienza e continuare così? E magari peccherebbero se, contravvenendo alla propria erronea coscienza, iniziassero a vivere virtuosamente?
      Credere che la la coscienza spinga sempre e solo verso il bene oggettivo è anticristiano e non tiene conto del peccato originale: in realtà molte persone di tutte le categorie sopracitate ritengono GIUSTO comportarsi così!
      E l’ignoranza non scusa perchè ognuno ha il DOVERE di informarsi (l’ignoranza invincibile è roba da ritardati o da persone che non hanno mai sentito parlare di Cristo).

  25. Vi riporto una mail che scrissi a Messori, Introvigne, Socci e Langone:
    MONDANITA’ SPIRITUALE

    Ma quando Papa Francesco, ripetutamente, avverte che il maggior rischio che corre la Chiesa dei nostri tempi è quello della “mondanità spirituale”, si rende contro che il maggior indiziato di tale pratica è proprio Lui?
    Chi, se non Lui, con i suoi discorsi, le sue lettere, ed i suoi incontri cerca di farsi bello al mondo (Papa Piacione lo ha definito, causticamente ma giustamente, Massimo Fini), piuttosto che rendere bello il mondo proclamando, senza se e senza ma, la Via – la Verità e la Vita?
    Ciò non toglie che mi possa venire il dubbio che forse era proprio questo il Papa che ci voleva in questo momento storico.
    E che le parole sulla mondanità spirituale gliele metta in bocca direttamente lo Spirito Santo, senza che Lui nemmeno si accorga di stare predicando bene ma razzolando male.

    Invio questo messaggio ai quattro intellettuali che io ritengo i maggiori apologeti cattolici italiani di questo tempo; scusate se vi ho accomunato in un unico messaggio, diminuendo la possibilità di ricevere un vostro riscontro.
    Riscontro (risposta) che naturalmente gradirei molto avere.
    Ad ogni modo, rimarrà inalterata la mia stima nei vostri confronti.

  26. Lo Spirito Santo ispira il Conclave. Ma i cardinali elettori sono liberi di ascoltarlo o meno. E Dio permette anche le scivolate. Papa Francesco dovrebbe misurare il suo carisma con gli applausi del mondo : se sono molti, cambi strada, e’ contro il Vangelo. Segue il Paolo VI prima maniera, che credeva nella primavera della Chiesa ; salvo risvegliarsi in un inverno tempestoso, perch’e post Concilio Vaticano Ii somiglia – eccome – alla post assise di Nicea, quando presbiteri, vescovi e persino l’ allora successore di Pietro erano succubi dell’ oratoria di Ario. E padre Livio non puo’ appaludire un Pontefice che sconfessa quello che Radio Maria trasmette tutti i giorni. Sarebbe una contraddizione invincibile. Paolo contesto’ Pietro quand’ era necessario ; e sant’ Atanasio alzo’ la voce col Vicario di Cristo del suo tempo perche’ stava prendendo una brutta piega. Quando il vescovo di Roma afferma che ripudia il proselitismo, smentisce il Vangelo ; e non c’e’ rispetto che mi tenga a censurarlo.

  27. A me dispiace leggere tante critiche ad una persona che sta lavorando molto.
    Il Papa viene criticato molto, da più fronti, sembra che qualunque cosa dica o faccia scontenti qualcuno.
    A me Bergoglio piace, mi piace il modo in cui ha vissuto prima di diventare Papa, non so se andando avanti cambierò idea.
    Trovo eccessivo che i giornalisti che hanno scritto questo articolo siano stati licenziati, penso avessero diritto di dire come la pensano.

  28. Carissimi tutti

    ho letto con interesse le critiche al Papa
    e mi è parso di cogliere più che del veleno
    qualche dubbio e perplessità …. di molti cattolici che
    prima e dopo il Concilio ne hanno viste di cotte e di crude ….

    si potrebbe svarionare sugli opposti estremismi
    che spesso hanno impedito al cattolicesmo posizioni equilibrate e temperanti
    (prima si emarginano i separati, i protestanti ed i pensatori liberi
    e poi si abbracciano gli abortisti, gli acattolici e gli atei)

    ma il problema non è questo ….
    il problema sono le anime semplici, fragili e oneste ….

    e qui occorre tentare di capire ….

    Se il Papa parla il linguaggio del mondo per evangelizzare
    probabilmente fa sua la logica e le strategie di Paolo, che due millenni fa ai Corinzi scriveva:

    Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero:
    mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge.
    Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare coloro che sono senza legge.
    Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno.
    Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro. [1 Corinzi 9,19-23]

    Se invece il Papa vuole riscuotere attenzioni ed approvazione dal mondo …. ne renderà di sicuro conto a Dio ….
    Solo Dio infatti sa quale spirito anima il Santto Padre ed i suoi critici ….

    Il beneficio del dubbio e le possibilità di buona fede vanno comunque lasciate aperte
    sia per il Papa che per i suoi Critici …..

    le epurazioni portano solo acqua al mulino dei nemici della Chiesa
    che vedono così legittima ogni tipo di critica alla fede cattolica … a patto di non criticarne il Capo Supremo ….

  29. Antonello Rodriquez

    Un papa che fa aprire gli occhi alla Chiesa e che sconvolge i falsi benpensanti. Chi si lamenta delle parole dette da Bergoglio è esponente di una Chiesa che per millenni è stata repressiva, di fatto secolare, ingerente nella vita di ognuno di noi, bacchettona, fuori dalla realtà del mondo moderno.
    Nel nome del Santo Francesco, Bergoglio vi mette di fronte ai vostri peccati che fino adesso avete fatto finta di non vedere e l’unica cosa che siete capaci di dire e condividere è “Questo papa non ci piace!”.
    La verità è che tutti voi che lo criticate in realtà non lo meritate, e ho pena per voi che non riuscite a capire il suo linguaggio.
    Finalmente un papa dalla parte dei poveri.
    Che il Signore ce lo conservi a lungo!

    1. Ci scusi tanto Antonello, prima di dire certe imprecisioni si informi un tantino.
      La storia della Chiesa non si può riassumere con quelle due righette arroganti che ha scritto lei.
      I poveri più poveri sono gli uomini senza Dio (che magari sono pure miliardari). Il fatto che il Papa richiami spesso le periferie esistenziali, lo definisce un Papa più che mai sensibile ai tempi correnti. Forse che Pio IX (si proprio lui, l’ultimpo “papa-re”), Leone XIII, Pio X, Pio XI, PioXII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Papa Luciani, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (solo per citare gli ultimi) non lo sono forse stati ?? Chi lo pensi è semplicemente disinformato o totalmente lontano dalla verità storica.
      La richiesta di chiarezza espresse da molti in questi threads, che per alcuni suona come una velata critica al pontefice e per altri come una irrimediabile offesa, altro non è che una richiesta di protezione e tutela dell’immenso quanto ineffabile patrimonio della Fede, tramandatoci da 2 millenni, da parte di chi piu’ ne ha autorità. Richiesta legittima che nasce al contempo dal cuore e dalla ragione, che sono a fondamento della stessa nostra libertà, il cui pieno esercizio è condizione irrinunciabile per le nostre scelte. Anche in tema di fede.

  30. Purtroppo l’ottusità è uno dei grandi mali degli uomini… pur di non assumersi le proprie responsabilità, di riflettere sulle scelte e pensare bene prima di permettersi di giudicare…il Papa poi, dico io! voi sì che siete persone umili, un vero esempio: complimenti!
    Crescete e prendetevi la responsabilità della vostra vita e della vostra fede! la religione non è un gregge di pecore che deve seguire un pastore, ma è amore, speranza, disciplina e dunque cambiamento ed apertura. Sicuramente non riesco a provare simpatia verso coloro che chiamate “normalisti”, perchè il concetto stesso di “normale” è razzista fin nel midollo.
    Provo pena per voi, ma visto bisogna dare il buon esempio, nella misericordia pregherò che vi si apra il cuore e riusciate a schiacciare il raziocinio smodato e sì strumentale chè vi mettete addirittura al di sopra del vicario in carica! Chiedete perdono a voi stessi, perchè un’esistenza priva di fede (e quella da voi qui manifestata sicuramente lo è!) ed ipocrisia è la peggior condanna che un uomo possa imporre a se stesso.

    Prego per voi, prima ancora che per Francesco…un Papa che sta ridando al mondo intero valore, amore e speranza: fede!
    Chiara

    1. gentile Chiara,
      ho scritto un commento un po’ vigoroso nel manifestare il mio diissenso sull’articolo in questione. Non è stato pubblicato, Quindi, mi limito ad affermare che mi identifico nelle sue parole. Perchè ? Ciò che mi ha colpito dell’articolo è l’assenza di umiltà e l’esibizione di un esasperato intellettualismo. Alla faccia delle semplicità delle parole dei Vangeli. Grazie, con stima. Massimo

  31. Concordando con quanti hanno fatto notare l’inutilità e la sciocchezza del titolo “questo Papa non ci piace” – e che sicuramente non è dei due autori dell’articolo ma una scelta infelice giornalistica… – dicendo ciò appunto, l’articolo non è affatto offensivo. Certo, si può essere d’accordo o non d’accordo sul contenuto, si può rispondere esprimendo prove che dicano il contrario o mettendo a fuoco ciò che è incomprensibile e che da inevitabilmente origine alla mole di confusione che stiamo vivendo.
    Ma certo è che l’atteggiamento assunto da Padre Livio è vergognoso e soprattutto ipocrita.
    Il concetto del Papa “piacione” è del resto una invenzione giornalistica, mediatica fin dai tempi di Giovanni Paolo II definito “l’atleta di Dio”, salvo poi scagliarsi addosso quando difendeva la Famiglia, la vita umana fin dal concepimento, ecc…
    Strano che nessuno però si è dato da fare in questi 8 anni in cui tutto si poteva dire contro Benedetto XVI… persino da TV2000 che vergognosamente ha fatto pelo e contropelo al Papa Emerito dopo il primo turbine mediatico del Papa venuto dalla fine del mondo….
    Insomma, su Benedetto XVI si poteva e si può ancora dire di tutto contro, ma guai a dire qualcosa di Bergoglio, due pesi e due misure, Papi di serie a e di serie b…. Ci sono persone diventate sante nella Chiesa e alle quali certi Papi del proprio tempo non piacevano proprio….. non mi risulta che esista una scomunica nell’esprimere le proprie opinioni in modo garbato come sanno fare Alessandro e Mario, resta il titolo infelice è vero, ma possibile che nessuno invece di liquidare il tutto con il fariseismo non è in grado piuttosto di ribattere, portando prove, che i due autori si sono forse sbagliati?
    Il contraddittorio è un grande dono della Chiesa, non uccidiamolo …..

  32. Hanno sbagliato sia Gnocchi e Palmaro che Padre Livio. Gnocchi e Palmaro, pur avendo scritto un articolo i cui contenuti sono abbastanza condivisibili, non possono titolare “Questo Papa non ci piace”. E’ un affronto allo Spirito Santo. Pur con tutte le perplessità che può suscitare, stiamo sempre parlando del Vicario di Cristo – anche se lui fa di tutto per apparire e sembrare un curato di campagna, è pur sempre il Vicario di Cristo – e se questo è il Vicario di Cristo in questo momento storico, vuol dire che allo Spirito Santo così è piaciuto. Di Santi che hanno dissentito dai Pontefici ce ne sono stati, così come ci sono stati Pontefici forse un po “deboli”, ma non credo che alcun Santo abbia mai avuto a dire: “questo Papa non mi piace”. Piuttosto credo che i Santi, anche quelli più contrastati dai Pontefici, abbiano sempre pregato per il Santo Padre e la Santa Chiesa.Gnocchi e Palmaro avrebbero almeno potuto concludere con un “preghiamo per Lei Santità”. Quanto a Padre Livio, ha sbagliato anche lui, perchè non è possibile privare Radio Maria di conduttori come Gnocchi e Palmaro. Da Pastore (non da conduttore di Radio Maria), avrebbe sicuramente potuto redarguire Gnocchi e Palmaro, e richiamarli ad un atteggiamento più delicato verso il Papa, pur manifestando il loro (lo ripeto, in larga parte condivisibile) dissenso. Il fatto poi che Gnocchi e Palmaro abbiano scritto quello che hanno scritto, cosa ha mai a che vedere con le (bellissime) trasmissioni che essi hanno condotto e che avrebbero ancora potuto condurre su Radio Maria? E’ stato buttato via il bambino con l’acqua sporca (senza offesa per Gnocchi e Palmaro, è solo un modo di dire per enfatizzare l’atteggiamento eccessivo di Padre Livio). Sono un sostenitore assiduo di Radio Maria e continuo ad esserlo, nonostante credo che ultimamente sia un pò cambiato (secondo me in peggio) il livello della radio. Non faccio nomi, ma ad esempio è un mistero il perchè di certe trasmissioni di Mariologia bellissime e seguitissime, ma che da tempo non vanno più in onda in diretta, senza sapere il perchè. Quanto a Padre Livio, lo definirei un … “normalista”. Io glielo dico sempre: Padre Livio stia attento alla .. “tiepidezza” … specie nei commenti alla stampa .. 😉 … ma lui non ascolta … Prego per Gnocchi e Palmaro, per il Pontefice, per Radio Maria, per Padre Livio, per Riscossa Cristiana. Un saluto con Amicizia!

  33. Luigi Macchiarulo

    La cosa che più mi stupisce è che i due siano stati licenziati da Radio Maria, per aver sostenuto le tesi che Radio Maria sostiene da sempre.
    La mia chiesa è quella di Francesco, non quella di Radio Maria. E’ tempo che ognuno invece di pretendere certezze cominci a capire che bisogna fare scelte personali, rispettando le scelte degli altri. Questo è l’insegnamento più importante di Francesco.

  34. come persona che cerca di vivere da cristiano (ossia: coerenza con i valori e gli insegnamenti, enunciati da Cristo nel Vangelo), mi trovo a disagio con un articolo simile. Articolo in cui gli autori fanno sfoggio di presunzione e saccenza, paroloni per me incomprensibili (sineddochem metonimia). Salvo ignorare la semplicità disarmante dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli. Salvo ignorare l’umiltà di Papa Francesco nel richiamarsi a San Francesco. Salvo ignorare la semplicità, la misericordia, l’amore per gli altri (tutti gli altri) del Santo di Assisi. Ma come ci si può permettere di scrivere ” … Una partitura ben scritta e ben interpretata, se si vuole, ma priva del quid che ha reso unico lo spirito di Francesco, il santo: la sorpresa che spiazza il mondo. “, sminuendo la figura papale ad un imitatore da avanspettacolo ? E, allora, io – essere umano peccatore – che provo a mitigare la mia indole leggendo il Vangelo e L’imitazione di Cristo, cosa sarei per i due autori ? Ogni epoca ha i suoi profeti, e mi vien da domandare: i due autori, ove fossero vissuti al tempo di San Francesco, come avrebbero giudicato (perchè essi, ignorando il Vangelo, giudicano, eccome) il Santo ? A me pare che certi soloni interpretino la fede come una prerogativa intellettuale elitaria, anzichè come un dono da condividere con gli altri; come una nuvoletta di – presunta – purezza, sulla quale adagiarsi per vivere incontaminati. Un po’ di modestia non farebbe male.

  35. Con una cosa soltanto mi sono trovato in accordo, in tutto l’articolo di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, e cioè che effettivamente (e finalmente!) ora «la “carne di Cristo” viene cercata altrove»: altrove rispetto ai paramenti, agli oggetti, ai formalismi di curia (o meglio di corte). Questi, sì, sono un illusorio facsimile del Corpo Mistico, mentre non lo sono i poveri, i deboli, gli esclusi. Sostenere con snobismo che il papa dice alla folla proprio quello che la folla vuole sentirsi dire, è forse un modo per mascherare il fatto che il papa dice invece ciò che non si vorrebbe sentirsi dire? Che bisogna, cioè, uscire dalle proprie torri d’avorio, scendere sulle strade – le moderne strade per Gerico – e toccare (sì, toccare) le piaghe di Cristo, piaghe che oggi magari hanno la pelle nera? Altro che messaggio liquido. Più facile è cavillare di dottrina, codici e liturgia, ma come il sacerdote e il levita, guardare dall’alto la sofferenza dell’uomo e passare oltre. Matteo 25 dice chiaramente che cosa sarà a salvarci, e non sono né i paramenti né la certezza dottrinaria né i sofismi intellettualistici. Ieri l’elemosiniere pontificio stava in curia a firmare pergamene, oggi è a Lampedusa. Cos’è più vicino al Vangelo?

  36. francesca poluzzi

    Giovanni scrive: “Matteo 25 dice chiaramente che cosa sarà a salvarci, e non sono né i paramenti né la certezza dottrinaria né i sofismi intellettualistici.” Ma, veramente, per la certezza dottrinaria i santi hanno dedicato e sacrificato la vita…fino al sangue. I Comandamenti, il Credo, gli articoli di fede definiti in dogmi sono ciò che abbiamo di più prezioso.
    Con ciò non si può negare quanto dice il Papa :«Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del pas-
    sato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante.” Su questo punto, noi fedeli alla Tradizione dobbiamo riflettere seriamente: purtroppo ho visto con i miei occhi molte realtà di questo genere, nell’ambiente, a cominciare da me stessa…
    Francesca

    1. Cara Francesca, naturalmente il papa dice le cose molto meglio e molto più giustamente di me, centrando il punto. E sono d’accordo con te che dalle parole di un papa sia bello e utile lasciarsi interrogare, più che mettersi a criticarle (chissà poi dall’alto di quale cattedra). Quanto a ciò che ho scritto io, davvero mi pare che in Matteo 25 di certezza dottrinaria non si parli. E in generale mi pare che Gesù nel Vangelo metta in crisi molte persone che pensavano di avere questo tipo di incrollabili certezze (una crisi ben salutare, secondo me), e che incoraggi al movimento, al fare dei passi. E che invece si esprima duramente verso chi dalla certezza finisce nel legalismo, specie il legalismo che condanna gli altri. E a questo proposito vorrei dire che l’argomento del sangue versato dovrebbe far riflettere anche in altra direzione, perché, almeno negli ultimi quindici secoli, a perdere la vita sono non sono stati tanto gli uomini di fede che hanno improntato il loro operato e le loro parole alla “sicurezza” dottrinale, quanto piuttosto quelli che hanno cercato di svincolarle dalle visioni statiche e involutive. Sigieri di Brabante è finito al rogo (anche) per cose che tre secoli dopo Ignazio di Loyola, difensore dell’ortodossia tridentina, avrebbe potuto tranquillamente affermare. Sui comandamenti, Matteo spiega in più punti che Gesù non abolisce la Legge, e però la riassume in un comandamento nuovo: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Noi invece invece abbiamo esteso, scrivendo codici su codici, chiosandone gli articoli e poi le chiose stesse. Tutta mirabile sapienza, ma non perdiamoci nei codici dimenticando il comandamento nuovo. È a questo comandamento che ci richiama il papa (e anche a quell’altro: «Va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi») ed è forse questo a turbare e infastidire molti di noi.

    1. Io seguo la dottrina della chiesa, seguo Papa Francesco e non vi trovo contraddizione in tutto ciò che dice Papa Francesco..non vedo l’ imbarazzo dei cardinali..ma qualora vi fosse (da parte di alcuni) significa che non riescono a comprendere fino in fondo quanto è grande il dono che ci ha fatto il signore con questo papa..che oltre a mettere in evidenza il rispetto della vita, il concetto di famiglia inteso tra uomo e donna si spoglia (eccolo Francesco) di ogni presunzione e va dal fratello lebbroso per accoglierlo e sensibilizzarlo. Mario Palmaro è un grande giornalista e lo adoro, prego per lui e che possa tornare presto a radio maria…allo stesso tempo gli chiedo di meditare molto su quanto è grande papa francesco…non troverai nulla di diverso da quanto diceva benedetto xvi…entrambi sono amici e parlano giornalmente…torni a radio maria..la prego… è questo articolo che sta facendo soffrire molti cristiani cattolici come me.

  37. Epure anche Socci ha scritto sul giornale Libero una bella critica a Bergoglio contrapponendolo a ciò che veramente era s. Francesco…chissa se anche lui seguirà la sorte dei sopracitati autori riguardo radiomaria…

  38. Sinceramente è da un po di tempo che mi chiedo il perchè dei silenzi di Papa Francesco, sulla manipolazione da parte dei mass media dei contenuti di fede da lui esposti ; poi si è aggiunto il caso Pribke e ,a mio parere, se non gli si poteva fare un funerale in Chiesa perlomeno si sarebbe dovuta alzare una voce autorevole dalla Chiesa per ribadire una delle sette opere di misericordia spirituale :seppellire i morti……… Condivido le perplessità dei due giornalisti,ma, la Chiesa non’è un regime dittatoriale e ha spazio anche per le voci fuori dal coro che siano o no condivise , trovo perciò profondamente ingiusta la loro epurazione dalle trasmissioni di Radio Maria che tra l’altro ascoltavo con interesse e piacere! E’ proprio vero “Nessun profeta è accetto in patria”………………

  39. Comunque fate attenzione perché Scalfari ha ammesso di avere virgolettato come frasi del Papa parole che del Papa non sono state, erano interpretazione del dialogo con il Papa.
    Ad ogni modo, dire questo Papa “mi piace” o “non mi piace” si rischia, per l’estremo opposto, di comportarci come persone scriteriate.
    Il Papa è il Papa. E a lui, e solo a lui, è stato promesso da Gesù Cristo l’infallibilità nel confermare i suoi fratelli. Che piaccia a no. Che sia Pietro, Innocenzo III, Pio IX o XII o Francesco.
    Le cose importanti si giudicano dalla distanza, diamogli tempo.

  40. Non finirò mai di ripeterlo: occhio al “Papa buono” e occhio ai gesuiti. Difendiamo la nostra Chiesa perché sta ricevendo gli attacchi mortali su cui, si presume, la Madonna aveva cercato di avvertire il mondo. Il Papa prenda posizione SUBITO sulle seguenti questioni che stanno assillando la politica: 1) Vademecum OMS sull’educazione sessuale nelle scuole, 2) adozioni da parte di coppie gay, 3) matrimoni gay, 4) posizione nei confronti delle altre religioni. SUBITO.

  41. Alessandro mio! Tu che li ami e li conosci più e meglio di me, e mi hai insegnato a conoscerli e ad amarli, pensa al nostro grande Giovannino e al nostro grande Gilbert: che cosa direbbero di Papa Francesco se fossero qui oggi? Io non ho dubbi, si divertirebbero come matti.
    E non dimenticare quel che Papa Francesco ha detto a padre Spadaro nell’intervista su Civiltà Cattolica, subito dopo essersi definito un peccatore: “Sì, posso forse dire che sono un po’ furbo”. Furbo, io credo, di quella furbizia che era di Giovannino e di Gilbert, di quell’arguzia che sa strizzare l’occhio anche all’avversario perché può essere un avversario ma mai un nemico. E credo che dentro questa santa furbizia stiano anche certe scelte: che cosa è più importante ricordare agli uomini oggi? Che non sono giuste le nozze gay (che è vero) o che Gesù ci vuol bene? E che ci vuol bene così come siamo, non ci chiede di cambiare prima (“eravamo ancora peccatori e Cristo morì per tutti” scrive san Paolo)? Che sfida, per tutti, poter ricominciare da qui…

  42. francocordialefrancocordiale@gmail.comfrancocordiale@gmail.com

    NESSUNO GIUDICHI NESSUNO. MA ,INSEGNAVA MANZONI, “LE PAROLE HANNO UN SUONO IN BOCCA E UNO NELLE ORECCHIE”. Papa Bergoglio usa modi comunicativi “facili”. Tuttavia i problemi cui si richiama sono complessi e virtù dello Spirito é la Sapienza, fatta di discernimento, così poco gradito alle FOLLE MEDIATICHE DI OGNI COLORE. Pensiamo all’enorme problema delle MIGRAZIONI… o a quello ISLAMICO. Le battute facili, così gradite al grande pubblico, innescano reazioni MAI SUGGERITE DAL DIVIN PASTORE, CHE LE FOLLE ATTIRAVA, MA ANCHE FUGGIVA…CHE DALLA FOLLA VENNE INFINE CONDANNATO, LA QUALE GLI PREFERI’ BARABBA. I problemi esigono discernimento e chiamare i migranti e gli islamici “fratelli” non toglie la catastrofe della migrazione senza regole…o la tragedia dei cristiani massacrati per la loro fede, laddove domina il fondamentalismo mussulmano.

  43. Non si può affermare di voler vivere Cristo pur perseverando in un peccato che a Dio è aborrito e cioè l’omosessualità. Dire (chi sono io per giudicare) equivale ad arrendersi al nemico di Dio giustificando questa resa con l aver salva la vita. Non c’è vita al di fuori della croce, non ci sono scappatoie…o si vive negli insegnamenti che Nostro Signore Gesù ci ha lasciato e lo si fa per amore non per costrizione, oppure si sappia che si è scelto per padre colui che padre non è.

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