Ratzinger manda un messaggio proselitista e antirelativista – di Matteo Matzuzzi

di Matteo Matzuzzi 

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zzben16Benedetto XVI, Papa emerito, scende per un attimo dal monte su cui era salito un anno e mezzo fa, come Pietro sul Tabor, e ricorda che rinunciare alla Verità (quella con la V maiuscola) per dedicarsi ex toto corde al dialogo interreligioso nella speranza di realizzare la pace nel mondo è qualcosa di “letale per la fede”. Il proselitismo, dopotutto, ha anche qualcosa di santo, sebbene non sia tenuto in palmo di mano dal Papa regnante. Certo, la chiesa cresce per attrazione come disse ad Aparecida sette anni fa, davanti al cardinal Bergoglio incaricato di preparare il documento della conferenza latinoamericana poi divenuto programma del suo pontificato, ma è anche vero che Cristo “incaricò i suoi apostoli, e tramite loro i discepoli di tutti i tempi, di portare la sua parola sino ai confini della terra e di fare suoi discepoli gli uomini”.  Qualche giorno fa, la Pontificia università Urbaniana ha dedicato al teologo perito del Concilio, nonché prefetto custode della fede e Sommo Pontefice, l’Aula magna. E lui, Benedetto, ha mandato un  messaggio che sa tanto di lezione magistrale imbastita su uno dei terreni che più conosce, quello della Dominus Iesus giubilare, la dichiarazione della congregazione per la Dottrina della fede che scatenò polemiche furibonde fuori e dentro la chiesa, anche da parte di cardinali illustri la cui teologia in ginocchio oggi è pubblicamente lodata.

“Oggi molti sono dell’idea che le religioni dovrebbero rispettarsi a vicenda e, nel dialogo tra loro, divenire una comune forza di pace”, si legge nel breve benedettiano: “In questo modo di pensare, il più delle volte si dà per presupposto che le diverse religioni siano varianti di un’unica e medesima realtà; che ‘religione’ sia il genere comune, che assume forme differenti a seconda delle differenti culture, ma esprime comunque una medesima realtà”. Questa “rinuncia alla verità sembra realistica e utile alla pace fra le religioni nel mondo”, ma è “letale per la fede”, che “perde il suo carattere vincolante e la sua serietà, se tutto si riduce a simboli in fondo interscambiabili, capaci di rimandare solo da lontano all’inaccessibile mistero del divino”. Altro che Dio non cattolico, altro che Onu delle religioni da istituire secondo quanto dicono Zapatero e Peres, subito presi in parola da qualche settore curiale desideroso di novità all’ombra del cupolone. Si stanno eludendo, scrive il Papa emerito,  “le domande fondamentali della fede”, con il rischio di mettere “tra parentesi la questione della verità su Dio”, presupponendo “che sia irraggiungibile e che tutt’al più si possa rendere presente ciò che è ineffabile solo con una varietà di simboli”. Dottrina pura, che può anche creare quei “malintesi” che Walter Kasper quindici anni fa annotò metodicamente commentando le proteste di comunità religiose non cattoliche che vedevano spegnersi le fiammelle accese a metà degli anni Ottanta ad Assisi. Non è un caso che i commentatori americani, liberal o conservatori che siano, abbiano letto nel messaggio ratzingeriano un ammonimento severo al proliferare di “idee relativistiche” circa la verità religiosa.

Basta occultare la parola proselitismo, che Francesco definì in una delle sue interviste una “solenne sciocchezza”. Convertire si può e si deve, ma con delicatezza. E qui la dialettica dei due papi risale verso Francesco. Aprire le porte della chiesa, lasciando da parte codicilli e norme, se necessario anche la dottrina che piace tanto agli zelanti e agli intellettualisti bacchettati sabato scorso in chiusura di Sinodo, e guardare di più alle persone, come fece anni fa con una mamma di Buenos Aires che gli parlò del figlio cresciuto nei quartieri degli spacciatori: “Non va a messa”, disse al cardinale Bergoglio secondo quanto scrive Paul Vallely nella biografia del Pontefice regnante “Pope Francis – Untying the Knots”, ampiamente ripresa da Newsweek. E lui, subito, chiese se fosse un bravo ragazzo. “Oh sì, padre Jorge”, rispose lei. “Bene, questo è ciò che conta”, chiuse il discorso il futuro Papa Francesco.

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fonte: Il Foglio

7 commenti su “Ratzinger manda un messaggio proselitista e antirelativista – di Matteo Matzuzzi”

  1. Amatissimo, grande, umile e santo caro nostro papa Benedetto XVI : quanto ci mancano le sue parole( che non creavano malintesi ) e la sua presenza di Padre, garante e custode del Deposito della Fede.
    Questo suo messaggio ci va sentire più vicina la sua presenza, e ci dona coraggio. Grazie caro amato pontefice, papa J. Ratzinger. La S: Vergine Lo protegga.
    Silvia Marchegiani

  2. L’articolo su Newsweek riporta un’ altra ‘ perla ‘ di Bergoglio . Sua madre scopri’ che Jorge non studiava medicina , come le aveva sempre detto . Egli rispose alle richieste di spiegazioni della madre : ‘ Mamma , io non ti ho mentito . Studio medicina – ma medicina dell’anima ‘ ( da notare che Bergoglio non era piu’ un ragazzo , ma era intorno alla trentina , visto che fu ordinato sacerdote nel dicembre 1969 ).

  3. Alle volte ci si chiede quanta bellezza avrebbe potuto produrre un artista se non fosse morto giovane, si pensi ad esempio a Mozart, di cui Ratzinger amava suonare qualche brano. Ratzinger ha lasciato il pontificato ad una eta’ avanzata, ma il suo contributo teologico e umano potrebbe ancora essere peculiare per comprendere il mondo contemporaneo. La DI, che io ritengo tra i suoi scritti migliori, voluta fermamente da GPII, e’ un ritorno al vangelo perche’ mette Cristo al centro.
    Le critiche seguite alla pubblicazione partivano dal presupposto che il testo fosse in contrasto col messaggio di fratellanza universale(fratellanza che cosi’ intesa, estranea del tutto il divino) che il vangelo rappresenta, e quindi considerarono la DI irricevibile.
    Possiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se la DI fosse stata redatta sotto lo stesso B. Polemiche ancor piu’ feroci e il rischio di scisma. Per questo motivo ritengo che B sia stato parco nei pronunciamenti dottrinali e nei giudizi…

  4. Ma allora i sacramenti non sono necessari? La Santa Messa è un’opzione domenicale? Io spero che la risposta di padre Bergoglio a quella mamma di Buonos Aires, sia stata solo di consolazione, nella speme che quel ragazzo, prima o poi (?) si sarebbe avvicinato veramente a Cristo. Tale episodio stigmatizza il non plus ultra del relativismo!

  5. Forse Ratzinger da papa non avrebbe dovuto promuovere ad alti incarichi i prelati dediti alla “teologia in ginocchio”. Forse avrebbe fatto bene porre fine agli incontri interreligiosi ad Assisi invece di estendere l’invito anche agli atei. E l’elogio che fece al padre del protestantesimo ad Erfurt nel 2011? Queste ed altre azioni durante il suo pontificato hanno creato molta perplessità ai fedeli della Tradizione. Venne poi la “rinuncia” ed il nuovissimo titolo di “emerito”. E ora dobbiamo forse rallegrarci che il papa “emerito” abbia mandato un messaggio “proselitista e antirelativista”? Nessuno conosceva bene Bergoglio, e tutti i prelati neomodernisti come lui… Nessuno come Ratzinger conosce a fondo tutti i personaggi che hanno influito sulla Chiesa sin dal Vaticano ll (oltre 50 anni!).

  6. … Continua … Era teologo del Card. Frings al concilio, poi vescovo, poi prefetto della Cdf per moltissimi anni sotto GP ll, poi papa e ora papa “emerito”. Chi meglio di Ratzinger avrebbe potuto agire per fare camminare la Chiesa sul retto sentiero? Ora ci manda il messaggio “proselitista e antirelativista”: troppo poco e troppo, troppo tardi.

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