Referendum. Le ragioni di merito che depongono per un NO senza esitazioni

Domani, domenica 4, andiamo a votare. Abbiamo tempo dalle 7 del mattino fino alle 23. Ricordiamoci che per questo tipo di referendum NON ESISTE IL QUORUM. In teoria, se andassero a votare solo Matteo Renzi e Maria Etruria Boschi, genitori più o meno legittimi della proposta di riforma costituzionale, i “Sì” vincerebbero con il 100% dei voti. Tutto sarebbe valido e tutti saremmo fregati.

Andiamo a votare. E ringraziamo l’amico Carlo Cigolini, che ci ha inviato questo interessante e utile sunto dei molti motivi per segnare domani sulla scheda un “NO”.

PD

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zmldttMolte persone sono ancora incerte su come votare domenica, e sono confuse da messaggi contrastanti. Dopo aver letto, studiato, ascoltato, riflettuto io ho maturato la ferma convinzione che la riforma costituzionale che siamo chiamati ad approvare meriti un NO secco per molti motivi; ne elenco alcuni:

Perché la riforma non nasce dal basso, cioè da esigenze largamente sentite e condivise dalla gente, ma è stata imposta dall’alto a colpi di fiducia, imposta cioè da un governo prono ai poteri forti (v. direttive di JP Morgan) ma privo di legittimazione popolare ed in conflitto di interessi, avendo giurato di osservare lealmente la costituzione così come attualmente vigente, ad un parlamento che l’ha approvata in una composizione viziata da un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale e poco rappresentativo del corpo elettorale dopo che più di un quarto dei suoi componenti si è spostato dal gruppo di appartenenza originario in cui era stato eletto ad un altro.

Perché non c’è affatto corrispondenza tra i fini dichiarati dai suoi promotori con spot ingannevoli e gli effetti delle nuove norme, molte delle quali appaiono come uno specchietto per le allodole, a cominciare dal quesito referendario.

Perché se potevamo permetterci il bicameralismo paritario nel 1948 quando eravamo poveri e distrutti da una guerra mondiale, e ciò nonostante siamo riusciti a fare il “miracolo economico”, non si capisce perché dovremmo privarcene oggi che siamo tra le 7 nazioni più industrializzate al mondo.

Perché il senato non è un doppione superfluo, ma è diverso dalla camera quanto all’età richiesta per l’ elettorato attivo e per quello passivo, oltre che per le modalità di elezione, ed ha una sua identità e funzione che si perderebbero con un senato potenzialmente di diciottenni, e non ha senso privarsi proprio delle persone più mature per fare le leggi e deliberare, ad es., lo “stato di guerra” (art. 87 c.9)

Perché il risparmio che deriverebbe dalla riforma è irrisorio (un caffè all’anno a testa) rispetto all’abisso della spesa pubblica che deve essere tagliata in altri settori senza limitare la sovranità dei cittadini e la possibilità di eleggere direttamente i parlamentari.

Perché fare le leggi è una operazione delicata che richiede competenza e ponderazione, e la doppia lettura contribuisce non solo a farle meglio ma anche a far sì che l’opinione pubblica sia informata per tempo di quello che si discute in parlamento e possa farsi sentire all’occorrenza di fronte a certe aberrazioni di leggi che sono in cantiere.

Perché se si dovesse proprio tagliare un ramo del parlamento converrebbe eliminarlo del tutto, e si risparmierebbe molto di più abolendo la camera (630 deputati) piuttosto che il senato (315 senatori).

Perché l’Italia non soffre affatto di scarsa produzione legislativa, bensì di iper produzione, e non esiste il problema di evitare la navetta Camera / Senato, navetta che in molti casi resterebbe anche con la riforma.

Perché la riforma non apporta nessuna semplificazione nel procedimento legislativo ma lo complica, istituendo la bellezza di 16/17 procedimenti diversi per l’approvazione delle leggi, sparsi qua e là nel testo.

Perché il parlamento non è al servizio del governo, e tanto meno del partito di maggioranza relativa, ma parlamento e governo devono essere entrambi, ciascuno con le sue specifiche funzioni, a servizio del paese, e dovrebbero esserlo anche i partiti.

Perché la stabilità si ottiene favorendo coalizioni blindate che rappresentino la maggioranza dei cittadini e riscuotano la fiducia di entrambi i rami del parlamento, e non già con trucchetti quali astronomici premi di maggioranza e depotenziamento di un ramo al solo scopo di dare tutti i poteri ad un qualunque partito che, pur essendo di maggioranza relativa, sia minoranza nel paese e ciò nonostante potrebbe occupare tutti gli spazi di potere.

Perché il governo è in grado già oggi di far approvare le leggi dall’aula del senato e della camera in quattro e quattr’otto, sol che vi sia la volontà politica, attraverso il meccanismo dell’ “emendamento interamente sostitutivo” su cui porre la fiducia, come ha dimostrato la vicenda dell’approvazione della legge sulle unioni civili, e se lo fa già oggi, incurante delle prerogative del parlamento ed in aperta violazione del dettato costituzionale, che impone il previo esame in commissione di ogni disegno di legge (art. 71), figuriamoci con quale spregiudicatezza potrebbe agire se gli si dessero maggiori poteri di intervento sul parlamento.

Perché la funzione di “raccordo” che verrebbe affidata al senato è una patetica invenzione, una parola vuota che non esiste nel linguaggio giuridico costituzionale e non identifica in concreto nessuna precisa attività, né intellettuale né materiale (come quella dell’idraulico) ma evidentemente è stata usata per dare una parvenza di copertura ad un “refugium peccatorum” in cui regalare l’immunità a certi consiglieri regionali e sindaci scelti dai partiti.

Perché non c’è bisogno che il senato rappresenti le autonomie locali, perché i deputati non provengono da Marte ma già provengono dalle regioni nelle cui circoscrizioni sono eletti, ed i senatori cosiddetti a vita – che restano – comunque non avrebbero nulla a che fare con un senato che rappresenti le autonomie locali.

Perché una persona che è già consigliere regionale o sindaco non può fare bene anche il senatore, tanto meno se deve pure farlo gratis, e ancor meno se è donna e mamma lavoratrice.

Perché la costituzione già prevede le pari opportunità (= rimozione di ostacoli all’accesso alle candidature) , mentre l’equilibrio dei sessi nella “rappresentanza” (= eletti) è semplicemente irragionevole ed incostituzionale, perché deve risultare eletto chi prende più voti indipendentemente dal proprio sesso.

Perché non è ragionevole legarsi mani e piedi a questa Unione Europea, inserita di sotterfugio in vari articoli della riforma (55,70,117), al punto di non poterne più uscire senza una nuova riforma della costituzione in un momento in cui aumentano tra la gente le perplessità ed il disagio in merito alle sue politiche.

Perché si è persa l’occasione di stabilire norme che garantiscano l’effettiva indipendenza del Presidente della repubblica e della Corte Costituzionale dai partiti; anzi, le nuove modalità di elezione ne aggravano la dipendenza dalla pseudo maggioranza di turno.

Perché i corpi intermedi e le autonomie locali vanno favoriti e potenziati in quanto al servizio delle persone e delle comunità locali, anziché eliminati e svuotati per mettere le mani sul loro patrimonio.

Perché la disparità di trattamento tra regioni ordinarie e regioni a statuto speciale, che verrebbe accentuata, non è giustificata.

Perché tecnicamente la riforma è scritta proprio male (v. ad es. l’art. 70) ed in modo non comprensibile da tutti, contiene varie norme irragionevoli e non coerenti con i principi fondamentali della costituzione stessa, come hanno rilevato i costituzionalisti non compromessi col governo, si presta a generare maggiori conflitti di quelli che vorrebbe prevenire ed a favorire la corruzione, limitando il numero dei soggetti da “influenzare” da parte delle lobby.

Perché la libertà di cui godiamo merita di essere difesa dall’aggressione dei poteri forti, dei centri di potere esterni e dei loro adepti.

Perché non mi interessa cambiare per il solo gusto di cambiare, ma mi interessa solo una riforma che rappresenti un effettivo miglioramento, e non è certo questa.

Perché non si può rimanere indifferenti o equidistanti di fronte ad una truffa spacciata per ammodernamento.

6 commenti su “Referendum. Le ragioni di merito che depongono per un NO senza esitazioni”

  1. …e, più “populisticamente”, perché sarebbe meraviglioso, dopo la Brexit e Trump, far ingoiare un altro rospo, stavolta italiano, ai burattini EU ed ai loro burattinai della Premiata Ditta Soros & fratellini trepuntini.
    EXITALY!!!

  2. Perché l’abbiamo promesso a Renzi quando ha fatto approvare la scandalosa legge Cirinna’, ed ogni promessa è un debito.

  3. 1 a 0 per la UE, amici, palla al centro e avanti con la seconda partita, i cui risultati si sapranno forse domani. Speriamo che almeno gli italiani diano un chiaro segnale di distacco dalle politiche dell’Unione europea, sfiduciando il loro prestanome fiorentino. L’Austria con un presidente “verde”, chissà come saranno contenti i preti austriaci, adesso sì che esalteranno la “Laudato sì” dal pulpito, facendo magari corsi di indottrinamento per politici e religiosi su questo grande documento pontificio.

  4. Spero siano attendibili gli exit-poll ( salvo brogli): Ladies and Gentlemen, and now… RENXIT!!! Voglio vedere a che punto arriveranno pur di riciclarsi… come o rifiuti!!!

  5. Ormai è fatta, il vantaggio dei NO è già schiacciante, è IMPOSSIBILE che il risultato possa essere ribaltato: sono contento anche per il fatto che Prodi ha dichiarato che avrebbe votato sì!

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