Ritorniamo alle edicole mariane! – di Cristiano Lugli

Le edicole votive, nate dalla schietta religiosità popolare, sono oggi trascurate, spesso abbandonate. Il Mese Mariano può essere l’occasione per riscoprire questa ricchezza spirituale, che nel passato ha già dato tanti frutti.

di Cristiano Lugli

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L’inizio del mese di Maggio, fortemente dedicato al culto mariano, invita, attraverso la Santa Madre Chiesa, a contemplare più intensamente la Madre del Verbo Incarnato.

In questo particolare anno in cui ricorre il centenario delle apparizioni a Fatima, è poi ancora più forte il richiamo che invita ad accrescere una tenera e sempre più fervente devozione alla Beata Vergine Maria, prescelta ed affidata come Madre degli uomini da Cristo stesso, Egli operando l’ultimo e grande miracolo (o dono, se vogliamo) nell’agonia della Croce su cui spirò. E il rapporto che la Santa Vergine ha con gli uomini in questi tempi, che senza reticenze possiamo definire “tempi ultimi”, è strettamente escatologico: lo testimonia il filo che rosso che unisce le più importanti apparizioni riconosciute dei due secoli scorsi: da Rue du Bac passando per La Salette, fino ad arrivare a Lourdes e poi a Fatima (per citare le più importanti) e perché no, anche in Giappone ad Akita, dove un forte richiamo agli ultimi tempi riecheggia sovente.

Perciò dobbiamo sentire questo mese appena iniziato ancora più impegnativo, ricco di tanti significati, con la speranza che possa portare buone nuove, specie per quanto concerne la burrasca in cui si trova costretta e sballottata la Santa Madre Chiesa.

Tuttavia, fatte queste premesse che senza dubbio accompagneranno le riflessioni di ciascuno di noi sino al 13 Maggio ed oltre, è opportuno ricordare quella che nasce come grande devozione popolare fin dai primi secoli di Cristianesimo. Basti pensare all’Antifona Mariana “Sub Tuum præsidium”, composta fra il II e III secolo d.C. A questo proposito parlava chiaro San Josemaría Escrivá:

“I primi cristiani, ai quali dobbiamo ricorrere sempre come modello, hanno reso un culto amorevole alla Vergine. Nei dipinti dei primi tre secoli del Cristianesimo, conservati nelle catacombe romane, si contempla rappresentata con il Dio Bambino in braccio. Non li imiteremo mai abbastanza in questa devozione alla Santissima Vergine!”.

Il Mensis Maius è occasione propizia per rendere concrete queste esortazioni fatte da un grande Santo. Ma perché proprio Maggio, ci si potrà chiedere?

In effetti i primi documenti scritti sulla marianità di Maggio risalgono ad una composizione del re-poeta Alfonso di Castiglia (1252-1284) e in uno scritto del Beato Susone ( 1295-1336 ). Sappiamo pure che nel XIV secolo, a Parigi, il 1º Maggio veniva officiata una paraliturgia mariana. Tuttavia, come poc’anzi accennato, la marianità di Maggio possiamo supporre che fosse già ben radicata nelle prime comunità cristiane.

Su questa correlazione – fra mese di Maggio e forte culto mariano – ci viene fornita ancora un’ottima spiegazione dal cardinale John Henry Newman in “Meditazioni e Devozioni”:

“La prima ragione è perché Maggio è il tempo in cui la terra esplode in tenero fogliame fiori virgulti e verdi pascoli…Perché una gioia simile e un tripudio esteriore della natura è il miglior accompagnamento della nostra devozione a Colei che è la Rosa Mistica e Casa di Dio”.

E se il mese di maggio è piovoso? “Anche così, nessuno può negare che sia almeno il mese della promessa e della speranza” – rispondeva l’ecclesiastico inglese. “Anche se il tempo è brutto, è il mese che costituisce il preludio dell’estate”.

Quello però di cui vogliamo trattare particolarmente è ciò che la tradizione popolare, fatta da semplici fedeli e famiglie numerose, ha costruito nel corso dei secoli, soprattutto negli ultimi tre.

Se la Santa Chiesa e la Civitas Christiana hanno donato all’Europa e al mondo le grandi Cattedrali, i meravigliosi Santuari e tutto ciò che concerne l’aspetto architettonico-sacrale del Cattolicesimo, la forte devozione del popolo semplice istruito nella retta Fede e conscio del fatto che tutto è nulla fuorché “amare Dio e servire a lui solo”, come dice il Saggio Qoelet ripreso pure nel De Imitatione Christi, ha edificato nel corso della storia minute costruzioni meglio conosciute come “edicole votive”.

Esse sono ancora presenti nella nostra Italia, in particolare nelle zone meno urbanizzate e lasciate a quella sospensione di tempo in cui ancora risalta la bellezza dei paesaggi, nonché la sapienza degli uomini antichi.

Queste edicole (denominate anche “maestà”) sono uno degli aspetti più interessanti dell’edilizia popolare sacra, fondata su tradizioni molto antiche.

Nella stessa cultura classica le edicole erano dedicate ai Lares Campitales, “divinità” pagane che si pensava tutelassero i punti critici della città che potevano essere minacciati dai nemici, come ad esempio le mura cittadine.

Con la venuta di Nostro Signore Gesù Cristo, come spesso accade, il Cristianesimo battezzò nel Nome della Santissima Trinità gli usi e culti pagani, convogliando dentro di sé tutto quanto rimaneva dell’azione tutelativa e propiziatoria della Roma pagana. A sostituire le iniziali “divinità” pagane fu proprio il culto alla Beata Vergine Maria.

Nei tempi in cui la tecnologia era sconosciuta, davanti alle Sacre Immagini della Madre di Dio si accendevano dei piccoli lumi, che quasi sempre rappresentavano l’unica fonte di luce presente nei bui vicoli delle cittadelle.

Il significato principale di queste edicole è il richiamo, semplice quanto forte, all’essenzialità della Fede cristiana che vive nei piccoli e ha educato e fatto crescere intere generazioni di cattolici lungo la storia.

Spesso presenti a pochi metri di distanza l’una dall’altra, dedicate a quella o a quell’altra apparizione, a quello o a quell’altro appellativo con cui viene conosciuta la Madonna, esse sacralizzavano gli spazi di campagna e di città, ricordando all’uomo che tutto deve essere ricondotto a Dio, alimentando altresì l’idea di non sentirsi soli sulle vie del mondo, ma consolati da una presenza che osserva e aiuta in ogni istante. Chi ha avuto il piacere di visitare la splendida regione del Trentino Alto-Adige, avrà sicuramente notato come, ad ogni angolo, sia presente una piccola edicola, un piccolo altarino triangolare con affisso Nostro Signore Crocefisso. Questo grande lascito dei nostri avi ricorda  quanto sia fondamentale un segno di Croce in più, una preghiera fervente accanto ad un’immagine sacra, un pensiero che l’Angelo custode porti al Signore per noi. Il tutto sotto lo sguardo materno della Madre Celeste, la quale, trionfante, occupava i cigli e i crocicchi delle strade.

L’importanza di tali strutture devozionali viene confermata soprattutto dai numerosi miracoli avvenuti vicini ad esse: si pensi agli ex-voto che spesso contornano le maestà paesane, ove la forma di Cuore Immacolato o il dipinto a ritratto del miracolo avvenuto ne divengono testimonianza. Miracoli spesso non riconosciuti, o, ancor meglio, sconosciuti, ma spesso sentiti come Grazie straordinarie concesse al tal passante, alla tal famiglia che, con forte devozione, si è accostata in ginocchio all’edicola supplicando la Madonna.

Un luogo che riconduce subitamente alla preghiera, alla riverenza del passante frettoloso che, preoccupato ed affannato dal peso di una quotidianità frenetica, viene invitato ad un breve ma sostanziale distacco dal mondo: un istante, un segno di Croce, una preghiera a ricordo della fugacità della vita e dell’immutabilità del Padre Eterno. Proprio come soleva dire Santa Teresa d’Avila: “Nada te turbe, todo se pasa, Dios no se muda”.

Questo ci ricordano le edicole sparse per la nostra bella Italia. Mediante queste si realizza anche una formazione religiosa e al devoto torna alla mente ciò che la Santa Chiesa insegna circa la Madre di Dio, fissando ciò che potremmo definire una “filialità sulla strada”.

Però esiste un grande dramma, di cui anche i cattolici sono chiamati a rispondere. Questo possente patrimonio che ci è stato lasciato è spoglio e dimenticato da tutti, privo del ben che minimo riguardo. Molto edicole cadono a pezzi, trascurate dalla noncuranza di un popolo che cristiano non è più. Abbandonate, spente, con fiori appassiti che hanno smesso di cantare le lodi e di profumare il culto alla Vergine Santissima.

Un evidente segno dei tempi questo, che ben rappresenta – pur nel suo piccolo – la crisi senza precedenti storici. L’abbandono delle edicole votive è de facto il riflesso dell’abbandono della Fede, il lascito materialista e modernista che ha scardinato e sradicato il senso del sacro nell’uomo moderno, rimuovendolo alla radice, rapendolo all’anima che preternaturalmente lo possedeva.

Anche le parrocchie sono corresponsabili: pure nei paesini più legati alla tradizione popolare, dove ancora per il mese di Maggio ci si ritrova in piccoli gruppetti per pregare il Santo Rosario, i luoghi di ritrovo non sono mai le edicole. Forse in alcuni casi si mantiene l’uso di ritrovarsi tutti davanti a quella più centrale, come perno del paese, ma spesso si inventano nuovi posti – non se ne comprende il motivo – pur di non andare dinnanzi a quelle un po’ più “periferiche”. Certo, non sarà così in tutti i casi, eppure spesso accade… e lo dimostra la trascuratezza a cui si faceva riferimento poco sopra.

Si trapianta una statua in giardino, o sul muretto, ed ecco inventato il nuovo posto.

È urgente rimediare a questa dimenticanza, affinché possa essere ricompreso il senso di queste devozioni, già così limpido nei secoli trascorsi. Ogni edicola era ed è, insieme alle tante chiese che affollano l’Italia, l’Europa, il Mondo, parte integrante di un enorme esorcismo a danno di Satana e dei suoi satelliti. L’esteriorità e la presenza così assidua di luoghi sacri e di immagini sacre, anche disposte su terreni molto adiacenti, ricorda al Demonio, ma prima ancora a noi, che tutto è di Dio e che dinanzi al Nome di Gesù Cristo ogni ginocchio si piega nei Cieli, sulla terra e sottoterra, come ricorda San Paolo.

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Ritorniamo al culto delle edicole! Ritorniamo a ciò che la tradizione popolare, nell’immenso patrimonio spirituale arricchitosi nei due millenni di Cristianesimo, ha custodito fino a poco tempo fa con tanta cura. Dalle cose piccole si otterranno le cose grandi, se a Dio piacerà.

Ritornino le famiglie ad unirsi nei focolari, o nelle stalle dismesse in cui ancora si ode l’eco dei Rosari sgranati dai contadini, assidui lavoratori e assidui fedeli nel medesimo tempo. Si unisca la gente, di paese o di città che sia, al cospetto delle edicole mariane sotto il devoto canto del “Noi vogliam Dio”.

Potrà così tornare a splendere la Fede nei cuori, quella Fede che confonde i sapienti ed innalza gli umili ad un perfetto grado di intimità divina con Dio.

Si riaccendano i ceri sotto le maestà mariane, e si riporti ai fanciulli e alle fanciulle quel senso del sacro che fin dai primi giorni della loro capacità di intendere gli fu tremendamente sottratto.

3 commenti su “Ritorniamo alle edicole mariane! – di Cristiano Lugli”

  1. Nella lucchesia e nel pistoiese ce ne sono moltissime e alcune sono quasi opere d’arte (in Toscana qualcuno le chiama semplicemente vergini). Molte sono curate e tenute dignitosamente soprattutto perché in questo mese diventano luogo di ritrovo per il Rosario e per la S. Messa ma altre (e spesso sono le più belle e suggestive ) sono abbandonate a se stesse come d’altronde anche lo sono quelle cappelline in cui c’è la Croce con i vari simboli della Passione: mi domando perché i vari comuni non si facciano carico delle pochissime lire che ci vorrebbero a restaurarle assieme magari ai privati cittadini (purtroppo non c’è da fare affidamento sull’interesse dei vari parroci per questi luoghi di memoria e di devozione).

  2. Sono rimasta colpita, in quel di Merate, dalle numerose edicole (più che altro nicchie murali che si incontrano attraversando le piccole vie ancora intatte nel loro sapore antico) in cui con una delicatezza che fa venire in mente l’innocente fanciullezza è rappresentata la Madonna. Pitture scaturite da una fede pura e luminosa, da un senso religioso commovente che più che esprimersi artisticamente, lo fa con la semplicità di un cuore fervoroso. Persino un San Giuseppe col Bambinello in braccio è raffigurato su di un pozzo chissà di quanto tempo fa. Tiene stretto a sé Colui che donerà un acqua che toglierà in eterno la sete. Come le capivano queste profondità gli uomini di una volta, così poco aggiornati e così poco moderni!…
    Anche per ammirare queste sublimi bellezze è servito il bell’incontro della Lega Cattolica per la Preghiera di Riparazione che a Merate si è svolto con successo il I° maggio.
    E allora grazie di cuore a tutti coloro che lo hanno promosso e così bene realizzato.

  3. Inoltre, se posso permettermi di esortare, non dimentichiamo di adornare il nostri giardini privati o semplicemente i nostri balconi con una piccola edicola in muniatura costruita con le nostre mani, segno per tutti dell’orgoglio della nostra famiglia di appartenere a Cristo e Maria Santissima…!

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