Rod Dreher: Non mi sono mai sentito più vicino a Dio come ora da cristiano ortodosso

Pubblichiamo nella traduzione italiana curata dal sito della parrocchia ortodossa russa di Torino (ortodossia.net) questa interessante intervista rilasciata dallo scrittore e giornalista Rod Dreher, autore, tra l’altro di Opzione Benedetto. L’intervista originale è uscita su Basilica.ro, l’agenzia di stampa del Patriarcato romeno.

Lo scrittore americano Rod Dreher, convertito all’Ortodossia nel 2006, ha parlato venerdì a Basilica.ro della sua conversione, dell’Ortodossia romena come dono di Dio restituito al mondo dai romeni e degli insegnamenti offerti dai martiri delle carceri comuniste romene ai contemporanei, compresi i suoi figli.

Rod Dreher è venuto in Romania per promuovere il suo libro, Live Not By Lies (“Non viviamo di menzogne”), recentemente tradotto in romeno (Să nu trăim în miciună) dalla casa editrice Contra Mundum.

Basilica.ro: Cosa significa “non vivere di menzogne”?

Rod Dreher: Vivere nel mondo moderno di oggi significa accettare cose che non sono vere. Per esempio, l’ideologia del gender è potente: siamo costretti a dire che un uomo può essere una donna e una donna può essere un uomo.

Le persone che vivono in America, che sono emigrate dai paesi comunisti, stanno dicendo che ora stiamo vivendo in America e in Occidente, in generale, un nuovo tipo di totalitarismo, che ci impone di vivere di menzogne. Allo stesso modo, sotto il comunismo, non avevi altra scelta che essere d’accordo con l’ideologia comunista. Oppure soffrire.

Aleksandr Solzhenitsyn, nel 1974, poco prima di essere condannato all’esilio dai sovietici, inviò un messaggio ai suoi seguaci in Unione Sovietica, dicendo: “Non vivete di menzogne!” Questo era il titolo.

Disse loro: non possiamo rovesciare questo governo, ma almeno possiamo parlare onestamente di ciò in cui crediamo. O, almeno, non dire cose a cui non crediamo. Solzhenitsyn ha detto: Se abbiamo il coraggio di farlo, possiamo cambiare il nostro Paese.

Sento che questo messaggio è molto importante per noi oggi nel mondo moderno, in Occidente e oltre. Quando vediamo cose e ascoltiamo cose che sappiamo essere bugie, dobbiamo opporci ad esse per onorare Dio, che è la verità, e per amore della nostra stessa dignità.

La conversione deve essere prima di tutto nel cuore, non nella mente

Si ricorda il suo primo incontro con l’Ortodossia? Cosa l’ha attratto di più?

In passato ero un fervente cattolico romano. Ma più di dieci anni fa è successo qualcosa e avevo paura di perdere Cristo. Un giorno, mia moglie ed io decidemmo di portare i nostri figli a frequentare una cattedrale ortodossa a Dallas, in Texas, dove allora vivevamo. Quando sono entrato in quella chiesa ortodossa, sapevo che questo era quello che stavo cercando da sempre.

Quello che mi ha attratto di più è stato il senso opprimente di santità che vi si sentiva. Non credo che la Chiesa ortodossa sia esente da problemi, siamo esseri umani. Ma nell’Ortodossia c’era questa idea che Dio è presente in un modo in cui non l’avevo mai incontrato.

Era la bellezza della liturgia, la santità della liturgia e la via della teosi, la preghiera del cuore. Mi hanno attirato. Ho cominciato a dire la preghiera del cuore anche quando ero cattolico. E potevo vedere i cambiamenti che Dio stava facendo nella mia anima.

Dopo un anno di culto come ortodossi, io e mia moglie abbiamo deciso di convertirci. Era il 2006.

Il grande dono dell’Ortodossia è stato che mi ha reso consapevole che la conversione non è principalmente intellettuale. La conversione deve essere anzitutto nel cuore. Non mi sono mai sentito così vicino a Dio come ora da cristiano ortodosso.

Un’esperienza che molti americani cercano inconsapevolmente

Come ha conosciuto l’opera di padre Calciu-Dumitreasa e come l’ha influenzato?

Era il padre spirituale della mia cara amica, la presbitera Frederica Matthewes-Green, probabilmente la più nota scrittrice ortodossa americana. Mi ha parlato di lui e mi ha regalato il suo libro con sermoni, scritti e interviste. Sono stato sopraffatto dal coraggio e dalla santità di quest’uomo.

Quando ho letto della sua esperienza nella prigione di Pitești, non potevo credere a come gli uomini possano diventare malvagi. Ma Dio ha preservato lui e altri come lui. La sua testimonianza su come lui e un altro si sono presi cura di Constantin Oprișan mentre stava morendo (in prigione, ndc) mi ha fatto una forte impressione.

E volevo ripetere quella storia per i miei lettori americani in modo che possano vedere cosa hanno fatto Dio e la fede ortodossa per padre Gheorghe (Calciu) e come noi possiamo avere la stessa cosa se le apriamo i nostri cuori e le nostre menti.

L’Ortodossia è molto poco conosciuta in America. È un’espressione del cristianesimo e un’esperienza di Dio che tanti americani cercano, ma semplicemente non la conoscono.

Si può parlare di fare apologetica, parlare di idee, ma non è importante quanto raccontare ciò che hai vissuto, quando dai una testimomianza.

Quando racconti la storia di quello che hanno fatto padre Gheorghe (Calciu) e altri romeni sotto il comunismo, la testimonianza che hanno mostrato, la loro disponibilità a soffrire per il Signore e a farlo con amore, questo è il genere di cose che scuote le persone alle fondamenta e apre le loro menti e i loro cuori allo Spirito Santo.

Essere come padre Gheorghe (Calciu), che era come Cristo

Cosa rappresentano per lei personalmente i martiri delle carceri comuniste romene? Cosa dobbiamo imparare da loro?

Il mio libro Live Not By Lies parla delle lezioni che noi, in Occidente, e le persone moderne di oggi, anche in Oriente, dobbiamo imparare dall’esperienza comunista, dai martiri e dai confessori che vi hanno opposto resistenza.

Per me, le loro storie mostrano non solo il peggio dell’umanità, ma anche il meglio: cosa possiamo sopportare per amore di Dio.

Ricordo che durante la Quaresima di un anno leggevo ai miei figli la storia di padre Gheorghe (Calciu) su ciò che accadde nella prigione di Pitești. Non il peggio, ovviamente. Volevo che sapessero che queste cose non sono accadute centinaia o addirittura mille anni fa, ma sono accadute ai nostri tempi. Così possono vedere il male di cui è capace l’uomo, ma anche ciò che Dio ci dà per resistergli.

Volevo che sapessero che dobbiamo essere come padre Gheorghe (Calciu), che era come Cristo. Per me questo è il dono più grande della storia dei martiri e confessori romeni. Ci dicono cosa fare quando siamo messi alla prova.

Una cosa è avere queste idee astratte, ma quando le vedi in carne e ossa fa una grande differenza.

La mia prima sera in Romania, dopo cena, siamo passati di fronte alla chiesa dove padre Gheorghe tenne i suoi famosi sermoni. Stare nella strada di fronte alla chiesa dove padre Gheorghe ha detto quello che ha detto, mi ha fatto capire che, nel mio piccolo, devo cercare di avere il coraggio che aveva lui, il coraggio di dire la verità, qualunque cosa accada, e di incoraggiare i romeni e tutti gli altri a realizzare ciò che Dio ci ha dato.

Non dobbiamo piegarci davanti a questa ideologia. Se siamo disposti a soffrire come ha sofferto Cristo, possiamo essere vittoriosi. E dobbiamo esserlo.

Tornato nella mia stanza d’albergo ho pregato Dio per quel coraggio e ho anche chiesto a padre Gheorghe di pregare per me qui, in Romania, e per il resto della mia vita, che potessi fare qualunque cosa Dio mi avesse chiesto di fare, a qualunque costo.

I romeni offrono l’Ortodossia al mondo – un dono di Dio e dei loro antenati

Cosa rappresentano i paesi dell’Europa orientale di tradizione ortodossa per un cristiano ortodosso americano?

L’ Ortodossia è molto, molto piccola in America. Ci sono più musulmani che cristiani ortodossi in America. E non sappiamo davvero come farlo, come essere ortodossi. Stiamo facendo del nostro meglio. Dobbiamo imparare, però, dai nostri fratelli e sorelle che vivono l’Ortodossia da molti secoli.

Quindi dobbiamo venire in Oriente, in Romania, nei paesi ortodossi con umiltà. E dire: “Mostrateci cosa avete fatto. Mostrate anche a noi come possiamo farlo”. Penso che questo sia qualcosa di sconosciuto per gli americani.

Noi americani, per essere onesti, possiamo essere piuttosto arroganti. Pensiamo di saperla più lunga di chiunque altro. Ma nel caso dell’Ortodossia, siamo solo bambini inconsapevoli. E non lo dico in modo scortese, ma lo siamo e basta. Dobbiamo imparare dalle culture ortodosse più antiche.

Entrando nelle chiese ortodosse qui, in Romania, puoi sentire la profondità e l’intensità della spiritualità. Ho inviato un messaggio a mia moglie: “Dobbiamo visitare insieme questo paese”.

La ricchezza spirituale qui è qualcosa che non ho mai sperimentato in America. Sa, Dio è ovunque. Ma Dio è stato con i romeni così a lungo e così intensamente che io, come estraneo, come americano, posso sentirlo.

E spero che i romeni apprezzino ciò che hanno e siano orgogliosi di ciò che Dio ha dato loro. Non solo orgogliosi, ma anche grati, perché questo è un dono di Dio, questo è un dono dei vostri antenati, che hanno sofferto e sono morti per il trionfo della Croce. E che dono ha da farci il vostro Paese!

* * *

Rod Dreher è un redattore di “The American Conservative” e un blogger ortodosso. I suoi articoli sono stati pubblicati su “New York Post”, “National Review”, “Wall Street Journal”.

È autore di cinque libri, di cui il più noto è il bestseller “The Benedict Option”(2017), definito da David Brooks del New York Times come “il libro religioso più discusso e più importante del decennio”.

Di Ștefana Totorcea
Fonte http://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=9277

12 commenti su “Rod Dreher: Non mi sono mai sentito più vicino a Dio come ora da cristiano ortodosso”

  1. Salvatore Rubino

    Con tante voci,anche autorevoli,che contestano con serie argomentazioni la “autenticità “ di questo papa (sembrerebbe non essere effettiva la dimissione di Ratzinger),rifugiarsi nella Chiesa ortodossa potrebbe offrire una via di uscita,”ortodossa”appunto,al cattolico in ambasce!

    1. Neanche per sogno. Sarebbe come rifugiarsi nelle sette protestanti. Queste hanno insegnato alla chiesa vaticansecondista il “dogma” della ricerca di scuse per i peccati. Invece le chiese scismatiche orientali le hanno insegnato il “dogma” della sottomissione al potere costituito. Vanno respinte entrambe con decisione. L’unica via (non di uscita, bensì di entrata) è la VERA CHIESA CATTOLICA, quella di sempre, che professa la FEDE di sempre e scaturisce dalla MESSA di sempre, e che magari hai più vicina di quanto immagini. Che Cristo Re ti benedica e ti guidi, caro Salvatore.

  2. Per amore della verità e per carità cristiana non posso tacere e col cuore in mano, qui fra queste pagine che con passione ho a lungo frequentato per la corrispondenza che trovavo nelle degnissime persone che le ispiravano, provo a dire:
    Il momento è tristissimo e difficilissimo per la Chiesa Cattolica e troppe cose ci addolorano fino a farci piangere, ma infinite volte la Madonna nelle sue apparizioni ha ribadito che l’unico recinto in cui v’è salvezza e da cui non bisogna assolutamente uscire è quello della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. Ora, o non crediamo più alla Madonna e alle Sue rivelazioni, o siamo stati presi da una tentazione. Dov’è finita la nostra forza, la nostra risolutezza nel sentirci saldi nella Religione trasmessa dai nostri genitori? Dove tutte le nostre battaglie? Da un’altra parte, là dove tante cose fino a non molto tempo fa ci dividevano? Abbandoniamo così i nostri compagni d’armi? In mezzo al fragore della tempesta? E lassù in alto che si dirà di noi quando ci verrà chiesto perché siamo fuggiti dall’ovile?
    Tuttavia a tutto c’è rimedio in questa vita e se per un momento vacilliamo, raddrizziamoci subito chiedendo allo Spirito Santo di “sanare le nostre ferite col balsamo del Suo Amore”. E soprattutto riconosciamo che siamo nulla senza l’aiuto del Cielo.
    Per amore fraterno innalzerò (indegnamente) preghiere alla Madonna Santissima e al Suo Divin Figlio perché lo strappo sia ricucito in tempo.

  3. Di Rod Dreher lessi “Opzione Benedetto”, opera che a mio avviso non merita i giudizi entusiastici da cui è stata accompagnata. Accanto a condivisibili spunti di riflessione, emergono non poche ombre.

    Il pensiero di Dreher, tanto in “Opzione Benedetto” quanto nella presente intervista, tradisce un’emotività che si pone in perfetta sintonia con la modernità soggettivistica.
    Può far piacere che Dreher, da cristiano ortodosso, si senta più vicino a Dio; ma “il sentirsi” – così come la bellezza della liturgia e i canti e qualunque altra cosa che alimenti il sentimento – non costituisce in alcun modo un argomento in favore di questa o quella fede.
    E se la musica Gospel di una delle migliaia di chiese protestanti facesse “sentire” più vicino a Dio del canto gregoriano? Che si fa?

    Le vicende dei martiri ortodossi non possono lasciare indifferenti. Ma questo non costituisce argomento in favore della fede ortodossa, così come un martire di fede luterana non costituisce argomento in favore della fede luterana. A tal riguardo cito da “Opzione Benedetto”: “Nella tradizione cristiana, un confessore della fede è un credente che ha sofferto gravemente per essa, ma non è stato messo a morte. Il sacerdote ortodosso Georghe Calciu e il pastore luterano Richard Wurmbrand sopravvissero entrambi a torture indicibili nella Romania comunista”.

    Cristo non ha fondato più chiese, in contraddizione manifesta le une con le altre. Una sola ne ha fondata, ha posto Pietro al timone della Sua barca, che più volte, nei secoli, ha oscillato paurosamente, ma non si è mai ribaltata, né potrebbe.
    Oggi, forse più che mai, la barca di Pietro traballa. Dreher ha scelto di abbandonarla, e probabilmente non in favore della cosiddetta Ortodossia – ma dell’ecumenismo di una sorta di anonima religione pancristiana (vedasi “Mortalium Animos”, di Pio XI), come si può evincere dalla lettura di “Opzione Benedetto”.

    Non mi permetto di biasimare Dreher, perché la sua scelta di frequentare una delle Chiese Ortodosse è stata dettata dall’aver percepito, in prima persona, la gravità degli scandali sessuali che hanno interessato la Chiesa Cattolica statunitense.
    Ma evidentemente le idee che egli esprime e diffonde non sono dissimili da quelle di coloro che pretendono di seguire la Carità, prescindendo dalla Verità, di coloro che proclamano l’amore senza la ragione: idee incompatibili con la fede dei santi che un tempo egli ammirava, e forse ancora ammira: da S. Francesco a Padre Pio, da S. Gregorio Magno a S. Pio X.

    1. C’e’ da dire che la Madonna a Medjugorje ha detto che il popolo russo e’ quello che onorera’ piu’ Dio, e in Russia c’e’ la Chiesa ortodossa, con questo non voglio dire che una Chiesa e’ superiore all’altra ma che evidentemente Dio guarda piu’ i cuori rispetto all’appartenenza ad una chiesa piuttosto che un’altra, basta vedere quanti sedicenti cattolici sono gay friendly, pro divorzio ecc, e a volte protestanti che invece hanno posizioni morali autenticamente piu’cattoliche dei cattolici stessi, evidentemente non in modo incompleto poiché non riconoscono il papa, quando il cuore e la verita’ combaciano completamente siamo di fronte ai santi, ma non e’ che c’e’ ne siano tantissimi, conclusione personale: ricercare la santità piu’ che un’appartenenza ecclesiale, certo che se entro in una Chiesa cattolica e sento propaganda immigrazionista o retorica buonista evitero’ quel sacerdote e cerchero’ un luogo dove si diranno verità cattoliche non immischiate con le ideologie che anche parte della Chiesa paga al mondo moderno

    2. Elena Albertelli

      Perfetto. Del resto anche la Chiesa ortodossa ha le sue gatte da pelare (i suoi scandali sono più spesso legati agli sperperi di denaro, ma non mancano quelli sessuali). Accenno soltanto al fatto che sono serenamente tollerati anche un paio di divorzi da parte di persone che poi si risposano tranquillamente in chiesa in pompa magna e con la benedizione di preti sul cui livello di preparazione e sul cui comportamento spesso è meglio stendere un velo pietoso.

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