Sciocchezzaio 2017. Ovvero: anno nuovo, stessa solfa – di L. P.

L’anno nuovo, celebrato dalla festaiola società internazionale laica così come da quella ecclesiale, con botti e cumuli di messaggi augurali, gli stessi dell’anno precedente, non poteva principiare diversamente, con le solite stragi e carneficine a firma islamica, con le solite sciocche riflessioni che, formulate e trasmesse per bocca e per penna da autorevoli personaggi, suonano tanto più bischere e vacue ma pericolose quanto eminente è il ruolo di chi le confeziona e le ammannisce urbi et orbi e, infine, con trasmissioni televisive che dànno il basso grado di discernimento e di serietà con cui si conduce l’informazione.
Sciocchezze, che purtroppo, come si dice, fanno tendenza ed influiscono negativamente sul pubblico e privato pensiero e sulla coscienza. Ne diamo una selezione breve e spicciola ma significativa.

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– Nell’intervista, concessa al corrispondente de “La Verità” (7 gennaio 2017, pag. 11), il vaticanista Aldo Maria Valli –  alunno della “scuola di Bologna” del sinistro Giuseppe Alberigo, attualmente in servizio RAI Tg1 ed ex Avvenire – alla domanda che cosa di importante avesse ereditato dalla frequentazione col defunto cardinale Carlo Maria Martini, risponde. “Il suo invito a suddividere le persone non fra credenti e non credenti, ma fra pensanti e non pensanti mi ha spinto a utilizzare la libertà cristiana senza paura”.

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Facciamo, intanto, noto ai lettori e, soprattutto al Valli, che la frase riportata non è di Martini ma del filosofo Norberto Bobbio che Martini riporta facendola sua e travasandola su Valli (La Repubblica 27 ottobre 1992). Noi, per completezza d’informazione, riveliamo per esteso il pensiero di Bobbio che dice: “La differenza rilevante per me, non passa tra credenti e non credenti ma tra pensanti e non pensanti, ovvero tra coloro che riflettono sui varî perché e gli indifferenti che non riflettono”. A ciascuno il suo.

Massima, che per il laico Bobbio potrebbe anche andare se non fosse per quella sussiegosa e supponente pretesa di superiorità morale tipica della sinistra politica e filosofica con che si guarda dall’alto in basso chi “non è pensante e chi non riflette” e che disegna differenze a tinta razzista sulla base dell’esercizio speculativo, ma non per un cardinale “cattolico” principe della Chiesa e nemmeno per un vaticanista che si nutre col pane quotidiano nella dispensa delle sacre stanze.

Due sono i motivi gravi per i quali l’affermazione vacua ed altezzosa di Bobbio, fatta propria da Martini, esplode non tanto come sciocchezza vanesia e flatulenta, ma come negazione della parola di Cristo. Vediamoli, questi motivi :

a)Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt. 11, 25).

Con questa grande verità Gesù ribalta la prosopopea di Martini e la bischera sequela di Valli. E insegna, soprattutto che, in termini di dignità umana il “non pensante” non differisce dal “pensante” così come “chi riflette” non differisce da “chi non riflette”.

A scanso di fraintendimenti: noi non escludiamo l’esistenza di differenze, come nel caso di chi sa e di chi non sa, ma non ne facciamo, come fanno Bobbio, Martini e Valli, un criterio di misura assiologia e di dignità. La pericope di Matteo afferma una verità che è, in fin dei conti, la sola che conti nella prospettiva di salvezza, soprattutto per un cardinale di Santa Cattolica, Apostolica e Romana Chiesa, e per un vaticanista.
Il quale ha trovato, in questa massima, guarda un po’, il modo di utilizzare la sua libertà cristiana senza paura e, soprattutto senza danno. Se fosse di quelli che riflettono e che pensano, i cartesiani appunto, dovrebbe capire che con la sua libertà si è spinto fino a sconfessare Nostro Signore Gesù. Per adesso senza paura, ma chissà poi. . .

b) Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (16, 16).

Se il vaticanista Valli, invece che ingollare le  farandole neoteriche e le melasse sociologiche di Martini, di Alberigo, di Melloni, di Mancuso, di La Valle, di Zizola, di Onida, di Bassanini, avesse tenuto presente alla mente, e alla coscienza, il passo di Marco, non avrebbe accolto come chiave di interpretazione della realtà Ecclesiale il razionalismo di Bobbio/Martini ma avrebbe brandito, come spada, la parola di Cristo il quale – non secondo ad alcuno né tanto meno ai varî personaggi sopra detti – la differenza la fa, eccome! proprio tra chi crede e chi non crede. Tanto è vero che il credente, battezzato, sarà salvo mentre il non-credente verrà condannato. E tra i condannati è d’obbligo mettere anche coloro che, pur battezzati e già credenti, anteposero la dottrina del relativismo alla Parola di Cristo facendo apostasìa e causando la perdizione di quanti li seguirono.

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– Avvenire, 7 gennaio 2017 – Il Direttore risponde: “ L’importanza di un buon giorno e di costruire la pace con il sorriso”.
Questo è il titolo del commento di Marco Tarquinio a una lettera nella quale, fra le tante amenità, troviamo la seguente doppia sciocchezza: “Quando papa Francesco si è affacciato per la prima volta dalla loggia di San Pietro, ha scaldato la folla con un semplice ‘Buongiorno’ che continua a ripetere ogni volta come segno di stima e di rispetto per chi ha di fronte”.
Capolavoro di stupidità e di cialtroneria!

Prima sciocchezza: il lettore cita un ‘buongiorno’ quando invece Bergoglio se ne uscì, la sera del 13 marzo 2013, esattamente con un indecente ‘buonasera’ dimenticando, volutamente, di presentarsi alla Cattolicità come Vicario di Cristo, come fosse solo un padrone di casa che riceve gli ospiti per la cena.
In quanto allo scaldare le folle, a ciò basta poco. La storia ci fornisce un lunghissimo catalogo di tale fenomeno principiando, per quanto  riguarda noi cristiani cattolici, con il riscaldato entusiasmo popolare suscitato dall’ingresso di Gesù in Gerusalemme fino all’opposto riscaldato entusiasmo con cui lo stesso popolo reclamerà, davanti a Pilato, la sua morte. Parafrasando un detto virgiliano si può dire che “varium et mutabile semper plebs”, il popolo è una realtà sempre varia e mutevole.
Tanto più che ai tanti cristiani di nome e non di fatto, presenti in quella sera e in quella piazza, non parve vero che, finalmente, apparisse un Papa alla mano e compagnone, “uno come noi”. Un Papa secondo la configurazione disegnata dal CV2.

Seconda sciocchezza: credere che il buon giorno sia potente viatico per la coesistenza pacifica tra i popoli.
Intanto è da dire che il garbo del tanto lodato “buongiorno” diventa, nella realtà ecclesiale, un’offesa. E vediamo perché.
Sulla scia di questo galateo laico, entrato nella Chiesa dal 13 marzo 2013, non c’è prete o diacono che, a fine  Santa Messa, non dispensi, sorridendo, il suo cordiale “buona giornata a tutti”. Un’inflazione epidemica.  Ora, il lettore ci chiederà perché mai questa cordiale attenzione sia un’offesa così acuta da meritarsi un aspro commento. Semplice la risposta: impartita la solenne benedizione in nome della Santissima Trinità, non vediamo perché mai si renda necessaria un’ulteriore “benedizione” da salotto. A noi sembra, ed è così allo stato delle cose, che questo augurio suoni come rinforzino a una implicita debolezza della benedizione precedente. Insomma, la Santissima Trinità, non è così potente come si crede sicché un ulteriore rincalzo e puntello non fa male.

Il lettore, poi, sottolinea come, con quel saluto insolito, il Papa abbia manifestato stima e rispetto per chi gli stava davanti ma non si chiede se, con quell’esordio salottiero, abbia mancato di rispetto a Gesù Cristo di cui, in quel momento diventava Vicario.
Ah, dimenticavamo: Mario Jorge Bergoglio si definisce “vescovo di Roma”.

In quanto alla fede che Tarquinio nutre nella forza di un sorriso, va ricordato che, spesso dietro si cela lo stiletto dell’ipocrisìa, specialmente in àmbito politico e finanziario. Valgano, quali esempî: la paterna e sorridente esortazione con cui Papa Bergoglio è entrato nell’Ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata che sappiamo come sono finiti; il messaggio con cui l’ex piffero toscano Matteo Renzi rassicurò l’allora Primo Ministro, Enrico Letta, lanciando un televisivo: “Stai sereno Enrico” (17 gennaio 2014  – Le invasioni barbariche) per stordirlo, subito dopo, con un colpo all’arma bianca; la vicenda delle banche che adescarono, sorridendo, migliaia di clienti, per portarli dal paradiso del grande guadagno e della sicurezza economica all’inferno della rapina e del fallimento.

Vorremmo ricordare al dottor Tarquinio e al lettore in questione che, almeno fino a ieri, l’arma più sicura per costruire la pace era la preghiera. Ma, evidentemente, i tempi cambiano e da oggi, via con i sorrisi!
Ma come disse bene H. Melville: “Il sorriso è il veicolo d’elezione per ogni ambiguità”. Per cui: attenti a chi vi sorride!

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3 – La RAI tv diffonde, ogni domenica in orario antimeridiano, un programma intitolato “A sua immagine” in cui una briosa conduttrice, capace anche di dirigere spettacoli di pettegolezzo, dibatte temi e tematiche legate, spesso, alle letture del giorno e alla pastorale bergogliana, con ospiti laici e sacerdoti e, a mezzogiorno, si collega con Piazza San Pietro per l’ascolto dell’Angelus del Papa. Temi ed argomenti ciclici come impone l’attuale Magistero:  accoglienza, solidarietà, esperienze di gruppi e di movimenti, ecumenismo ultimo taglio cattoluterano, povertà, periferie esistenziali, incontro, dialogo, omelìe da Santa Marta, i viaggi apostolici.
Assenti, per la cronaca, i temi forti, quali il peccato mortale e i novissimi, il mistero della Transustanziazione, il significato del sacro, la giustizia divina, il dogma.
Per quanto non interessati alla passerella e al certame oratorio, che la giovane gestisce come spettacolo vero e proprio, siamo, per dovere chiamati a darvi tuttavìa delle sbirciatine per essere legittimati a esprimere la nostra personale opinione.
Ma prima di accingerci al compito è necessario un preambolo riferito alla situazione attuale.

Il 2016, così come il 2015  – per non risalire ancora più indietro – si è caratterizzato per segni e segnali inquietanti e tragici: terrorismo di marca islamica, guerra in M. O., persecuzioni anticristiane, politica atea europea, grassazioni, furti, ruberie private e pubbliche, omicidî, infanticidî, uxoricidî, vittime stradali, fallimenti e devastazioni finanziarî, divorzî, aborti, pedofilìa, droga, immigrazione clandestina e disordine, deriva ecclesiastica spaventosa verso il relativismo sincretistico e morale, abbattimento della diga del dogma.
L’anno nuovo eredita lo stesso corredo dei precedenti appesantito dai nuovi apporti.

Ora, con sì fatto scenario, l’unica cosa che una trasmissione, dal titolo biblico come “A sua immagine”, avrebbe dovuto, domenica 8 gennaio 2016, mettere in tema, era un esame di questi fenomeni e una risposta secondo la visione cristiana. No, nel giorno in cui si commemora il Battesimo di Gesù, e nel mondo infuria la tempesta, mamma RAI che cosa ti va ad infilare nel palinsesto? “La gioia dei figli di Dio”, questo il tema.
Lo spettatore si sarebbe aspettato una carrellata sull’ottimismo cristiano, sulla fede, sulla speranza e sulla carità nonché sulla presenza inquietante di Satana, il regista di questo caos indescrivibile e sulla sicura vittoria di Dio. Speranze deluse e profondo sbalordimento: la trasmissione è dedicata alla “comicità”, a quel sottomondo, cioè, fatto di battute e di tirate dalla grassa risata, di lazzi e frizzi, di incursioni verso il dileggio con rare punte di comicità intelligente. Roba che, con tutta la buona volontà, niente ha da spartire con la gioia dei figli di Dio.

Ed ecco apparire, uno via l’altro, i professionisti della risata con l’apertura dedicata al primipilo del genere, il guittarello Roberto Benigni e al suo squallido repertorio fatto di parodìa, di sghignazzo e di graveolente becerume sicché, prima che la scena venisse occupata da altri comici, abbiamo spento il televisore.
La nostra opinione?
Una sciocchezza sì, ma soprattutto una sguaiata, inopportuna e incosciente tirata in nome della gaiezza ridanciana con l’abusivo accosto del nome di Dio.

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4 – Le perle de “La Domenica” – Battesimo del Signore / A – festa – 8 gennaio 2017.
A pag. 61: Preghiera dei fedeli – n. 3: “Perché i genitori che chiedono il Battesimo per i loro figli, lo facciano sempre con motivi di fede e non solo per seguire la tradizione, preghiamo: ascoltaci, o Signore”.

Nel leggere, e nell’ascoltare questa preghiera, immediato è scattato in noi il ricordo dell’analogo invito  rivolto alle famiglie, con cui Papa Bergoglio giudicava migliore una sana e “fedele” convivenza che non un matrimonio religioso fatto “per tradizione”.

Ora, tralasciando l’aspetto eversivo che riveste una convivenza rispetto alla continenza e alla castità, tanto maggiore in quanto proposto dal Papa – di cui parlammo e si è distesamente parlato – possiamo anche convenire sulla necessità di profonda consapevolezza che i nubendi debbono avvertire nell’amministrazione del sacramento del matrimonio dacché, secondo la dottrina non ancora cassata, essi sono i ministri a cui, pertanto, si chiedono stato di grazia, piena avvertenza, deliberato consenso e contezza del rito. Non che questa consapevolezza debba configurarsi come bagaglio di conoscenze teologiche e canoniche perché, in tal caso i nostri genitori per niente addottorati avrebbero amministrato un sacramento in maniera leggera se non addirittura illegittima. Ma siamo sicuri che così non fu perché, nella loro semplicità di quasi analfabeti, seppero educare la prole secondo la legge di Dio.
Ma torniamo al tema.

Nel caso di specie, cioè del battesimo, il ministro è il sacerdote o chi – in casi di necessità – lo amministra secondo le intenzioni della Chiesa cattolica. Pertanto è lui che deve amministrarlo motivato dalla fede.
Il Catechismo della Chiesa ritiene il Battesimo necessario alla salvezza in quanto toglie la macchia originale e propedeutico all’accesso agli altri Sacramenti (Conc. Trid. Sess. 7 “de baptismo” can. 5). Pertanto, tradizione o non tradizione, i genitori cristiani debbono sentirsi sollecitati  a dare ai figli, il più presto possibile, la grazia e il carattere di figli di Dio e membri della Chiesa.
Recita il Catechismo di S. Pio X: “I padri e le madri che, per loro negligenza, lasciano morire (o vivere – nostra nota) i figlioli senza Battesimo, peccano gravemente perché privano i loro figlioli della vita eterna, peccano pure gravemente col differirne a lungo il Battesimo perché li espongono al pericolo grave di morire senza averlo ricevuto” .

Che i genitori, o chi per loro, lo facciano per tradizione – quasi che fosse una iattura! – o per convinzione non cambia nulla in quanto ai benefici effetti, in quanto, come afferma il Concilio di Trento, questo sacramento agisce “ex opere operato”, cioè in quanto tale e per intrinseca virtù (Sess. 7, can. 8).
Ma questa preghiera dei fedeli implicitamente concorre, con quel riferimento alla piena consapevolezza, a determinare una cultura intellettualistica dell’attesa che, in molti e frequenti casi, viene motivata dal ricorso alla libertà individuale con che la persona decide se battezzarsi o meno, o se, come nel caso di un neonato, il Battesimo imposto non si consideri un abuso di autorità con conseguente lesione del diritto individuale. Insomma, niente Battesimo. Ci penserà da solo quando sarà grande abbastanza.

Un nostro conoscente, ateo militante, ci oppose questo argomento. “Battezzare un bambino che non sa e che è incapace di volontà, è arbitrio che conculca il concetto di diritto individuale. Nella piena facoltà di ragionare e di volere sarà lui a decidere in un verso o nell’altro”. Questo su per giù il senso.
Noi, allora, rispondemmo: “Intanto se è vero che, come pensi, il rito sia del tutto inefficace, non vedo perché tanta acredine e foga nel criticarlo. È vero, il battezzando, bambino o neonato che sia, non avverte la dinamica misteriosa del sacramento ma per la Chiesa e per i genitori, questo è cibo primo e necessario alla salvezza e, quindi da dispensarlo quanto prima. Mi sembra che tu, io e come tutti, abbiamo saputo del funzionamento del processo metabolico con cui il cibo diventa energia, carne, ossa, sangue e tessuti, soltanto in età matura. Eppure, pur non conoscendo, tu ed io, questo meccanismo, ci siamo nutriti egualmente, inconsapevoli di quanto avveniva, e quel meccanismo operava autonomamente a vantaggio della nostra crescita fisica e mentale”.

Il conoscente non sappiamo se sia rimasto convinto, fatto si è che non ci ha più rivolto quell’obiezione.
Ed ecco la pericolosa sciocchezza di quella preghiera: pretendere di costruire un perfetto cristiano in linea con le teorìe giuridiche e umanistiche a danno della legge di Dio il quale, tornando alla prima “sciocchezza” esaminata, ama i semplici, gli ingenui e i poveri di spirito più che i sapienti.

Una domanda/riflessione da girare ai sapienti della CEI che confezionano le “preghiere dei fedeli” : se il Battesimo può essere amministrato anche da “un pagano o da un eretico, purché osservi la forma prescritta ed abbia intenzione di fare ciò che fa la Chiesa” (Conc. Trid. Sess. 7 “De Baptismo” can. 4), perché mai quei genitori inculturati, che volessero il Battesimo dei figli, anche per sola forza della tradizione, dovrebbero essere considerati oggetto di una speciale preghiera che tanto sa di rimprovero?

Ma viva la tradizione! In una Chiesa, in forte deficit vocazionale, in una società che sta progressivamente scristianizzandosi, ben vengano tali e siffatti genitori!

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fonte: UnaVox

6 commenti su “Sciocchezzaio 2017. Ovvero: anno nuovo, stessa solfa – di L. P.”

  1. Dalle iniziali (L. P.) e soprattuto dallo stile letterario mi pare di riconoscere, come autore dell’articolo, l’amico carissimo Luciano Pranzetti. Comuque, sia o non sia lui l’autore, l’artiolo è perfeetto, sia come forma che come contenuto. Sono sempre benedette queste osservazioni critiche che aiutano a non lasciarsi ulteriormente corrompere nell’intelligenza (senza la quale non può esserci autentica e ferma fede nella divina rivelazione) fino a dubitare di tutto e a precipitare nella schiera di coloro che Cristo condanna perché non hanno voluto credere.

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Gentile Mons. Livi, mi associo incondizionatamente! Lei mi ha solo preceduto nel formulare un giudizio che per me è causa di un grande dramma spirituale del tutto incompreso anche in famiglia. La saluto con profonda stima ed amicizia. Preghi per me! E sia lodato sempre Gesù Cristo!:

  2. Si è soliti analizzare, suddividere le argomentazioni in campi disparati e specifici, operazione che non paga. Bisognerebbe partire da Marshall McLuhan e dal fatto che la superiorità dell’utile delle leggi dei media sulle leggi delle altre discipline sta nel fatto che esse possono essere applicate a tutte le discipline e a tutti i campi perché TUTTO È MEZZO. Oggi come oggi riscontriamo una grande difficoltà proprio perché l’arte persuasiva della propaganda mira a suddividere i campi, facendo perdere il senso totale della realtà. Vecchia storia, ma neanche tanto. Non studiamo quel mondo trasversale che sono i media. Ecco perché occorre ripartire da McLuhan, nonostante le forti difficoltà della sua dottrina. Superate queste difficoltà si avrà non solo chiara la situazione ma anche una padronanza teorica e scientifica del MEDIUM, arma operativa, oggi, del magistero satanico che si chiama gnosi. Per questo che oggi, a forza di dare retta agli esperti, ci siamo rimbambiti. Della serie: puri grammatici, puri asini! ecfo perché le parole di Cristo distruggono il sapere specialistico.

  3. “Sulla scia di questo galateo laico, entrato nella Chiesa dal 13 marzo 2013, non c’è prete o diacono che, a fine Santa Messa, non dispensi, sorridendo, il suo cordiale “buona giornata a tutti”. Non potrei descrivere se non come acuta e profonda senzazione di Disagio, quasi di vergogna, ciò che ho provato e tutt’ora Provo ogni qual volta, assistendo alla Messa Novus Ordo, mi imbatto in tali “cortesie” da parte del celebrante….

  4. Jaime Carlos Aranguena

    Caro Luciano,
    a leggerti, il tuo compaesano non solo apprende come si tematizza la Dottrina, ma anche come a raffica si scrive in un italiano rinascimentale fiorentino.
    Jaime Carlos Aranguena

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